Conoscete la spiaggia di Mezzavalle? Si tratta di una meravigliosa spiaggia incontaminata sulla riviera del Conero, un vero e proprio gioiellino raggiungibile con una bella camminata. Dopo avervi indicato i migliori sentieri trekking sul Conero, oggi vi porto a fare trekking a Mezzavalle.
Veduta della spiaggia di Mezzavalle
Mezzavalle: percorso trekking
Il percorso per raggiungere la spiaggia di Mezzavalle ha una pendenza importante e si snoda attraverso 9 tornanti che dal parcheggio sulla SP1 a ridosso della rotonda, conducono fino al mare. Purtroppo in questo sentiero sono frequenti gli interventi dei soccorritori, infatti se ci fate caso, in ogni cartello che segnala un tornante, sono indicati i numeri da chiamare in caso di necessità. Non vi dico questo per spaventarvi, anzi, ho deciso di scrivere questo articolo proprio per raccontare questa bellissima esperienza, ma anche per ricordarvi di indossare calzature adeguate. E’ vero che la destinazione finale è il mare, ma questo sentiero non può essere assolutamente percorso in ciabatte o con calzature aperte. Anche durante la mia passeggiata ho incontrato persone con calzature non idonee che in alcuni casi sono arrivate in fondo senza farsi male, ma questa è solo fortuna perché è davvero scosceso. Tornando al percorso, dal parcheggio al mare sarà poco più di 1 km e mezzo, quindi niente di preoccupante. Per la salita invece munitevi di una buona dose di pazienza.
Cartelli dei tornanti della spiaggia di Mezzavalle
La spiaggia di Mezzavalle
Alla fine della discesa vi troverete di fronte alla meravigliosa spiaggia di Mezzavalle, una delle spiagge più belle del Conero. I suoi sassi bianchi e la sabbia chiarissima accentuano il colore cristallino dell’acqua; alla vostra sinistra avrete la spiaggia della Vedova e della Scalaccia, mentre a destra potrete vedere Portonovo e la sua baia. La spiaggi è libera, ma ci sono sia un bagno pubblico che la doccia. In estate troverete anche un piccolo punto di ristoro, ma vi consiglio di scendere con cibo e bibite. Durante la salita, con la scusa di immortalare il panorama che muta a seconda dell’altezza di ogni tornante, potrete fare una sosta e riposarvi. Se amate le spiagge selvagge, la spiaggia di Mezzavalle è davvero imperdibile.
Ultimo tratto del sentiero per la spiaggia di Mezzavalle
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Amanti degli on the road, avete mai pensato ad un itinerario tra Germania e Repubblica Ceca?! Per questa volta lasciamo da parte la Germania più conosciuta, pur dovendo fare qualche tappa di avvicinamento, per andare alla scoperta della Svizzera Sassone e della Svizzera Boema. Tranquilli, non mi sono sbagliata, siamo in Germania, ma la zona che abbiamo scelto si chiama proprio Svizzera (Sassone e Boema, ma poi ci arriviamo). Vi avviso che sarà un itinerario principalmente naturalistico, quindi amanti dei trekking prendere nota.
Svizzera Sassone
Itinerario: le tappe
1 giorno: casa – Rovereto
Partendo dal centro Italia, il viaggio è parecchio lungo, quindi come prima tapa abbiamo deciso di fermarci in Italia e la scelta è ricaduta su Rovereto; non essendoci mai stata prima, vi dico che il viaggio è iniziato nel migliore dei modi perché questa città mi è davvero piaciuta. Non perdetevi Piazza Rosmini e i bellissimi palazzi storici e le antiche botteghe del centro. Prima di arrivare in città però abbiamo fatto una tappa al Santuario della Madonna della Corona, lasciando l’auto in località Spiazzi e percorrendo uno dei 3 possibili percorsi. Davvero bellissimo, merita una visita (e un articolo più dettagliato).
Santuario della Madonna della Corona
2 giorno: Rovereto –Monaco di Baviera
In auto presto per raggiungere la meta della seconda giornata: la famosissima Monaco di Baviera. Avendo poco più di mezza giornata per visitarla, le tappe imperdibili sono ovviamente Marienplatz con lo spettacolo alle 11-12-17 del Glockenspiel, il carillon dell’orologio (pensate che si tratta del più grande carillon d’Europa), il vecchio e il nuovo Municipio, il Duomo e il Giardino Inglese. Qui assisterete ad uno spettacolo davvero singolare: vedrete surfisti cavalcare le onde di un fiume.
Marienplatz Monaco di Baviera
Mentre passeggiate per il centro fate tappa alla Hofbrauhaus che definire solo un birrificio è forse riduttivo. La birra a Monaco è infatti molto più che una semplice bevanda, attorno ad essa gita un mondo intero. Ad ogni modo vi consiglio di fermarci a pranzo o a cena in una delle tantissime birrerie per respirare la tipica atmosfera bavarese. Il Residenz, il Palazzo Reale di Monaco è davvero meraviglioso e ospita al suo interno opere di differenti stili e periodi storici. Di sicuro prenderete la metropolitana, quindi vi consiglio di fare una sosta a Marienplatz ed ammirare questa fermata. Se avete più tempo a disposizione potete visitare il Museo della BMW e il castello di Nymphenburg.
3 giorno: Monaco – Lipsia
Come terza tappa abbiamo scelto la città di Lipsia che abbiamo raggiunto dopo diverse ore in auto tra temporali e cantieri stradali, ma per fortuna questa città è stata una vera e propria sorpresa. Personalmente non mi aspettavo tutta questa bellezza. Lipsia è la città della musica, oltre ad un itinerario della musica contrassegnato con un simbolo sul pavimento di fronte alle varie tappe, troverete rimandi continui al mondo musicale. Passeggiate per il centro storico ammirando Martkplatz, il vecchio Municipio, lo storico locale Auerbachs Keller che sembra aver ispirato l’opera di Goethe Faust, il commovente monumento in cui sorgeva la Sinagoga e la meravigliosa architettura dell’università di Lipsia in Augustusplatz. Le chiese di San Nicola e San Tommaso sono imperdibili e se avete ancora tempo fare un salto al Museo di Bach.
Università di Lipsia
4 giorno: Lipsia – Dresda
La quarta giornata è iniziata con una visita al paesino di Meissen, davvero caratteristico con le sue case colorate e il fiume che scorre poco fuori.
