Siete amanti dei borghi ma avete il pallino fisso per il mare?! Allora la soluzione perfetta per voi è Mondolfo, sorto su tre colli ma che si spinge fino al mare arrivando a Marotta.
E’ davvero un bel connubio, infatti rientra fra i “Borghi più belli d’Italia“.
Iniziando con un po’ di storia, dovete sapere che possiede ben due cinte murarie costruite in epoche differenti e un bel castello.
La sua bandiera sfoggia due colori ben precisi: l’oro colore del grano e il blu del mare.
Intorno all’anno 1000 si sviluppò il centro abitato grazie alla sua posizione strategica dalla quale è possibile controllare sia il mare che le colline; dal belvedere del castello infatti è possibile avvistare tutte le navi in navigazione sia verso nord che verso sud.
Proprio legato a questo fatto vi racconto una piccola leggenda: sembra che i mondolfesi nella notte videro avvicinarsi alla costa una nave di Saraceni, allora decisero di legare al collo dei loro animali delle fiaccole e poi li lasciarono liberi.
Questi ultimi dirigendosi verso valle, apparvero come un vero e proprio esercito munito di fiaccole che intimorì i saraceni i quali decisero di proseguire e non fermarsi.
Cosa vedere a Mondolfo
Al centro dell’abitato non potete non notare il Palazzo Comunale costruito nel 1930 e la sua Torre Civica che domina tutta la piazza, sulla quale sventola la bandiera oro e blu.
Palazzo Comunale
Il Bastione di Sant’Anna merita sicuramente una visita, costruito da Lorenzino de Medici veniva utilizzato per raffreddare i cannoni che dopo tre spari si surriscaldavano, infatti vi era un pozzo da cui attingere acqua.
Al termine della sua funzione militare, divenne il Giardino del Monastero di Sant’Anna, ospitando anche una limonaia in muratura.
Giardini del Monastero di Sant’Anna
Pochi lo sanno, ma Mondolfo vanta anche uno Sferisterio dove veniva praticato il gioco del Pallone col Bracciale.
Abbiamo avuto la fortuna di osservare dei veri bracciali i quali vengono confezionati su misura per il giocatore e sono differenti tra uomo e donna.
I bracciali con cui si gioca il Pallone col bracciale
Ora vi faccio fare un viaggio attraverso i sensi.
Entriamo nell’Atelier di Filippo Sorcinelli e lasciamoci inebriare dai vari profumi.
La sua prima attività riguarda i paramenti sacri, poi successivamente nasce il mondo dei profumi.
Le fragranze create sono cinque e sono davvero particolarissime….ma voi lo sapete che odore ha la nebbia?! Se venite a trovarlo a Mondolfo potete scoprirlo.
Atelier di Filippo Sorcinelli
Spostiamoci ora a Marotta e passiamo a parlare di tatto.
Grazie all’associazione Chiaro Scuro, ho potuto contribuire in minima parte alla creazione di un mosaico sui muretti del lungomare.
Queste signore utilizzando solo materiali di recupero stanno abbellendo tutto il lungomare di Marotta con dei meravigliosi mosaici.
Creazione del mosaico in atto
Concludiamo in bellezza e con la pancia piena?
E’ ora di sedersi a tavola e se sei a Marotta non puoi non assaggiare i garagoi, molluschi tipici del tratto compreso tra Fano e Senigallia.
Diciamo che sia la preparazione che proprio il modo di mangiarli non sono semplicissimi ma vi garantisco che ne vale la pena…..il sughetto poi è qualcosa di unico.
Che dite, sarà il caso di farsi un giro tra Mondolfo e Marotta?
Un ringraziamento per questa bella esperienza di photowalk a Fondazione Marche Cultura, al Comune di Mondolfo, Associazione Archeoclub di Mondolfo, Pro Loco di Marotta, Associazione Chiaro Scuro, Associazione Amici del Pallone col bracciale di Mondolfo, Filippo Sorcinelli.
Ci sono mete che non finiscono mai di sorprendere e la Puglia ne è piena.
A fine Maggio sono tornata a Conversano, che avevo già visitato in autunno ma vi assicuro che è stato come fosse la prima volta, sarà che la bella stagione migliora ogni cosa.
Conversano sorge su una collina a 219 m s.l.d.m. e proprio qui si fermarono i Normanni innamorati del territorio.
Il centro storico, di modeste dimensioni ospita una marea di bellezze.
Ma entrando nel dettaglio, cosa vedere a Conversano?
Sicuramente il primo colpo d’occhio è senza ombra di dubbio per il Castello Aragonese che con la sua imponenza domina tutto il centro, ma pochi passi più avanti l’attenzione viene catturata dalla meravigliosa Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta, in stile Romanico Pugliese.
Castello di Conversano
Vi consiglio di costeggiare la fiancata laterale per arrivare poi alla facciata principale e rimanere senza parole.
Lasciate la chiesa alle vostre spalle e curiosate fra i vicoli, troverete un sacco di angoli suggestivi.
Scoprire la storia di un luogo che si visita è sempre molto affascinante, quale luogo migliore del Museo Archeologico?
