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Feste e Sagre in Italia, Italia, Puglia

Gargano:4 motivi per viverlo fuori stagione

Avete un luogo legato alle vacanze estive della vostra infanzia?!
Il mio è la Puglia, nel corso degli anni ci sono stata diverse volte in campeggio con i miei genitori, zii e cugini e sinceramente ho dei ricordi bellissimi, che mi scaldano il cuore.
Torniamo però al presente, ai sei giorni che ho trascorso poco tempo fa in questa regione e più precisamente sul Gargano, ovvero il promontorio situato nella parte settentrionale della Puglia.
Tutti ne avete sentito parlare o ci siete stati almeno una volta nella vita perchè si tratta di uno dei poli turistici più importanti d’Italia, io però voglio spiegarvi perchè vale la pena visitarlo al di fuori del periodo estivo, quando viene preso d’assalto dai turisti.

Visitare con calma i centri storici

Avere la possibilità di visitare il centro storico di una cittadina senza la calca di gente non è cosa da poco.
Immaginatevi di avere l’alloggio in pieno centro storico, poter uscire a piedi dopo aver fatto colazione , e magari accompagnati da una guida, poter ammirare ed apprezzare tutte le bellezze storiche e naturalistiche.

Scorcio dal centro storico di Vieste

L’ho provato in prima persona e mi sono realmente goduta ogni centimetro del centro storico di Vieste e di Mattinata.

Centro storico di Mattinata

Il sole riscaldava la nostra passeggiata, la brezza di mare profumava l’aria e il silenzio generale donava ancora più fascino ai vicoli.

Feste folkloristiche: la Fanoja di San Giuseppe

Da qualche anno è stata riscoperta e valorizzata la tradizione contadina dalla Fanoja.
La fanoja non è altro che un grande falò che i contadini accendevano per propiziare l’arrivo della primavera e celebrare il ritorno alla vita della natura dopo la pausa invernale, infatti San Giuseppe si celebra il 19 Marzo e proprio la notte tra il 18 e il 19 si arriva al clou della festa.
Io ho partecipato sia alla Fanoja di Vieste che a quella di Monte Sant’Angelo e vi assicuro che ho trascorso dei momenti davvero belli.

Fanoja di San Giuseppe

Attorno al fuoco si crea un’atmosfera di festa con canti tradizionali, balli folkloristici e degustazioni di prodotti tipici…. un mix perfetto per trascorrere una piacevole serata.

Percorsi di trekking e passeggiate 

Lo sappiamo tutti che andando nel Gargano in piena estate l’unico pensiero è rivolto al mare,  -giustamente aggiungerei -visto le bollenti temperature e l’acqua cristallina.
Spostando però il soggiorno in primavera o in autunno per esempio, si potrebbe dedicare del tempo alla scoperta dell’entroterra e dei bellissimi percorsi di trekking presenti in zona.

Scorci durante un trekking

Respirare aria buona,praticare sport  passeggiando nel verde ma con una bellissima ricompensa: una veduta pazzesca sul mare.
Altra zona da non perdere è quella della Foresta Umbra, da qui non scorgerete l’azzurro del mare ma vi sentirete completamente in sintonia con la natura….e se sarete fortunati potrete avvistare qualche animaletto.


Andare alla scoperta degli artigiani locali

So benissimo che i negozi sono aperti anche in estate, anzi vi assicuro che in quel periodo saranno molti ma molti di più, ma visitare gli artigiani locali in un periodo fuori stagione vi farà vivere una vera esperienza non limitandovi al semplice acquisto frettoloso del souvenir.

La bottega Lithos

A Vieste per esempio non potete assolutamente perdervi Lithos, un laboratorio di lavorazione della pietra calcarea dove padre e figlio creano delle sculture meravigliose legate alla storia del territorio.
Potrete ammirare con calma le fasi di lavorazione, ascoltare la storia del luogo, fare domande e infine acquistare la scultura che più vi attira.

Potrei continuare con tanti altri motivi:  la cucina succulenta che ci fa tornare a casa sempre con qualche kg in più rispetto all’arrivo, l’affascinante storia della Daunia costellata da leggende, i meravigliosi trabucchi ultracentenari e gli ultimi autentici trabuccolanti, la vicinanza con altri centri storici degni di una visita…..insomma non avrete che l’imbarazzo della scelta.