Meissen
Qui non potete perdervi una visita al castello, davvero magnifico e dopo una pausa pranzo alla storica birreria Schwerter Schankhaus, potreste fare come noi e partecipare ad una visita guidata alla fabbrica di porcellana, una vera e propria istituzione della zona. A pochi km di distanza abbiamo fatto un’altra tappa per ammirare un bellissimo faro, il Faro di Moritzburg. Dopo la semplice passeggiata per raggiungerlo, abbiamo deciso di fare tappa al Castello di Moritzburg e poi approfittarne per fare una pausa e rallentare un attimo prima di arrivare a Dresda.
Castello di Moritzburg
5-6-7 giorno: escursioni nei dintorni di Dresda
5 giorno: Malerweg e Ponte di Bastei
Per i tre giorni seguenti del nostro viaggio, abbiamo avuto una dimora stabile a pochi km da Dresda ( anche se alla fine non abbiamo fatto in tempo a visitarla). Abbiamo infatti raggiunto il punto più lontano del nostro viaggio arrivando nella Svizzera Sassone, la parte di Germania al confine con la Repubblica Ceca che ha dato il via all’intero viaggio. Sono stati tre giorni in natura, dedicati alla scoperta dei parchi nazionali, tra sentieri e monumenti. Ogni giorno ci spostavamo per raggiungere la meta prescelta, ma la sera rientravamo sempre in zona. Il primo giorno abbiamo percorso parte del Malerweg, descritto come il più bel trekking della Germania, un cammino che si sviluppa in 8 tappe; se vi recate all’ufficio turistico vi consegnano le credenziali da timbrare ad ogni tappa.
Ponte di Bastei Svizzera Sassone
Noi abbiamo prima ammirato il ponte di Bastei, il meraviglioso ponte di roccia alto 194 metri al confine con la Repubblica Ceca e poi abbiamo percorso parte del Malerweg al contrario, raggiungendo Pirna che solitamente è il punto di partenza. Visita alla cittadina, sosta merenda e da qui abbiamo preso il treno per rientrare.
6 giorno: Gorlitz e il ponte fra due nazioni
La seconda giornata alla scoperta della Svizzera Sassone ha visto come protagonista non solo la Germania ma anche la Polonia. Avete capito bene, c’è infatti una cittadina divisa in due da un ponte. Gorlitz, la parte tedesca e Zgorzelec la parte polacca. Dopo una passeggiata tra le carinissime viuzze tedesche e una visita alla Cattedrale di San Giacomo dove abbiamo avuto la fortuna di sentire suonare l’organo, abbiamo attraversato il ponte pedonale e messo piede in suolo polacco. Diciamo che questa è la peculiarità della città, su una sponda del fiume infatti vedrete le bandiere tedesche e sull’altra quelle polacche.
Ponte di Gorlitz
Dopo una piacevole pausa pranzo abbiamo ripreso la strada del ritorno facendo però una tappa nella cittadina di Bautzen.
7 giorno: trekking da Mezni Loukatra Svizzera Sassone e Svizzera Boema
Ed eccoci di nuovo in partenza per una giornata naturalistica lasciamo il nostro alloggio nei pressi di Dresda e varchiamo il confine con la Repubblica Ceca. A pochissimi km dal confine ci fermiamo, la località è Mezni Louka e da qui iniziamo il nostro trekking attraverso il parco nazionale alla scoperta della Svizzera Boema (anche in questo caso non mi sono sbagliata, è il nome della località). Si parte subito in 4 o in 5 perché dopo aver sceso innumerevoli gradini, ci ritroviamo al punto d’imbarco delle barchette che portano all’interno delle gole di Gole di Kamenice.
Gole di Kamenice
Paesaggio davvero incredibile e a tratti surreale; si è completamente immersi nella natura. Poi arriva il momento più faticoso, quello di risalire gli innumerevoli gradini e raggiungere a fatica la cima dove ci concediamo una pausa pranzo per riprenderci un po’. Nel pomeriggio ci aspetta un altro trekking per raggiungere l’imponente e meraviglioso arco di pietra diPravcicka Brana; lungo il tragitto attraversiamo anche punti di parco bruciati (lo scorso anno c’è stato un grosso incendio), ma la cosa che infonde la speranza è vedere la natura che riprende possesso dei suoi luoghi e in mezzo a tanto nero spuntano germogli e piantine di un verde brillante.
Arco di Pravcicka Brana
Rientro in hotel dove abbiamo cenato e poi ammirato il cielo stellato, perché essendo a ridosso del parco, l’inquinamento luminoso è praticamente nullo.
8 giorno: Mezni Louka -Ratisbona
Questa zona ci è piaciuta così tanto che abbiamo cambiato un po’ i piani e abbiamo deciso di dedicarle anche la mattinata, avventurandoci sul sentiero per raggiungere il Belvedere di Marina Skala. Diciamo che abbiamo iniziato anche questa giornata alla grande, la salita alla fine si fa sentire ma il panorama che si ammira da questa piccola costruzione è davvero indescrivibile ed è a 360°.
Belvedere di Marina Skala
Se volete dedicare l’intera giornata alla natura, una volta scesi da qui potrete imboccare il sentiero sul alto opposto e raggiungere un altro belvedere. Per noi purtroppo i tempi erano stretti ed era ora di ripartire. La sosta del pomeriggio è stata strepitosa, forse una delle mie preferite dell’intero viaggio. Siamo sempre in Repubblica Ceca e la cittadina di Karlovy Vary è davvero qualcosa di unico. Città termale, con fontane sparse su tutto il centro storico, completamente in stile liberty. Un colpo d’occhio pazzesco che mi ha fatto inevitabilmente pensare a come deve essere stata la vita qui nei primi del 1900. Questa tappa mi rimarrà per sempre scolpita nelle mente.
Karlovy Vary
Di nuovo in auto abbiamo ripreso la discesa e lasciato la Repubblica Ceca per rientrare in Germania e fermarci per la notte a Ratisbona.
9 giorno: Ratisbona – Innsbruck
La 9° giornata è stata dedicata alla scoperta della città tedesca di Ratisbona, che se devo essere sincera mi ha stupito positivamente. Curata, ordinata, con un sacco di storia attira sicuramente l’attenzione del turista, Si visita tranquillamente a piedi e il fatto di essere sulle sponde del Danubio le conferisce un’amosfera ancora più magica. Fate una passeggiata fino al ponte di pietra (Steinerne Brucke) che per circa 800 anni è stato l’unico ponte sul Danubio, fate un giro sull’isola di fronte e poi rientrate nel centro storico della città dove non potete assolutamente perdervi il Duomo, la Porta Praetoria, il Vecchio Municipio, la casa in cui visse Oskar Schindler e quella di Kepler che ospita il museo a lui dedicato. Ammirate gli scorci e magari gustatevi un hot dog alla Historiche Wurstkuchl, lo storico locale sul fiume in cui pranzavano i costruttori del ponte; sembra essere il più antico ristorante pubblico continuamente aperto al mondo.