Situato all’interno dell’ex Monastero Benedettino, ospita corredi funebri di Conversano.
Bellissimi crateri di vino e Idra, l’altro vaso in cui si conservava l’acqua creati solo in punto di morte dell’individuo, esclusivamente per la sepoltura.
Appena fuori dal museo ci si ritrova faccia a faccia con una vera meraviglia, il chiostro medievale del Monastero di San Benedetto.
Chiostro di San Benedetto
Dovete sapere che in passato questa struttura era occupata dagli Abati Benedettini e successivamente passò alle Badesse.
Quest’ultime possedevano un potere non indifferente, infatti dipendevano direttamente dal Papa e non dai Vescovi della Cattedrale e proprio per questo ci furono diversi attriti fra i due schieramenti, proprio perchè i secondi non accettavano un potere equivalente al loro, a maggior ragione se femminile.
Oltre al bellissimo chiostro e giardino, da non perdere la chiesa di San Benedetto.
La Pinacoteca è stata una vera sorpresa per me che di solito non rimango senza parole di fronte alle opere esposte, questa volta invece sono rimasta completamente affascinata dalle 10 tele di Paolo Finoglio raffiguranti gli episodi della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso.
L’esposizione si divide in tre sale: quella della guerra, quella dell’amore e quella della fede….visitatele e vi perderete fra le storie di Trancredi e Clorinda, Rinaldo e Armida.
Tele di Finoglio alla Pinacoteca
Un piccolo tesoro meno conosciuto e difficile da individuare dall’esterno è la Chiesa di San Cosma e San Damiano, l’apoteosi del barocco con l’utilizzo della foglia d’oro.
Soffitto della chiesa di San Cosma e San Damiano
Tornando ai giorni nostri, due sono le cose che devo segnalarvi.
La prima è uno spazio creativo, “La Bottega” ovvero il laboratorio urbano di Conversano dove i ragazzi, fin dalla tenera età possono cimentarsi nel creare ed apprendere facendo le cose in prima persona.
La Bottega
L’altro luogo che vi segnalo invece è una particolarissimo mostra alla Galleria Vì… vi dico solo che le opere sono collegate alla musica e i colori fluo non mancano.
Ma perchè sono andata a Conversano proprio in questo periodo?! La risposta è molto semplice, si svolgeva la Festa delle Ciliegie.
Le ciliegie di Conversano
Dovete sapere che la zona è famosa per la coltivazione del frutto rosso, soprattutto della qualità Ferrovia, la più pregiata dalla forma molto grande.
Ne abbiamo assaggiate in quantità industriali, dalle bancarelle della festa all’azienda agricola, raccolte direttamente dagli alberi e sottoforma di marmellata.
Ci siamo infatti trasformati in aspiranti cuochi ammirando la Sig.ra Giulia nella preparazione della marmellata e cimentandoci nella ricetta delle pastatelle, tipico dolce di Conversano, ripieno di marmellata di ciliegie.
Le famose pastatelle
E’ possibile partecipare a diversi laboratori, contattando la Pro Loco.
Come sempre la parte naturalistica non può mancare, così abbiamo scoperto i dintorni di Conversano con un bel trekking guidati da Puglia Trekking Escursionismo.
Abbiamo potuto scoprire il Bosco di Castiglione con la sua particolare flora, siamo andati anche indietro nel tempo, ammirando l’area archeologica che ormai è stata inglobata di nuovo nel verde.
Nel VI e V secolo A.C. quest’area era abitata e venne di nuovo occupata nel Medioevo.
Tanti resti sono ben visibili, anche se l’unico edificio integro è la Torre di Castiglione che veglia sull’intero bosco.
Torre di Castiglione
Conversano non è sul mare, ma lo si raggiunge in pochissimi km, per esempio dirigendosi a Polignano a Mare.
Un altro pezzetto di Puglia e un’altra immensa scoperta.
Grazie al Gal Sud Est Barese e al Comune di Conversano per averci fatto vivere l’esperienza del Press Tour “La Festa delle Ciliegie“.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice Seriale.
La Sardegna non mi stanca mai!
Ogni volta che la sento nominare il mio cuore accelera anche se in realtà il mio pensiero è sempre rivolto al suo mare, uno dei più belli del mondo.
Oggi invece vi propongo un itinerario alla scoperta della Gallura, la parte interna della Costa Smeralda.
Siete pronti?
Prima di partire alla scoperta dell’interno, direi di iniziare con una bella giornata a La Maddalena.
Potete noleggiare una barca o affidarvi alle varie escursioni che organizzano, così da poter ammirare tutte le sue bellezze.
Scorcio de La Maddalena
Dato che ci siete inserite una visita anche a Caprera, scoprire storie e retroscena sulla vita di Giuseppe Garibaldi vi conquisterà. Luras è il primo comune che vi farò conoscere.
Nacque da una comunità ebraica nel 19 d.c. e un particolare che ce lo dimostra è il fatto che il pane azimo diffuso a Luras era uguale per forma e dimensione a quello in uso dagli Ebrei ed è stato ritrovato anche il tipico recipiente in terracotta in cui veniva cucinato (Fondeddu).