Trabucco viestano

Parlando sinceramente io adoro la Puglia e ci torno volentieri in ogni periodo dell’anno, ma a seconda della stagione si possono realmente fare esperienze differenti ed apprezzare tutte le bellezze che ha da offrire, quindi dopo averlo provato personalmente vi posso suggerire la zona del Gargano anche fuori stagione.
Sarebbe perfetta per Pasqua o per il ponte a cavallo tra il 25 Aprile e il 1 Maggio….fateci un pensierino.

Grazie a Daunia Press Tour, Comune di Vieste e Regione Puglia.

Alla prossima avventura,
Viaggiatrice Seriale.

Marche

L’Acquedotto Romano di Pesaro

A trent’anni suonati, ieri ho fatto una bella scoperta riguardo alla mia città: a Pesaro abbiamo un Acquedotto Romano di più di 2000 anni ancora funzionante.
Non è bellissimo?
Diciamo che da una parte mi vergogno un po’ per la mia ignoranza ma non lo sapevo,che ci posso fare? Proprio per questo ho deciso di scrivere un articolo, per dare una dritta agli ignari come me.
Grazie alle giornate FAI di Primavera ho preso parte ad una camminata con la guida di una bravissima archeologa che in qualche ora ci ha fatto ripercorrere la storia.
La nostra avventura è iniziata quasi da Novilara, da dove prendendo il Sentiero Santa Croce,siamo scesi fino a Muraglia.

Inizio del Sentiero Santa Croce

Lo sapete che Pesaro prima di essere colonia romana era già abitata dai Piceni?!
Il sentiero che ho citato poco fa, attraversa proprio la zona in cui sorgeva una Necropoli Picena e dove sono state ritrovate più di 400 tombe.
Anni fa era stato creato il Museo Diffuso e diversi pannelli spiegavano tutta la storia, oggi purtroppo credo che il pannello leggibile sia solo uno, ma la storia è davvero interessante.
Ma torniamo alla scoperta maggiore: l’ Acquedotto Romano.
La cosa che personalmente mi sconvolge in senso positivo è che nel 2019 sia ancora funzionante, infatti rifornisce l’acqua alla fontana di Piazza del Popolo e a vari stabilimenti balneari.
Senza entrare nel dettaglio perché non ne ho le competenze, vediamo come ci si presenta l’acquedotto.
La maggior parte dell’impianto è sotterranea, l’unica parte sopraelevata era quella dei quattro archi creati per oltrepassare la Flaminia,ma di tutto ciò oggi è rimasta solo una porzione di muro….. dal quale sembra prendere il nome il quartiere di Muraglia.

Unici resti della parte esterne dell’acquedotto

Proprio nelle campagne di Muraglia sono visibili le uniche parti esterne dell’acquedotto.
Non attinge acqua da una fonte naturale,fu costruito in modo da assorbire acqua dal terreno e incanalarla nella conduttura.
Si identifica facilmente il percorso della conduttura perché ogni 35 metri circa, sorgeva un pozzetto avente la funzione di ingresso per la manutenzione.

Esempio di pozzetto

Se vi recate nella zona degli orti di Muraglia,dirigendovi verso il poligono, in mezzo ai campi vedrete innalzarsi diversi paletti, ognuno dei quali è stato affisso su un singolo pozzetto.

Linea di pozzetti

Questi cartelli indicano che l’impianto è ancora funzionante e sotto la supervisione di Marche Multiservizi.
Pensate come cambia la prospettiva: da un semplice cartello di cui probabilmente non avevo mai letto la scritta ad indicatore di un’opera storica.

Cartelli sui pozzetti

I pozzetti hanno diverse altezze e diverse forme, alcuni sono circolari mentre altri sono rettangolari è proprio grazie al FAI, siamo riusciti a vederne uno scoperto, attraverso una grata di protezione si percepiva l’altezza e la struttura interna.

Interno di un pozzetto

Non mi dilungo ulteriormente perché come detto in precedenza non ne ho le competenze, ma mi sembrava opportuno condividere questa bella scoperta con tutti voi, fosse anche solo per un’unica persona che come me non conosceva l’Acquedotto Romano di Pesaro.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice Seriale.

Italia, Marche

Fossombrone: nido d’amore di Guidobaldo ed Elisabetta

Nel mese dell’amore vi parlo di una località marchigiana legata ad una bella storia d’amore: andiamo a Fossombrone.
Ci troviamo in provincia di Pesaro-Urbino e i protagonisti della storia sono Guidobaldo da Montefeltro ed Elisabetta Gonzaga.
Facciamo un salto indietro alla seconda metà del 1400,quando Fossombrone era la terza realtà del ducato in ordine di grandezza, dopo Urbino e Gubbio.