Veduta di Ratisbona dal ponte di pietra
Dopo aver ammirato tutta questa bellezza (Ratisbona è una delle poche città tedesche originale, che ha subito pochi danni durante le guerre) è arrivato per noi il momento di ripartire perché la strada verso casa è ancora lunga e così abbiamo trascorso le successive ore in auto fino a raggiungere Innsbruck. Giusto il tempo di scendere dall’auto e arrivare in hotel e un super temporale ci ha accolto in città. L’imprevisto è alla base del viaggio, lo sa bene chi viaggia spesso e deve cambiare i piani, così a malincuore abbiamo dovuto abbandonare l’idea di visitare la carinissima città austriaca (che per fortuna avevamo già visto) e abbiamo ripiegato su un po’ di meritato relax in spa.
10 giorno: Innsbruck – Trento
Al nostro risveglio il temporale era solo un lontano ricordo, le temperature si erano rialzate nettamene e il sole splendeva su di noi… condizioni perfette per rimettersi in viaggio. Volendo spezzare un po’ la lunga tratta, abbiamo deciso di fermarci a Trento e concludere questo on the road di 10 giorni con una città italiana. Premetto che è stata davvero una toccata e fuga, il tempo necessario per poter ammirare il bellissimo Castello del Buonconsiglio (solo da fuori) e i suoi giardini, Piazza Duomo e il Duomo, le vie principali del centro e i suoi bellissimi palazzi.
Castello del Buonconsiglio di Trento
Il giusto tempo per farmi capire che dovrò tornarci con calma e scoprire ogni angolo di questa città. Una bella pausa pranzo e poi di nuovo in auto per la nostra ultima tappa di questo viaggetto di circa 3000 km ( tra Svizzera Sassone e Svizzera Boema) che ci ha riportato a casa.
Considerazioni finalisul viaggio tra Svizzera Sassone e Svizzera Boema
Questo viaggio è stato una vera scoperta, per me che non amo particolarmente documentarmi in modo minuzioso prima della partenza (ma per fortuna ho chi lo fa al posto mio e anche in modo egregio, grazie!) è stato una vera e propria sorpresa. La natura incontaminata, i castelli sfarzosi, l’unicità dei ponti (quello pedonale al confine e quello di pietra), la bellezza delle città e anche le molteplici problematiche (non pensate che sia sempre filato tutto liscio, non sarebbe un viaggio che si rispetti) che abbiamo saputo affrontare e risolvere, fanno di questo viaggio un’avventura indimenticabile.
Svizzera Sassone
Questo è un articolo riepilogativo per darvi un’idea dell’itinerario dell’on the road tra Svizzera Sassone e Svizzera Boema, ne seguiranno altri mirati e dettagliati. Se amate gli on the road, potrebbe interessarvi questo in Friuli Venezia Giulia.
Il Parco del Conero offre tantissimi sentieri per i trekking panoramici, oltre ovviamente a spiagge meravigliose. Ho già testato qualche percorso un po’ di tempo fa, oggi ve ne faccio scoprire un altro, non troppo lungo ma che vi metterà alla prova. Andiamo alla Scalaccia.
Veduta dal sentiero della Scalaccia
La Scalaccia: percorso trekking
Il percorso della Scalaccia, o sentiero 313, insieme alle varianti 313a e 313b costituisce il Sentiero delle Tre Valli. Si tratta di un sentiero ad anello di circa 5 km, ma molto spesso viene utilizzato per raggiungere la spiaggia della Scalaccia. Siamo a Pietralacroce (AN) e il punto di partenza è nei pressi del ristorante Osteria del Baffo, dove vi consiglio di fermarvi al ritorno.
Sentiero CAI 313
Leggermente più avanti del ristorante, sulla sinistra incontrerete il cartello che indica l’inizio del sentiero; la prima parte è immersa nel verde e parecchio ombreggiata, mentre la seconda parte prevede la discesa di parecchie scale. Prima di scendere le scale, troverete un bivio; se non siete interessati alla spiaggia ma volete percorrere l’intero sentiero, girate a sinistra per Santa Margherita. Il percorso fino alla spiaggia non è troppo impegnativo, in 40 minuti raggiungerete la vostra meta, ma vi consiglio di indossare scarpe da trekking o calzature comunque chiuse. Dopo un po’ di sana fatica, verrete ricompensati dalla bellezza della spiaggia.
Primo tratto sentiero della Scalaccia
La Scalaccia: la spiaggia
La spiaggia della Scalaccia è selvaggia, non attrezzata e non vi è nemmeno la possibilità di piantare l’ombrellone perché si tratta di roccia marnosa e scogli; è sicuramente una delle spiagge più selvagge e meno frequentate del Conero, adatta a chi ama la tranquillità e l’avventura. Arrivati in fondo potrete ammirare le caratteristiche grotte tipiche della zona anconetana e rilassarvi con un bel bagno. L’acqua è davvero pulita e la zona è adatta alle immersioni. Trovandosi proprio a ridosso della falesia, il sole scompare presto, quindi vi consiglio di andarci al mattino. Vi lascio anche una bella scusa per poter fare delle soste durante la risalita: fermatevi ad ammirare il panorama, da qui la vista sulle grotte del Passetto fino all’Ascensore regala scorci indescrivibili. Non dimenticatevi di portare acqua a sufficienza, giù non ci sono punti di ristoro. Una volta risalita la parte di scalini, potrete decidere se scendere a destra al bivio e continuare il sentiero o proseguire dritto e dirigervi all’Osteria del Baffo per un bel pranzetto a base di pesce, con vista.
Spiaggia della Scalaccia
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La Via degli Dei, il percorso escursionistico che collega Bologna a Firenze (ma è fattibile in entrambi i sensi e anche in bicicletta), è un’esperienza che consiglio a tutti di fare almeno una volta nella vita e se vi è possibile e ve la sentite, vi consiglio di partire da soli e di vivere questa avventura solo a contatto con voi stessi. In realtà non sarete mai soli, ma vi circonderete di persone sconosciute che stanno vivendo la vostra stessa esperienza e che come per magia diventeranno parte integrante del percorso. Io ho fatto parecchi viaggi e tanti altri spero di farne, ma vi assicuro che la Via degli Dei è stata una delle esperienze più forti che abbia mai fatto e che non dimenticherò mai.