Altra cosa strana è che ciclicamente ogni 15/20 anni a Luras c’è un’altissima percentuale di nascite di bambini con occhi e capelli chiari, cosa molto strana in Sardegna.
La vera particolarità però è che Luras è l’unico centro in Gallura dove non si parla il dialetto gallurese ma il Lugudurese, dove al plurale l’articolo diventa sempre femminile.
Ma cosa vedere in questo comune?
Sicuramente la chiesa, l’Oratorio di Santa Croce il cui crocifisso risale al 1500 e la chiesetta del Purgatorio davvero suggestiva.
Dopo aver fatto una passeggiata per il paese spingetevi fino ai Dolmen: il più grande di questo comune risale al 3° secolo a.c., all’età del rame. La sua struttura è molto simile a quelli della Corsica, con una camera rettangolare lunga 6 metri.
Dolmen di Luras
Non potete andarvene da Luras senza prima aver fatto visita al Museo Galluras, un museo etnografico allestito all’interno di un’abitazione del 700.
Partendo dalla cantina si inizia un percorso ammirando tutti gli strumenti e gli arredi di una tipica abitazione del luogo, passando poi per la cucina, la sala principale dove si svolgeva la vita quotidiana fino ad arrivare alla camera da letto.
Proprio qui la vostra attenzione sarà totalmente catturata dalla storia delle Femina Agabbadòra…. io sono rimasta senza parole (ve ne parlerò nello specifico).
E’ arrivato il momento di cambiare comune e di parlarvi di Sant’Antonio di Gallura.
Anche qui troverete tracce di megalitismo, ma sottoforma di Nuraghe.
Il punto più alto di Sant’Antonio è Lu Monte di Lu Naracu che raggiunge i 350 m s.l.d.m.; proprio qui sotto sono state trovate ossa, anfore e altri resti di civiltà.
Sembra che inizialmente ci fosse la chiesetta risalente al 1700, che è stata successivamente ampliata dando origine all’intero paese di 1500 abitanti.
Una delle attrazioni da non perdere sono gli Olivastri Millenari che vantano dai 3800 ai 4000 anni e raggiungono 18/20 metri di circonferenza; vi garantisco che trovarsi davanti a questi giganti mette un po’ di suggestione! Essi si differenziano dagli ulivi in quanto selvatici.
Uno degli Olivastri Millenari
Dopo questa piccola camminata fra il verde, vi propongo di fare un giro in battello sul lago del Liscia, altra esperienza immancabile. Potrete gustarvi tutto il panorama comodamente accompagnati dalla spiegazione del capitano.
Veduta del lago del Liscia dal battello
Come ultimo consiglio mi sento di dirvi di visitare la chiesa di San Santino e fare due passi proprio intorno alla costruzione, per ammirare l’antica grotta.
Per qualsiasi info rivolgetevi alla Pro loco di Sant’Antonio di Gallura, sono gentilissimi e vi aiuteranno.
E ora dove ci spostiamo?!
A Calangianus, la capitale della lavorazione del sughero.
Sapete che in Sardegna il sughero è molto diffuso, e questo paese è stato fin dal passato il maggiore centro di lavorazione.
Fino a qualche decennio fa, passeggiando per i suoi vicoli si incontravano donne nelle proprie cantine intente a tagliare i pezzi di sughero da cui ricavare i tappi. L’intera economia di Calangianus girava attorno al sughero.
Molto affascinante e da non perdere è il Museo del Sughero, dove apprenderete un sacco di nozioni sia sulla lavorazione che sui tappi che troviamo sulle bottiglie di vino che acquistiamo……ho scoperto che ci può essere un vero abisso fra un tappo e un altro.
Museo del sughero a Calangianus
Usciti da qui vi consiglio una piccola tappa naturalistica ovvero raggiungere la Tomba dei Giganti.
Seguite le indicazioni subito fuori dal paese e lasciate l’auto nelle zone adibite, partite poi per una piacevole camminata nel verde, attraversate un ponte e in men che non si dica vi ritroverete di fronte a questo immenso monumento archeologico.
Altro giorno, altra località e così siamo arrivati a Tempio Pausania.
Devo subito dirvi che è molto più grande rispetto ai precedenti comuni, io dedicherei alla sua visita almeno due giorni perchè le attrazioni che offre sono davvero tante.
Da non perdere assolutamente è la vecchia stazione del treno con i suoi interni meravigliosi, le decorazioni originali e lo sportello della biglietteria a dir poco strepitoso.
Vecchia stazione di Tempio Pausania
Fate giusto due passi e fatevi accompagnare a visitare l’officina, un vero esempio di archeologia industriale. Pensate che è l’unica nel suo genere insieme ad un’altra in Svizzera.
Concluso il capitolo ferrovia passate al Museo dei Diavoli Rossi della Brigata Sassari, un luogo curato nei minimi dettagli in cui viene raccontata tutta la storia di questo eroico gruppo…..vi confesso che mi sono emozionata.