Veduta dall’ultimo piano della Corte Alta

A quei tempi i matrimoni erano delle vere e proprie alleanze, decise a tavolino dalle famiglie dei futuri sposi e spesso i diretti interessati si vedevano per la prima volta direttamente il giorno della celebrazione.
Molto spesso accadeva quindi che i novelli sposi non si piacessero affatto,ma non fu così per Guidobaldo ed Elisabetta che ebbero un vero e proprio colpo di fulmine e si amarono tantissimo.
Entrambi di bell’aspetto e dalle stesse passioni, amavano andare a caccia e si ritrovarono a sposarsi all’età di 17 anni lui e 18 lei, il 9 di febbraio e i festeggiamenti si protrassero fino al giorno 20.
In seguito all’invasione del ducato da parte del duca Valentino, Guidobaldo fu costretto a fuggire per salvarsi la pelle e raggiunse Elisabetta a Mantova,per poi trasferirsi a Venezia dove vissero fin quando non riuscirono ad impossessarsi di nuovo del ducato.

Facciata di un’ala aggiuntiva della Corte Alta

Non ebbero figli e girava anche voce che non avessero consumato il matrimonio, così il pontefice per cercare di salvarli dalla rovina propose loro di rendere nullo il matrimonio proprio perché non consumato, in modo tale che Guidobaldo poi potesse diventare cardinale ed Elisabetta potesse essere presa in moglie da un benestante.
Entrambi si opposero fortemente in nome del loro vero amore.
Ritornati a Fossombrone però non ebbero tanti giorni felici in quanto Guidobaldo all’età di soli 35 anni venne a mancare ed Elisabetta non volle mai più risposarsi, restando così fedele per sempre al suo grande amore.
Fu proprio nella Corte Alta di Fossombrone che il duca passò a miglior vita; si dice che decise di trasferirsi in questa residenza perché respirava un’aria migliore.
Gli appartamenti reali oggi sono occupati dal Museo Archeologico che ospita tanti reperti recuperati nella zona circostante a Fossombrone e dalla Pinacoteca ma durante la visita vi suggerisco di porre la vostra attenzione sul particolare scenario teatrale dipinto direttamente sulla parete.

Scenario Teatrale

Pare che negli ultimi mesi di vita di Guidobaldo furono organizzati addirittura due spettacoli teatrali, nella speranza di distrarre il duca dalla malattia.
Con la morte di Guidobaldo terminò la discendenza dei da Montefeltro.

Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Toscana

5 cose da fare a Pistoia

Pistoia, una vera scoperta nel cuore della Toscana.
Forse non rientra fra le città italiane più famose o molto più semplicemente è un po’ offuscata dalla vicina (e stupenda) Firenze.
Contrastando le due teorie appena indicate, il mio consiglio è quello di aggiungere alla vosta lista Pistoia; ricca di monumenti, con una storia antichissima e un approccio rivolto alla modernità saprà accontentare – se non superare – le vostre aspettative.
Si è ben capito che ne sono rimasta affascinata, ma veniamo al dunque:
cosa vedere?

La cattedrale di San Zeno

Si tratta del principale luogo di culto cattolico di Pistoia e sembra risalire addirittura al 923; nel corso dei secoli ha subito varie modifiche e oggi accoglie i fedeli con la sua facciata in stile romanico. Imponente con le sue tre navate, ospita il prezioso altare argenteo, testimonianza dell’oreficeria gotica italiana.

Cattedrale di San Zeno

Ingresso gratuito ( biglietto a pagamento per l’altare argenteo).
Al suo fianco svetta l’alto campanile in stile gotico, dalla cui sommità è possibile ammirare tutta Pistoia dall’alto….dopo aver fatto circa 200 scalini. (ingresso a pagamento)
Il complesso della cattedrale, dedicato a San  Zeno e San Jacopo, include anche il Battistero.

Battistero

Proprio di fronte alla cattedrale sorge quest’altro monumento dalla forma ottagonale, molto più d’impatto esternamente -per via della scelta del marmo bicromo,secondo la tradizione pistoiese- che internamente a mio avviso.

Piazza della Sala

Immancabile una tappa in questa carinissima piazza, antico centro della città sotto il regno dei Longobardi e oggi sede del mercato cittadino, ma anche punto d’incontro.