Via degli Dei
Via degli Dei: come fare lo zaino
L’argomento zaino è sempre un po’ spinoso e fin quando non l’ho provato sulla mia pelle, non ho compreso fino in fondo tutte le raccomandazioni che leggevo prima di partire. Quindi oggi mi ritrovo anche io a dirvi: partite con uno zaino che sia il più leggero possibile, indicativamente pari al 15% del vostro peso corporeo (se ci riuscite siete davvero bravi, io sono arrivata a circa un 18%). Io ricordo di aver ridotto al massimo le cose da portare per poi accorgermi alla fine di aver avuto sulle spalle per tutto quel tempo, il peso di qualche oggetto superfluo. Solo voi potete sapere le vostre esigenze, ma per fare un trekking (perché io non lo chiamo cammino, poi ne parlerò) del genere, non possono di sicuro mancare: – magliette tecniche di ricambio (2/3) – pantaloni di ricambio (1/2) – cappello, occhiali da sole e crema solare – cerotti per le vesciche e kit primo soccorso – k-way o mantella antipioggia e copri zaino per la pioggia – una felpa più pesante – borraccia – carica batteria e powerbank – torcia frontale – beauty con prodotti per l’igiene personale – ottimi calzini (su questi non siate approssimativi ma prendete calzini buoni per camminare)
Forma fisica e allenamento
Come vi ho accennato in precedenza, io non lo reputo un cammino ma bensì un trekking perché si svalica letteralmente l’Appennino e i dislivelli sono sempre importanti, le superfici in cui si cammina cambianocontinuamente (asfalto, terra, roccia, sentieri, campi) e il corpo comunque ne risente. Detto questo non voglio spaventare nessuno perché per esperienza personale sono convinta che occorra essere dei buoni camminatori, abituati a percorrere diversi km e in buona salute, oltre a questo non occorre nessun tipo di allenamento particolare, se non la determinazione, la capacità di affrontare gli imprevisti e una buona dose di spirito d’adattamento. Certo è che non potete decidere oggi di partire domani se non siete un po’ allenati (io vi consiglio di camminare per qualche km tutti i giorni prima di partire, anche se in pianura vi aiuterà a prendere il ritmo). E’ fattibile ma non prendetela alla leggera.
Via degli Dei panorami
Via degli Dei: le tappe
In un classico cammino (tipo Santiago), pur decidendo le tappe in anticipo, si può anche improvvisare e decidere di fermarsi quando si vuole o quando si è stanchi, perché si attraversano zone abitate e gli alloggi si trovano ovunque. Per la Via degli Dei non è così, le tappe sono più o meno obbligate dai centri abitati che si incontrano lungo il percorso; sta a voi decidere se percorrerlo in 5 giorni e 4 notti o in 6 giorni e 5 notti. Io personalmente vi consiglio di farlo in 6 giorni perché comunque è impegnativo e così riuscirete a godervi di più l’esperienza, ma ovviamente dipende tutto dalle possibilità personali. Veniamo all’argomento più importante per un camminatore: le tappe.
Bologna – Sasso Marconi
Il punto di inizio effettivo della Via degli Dei è Piazza Maggiore, se arrivate in treno aggiungeteci il percorso dalla stazione alla piazza, se invece pernottate a Bologna la notte prima, la vostra avventura inizia da qui. Imboccate via d’Azeglio che vi farà passare di fronte alla casa di Lucio Dalla e proseguite fino a raggiungere via Saragozza (qui vi consiglio di acquistare il pranzo perché poi non troverete altri negozi). Passate sotto l’Arco del Meloncello e preparatevi psicologicamente a salire un’infinità di gradini (300), visto che state percorrendo il portico più lungo del mondo che vi condurrà fino al Santuario della Beata Vergine di San Luca.
Santuario della Beata Vergine di San Luca
Se non l’avete già acquistata online, qui potete prendere la credenziale del pellegrino e la guida. Mentre la cupola di San Luca si rimpicciolisce alle vostre spalle, percorrete un piccolo tratto di asfalto fino ad arrivare a Via De’ Bregoli (alla vostra destra) ed imboccate il sentiero CAI 112A. Da qui in poi, per altri 5/6 giorni quel simbolo bianco e rosso con scritto VD sarà la vostra guida. E’ il momento di attraversare il bosco, quindi in base alle condizioni del terreno scegliete una delle due strade al bivio (se ha piovuto non prendete il sentiero di destra). Costeggiate il fiume Reno e raggiungete l’Oasi Naturalistica di San Gherardo dove troverete una fontanella d’acqua per riempire la borraccia. Seguite le indicazioni per Sasso Marconi o semplicemente per il vostro alloggio che potrebbe essere anche a Badolo. Per questa tappa considerate circa 23 km e un dislivello di 817 m, – 515 m (tutto dipende da dove partite e dove alloggiate).
Badolo – Madonna dei Fornelli
Se avete pernottato a Sasso Marconi, la mattina inizia in salita con la “scalata” del Monte Adone, se invece l’avete fatto il giorno precedente, la partenza sarà un po’ più tranquilla e arriverete al paese di Brento. Qui vi attende un bel pezzetto di asfalto per raggiungere Monzuno dove potrete fare una tappa per riposarvi un po’ prima di riprendere il percorso CAI019 con una bella salita che vi condurrà alla località Le Croci. Percorso piacevole nel bosco fin quando non raggiungerete il Parco Eolico di Monte Galletto, da qui in poi vi attende la discesa fino alla tappa di Madonna dei Fornelli. Sempre considerando i vostri alloggi, questa tappa è lunga circa 28 km, con un dislivello di 1460 m, – 1038 m.
Parco Eolico di Monte Galletto
Madonna dei Fornelli – Passo della Futa
Non lasciatevi ingannare dalla lunghezza di questa tappa, sulla carta infatti è una delle più brevi ma non è così semplice. Si inizia con una bella salita che vi permetterà di ammirare subito dei bellissimi paesaggi fino a condurvi all’interno del bosco. La particolarità di questo tratto è che incontrerete resti della Flaminia Militare, l’antico percorso romano del 187 a.C. e oltrepassato un piccolo cancello, vi ritroverete poi in un grande spazio aperto che ospita una casa in pietra. Momento saliente dell’esperienza perché attraverserete il confine fra Emilia Romagna e Toscana. Proseguendo poi sul sentiero indicato, ho raggiunto il punto più alto della Via degli Dei, ovvero la Radura delle Banditacce. A 1204 m d’altezza, suonate la campanella per sancire il vostro passaggio. proseguite poi in discesa seguendo le indicazioni per La Futa, facendo una breve tappa al Cimitero Germanico, uno tra i più grandi d’Italia. Breve tratto di asfalto per raggiungere Barberino del Mugello e conquistare la tappa di giornata, Monte di Fo‘. La 3° tappa prevedere circa 18 km e un dislivello di 783 m, – 753m.