E continuando sulla scia dei musei, l’altro da citare è quello dedicato al tenore Bernardo De Muro, nato a Tempio nel 1881 e amico di Garibaldi.
Tempio è conosciuta anche come la città di pietra, capirete il perchè passeggiando per il suo centro storico.
Ma anche qui non può mancare la tappa naturalistica, una delle mie preferite, quella al Nuraghe Majori, così chiamato per la grandezza dei blocchi con cui è stato costruito.
Nuraghe Majori
Risalente al 1400 a.c. sembra fosse alto circa 14 metri, a due piani e con un terrazzo; oggi purtroppo l’altezza si è quasi dimezzata perchè circa 200 anni fa venne smantellato per reperire materiale per la creazione di muretti a secco.
Ai giorni nostri invece funge da nido per una specie particolare di pipistrelli che ha scelto questo luogo per dare alla luce i propri piccoli.
Inizialmente vi ho detto che associo la Sardegna la mare, questa volta invece mi sono spinta fino in alta montagna, salendo sul Monte Limbara , il terzo sistema montuoso della regione.
Qui la varietà naturalistica è davvero notevole, si trovano specie endemiche e rare.
A 1000 metri invece, precisamente a Vallicciola si può ammirare un gruppo di sequoie….cosa davvero unica e molto importante a livello botanico.
Sequoie sul Monte Limbara
Che siate o meno esperti botanici, vi consiglio una bella passeggiata da queste parti, anche solo per respirare aria buona.
Altra camminata con annessa visita è quella a Monte Pulchiana, il più grande monolite granitico della Sardegna. Proprio a causa della sua forma viene anche chiamato il “Panettone”.
A causa dell’erosione delle rocce, si sono create un sacco di conche utilizzate per i più svariati impieghi: da luogo di riparo per gli esseri umani allo spazio in cui allevare gli animali o addirittura rifugio per i briganti.
Nel 1927 un grande masso si staccò dal monolite principale e venne trasformato in una vera e propria abitazione….che molti definiscono la casa dei Puffi!
Monte Pulchiana , la “casa dei Puffi”
Questa zona è strettamente collegata alla vita di Fabrizio De Andrè, che scelse di vivere in un casolare a pochi km di distanza da Tempio Pausania…..oggi trasformato in hotel e ristorante. In centro a Tempio invece, trovate lo Spazio Faber.
Spazio Faber
Questa parte di Sardegna mi ha proprio colpito, in una zona abbastanza ristretta le attrazioni sono davvero infinite, quindi vi consiglio questo itinerario per l’autunno o la primavera, quando il mare non è la prima preoccupazione ma ve lo consiglio anche frammentato, da alternare alle giornate in spiaggia.
Non fermiamoci alle apparenze, me lo ripeto in continuazione quando viaggio e anche lo scorso sabato ho fatto una scoperta strepitosa.
In occasione del Grand Tour dei Musei 2019, promosso dall’Assessorato alla Cultura della Regione Marche , con il supporto organizzativo della Fondazione Marche Cultura, ho deciso di approfondire la mia conoscenza della città di Fano e mi sono recata alla chiesa di Santa Maria del Suffragio.
Ecco, dietro ad una comune chiesa, mi si è aperto un mondo.
Fondata su suolo lateranense si chiamava inizialmente Chiesa della SS. Trinità, poi del Crocifisso ed infine cambiò nome proprio con la nascita della Confraternita.
Esatto, questa chiesa è la sede della VenerabileConfraternita di S. Maria del Suffragio, ovvero un’associazione pubblica di fedeli che ha come scopo principale quello di promuovere fra i confratelli il suffragio ai defunti.
La chiesa ospita diverse opere, tra le più importanti senza dubbio il dipinto “La Crocifissione” di scuola riminese, databile al secolo XIV collocato sopra l’altare maggiore all’interno di una composizione in stucco del 1700 raffigurante la Gloria…. quando viene illuminata dall’interno assume un fascino indescrivibile.
Dipinto “La Crocifissione” all’interno della scultura della Gloria
Altra opera degna di nota è un altare dedicato a S. Ignazio di Loyola, collocato sul lato sinistro della chiesa che sta a testimoniare i rapporti con i Gesuiti.
Sono presenti ovviamente altre opere, tra cui molti quadri devozionali.
Ma veniamo all’aspetto a mio avviso più affascinante: la Confraternita.
Nelle stanze adiacenti la chiesa, si custodisce tutta la storia: immaginate di entrare in una biblioteca con volumi originali del 1500, 1600 e 1700 e ora dopo essere rimasti letteralmente a bocca aperta, arriva il momento di ritrovarsi faccia a faccia con la pergamena originale che dichiara la nascita della confraternita nel 1618.
Ora pescate un numero da una cassettina di legno e andate a leggere il corrispettivo nell’elenco affisso al muro; ecco dovete pregare anche per quelle anime.
I tesori però non sono finiti: spartiti musicali antichi, atti di cessione delle reliquie, fino ad arrivare al libretto del canone versato datato 1825.