Piazza della Sala

Circondata da enoteche,bar e botteghe, è il luogo giusto per la pausa pranzo.

Ospedale del Ceppo

Antico ospedale nel centro città, risalente alla fine del 1200 e rimasto attivo fino al 2013.
L’interno non è visitabile, ma vi consiglio di passarci davanti per ammirare il fregio e i medaglioni di terracotta invetriata raffigurante le Sette Opere di Misericordia.

Ospedale del Ceppo

Una volta arrivati qui, vi consiglio di prendere parte alla visita di Pistoia Sotterranea per compiere un viaggio nel labirinto della storia. Oltrepassato l’ingresso dell’ospedale, trovate la biglietteria. (Mi sarebbe piaciuto fare questa visita, ma come sapete la fortuna non mi accompagna spesso e quel giorno non effettuavano visite a causa di un concerto.Andateci e fatemi sapere cosa mi sono persa).

Basilica della Madonna dell’Umiltà

La città di Pistoia vanta tantissime chiese, questa merita una visita per l’emorme cupola alta 59 metri realizzata da Giorgio Vasari.

Per una giornata alla scoperta di Pistoia queste sono le attrazioni principali, ma non ponetevi troppi limiti e non fate troppi programmi; passeggiate liberamente per il centro storico, entrate ad ammirare gli interni delle tantissime chiese, fermatevi per un attimo in Piazza Duomo e guardatevi intorno;

Palazzo Comunale

 sporgetevi sull’uscio del Palazzo Comunale, gustate un buon piatto tipico e se avete ancora tempo chiedete informazioni sui vari musei disponibili.

Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche

La Grotta Ipogeo di Piagge

La Grotta Ipogeo di Piagge : una meraviglia inaspettata.
Ci troviamo nelle Marche, in provincia di Pesaro-Urbino e più precisamente nel comune di Terre Roveresche.
Proprio nel centro storico, in prossimità dell’ingresso medievale del castello, è ubicato l’ingresso alla grotta.

Grotta Ipogeo di Piagge

Conservatasi in perfette condizioni fino ai giorni nostri, ha svolto la funzione di cantina e magazzino fino a pochi decenni fa: c’è chi ricorda che proprio qui venivano conservati prosciutti e lonze e chi invece ci veniva a giocare.
La sua storia però è molto più antica, sembra infatti risalire all’epoca romana (paleocristiana).
Si tratta di un esempio unico nel suo genere: di pianta basilicale ha sicuramente svolto la funzione di luogo di culto con la sua pianta cruciforme arricchita da nicchie e decorazioni geometrico-simboliche in rilievo.
Proprio queste ultime meritano un’attenzione particoalre a mio avviso perchè sono di una precisione estrema e hanno la particolarità di essere rappresentazioni simmetriche,altro rimando al luogo di culto.
Si tratta di simboli cristiani antichissimi.

Decorazioni simmetriche 

Non si è arrivati ancora ad una verità assoluta, è in fase di studio e la cosa davvero interessante è che continuamente vengono fatte delle nuove scoperte in merito al suo utilizzo e alla sua datazione: quelle che fino a poco tempo fa erano viste come delle semplici linee, potrebbero rappresentare delle lettere precise.
E’ un luogo piccino ma che racchiude in sè un fascino enorme.
La grotta è venuta alla luce grazie ad una ricerca storica effettuata dall’architetto Gabriele Polverari nel 1996 ma è stata aperta al pubblico dopo i vari lavori di restauro e di messa in sicurezza solo nel 2016.

Dettaglio decorazione

Io continuerò a seguire le notizie in merito in quanto l’ipogeo mi ha letteralmente affascinato, se siete curiosi di vedere questo piccolo capolavoro potete farlo il sabato dalle 17 alle 20.
Dimenticavo di dire che anche il punto di accesso è davvero interessante; si devono infatti scendere una ventina di gradini scavati nell’arenaria per raggiungere il sotterraneo.

Scala d’accesso

Il locale attiguo alla grotta invece è utilizzato come spazio espositivo, quindi oltre ad ammirare lo spettacolo antico dell’ipogeo, nella stessa occasione potrete ammirare anche un altro genere di arte.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.