Panorama Via degli Dei
Passo della Futa – San Piero a Sieve
Partenza fra gli ombreggiati boschi di Barberino del Mugello seguendo le indicazioni per Monte Gazzaro, si sale sul crinale fino a raggiungere un grade spiazzo dove un tempo sorgeva una locanda “particolare”: ben arrivati al Passo dell’Osteria Bruciata.
Passo dell’Osteria Bruciata
Qui le indicazioni sono precise e vi condurranno a San’Agata dove volendo potrete approfittarne per la pausa pranzo o per una semplice pausa rigenerante. Una lunga strada bianca vi condurrà poi a San Piero a Sieve, la destinazione della giornata. Tappa di circa 23/24 Km con un dislivello di 641 m, -1197 m.
San Piero a Sieve – Vetta le Croci
La giornata parte in salita, infatti dal paese di San Piero a Sieve si prende la direzione verso la Fortezza Medicea ma senza raggiungerla perché il sentiero VD svolta a sinistra su una forestale che porta a Trebbio. Qui di nuovo una salita tenendo la sinistra al bivio e proseguendo verso Bivigliano. Questa tappa ha parecchi sali e scendi, quindi mi raccomando non demoralizzatevi. Incontrerete tabernacoli e tanti ulivi incastonati in paesaggi meravigliosi. Oltrepasserete Tagliaferro ed ecco di nuovo una salita, quella al Monte Senario (il cartello che indica di aver superato il Purgatorio e di essere a ridosso del Paradiso è troppo simpatico). Con il fiato corto arriverete al Convento di Monte Senario dove potrete approfittarne per la pausa pranzo visto che troverete anche un punto di ristoro dei frati. Dopo il meritato riposo ripartite seguendo le indicazioni e attraversando una bellissima abetaia raggiungerete la meta della vostra tappa. Anche qui come sempre dipende da dove alloggiate, infatti se siete a Bivigliano considerate di dover uscire di poco dal sentiero principale, cosa diversa se alloggiate ad Olmo. Tappa di circa 18/19 km con un dislivello di 750 m, -430 m.
Incontri sulla Via degli Dei
Vetta Le Croci – Firenze
Eccoci arrivati all’ultima tappa, ormai l’adrenalina è alle stelle e le gambe chiedono pietà, ma resta l’ultimo sforzo e poi la soddisfazione sarà immensa. Solita salita per raggiungere Poggio Pratone da dove inizierete finalmente a vedere la vostra meta e più precisamente la meravigliosa cupola del Brunelleschi. Qui trovate anche uno dei punti più famosi del percorso, il tavolo e le sedie nel bel mezzo del nulla con veduta su Firenze.
Via degli Dei vista su Firenze
Ultimo tratto immerso nella natura è la discesa che vi condurrà a Fiesole da dove percorrerete solo strada asfaltata. La “vera” Via degli Dei arrivava a Fiesole, quindi in realtà avreste completato l’impresa… ma mi sembra un po’ sciocco fermarsi qui, che dite? Per arrivare a Firenze avete addirittura 3 opzioni, infatti se siete stremati o soddisfatti della strada fatta, potete raggiungere Piazza della Signoria con l’autobus nr. 7. Se volete continuare seguendo i sentieri CAI potete prendere il sentiero nr. 7, ma ci sarà della salita, mentre se volete la “cosa più semplice” potete seguire la strada asfaltata ma panoramica Via Vecchia Fiesolana. Qualsiasi sia la vostra scelta, arriverete finalmente in Piazza della Signoria e la gioia e la soddisfazione di aver portato a termine questa avventura potrebbero anche farvi piangere! Non dimenticate di entrare a Palazzo Vecchio per farvi timbrare per l’ultima volta la credenziale del pellegrino che testimonierà per sempre questo viaggio.
L’arrivo in Piazza della Signoria
Alloggi
Sul sito o sulla guida trovate tutti gli alloggi convenzionati, io però vi lascio quelli che ho testato in prima persona e dove mi sono trovata benissimo. 1 tappa: Agriturismo Piccola Raieda a Brento, dove Luca, il proprietario vi darà le giuste dritte per i giorni successivi e dove vi cucinerà delle ottime prelibatezze per cena. Qui trovate sia camere che tende. 2 tappa: Albergo Ristorante Poli a Madonna dei Fornelli, dove il simpaticissimo proprietario Michele, oltre ai vari racconti sulla zona, saprà aiutarvi per ogni vostra esigenza e poi essendo un ristorante, avrete la possibilità di ricaricare per bene le batterie senza preoccuparvi delle calorie. 3 tappa: La Casa di Giotto a Barberino del Mugello, una vera e propria oasi immersa nel verde. Essendo fuori dal percorso, la gentilissima Giovanna vi recupererà in auto al vostro arrivo e vi riporterà il mattino seguente sul sentiero. 4tappa: B&B La Pieve Locanda per Viandanti a San Piero a Sieve, dove l’accoglienza e la premura di Marta e della sua famiglia vi scalderanno il cuore. Se state facendo la Via degli Dei in bici, loro hanno tutto l’occorrente per i bikers visto che macinando km la manutenzione dei mezzi è d’obbligo.
Cosa vedere durante il percorso
Durante il percorso è possibile anche dedicarsi alla scoperta del territorio, dipende sempre dal vostro grado di stanchezza. Le cose principali sono il Santuario della Beata Vergine di San Luca, la Flaminia Militare, la Pieve di San Piero con il fonte battesimale di Giovanni della Robbia, il Convento di Monte Senario e ovviamente la bellissima Fiesole.
Flaminia Militare
Impressioni finali
Ho cercato di ridurre al massimo il racconto, ma l’esperienza è stata talmente piena ed intensa che non sono riuscita a stringere più di così. Come vi ho detto inizialmente, consiglio di fare la Via degli Dei veramente a tutti, vi metterà alla prova, vi farà stare in compagnia di voi stessi e vi farà conoscere tante belle persone. A proposito di questo, un pensiero ed un ringraziamento a tutti i miei compagni di viaggio (incontrati strada facendo) senza i quali non sarebbe stata la stessa cosa.