Libretto dei versamenti del canone
Mi credete quando vi dico che mi si è aperto un mondo?
Non è ancora tutto, perchè questo edificio ha salvaguardato l’antica spezieria, dove oggi uno dei confratelli continua a produrre e creare oli essenziali
Erboristeria
E se vi dicessi che viene prodotto un vino chiamato SUFFRAGIUM che viene fatto seguendo la vecchia ricetta della confraternita?
Non vi resta che andare ad ammirare la chiesa e farvi raccontare la storia dal Priore perchè purtroppo non tutti gli ambienti di cui vi ho parlato sono aperti al pubblico.
La spezieria per fortuna lo è, e tutte le domeniche potete andare ad ammirare di persona questo luogo impresso nel tempo e cercare le risposte alle vostre curiosità ponendo i quesiti direttamente al confratello che la gestisce.
Il Concilio si riunisce una volta all’anno per eleggere il Priore e ciò avviene in una stanza particolare con le sedute in legno per tutti i confratelli, sormontate dai ritratti dei vari priori che si sono succeduti nella storia.
Sala dover si riunisce il Concilio
All’interno della confraternita sono ammesse anche le donne, l’ingresso avviene tramite una particolare cerimonia accompagnata dai canti gregoriani, durante la quale l’individuo si stende su un drappo funebre.
Prima di entrare occorre ovviamente fare domanda e praticare un anno di noviziato.
La confraternita ha diverse attività collaterali, come il coro gregoriano, l’orchestra da camera, il corso di fotografia, l’erboristeria e il servizio di assistenza verso il prossimo in stato di necessità.
Le storie, gli aneddoti e le scoperte all’interno della chiesa di S. Maria del Suffragio sono sicuramente tanti altri, intanto iniziamo con questi.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice Seriale.
La Maddalena è uno dei fiori all’occhiello della Sardegna; si tratta di un arcipelago formato dalle isole di Maddalena, Budelli (famosa per la sabbia rosa, oggi chiusa al pubblico), Spargi, Razzoli, Santa Maria, Santo Stefano e Caprera (che ospita la casa di Giuseppe Garibaldi).
Il mio tour in Gallura è iniziato proprio nel migliore dei modi, con un giro in gommone alla scoperta di queste meraviglie.
Il meraviglioso mare de la Maddalena
Inutile dire che l’acqua de La Maddalena è meravigliosa, non vi nego che anche se eravamo in bassa stagione la tentazione di tuffarsi è stata davvero grande!
Oltre alle bellezze paesaggistiche però, abbiamo scoperto delle informazioni davvero interessanti, come ad esempio cosa sono i tafoni. Voi lo sapete? Si tratta di cavità che si creano dal basso verso l’alto della roccia, utilizzate molto probabilmente anche come rifugi.
Tafoni
Altra caratteristica della zona sono le formazioni rocciose che corrose dal vento assumono le forme più svariate…si passa dalla strega all’orso e ormai tutte sono state rinominate.
Tutto questo perchè si tratta di una zona granitica,sono presenti infatti diverse cave dove hanno trovato lavoro tantissimi scalpellini.
La Maddalena è collegata all’isola di Caprera da un ponte, quindi una volta lì, vi consiglio di visitarle entrambe.
Sapete che proprio in questa parte del globo l’Eroe dei Due Mondi decise di trascorre gli ultimi anni di vita?
Già dalla barca si distingue benissimo la grande Casa Bianca, ovvero la dimora di Giuseppe Garibaldi, in cui non si limitò solo a condurre una vita tranquilla ma nella quale ospitò e incontrò diversi personaggi famosi.
Oggi è divenuta una Casa-Museo, poco distante dalla quale sorge invece il Memoriale Giuseppe Garibaldi.
Personalmente ho apprezzato tanto questo museo,allestito con cura alterna proiezioni multimediali ad esposizioni che aiutano il visitatore a ripercorrere le gesta di Garibaldi.
Memoriale Giuseppe Garibaldi
Altra chicca dell’isola di Caprera è il Borgo di Stagnali – uno dei pochi centri abitati, se non l’unico – che vanta una piccola chiesetta in cui molte persone da fuori vanno a sposarsi.
Dopo la tappa storica arriva anche quella sportiva; a Caprera infatti ha sede la più antica scuola di vela d’Italia, il Centro Velico di Caprera che organizza corsi di diversi giorni per approcciarsi a questo bellissimo sport a contatto con il mare.
Direi che iniziare in queste acque è già qualcosa di magnifico, che dite?
Centro velico di Caprera
Il nostro giro in auto è proseguito poi alla scoperta della natura più selvaggia. Abbiamo infatti fatto una tappa in un bosco davvero rigoglioso per poi passare ad un punto panoramico da cui si gode di una vista eccezionale e allo stesso tempo si è circondati da una distesa infinita di fiori fucsia (chiamati anche fiori di Garibaldi).
Punto panoramico
Tornando nel centro de La Maddalena abbiamo passeggiato tra le viuzze ammirando i particolari balconi in ferro battuto e facendo anche un saluto alla statua di Garibaldi…..ogni cosa parla di lui.