Feste e Sagre in Italia, Puglia

San Trifone: tra tradizione e innovazione ad Adelfia

Una volta l’anno, come fosse capodanno, il Comune di Adelfia (BA) si trasforma in qualcosa di veramente unico in onore della Festa di San Trifone.
Durante questa Festa Patronale – tra le più grandi (se non la più grande in assoluto) del sud Italia – si vivono giorni divisi tra la fede e le tradizioni popolari, il tutto a ritmo di fuochi d’artificio.
Grazie al press tour organizzato dal Comune di Adelfia in collaborazione con il GAL Sud Est Barese, ho avuto l’opportunità di vivere questo immenso spettacolo in prima persona e sono rimasta letteralmente senza parole.

La Festa Patronale

La festa in realtà dura 11 giorni (1-11 novembre) ma l’apice dei festeggiamenti si raggiunge nei tre giorni conclusivi.
Mi è stato chiesto quale fosse l’immagine riuassuntiva di tutta questa esperienza e a mio avviso la risposta può essere solo una: le luminarie.

Luminarie di San Trifone

La sera del 9 novembre infatti, tutta la folla si riunisce nel centro storico e con pazienza e curiosità attende – con il naso all’insù – il momento in cui la mega struttura posizionata nei giorni precedenti prende vita.
La vera e propria attesa finisce nell’istante in cui il quandro del Santo varca il primo arco di luci, da quel momento in poi le luminarie prendono vita, accendendosi una di seguito all’altra, solo dopo essere state oltrepassate…..questo crea uno spettacolo meraviglioso, un tripudio di colori che passo dopo passo crea l’opera definitiva.
Le luminarie sono un aspetto legato alla tradizione, la famiglia Faniuolo si è occupata quest’anno, per il 100esimo anno, dell’installazione e la cosa sorprendente è che ogni anno i motivi e i disegni cambiano.
Affascinati e ammutoliti davanti a tanta meraviglia, ci siamo goduti non solo lo spettacolo delle luminarie ma anche quello dei fuochi d’artificio come ciliegina sulla torta.

Luminarie di Adelfia

Oltre al lato religioso, la festa di San Trifone ha un lato anche commerciale, infatti si può parlare di una vera e propria fiera, in cui persone da ogni parte d’Italia si ritrovano per stipulare contratti.
I fuochi d’artificio e i meccanismi per poterli sparare rappresentano uno dei maggiori interessi.
Sulla circonvallazione infatti si possono trovare tantissime bancarelle con gli ultimi dispositivi usciti sul mercato.
Per quanto riguarda i fuochi poi, questo è il luogo in cui mostrare la propria bravura e le proprie capacità e ricevere ingaggi per altre feste patronali o meno.
Il sabato mattina, abbiamo raggiunto lo stesso luogo della sera precedente e strada facendo, abbiamo assistituo ad un altro tipo di “compravendita”: questa volta erano i direttori d’orchestra a firmare contratti per suonare con le proprie bande in tante altre feste.

Banda musicale a san Trifone

Le bande che si intravedono ad Adelfia sono davvero molteplici e si danno il cambio nell’esibirsi sotto il gazzebo, allietando i pellegrini e i turisti in attesa della “Riffa“.
Il 10 novembre, giorno di San Trifone, ,la statua del Santo viene portata in processione e la mattina si disputa una vera e propria asta per aggiudicarsi l’onore di portare San Trifone sulle proprie spalle.
Chiudete gli occhi e immaginatevi questa scena: migliaia di persone che riempono la piazza e le vie laterali, il Presidente del Comitato che dà il via all’asta e in men che non si dica si sentono offerte da capogiro…ecco, questa è la Riffa.

La Riffa di san Trifone

Quest’anno i vincitori si sono aggiudicati l’asta con ben 23.300 € (giusto o sbagliato non lo so, so solo che possiamo considerare il tutto una vera e propria tradizione).
Le offerte però arrivano da ogni parte del mondo, non solo dai cittadini di Adelfia e dalle realtà limitrofe, ma anche da oltreoceano. Si tratta di una festa talmente sentita anche da cittadini emigrati all’estero, che non potendo partecipare a questo evento fisicamente, vogliono almeno farlo con un contributo.
Credenti,turisti, pellegrini,scettici, curiosi, appassionati di folklore…..San Trifone richiama davvero ogni tipo di persona.
Siamo giunti al momento della processione; la statua del Santo viene fatta uscire dalla Chiesa di San Nicola e i vincitori dell’asta la portano sulle spalle per le vie del paese, attraversando un vero e proprio mare di persone in attesa di poter venerare San Trifone.