Poteva essere un viaggio culinario dalla mortadella alla fiorentina ma si è rivelata una delle esperienze più pazze, faticose e arricchenti della mia vita. Sono partita da sola per la Via degli Dei, ma sola non lo sono mai stata, anzi. Un cammino di 150 km (il cammino è di circa 128 ma con i km dalla stazione di Bologna e con qualche errore durante il percorso ho fatto cifra tonda) a piedi che attraversa tutto l’appennino tosco- emiliano, un’esperienza unica che mi ha fatto capire che nella vita, come nel cammino, se il tuo zaino pesa troppo, devi liberarti del superfluo, che durante il percorso i tuoi piedi dorranno a causa dello sforzo e delle vesciche, ma con il giusto approccio imparerai a curarli e riprenderai la strada, come succede sempre nella vita. Ho capito che cenare con degli sconosciuti in un contesto del genere è una delle cose più belle che ti possa capitare. Ho sempre avuto spirito di adattamento, ma ho imparato che posso alzare l’asticella quando mi viene richiesto.
Che dire, semplicemente GRAZIE VIA DEGLI DEI, ti sei fatta attendere per anni ma hai saputo ricompensarmi!
Siete pronti per partire per uno dei trekking più belli del centro Italia? Andiamo alla Gola dell’Infernaccio.
Monti Sibillini
Dove si trova laGola dell’Infernaccio
La Gola dell’Infernaccio si trova nel Parco Nazionale dei Sibillini, in provincia di Fermo. Si tratta di un paesaggio meraviglioso, unico nel suo genere, che regala sensazioni uniche. Per arrivare al punto di partenza, dal paese di Montefortino seguite i cartelli marroni che indicano proprio la Gola dell’Infernaccio e dopo aver percorso un tratto di strada sterrata, arriverete alla vostra destinazione, ovvero al punto informazioni dove potrete lasciare l’auto.
Punto informazioni Gola dell’Infernaccio
Il percorso trekking all’Infernaccio
Il percorso inizia proprio dal punto informazione, da qui prendete il sentiero E9. Il percorso attraversa la Gola dell’Infernaccio, la faggeta di San Leonardo fino ad arrivare all’Eremo di San Leonardo (da qui si torna indietro perché il sentiero è chiuso); ha una lunghezza totale di circa 7 km con un dislivello totale di 300 mt circa, percorribile in circa 4 ore.
La gola e l’eremo
La Gola dell’Infernaccio è una suggestiva gola scavata dall’azione del fiume Tenna e il suo nome abbastanza sinistro corrisponde ad uno degli ambienti selvaggi e particolari del parco. Il percorso risale il fiume attraversando in un primo momento delle cascate per poi addentrarsi completamente nella gola. In questo tratto, guardatevi attorno perché potreste incontrare delle mucche al pascolo. Lasciata la meravigliosa gola, si incontra un ambiente eccezionale, la faggeta di San Leonardo. In autunno è qualcosa di stupendo, sembra di essere in un altro mondo.
Faggeta di San Leonardo
Vi consiglio di fermarvi qui per qualche minuto e rigenerarvi a contatto con la natura. Di nuovo in cammino, si prosegue sul sentiero fino ad arrivare alla meta finale dell’escursione: l’Eremo di San Leonardo.
Storia dell’Eremo di San Leonardo
L’Eremo di San Leonardo è davvero suggestivo, soprattutto dopo essersi documentati sulla sua storia. E’ stato infatti ricostruito sui preesistenti resti di un’antica costruzione, dal frate cappuccino Armando Lavini, conosciuto come padre Pietro che a partire dagli anni 70 intraprese l’opera di ristrutturazione da solo, cercando di mantenere l’originalità della struttura precedente. Oggi purtroppo l’edificio è puntellato in seguito al terremoto del 2016 ma vi assicuro che è ugualmente suggestivo.
Eremo di San Leonardo
Storie e leggende
La Gola dell’Infernaccio si trova nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, fra il monte Priora e il monte Sibilla. Questa zona è sempre stata profondamente legata a leggende e riti negromantici risalenti al Medioevo, soprattutto relativamente alle Sibille, bellissime donne dai piedi caprini che abitavano la montagna.
Info generali
Il percorso sopra descritto non è difficile e nemmeno esposto, presenta solo dei piccoli tratti più impegnativi su roccia, ma niente di particolare. E’ consigliato l’utilizzo di un caschetto di protezione.
Cosa vedere in zona
Se alla visita naturalistica volete aggiungere altro, a pochi km di distanza non perdetevi il Santuario della Madonna dell’Ambro, chiamata anche la Lourdes dei Sibillini.
Santuario della Madonna dell’Ambro
Se siete appassionati di trekking e foliage, non perdetevi la Faggeta di Canfaito. Alla prossima camminata, viaggiatrice seriale.
Cartoceto, il comune in provincia di Pesaro – Urbino famoso per l’olio; ancora prima di arrivarci, noterete tutti i meravigliosi ulivi che lo circondano. Molto famosa è anche la festa dell’oliva che si tiene indicativamente nella prima metà del mese di Novembre, dove oltre ai vari stand sarà possibile visitare i principali frantoi per capire più da vicino questo mondo.
Veduta di Cartoceto
Passeggiata alla scoperta dei lavatoi di Cartoceto
Oggi però voglio parlarvi di una bella passeggiata che porta il camminatore a visitare quattro lavatoi del paese, luoghi molto importanti in passato. Il percorso inizia proprio dal centro storico e il primo lavatoio che si incontra si trova in Via della Fonte ed è il più grande di tutti, quello che garantì l’acqua a tutti gli abitanti in passato. Si chiama “Lavatoio della Vecchia Fonte” perché al suo fianco è presente una fonte ancora utilizzata per l’irrigazione dei campi; molto grande, con due vasche e una copertura superiore, devo ammettere che è proprio d’impatto.
Lavatoio della Vecchia Fonte
A questo punto si lascia il centro storico girando a sinistra, si passa di fronte al Monumento ai Caduti e si gira di nuovo a sinistra imboccando via Pieve. Si percorre il primo tratto sull’asfalto per poi proseguire in mezzo agli ulivi fino ad arrivare al secondo lavatoio, chiamato “Lavatoio di Montefiore“. La particolarità di questo lavatoio sta nel fatto che l’acqua non è a cascata ma arriva solamente azionando una pompa, quindi se non viene utilizzato, le vasche saranno vuote (come lo abbiamo visto noi), a meno che non si siano riempite con l’acqua piovana. Si trova letteralmente in mezzo alla natura, anzi state attenti in base al periodo in cui vi recate perché è zona di caccia e poco sopra ci sono gli appostamenti dei cacciatori.
Lavatoio di Montefiore
La camminata prosegue sempre tra i meravigliosi ulivi per poi ritornare sulla strada asfaltata, incontrando uno scorcio dal quale ammirare tutta Cartoceto dall’alto. Una strada secondaria di campagna vi condurrà al terzo lavatoio, molto più piccolo e sommerso dalla vegetazione: questo è il “Lavatoio del Trebbio“.