Statua di Giuseppe Garibaldi
Dopo tutte queste interessanti scoperte siamo di nuovo saliti a bordo del traghetto che in meno di mezz’ora ci ha ricondotto a Palau.
I collegamenti con la Sardegna infatti sono continui.
Essendoci stata fuori stagione ho potuto apprezzare l’isola nel momento di calma, senza l’afflusso estremo di turisti e l’ho davvero apprezzata, quindi vi consiglio di farci un pensierino anche per la stagione primaverile e autunnale, ottime soprattutto per gli appassionati di trekking e camminate.
Ovviamente con il caldo le attività sono differenti, da non perdere un giro delle isole in gommone o in barca…. se non avete la vostra affidatevi a Mjtours, il Capitano Marco vi accompagnerà con la “Città di Chiavari” alla scoperta degli angoli più belli dell’arcipelago de La Maddalena.
Ora è arrivato il momento di spostarsi in Sardegna e scoprire la parte dell’entroterra…..il viaggio continua, Gallura stiamo arrivando.
Alle prossime avventure,
Viaggiatrice Seriale.
In collaborazione con Associazione Turismo Gallura
Appassionati d’arte (e non) ho una notizia che vi renderà felici.
Sabato 18 maggio torna la Notte dei Musei 2019 con apertura straordinaria dei principali musei europei; l’ingresso infatti subirà una variazione rispetto all’orario canonico, sarà possibile visitarli dalle 20:00 alle 02:00 ad un costo simbolico di 1 euro.
Non tutte le strutture aderiscono a questa tariffa,comunque troverete sicuramente prezzi scontati.
E’ un evento a livello europeo,quindi se per caso questo weeekend siete all’estero informatevi pure!
Si tratta di un’occasione unica per scoprire le bellezze racchiuse nei nostri musei e forse l’orario differente rende il tutto più suggestivo.
Buon sabato sera alla ricerca della bellezza e della cultura.
Viaggiatrice seriale.
Il sughero… questo sconosciuto!
Sapete che la Sardegna è uno dei maggiori produttori di sughero a livello mondiale?
Durante il mio tour in Gallura, ho potuto approfondire questo discorso e se devo essere sincera, me ne sono proprio appassionata.
Il comune di Calangianus, in provincia di Olbia-Tempio, viene definito “la capitale del sughero” ed il motivo è proprio semplice; la zona è ricchissima di tipiche sugherete e l’intera economia del comune, per decenni ha visto in questo prodotto la maggiore fonte di reddito.
Proprio nel centro storico, all’interno del settecentesco ex Convento dei Francescani, nel 2011, per volere dell’Associazione turistico-culturale “Contiamoci” è nato il Museo del Sughero.
Ingresso al Museo del Sughero di Calangianus
La struttura, divisa in due piani, ospita nella parte inferiore i macchinari per la lavorazione e in quella superiore un’esposizione variegata di tappi di sughero e diverse proiezioni multimediali che mostrano le varie fasi di trasformazione.
Come sapete, non amo particolarmente i musei, ma questo ha stuzzicato la mia curiosità ed è proprio per questo che ve lo consiglio.
A mio avviso infatti, si tratta di un materiale molto affascinante.
Pensate che in passato in tutti i garage e in tutte le cantine di Calangianus c’era un componente del nucleo famigliare che tagliava i tappi.
Raccolta di tappi al Museo del Sughero
Oggigiorno tutte le fasi di lavorazione sono svolte da macchinari, ma vi racconto come ci si comportava una volta.
Innanzitutto (anche oggi) la raccolta del sughero avviene ogni 10/12 anni, tempo necessario per far sì che si riformi e rigorosamente tra maggio e agosto; la pianta deve avere almeno 15/20 anni di età e la sua circonferenza deve essere di almeno 60 cm.
Se tutti i requisiti sono rispettati scendono in campo gli scorzini, ovvero coloro che sapientemente incidono la corteccia senza recare danno alla pianta e con l’aiuto del manico del’ascia la estraggono.
A questo punto viene recuperata dai carichini che la trasportano al posto di raccolta più vicino e poi verrà bollita.
Seguirà la fase di piattitura e in seguito verrà impilata e rigirata per sei giorni consecutivi, così da creare uno spessore omogeneo.
Dopo tutto questo viene lasciato all’aria aperta per un intero anno prima di essere trasformato.
Un’altra cosa particolare che ho imparato è che esistono due tipi di sughero: maschio e femmina ma non sono piante diverse, bensì differenti estrazioni.
Da tutte le piante infatti, con la prima estrazione si ottiene il sughero maschio e dalla seconda in poi il sughero femmina.
Corteccia di sughero estratta
Questo materiale è perfetto per tantissimi utilizzi, molto dei quali difficili anche da pensare.
Sapete che con le polveri sottili si creano scrub per il viso e che con le polveri fini si fanno fuochi d’artificio?!
Parlando di sanitaria ci sono addirittura cuscini fatti di sughero….ma il prodotto che tutti noi conosciamo è senza ombra di dubbio il tappo di sughero.