La Statua di San Trifone

Davanti alla porta di Adelfia avviene la consegna simbolica delle chiavi della città al Santo.
Ma chi era San Trifone e perchè è il Patrono?
San Trifone è un martire cristiano vissuto nell’attuale Turchia e condannato a morte dai romani per non aver rinnegato la propria cristianità; arrivò in Puglia grazie ad un prete greco ortodosso che ne diffuse il culto a partire dall’anno 982 data in cui fu fondato il paese di Monte Roni (Montrone) ma fu in seguito alla peste del 1770 che la devozione degli abitanti divenne ancora più importante.

Tradizioni e folklore


Come ogni festa, anche quella di San Trifone ha le proprie tradizioni al di fuori della religione.
Affrontiamo subito il lato enogastronomico: immense tavolate vengono imbandite per le strade del centro storico, dalla mattina all’alba si cucina carne d’agnello che si consumerà poi durante tutto l’arco della giornata accompagnata da vino rosso.

Carne di agnello alla brace

Grandi braci vengono sistemate all’esterno e i vari macellai cuociono kg e kg di carne.
Tende da campeggio vengono montate nelle vie più centrali e i più temerari ci trascorrono la notte in modo tale da avere una posizione privilegiata il mattino seguente.
In passato nei giorni di festa non ci si poteva permettere nessun tipo di leccornia, così venne preso il sedano come simbolo….. tutt’oggi troverete delle intere bancarelle di sedano per le vie del centro e vi assicuro che sono davvero caratteristiche.

Bancarella di sedano

I fuochi d’artificio tornano ad essere i protagonisti della giornata e tutte le persone che al mattino hanno partecipato alla processione e poi hanno banchettato con l’agnello, si scelgono una posizione privilegiata per ammirare i fuochi d’artificio diurni.
Non mi sono sbagliata, avete letto bene i fuochi vengono sparati di giorno (è stata la prima volta anche per me, non ne avevo mai sentito parlare).

Fuochi d’artificio di giorno

Praticamente si svolge una sorta di gara tra i fuochisti di maggiore prestigio e al contrario di quelli notturni non saranno i colori ad essere valutati, ma il suono e il ritmo.
Esatto, i fuochi d’artificio hanno un ritmo ben preciso secondo il quale devono essere sparati e vi assicuro che gli attimi finali di ogni esibizione sono stati davvero “ritmati”….. diciamo quasi delle esplosioni! Delle strisce di colore poi hanno portato allegria sulla tavolozza azzurra del cielo.

Adelfia


Ma dove ci troviamo esattamente?!
Tutta questa meravigliosa e imponente festa si svolge ad Adelfia, comune della città metropolitana di Bari ma una precisazione è d’obbligo.
Adelfia ha una particolarità molto importante, forse è addirittura l’unica nel suo genere: ha due centri storici, due chiese madri, due feste patronali, due poste….tutto questo perchè è il frutto dell’unione di Montrone e di Canneto voluta da Mussolini.
La dualità culturale è molto forte, pur essendo praticamente sullo stesso suolo – non c’è infatti un vero e priprio confine tra i due rioni ma solo una colonna sormontata da una croce – gli abitanti delle due realtà si sentono molto diversi e guai a voi a confondere uno di Canneto con uno di Montrone!

Dove Mangiare


Se capitate ad Adelfia e siete alla ricerca di un buon posticino in cui fermarvi a pranzo o cena, vi consiglio il ristorante tipico “I Fuochi” in cui gustare piatti della tradizione.

Cucina tipica

Se siete invece più tipi da hamburger, non potete assolutamente perdervi il ristorante Officina aperto da un giovane ragazzo proprio dove una volta sorgeva una vecchia officina.
La scelta delle birre è notevole e i panini sono strepitosi, rielaborati con prodotti prettamente locali ( non fa solo panini ma ogni tipo di piatto, però se mi posso permettere un panino assaggiatelo).

Con ancora in mente le immagini delle luminarie, i botti dei fuochi d’artificio, il fiume di persone per la processione e l’odore di carne di agnello vi saluto e vi consiglio di appuntarvi in agenda questa festa perchè ne vale assolutamente la pena.
Un connubio perfetto tra tradizione e innovazione.
Grazie ai miei compagni di avventura, alla prossima festa
Viaggiatrice Seriale.