Lavatoio del Trebbio
Passando per i campi si arriva alla frazione di Molinaccio di Cartoceto, da dove si riprende la strada Provinciale 26 che conduce al quarto lavatoio, il “Lavatoio di Noceto”, così chiamato perché in passato nella parte superiore vi erano noci al posto di ulivi. Questo lavatoio si trova proprio sulla strada ed era utilizzato dalle persone soprattutto per prendere l’acqua per far abbeverare i cavalli.
Lavatoio di Noceto
Continuando nella stessa direzione, vi ritroverete di nuovo a pochissima distanza dal centro di Cartoceto. Io personalmente ho apprezzato molto la camminata, l’ho trovata perfetta per ammirare il territorio da un altro punto di vista, scoprire pezzi di storia locale e per fare attività sportiva a contatto con la natura. Tutti i lavatoi sono stati riportati alla luce da alcuni volontari, alcuni erano completamente sommersi da metri di terra o sotto una fitta vegetazione. Per avere maggiori informazioni e indicazioni dettagliate, consultate questa pagina.
Ulivi di Cartoceto
Cosa vedere a Cartoceto
Ultimata la passeggiata non potete perdervi un giretto in centro, ammirare il panorama dalla bellissima terrazza e visitare il particolare Teatro del Trionfo. Curiosate fra i vicoli e non perdetevi le maggiori chiese. Se volete visitare qualche altro borgo in zona, non perdetevi Saltara, Fossombrone e la bellissima città di Fano.
Le Grotte di Labante rappresentano una di quelle bellezze naturalistiche che volevo visitare da anni e finalmente ci sono riuscita. Si tratta di grotte di travertino, affiancate da una cascata particolare.
Cascata di Labante
Come raggiungere le grotte
Per raggiungere le Grotte di Labante dovete considerare circa un’ora abbondante da Bologna, lasciata la città prendete per Sasso Marconi, poi per Marzabotto e infine per Vergato. La strada è ricca di curve e vi condurrà fino a San Cristoforo di Labante, comune in sui sorgono le grotte.
Lago Grotte di Labante
Arrivati qui, avete più opzioni: potete lasciare l’auto nel parcheggio della chiesa e prendere il sentiero che scende ( niente di impegnativo, le grotte sono proprio lì sotto), oppure potete proseguire ancora in auto e dopo pochi metri parcheggiare nello spazio al lato della strada principale e scendere a piedi. L’ultima opzione è quella di scendere nella via di fronte alle grotte e lasciare l’auto nel campo proprio davanti all’attrazione che volete visitare, dipende tutto dalla vostra voglia di camminare.
Le Grotte di travertino di Labante
Le Grotte di Labante sono di travertino, materiale molto poroso che ha permesso la creazione di questo fenomeno carsico unico nel suo genere; esse infatti sono tra le più grandi grotte di travertino in Italia. Il travertino venne utilizzato per la costruzione di tombe etrusche presenti ai Giardini Margherita di Bologna e per la costruzione della chiesa di San Cristoforo, infatti intorno alle grotte nacque una cava per l’estrazione del materiale, ormai dismessa da circa 20 anni.
Grotte di Labante
Grotte di Labante: cosa vedere
Le Grotte di Labante si sono formate grazie al fiume della sorgente di San San Cristoforo. Una volta arrivati in prossimità di queste costruzioni, vi ritroverete di fronte ad una montagna con un profilo sporgente (quasi di un animale, per me assomiglia d un drago), dal quale scende acqua creando una particolarissima cascata. Sul alto destro di questa formazione, trovate un bellissimo laghetto formatosi sempre con l’acqua della sorgente di San Cristoforo e un piccolo ponte di legno che vi condurrà verso il centro della montagna. Purtroppo il passaggio è chiuso da una grata e non è possibile accedere da qui alle grotte, ma raggiungete questo punto, nel quale di sicuro vi rinfrescherete nelle torride giornate estive dato che si passa sotto al getto d’acqua.
Grotta dei Tedeschi
Sulla destra trovate anche la grotta dei Tedeschi, chiusa anch’essa da una grata, ma potete accendere l’illuminazione con il pulsante esterno ed ammirare la grotta in tutta la sua bellezza. Per i più avventurosi invece, arriva il momento di entrare in grotta. Scendete verso la cascata e dirigetevi dall’altro lato della montagna ( o del drago), da qui potrete ammirare già la roccia scavata e i vari cunicoli. Seguite le indicazioni ed addentratevi fin quando è possibile verso il centro della montagna; corde e scalette in ferro vi aiuteranno durante il percorso.
Grotte
Sentieri trekking in zona
Essendo una zona naturalistica, potete approfittarne per ammirare alla vista delle Grotte di Labante un bel trekking; ad esempio il sentiero CAI 166 ci passa proprio di fronte ed è un percorso ad anello di circa 11 km. Molti altri sentieri, più o meno impegnativi circondano la zona.
Cosa fare nei dintorni
La visita alle Grotte di Labante non richiede più di una mezz’oretta di tempo, quindi a mio avviso non vale la pena partire solo per raggiungere le grotte. Potete abbinarci un trekking come suggerito prima o una visita a Rocchetta Mattei, al Borgo La Scola o al Lago di Suviana.
Info generali
Le grotte sono sempre accessibili e non hanno nessun costo per l’ingresso. Anche il parcheggio, sia davanti che a lato della strada è gratuito.
Amanti del trekking e delle cascate, oggi vi porto al Cascatone di Pianello di Cagli. Se cercate di realizzare il detto “minimo sforzo, massima resa” , questa passeggiata fa proprio per voi perché in pochissimo tempo raggiungerete l’obiettivo.
Piscina naturale del Cascatone
Come raggiungere il Cascatone
Non esagero quando dico che si tratta più di una passeggiata che di un trekking, la lunghezza è di circa 1,5 km. Lasciate l’auto nel parcheggio i centro a Pianello di Cagli, davanti ai principali bar e dirigetevi verso l’area pic-nic “La Chiusa”.
Area pic-nic La Chiusa
Quest’ultima è un’area davvero ben attrezzata, molto apprezzata dagli amanti del barbecue. Punto d’incontro anche dei giovani di Pianello che amano recarsi alla “Chiusa “per qualche ora di relax, trovandosi proprio sul torrente. Oltrepassate “La Chiusa” e proseguite sul sentiero che si immerge nel bosco, costeggiando il fiume e in 10-15 minuti vi troverete di fronte al Cascatone.
Il Cascatone
Ci troviamo ai piedi del Monte Nerone e la cascata di Pianello di Cagli viene chiamata “Il Cascatone” perché genera un salto di ben 6 metri d’altezza. Non si tratta di una cascata naturale, ma di uno sbarramento realizzato negli anni 20 circa, per impedire alle pietre di scendere a valle.