Durante la visita al museo, la guida vi spiegherà nei minimi dettagli le differenti tipologie di tappo, io vi anticipo solo che fondamentalmente sono tre: quella composta da un unico pezzo di sughero, quella composta da un corpo agglomerato chiuso alle estremità da due rondelle di sughero naturale e quella di agglomerato unico.
Secondo piano del Museo del Sughero
Quando aprirete la prossima bottiglia dateci un’occhiata!
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice Seriale.
In collaborazione con Associazione Gallura Turismo
Uno dei borghi più belli d’Italia: Montagnana…. e non fatico affatto a crederlo.
Immaginatevi di essere teletrasportati nel Medioevo, di vivere in un borgo circondato da maestose mura e di essere contemporanei di illustri combattenti e personaggi storici.
Ecco, state immaginando la vita a Montagnana.
Grazie ad un blog tour organizzato da Visit Montagnana, ho avuto la possibilità di scoprire questo territorio.
Ma cosa non perdersi?!
Fiore all’occhiello senza ombra di dubbio sono le mura, ben 1950 metri di mura intatte che fanno di Montagnana una delle città con la cinta muraria meglio conservata a livello europeo…..la vera caratteristica della cittadina.
Le mura di Montagnana
Pensate che ha addirittura la forma di un pentagono irregolare, la cui punta è proprio una delle 24 torri.
Il colpo d’occhio appena si arriva è veramente straordinario e una passeggiata lungo il perimetro è il modo perfetto per coglierne l’essenza.
Per avere invece una veduta più ampia e spaziare fino ai colli Euganei, vi consiglio di salire sul Mastio Ezzelino, una torre di circa 40 metri d’altezza.
Ritornando con i piedi per terra, ma mantenendo sempre lo sguardo rivolto verso l’alto, gli occhi si riempono della bellezza dei palazzi storici, uno più affascinante dell’altro.
Noi siamo entrati all’interno del Palazzo Pomello- Chinaglia e abbiamo fatto un altro viaggio nel tempo.
Risalente al 1300, sembra essere stato di proprietà del famoso capitano di ventura Gattamelata, fino ad arrivare al Presidente della Camera Luigi Chinaglia.
Personalmente ho apprezzato una meravigliosa porta in legno intarsiata, dietro la quale si apre un piccolo salotto, molto probabilmente il luogo in cui in passato gli ospiti attendevano il proprietario della villa al loro arrivo.
Porta a Palazzo Pomello-Chinaglia
Dopo aver attraversato la grande sala illuminata da un gigantesco lampadario e adornata con quadri e busti di personaggi importanti, si raggiunge il cortile interno, anch’esso degno di nota.
Impossibile visitare un centro storico e non ammirare il suo Duomo, vero?!
Il Duomo di Montagnana
Quello di Montagnana, risalente alla metà del 1400 circa, si affaccia sulla Piazza Vittorio Emanuele II e viene definito anche come la nave che entra nel porto, in quanto non segue la direttrice.
Al centro della piazza sorge la statua di Vittorio Emanuele, dove precedentemente svettava il Leone di Venezia, ma stranamente rivolge le spalle alla chiesa, simbolo della rivalità tra le due parti.
Da non perdere al suo interno sono i due affreschi di Giorgione che emersero solo dopo un restauro.
Le mura di Montagnana furono fatte costruire da Francesco il Vecchio, amico di Francesco Petrarca, al quale diede in dono una residenza sui colli Euganei.
Un altro punto importante della città è la Rocca degli Alberi, che venne edificata nel punto preciso in cui gli Scaligeri riuscirono ad abbattere le mura; il suo nome deriva dal fatto che la zona era la più verde di tutte.
Gli scorci irresistibili sono davvero tanti, facendo una passeggiata per il borgo scommetto che vi fermerete innumerevoli volte per immortalare qualche angolino.
Scorci delle mura
Montagnana ha sempre vantato una posizione strategica e ancora oggi è un ottimo punto di partenza per visitare le maggiori città venete come Venezia, Padova e Verona.
La gastronomia è un altro punto forte di questa piccola parte del Veneto, soprattutto il Prosciutto Crudo Berico Euganeo…. se volete gustarlo in un modo alternativo recatevi alla Gastronomia Zannini e uscirete con un bel cono di prosciutto.
Cono di prosciutto della gastronomia Zannini
Per concludere la giornata in modo fiabesco e romantico, ci siamo diretti al Relais Castello Bevilacqua, una location da sogno anche per i matrimoni.
La storia del castello è molto antica e anche parecchio travagliata, ma la sua bellezza è arrivata fino ai nostri giorni.
Relais Castello Bevilacqua
Che dite, vi ho fatto venire voglia di visitare Montagnana?!
Al prossimo borgo,
Viaggiatrice Seriale.
PS: se dovete alloggiare in zona vi consiglio Villa Fava, una bellissima villa settecentesca.
Per quanto riguarda il cibo invece vi consiglio l’ Hostaria San Benedetto, il Ristorante Le Mura e la Pasticceria Cuccato.