Italia, Marche

Alla scoperta di Montecassiano grazie al photowalk

Marche, le scoprirai all’infinito” come diceva il famoso Dustin Offman nello spot di qualche anno fa.
In effetti sono una scoperta continua, un innamoramento continuo da parte di una marchigiana doc che non perde occasione di visitare qualche chicca sconosciuta e che spera di trasmettervi almeno un po’ di curiosità,così da toccare con mano in prima persona quello che leggete su uno schermo.
Grazie ai photowalk organizzati dalla Regione Marche e Fondazione Marche Cultura attraverso il suo Social Media Team, quest’anno ho scoperto dei veri tesori marchigiani, e oggi vi parlo di Montecassiano.

Scorci di Montecassiano

Ci troviamo in provincia di Macerata, più precisamente tra le sue colline e per introdurvi in punta di piedi in questo gioiellino, vi dico che vanta diversi riconoscimenti: fa parte dei Borghi più belli d’Italia, è Bandiera Arancione e vanta anche la Spiga Verde.
Le premesse ci sono tutte, ora andiamo a perderci tra i suoi vicoli.
Di impronta medievale, il borgo è circondato da una cinta muraria e ha la particolarità di avere tutte le vie concentriche tra loro; come primo consiglio vi suggerisco di passeggiare tra i vicoli senza una meta precisa, ma ammirando la bellezza dei diversi scorci.

COSA VEDERE

Dopo un’idea iniziale che vi permette di teletrasportarvi indietro nel tempo, è arrivato il momento di visitare le attrazioni principali.

Piazza Unità d’Italia
E’ la piazza principale di Montecassiano, su di essa di affacciano importanti e maestosi edifici come il Palazzo dei Priori (il mio preferito), oggi sede del Comune, che negli anni subì diversi restauri che ne cambiarono il disegno originale.

Piazza della Libertà

Su un altro lato troviamo la Chiesa di San Marco che non ebbe – come si tenderebbe a pensare – solamente una funzione religiosa, ma per un periodo fu la sala del consiglio.

Chiesa di San Marco

Per ovvie ragioni serviva una buona illuminazione e ancora oggi trovate al suo interno tanti lampadari,ma la vera attrazione della chiesa è il dipinto della Madonna che allatta,luogo di preghiera per le donne che desideravano avere un figlio.

Pinacoteca 
All’interno del Palazzo Compagnucci  – che si affaccia sempre sulla piazza – si trova la pinacoteca civica che vi consiglio di non perdere; le opere al suo interno sono interessanti ma il piano nobiliare a mio avviso è esso stesso un’opera….tutte le sale sono affrescate rendendo omaggio a temi differenti.

Piano nobiliare di Palazzo Compagnucci


Collegiata di Santa Maria Assunta
A pochissimi metri di distanza dall’ingresso del palazzo sopracitato, sorge la Collegiata di Santa Maria Assunta.

Pala di Mattia della Robbia

La chiesa è abbastanza imponente ma la vera attrazione si trova sulla sinistra dell’altare e stiamo parlando della pala policroma di Mattia della Robbia raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Sebastiano e Rocco.

ESPERIENZE DA NON PERDERE 

Montecassiano è la patria dei sughitti, pensate che in loro onore si svolge anche la sagra dei sughitti il primo fine settimana di ottobre.
Non li conoscete? Si tratta di un dolce composto dal mosto avanzato dalla vendemmia,farina di granoturco e noci.

Sagra dei sughitti

Proprio parlando di vendemmia, il periodo era perfetto, così nella bella piazza abbiamo fatto un salto indietro nel tempo ammirando una ragazza pigiare l’uva a piedi scalzi.

La pigiatura dell’uva

Il borgo di Montecassiano vanta anche un’altra tradizione da non perdere ovvero il saltarello.

Ballo tradizionale: il saltarello

Accompagnati dalla musica del gruppo folkloristico “La Cocolla de Mojia” e guidati passo a passo dai veri ballerini, ci siamo cimentati anche noi in questo ballo tradizionale e ci siamo proprio divertiti.

Le Marche racchiudono tantissimi tesori e grazie ai photowalk, anche quest’anno, ne abbiamo scoperti altri (photowalk Acqualagna), ma vi invito a continaure l’esplorazione…..ve ne innamorerete.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.

Feste e Sagre in Italia, Italia, Marche

Festival della Pizza Rossini a Pesaro

La pizza sta all’Italia come la Pizza Rossini sta a Pesaro.
Si tratta della pizza che prende il nome dal celebre compositore pesarese, simbolo indiscusso della città marchigiana.
Tale pizza viene preparata solamente qui, se vi spostate nella prima città a nord o a sud, non ve la serviranno….e se vi spostate di qualche altro km è probabile che non sappiano nemmeno di cosa si tratta.
Ma veniamo al dunque e cioè alla composizione della pizza rossini: base margherita ,uovo sodo e maionese.