Fiume a ridosso della cascata
A livello paesaggistico è bellissima e sotto il grande salto, si crea una pozza naturale dai colori cristallini. L’acqua, come in tutte le cascate e ruscelli è davvero gelata, ma se cercate refrigerio nelle giornate afose, riuscirete anche ad azzardare un bagno.
Se avete voglia di camminare ancora e non volete dedicare la giornata totalmente al relax, vi consiglio di recarvi all’ Arco di Fondarca, raggiungibile anche da questa zona.
Esistono molti trekking che raggiungono le sorgenti dei fiumi, oggi vi porto alle sorgenti del fiume Esino.
Trekking sorgenti dell’Esino
Sorgenti del fiume Esino: dove sono
Il fiume Esino scorre nella provincia di Macerata e le sue sorgenti si trovano nel territorio del borgo di Esanatoglia. All’origine del toponimo del fiume Esino, sulle cui rive in epoca romana è sorto il primo insediamento Aesa, sembra esserci Esus, il dio celtico della guerra.
Fiume Esino
Il sentiero del trekking delle sorgenti
Dal centro di Esanatoglia partono diversi percorsi trekking, tutti ben segnalati; inoltre lungo la strada incontrerete dei pannelli illustrativi con la mappa dei vari sentieri, sotto ai quali è posta una cassettina che contiene le mappe cartacee che potrete prendere. Il sentiero per le sorgenti è il sentiero blu e parte dal centro di Esanatoglia. Percorrete tutto il Corso che attraversa completamente il borgo, una volta oltrepassata l’ultima porta, svoltate a sinistra e seguite la strada asfaltata, mantenendo sempre la direzione principale. Incontrerete vari spazi per le auto, in quanto è possibile arrivare con i mezzi anche molto vicino alla sorgente, a circa 30 minuti di camminata e diverse aree pic-nic attrezzate. Ad un certo punto la strada asfaltata si trasforma in una carrareccia bianca, proseguite sempre dritto. Volendo potreste anche attraversare una delle tante passerelle sull’Esino e passeggiare sull’altra sponda, attraversando prati e boschi. Il sentiero è abbastanza coperto dagli alberi, solo pochi tratti sono completamente esposti al sole ed è molto comodo e facile.
Sentiero sorgenti dell’Esino
L’ultimo tratto è leggermente in salita, qui il fiume sul lato sinistro della strada diventa più pieno creando dei piccoli saltelli. Sulla destra incontrerete i ruderi della chiesa di San Pietro, al momento transennata perché pericolante; volendo potete fare una deviazione perché la struttura è davvero vicinissima al percorso per le sorgenti.
Ruderi chiesa di San Pietro
Ripresa la via principale, continuate sempre dritto fin quando la strada non sarà più così netta ma si trasformerà in un sentiero immersi nel bosco. La segnaletica è ottima, quindi non avrete problemi a trovare la direzione. Dopo l’ultimo tratto in salita fra vegetazione e roccia, troverete un’indicazione sulla sinistra per un faggio secolare, voi proseguite sulla destra e vi ritroverete di fronte alla bellissima forra, una spaccatura fra le rocce.
Forra sorgenti fiume Esino
Dopo aver ammirato la natura incontaminata, sta a voi decidere se proseguire la camminata fino alle sorgenti dell’Esino o meno. L’ultimo tratto è più impegnativo, adatto solamente ai camminatori esperti in quanto più esposto e con l’ausilio delle corde per salire. La camminata fino alla forra è adatta anche ai bambini e dal centro di Esanatoglia è di circa 5 -5,5 km a tratta.
Sulla strada del ritorno potete fermarvi a sorseggiare una bibita fresca al bar del laghetto, rilassandovi nella pace del luogo, magari sotto ad un albero, cullati dal canto delle cicale (cosa che ho fatto io). Se avete ancora energie, una visita più approfondita di Esanatoglia non può mancare.
La Valle dei Tufi, fra Mondolfo, San Costanzo e Stacciola rappresenta la destinazione perfetta per una passeggiata diversa dal solito. Come anticipa il nome, infatti, lungo il percorso si incontrano zone tufacee.
La Valle dei Tufi: il percorso
Se volete fare una bella camminata, vi consiglio di partire dalla chiesa della Madonna delle Grotte, dove potete lasciare ance l’auto.
Chiesa della Madonna delle Grotte
Prendete la stradina alla sinistra della chiesetta e iniziate il percorso. Dopo poco, sulla destra, troverete la prima parete di tufo che ospita ancora delle grotte scavate in questo materiale. Camminate lungo la strada principale fino ad arrivare al lago della Grottaccia, dove incontrerete diverse persone che si dilettano nella pesca, al posto dei briganti che un tempo si rifugiavano qui.
Grotte nel tufo
Costeggiate il lago e salite per il sentiero. Il percorso non è complicato, ma le salite non mancano. A fine salita arriverete al piccolo abitato di Stacciola, feudo dei Mauruzi da Tolentino dal 1412. Fermatevi qualche minuto per una breve sosta e per ammirare la bianca chiesa attorno alla quale è sorto tutto l’abitato. Lungo il percorso della Valle dei Tufi, si incontrano panorami mozzafiato, case coloniche e natura a 360° . Pensate che siamo a soli 4 km dal mare, che ovviamente è visibile nelle giornate terse.
Panorami
Nella zona sorgono anche diverse aree pic nic in cui fermarsi per pranzo o solo per ammirare i panorami circostanti. Ci sono anche due fonti, quella piccola di Stacciola e quella più grande di Mondolfo. Proseguendo sul percorso, a volte segnalato da frecce, si incontra una grossa parete di tufo con iscrizioni e disegni, fra cui di sicuro un cavallo, un cuore e un alieno.
Parete di tufo
Ancora qualche centinaio di metri e si raggiunge il bellissimo borgo di San Costanzo, con il suo Teatro della Concordia.
San Costanzo
Questo è uno degli itinerari che potete fare, di sicuro il più completo, ma volendo c’è la possibilità di fare un anello senza raggiungere San Costanzo o di raggiungerlo da un’altra strada. Io ho deciso di ritornare indietro per la stessa strada dopo aver fatto un giretto a San Costanzo.
Il sentiero “La Valle dei Tufi” vi catapulterà a stretto contatto con la natura, i più esperti potranno scorgere anche diverse specie vegetali e animali, come il famoso gruccione. Ci troviamo nelle Marche, in provincia di Pesaro-Urbino e la camminata totale è lunga circa 12 km. Alla prossima camminata, viaggiatrice seriale.
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