Se invece cercate una guida, rivolgetevi a Murabilia, Silvia ci ha guidato egregiamente nella nostra scoperta.
Quando mi chiedono la prima parola che associo alla Puglia, io rispondo sempre mare.
Se penso al Gargano, non posso che fare riferimento a Vieste, meta di vacanze estive….anche se da poco ho scoperto degli ottimi motivi per visitare Vieste anche fuori stagione; che sia in inverno o in estate, ecco cosa vedere.
Alba su Vieste
Concattedrale di Santa Maria Assunta
La Concattedrale in stile Romanico-Pugliese, dalla forma a croce latina, risale al periodo longobardo.
Al suo interno troviamo diverse colonne e alcune finestre che emersero solo dopo i lavori di restauro del 1978 -prima dei quali erano stuccate- e diverse opere fra cui spicca il quadro del 1585 relativo alla Battaglia di Lepanto.
Concattedrale di santa Maria Assunta
La proprietà venne contesa fra i pescatori di Vieste e quelli di Peschici, così la statua venne caricata su un carro trainato da alcuni buoi, liberi di prendere qualsiasi strada; gli animali si diressero verso Vieste e così Santa Maria di Merino divenne la patrona della città.
Poco lontano dal centro storico sorge anche il Santuario di Santa Maria d Merino, meta di pellegrinaggi.
Castello Svevo
La città di Vieste è dominata dall’alto dal Castello Svevo, così chiamato anche se non risente delle influenze sveve ma bensì di quelle longobarde e bizantine e risale all’anno 1000 circa.
Sorgendo sulla parte più esposta d’Italia, proprio sulla punta estrema, la posizione della città era strategica, addirittura anche per i traffici con l’Oriente.
Tratto di mura del Castello Svevo
Il castello appartiene alla Marina Militare, ma da quest’anno è visitabile in determinate giornate.
Vi garantisco che da lì si gode di un’ottima visuale sull’intera città di Vieste, sul meraviglioso mare e sul famosissimo scoglio di Pizzomunno.
Pizzomunno
Possiamo definirlo uno degli scogli più conosciuti d’Italia; è ormai il simbolo della città di Vieste.
Impossibile non scendere in spiaggia e scattare delle belle fotografie, il contrasto fra il bianco e l’azzurro del mare è davvero accattivante.
La leggenda di Pizzomunno e Cristalda racconta la storia di questo enorme monolite.
Il famoso scoglio di Pizzomunno
Chiesa di San Francesco Ubicata su di una sporgenza di roccia, questa chiesa sembra quasi interamente circondata dal mare se la si osserva dall’alto, magari dal Quartiere Ebraico da dove si ha una vista pazzesca.
Veduta della chiesa di San Francesco dal Quartiere Ebraico
Vicoli Dopo aver visitato le attrazioni principali, concedetevi una passeggiata per i vicoli della città senza una meta precisa, camminate con gli occhi rivolti verso il cielo e scoprirete scorci davvero deliziosi.
Dato che ci siete poi, potreste anche fermarvi in qualche bottega e ammirare gli artigiani al lavoro.
Vicoli di Vieste
Escursioni
Vieste sorge in una posizione molto comoda per effettuare delle escursioni giornaliere e quindi vistare alcuni centri limitrofi come ad esempio Monte Sant’Angelo, Mattinata eManfredonia.
Dove mangiare
Avendoli testati personalmente vi suggerisco qualche ristorante dove gustare dell’ottimo pesce e dell’ottima carne:
Vecchia Vieste, Ristorante Box 19,Acqua, Masseria La Valle del Cerro, Il Capriccio.
Che dite, vi ho dato sufficienti motivi per visitare Vieste?
Io credo di sì. Grazie a Daunia Press Tour, Comune di Vieste e Regione Puglia.
Un modo alternativo per scoprire un territorio: quello attraverso le sue leggende.
Sono da poco tornata da Vieste, quindi – per i pochi che ancora non lo conoscessero – vi svelo il suo lato romantico.
La leggenda narra dell’amore fra due bellissimi giovani, il pescatore Pizzomunno e la bella Cristalda che pur essendo innamoratissimi non riuscirono a vivere la loro storia.
Le sirene infatti, gelose di questo amore, cercavano di attrarre il bel Pizzomunno ma fu proprio Cristalda ad essere catturata mentre attendeva sulla spiaggia il rientro del suo amato.
Condotta nei fondali marini perse la vita proprio davanti agli occhi di Pizzomunno che stava rientrando dalla pesca, il quale dal dolore rimase pietrificato.
Pizzomunno, Vieste
Il giorno successivo infatti i pescatori trovarono sulla spiaggia il bellissimo monolite bianco nel quale si era trasformato il giovane.
Come si suol dire “l’amore vince su tutto”, quindi ai due innamorati è concesso di incontrarsi solamente in una notte d’agosto, una volta ogni cento anni.
Vi sembra di aver già sentito questa storia?!
Molto probabilmente è così, infatti viene raccontata anche in una canzone di Max Gazzè.
Alla prossima leggenda,
Viaggiatrice seriale.
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