Ok, so già che leggendo gli ingredienti qualcuno potrà storcere il naso, è quello che fanno tutti i forestieri prima di assaggiarla, per poi ricredersi totalmente ed innamorarsene.
Noi la mangiamo a qualsiasi ora: per colazione, per merenda,per cena e anche come spuntino notturno….non si dice mai no ad una pizza rossini.
In questi giorni a Pesaro si svolge un festival dedicato a tale prelibatezza con votazione delle migliori pizze, assaggi, spettacoli e tanto altro.
Fate un salto in Piazza del Popolo entro domenica sera 30 settembre e vi si aprirà un mondo!
Alla prossima sagra,
Viaggiatrice seriale!

Italia, Marche

Villa Imperiale di Pesaro: un tesoro del Rinascimento italiano

Durante una visita alla città di Pesaro, da non perdere assolutamente è Villa Imperiale.
Si tratta di una villa di delizia collocata sul Monte San Bartolo a pochi km dal centro della città; venne costruita tra la seconda metà e la fine del 1400 per volere della famiglia Sforza.
Verso la metà del 1500 diventò un casino di caccia e raggiunse il suo massimo splendore sotto la famiglia Della Rovere; in questo periodo infatti la villa venne ampliata ed affrescata.

La Villa Imperiale di Pesaro è considerata una della opere più sorprendenti del Rinascimento italiano tanto che i suoi affreschi sono riportati anche su libri di testo d’arte e vengono organizzati incontri con studenti provenienti da tutto il mondo.
Al suo interno si trovano otto sale affrescate, di una bellezza disarmante.
Molte di esse raffigurano momenti importanti della vita di Francesco Maria I Della Rovere.
A mio avviso la più bella è senza ombra di dubbio la sala delle Cariatidi.
Vennero coinvolti diversi artisti come Raffaellino del Colle, i fratelli Dossi e Agnolo Bronzino.
Nel corso degli anni purtroppo però la villa subì notevoli danni soprattutto nel periodo in cui diede riparo ai Gesuiti, i quali distrussero e deturparono diversi affreschi.

Un aspetto davvero interessante è quello paesaggistico e l’intero merito è dell’architetto Gerolamo Genga il quale riuscì ad integrare la struttura preesistente al territorio circostante creando dei giardini su più livelli.
Camminando fra le corti, i giardini e le terrazze, è impossibile non immaginare come fosse la vita ai tempi dei Della Rovere.
Un’iscrizione sulle pareti del cortile esterno ci indica che la villa fosse un dono di Eleonora Gonzaga nei confronti del Duca, come luogo in cui riposarsi dopo le fatiche delle varie battaglie: giusto un pensierino direi!
Vi consiglio veramente una visita, ne vale assolutamente la pena.

Info utili
Essendo di proprietà privata, non è possibile visitare la villa tutti i giorni, ma solo il mercoledì da giugno a settembre previa prenotazione. Il costo del biglietto è di 13 euro e comprende anche il trasporto in autobus.
Per tutte le info consultate il sito.

Se amate le ville storiche, poco distante non perdetevi Villa Caprile.

Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.

Feste e Sagre in Italia, Italia, Marche

Fiera Cavalli di Cantiano

Chi non conosce Furia?!?
Impossibile vero?!
Se siete amanti dei cavalli non potete perdervi l’evento che si terrà a Cantiano, in provincia di Pesaro-Urbino i giorni 13-14 e 21 ottobre 2018.
Si svolgerà la Cantiano Fiera Cavalli, una manifestazione rivolta  agli allevatori, agli appassionati, alle famiglie e ai curiosi.
Poterete ammirare centinaia di esemplari di cavallo.

Un momento molto bello sarà sicuramente l’arrivo di più di 100 cavalli che scendono dai pascoli di montagna, ovvero il rito della transumanza.
Oltre ai bellissimi animali il lato gastronomico non è affatto lasciato da parte; ci sarà infatti il salone delle tipicità e gastronomia locale dove potrete assaggiare il pane di Chiaserna, la birra del Catria o i tartufi del territorio.
Segnatelo in agenda, è di sicuro un’ottima tappa per il prossimo weekend.
Alla prossima sagra,
Viaggiatrice seriale.