Pistoia, una vera scoperta nel cuore della Toscana.
Forse non rientra fra le città italiane più famose o molto più semplicemente è un po’ offuscata dalla vicina (e stupenda) Firenze.
Contrastando le due teorie appena indicate, il mio consiglio è quello di aggiungere alla vosta lista Pistoia; ricca di monumenti, con una storia antichissima e un approccio rivolto alla modernità saprà accontentare – se non superare – le vostre aspettative.
Si è ben capito che ne sono rimasta affascinata, ma veniamo al dunque: cosa vedere? La cattedrale di San Zeno Si tratta del principale luogo di culto cattolico di Pistoia e sembra risalire addirittura al 923; nel corso dei secoli ha subito varie modifiche e oggi accoglie i fedeli con la sua facciata in stile romanico. Imponente con le sue tre navate, ospita il prezioso altare argenteo, testimonianza dell’oreficeria gotica italiana.
Cattedrale di San Zeno
Ingresso gratuito ( biglietto a pagamento per l’altare argenteo).
Al suo fianco svetta l’alto campanile in stile gotico, dalla cui sommità è possibile ammirare tutta Pistoia dall’alto….dopo aver fatto circa 200 scalini. (ingresso a pagamento)
Il complesso della cattedrale, dedicato a San Zeno e San Jacopo, include anche il Battistero.
Battistero
Proprio di fronte alla cattedrale sorge quest’altro monumento dalla forma ottagonale, molto più d’impatto esternamente -per via della scelta del marmo bicromo,secondo la tradizione pistoiese- che internamente a mio avviso. Piazza della Sala
Immancabile una tappa in questa carinissima piazza, antico centro della città sotto il regno dei Longobardi e oggi sede del mercato cittadino, ma anche punto d’incontro.
Piazza della Sala
Circondata da enoteche,bar e botteghe, è il luogo giusto per la pausa pranzo.
Ospedale del Ceppo
Antico ospedale nel centro città, risalente alla fine del 1200 e rimasto attivo fino al 2013.
L’interno non è visitabile, ma vi consiglio di passarci davanti per ammirare il fregio e i medaglioni di terracotta invetriata raffigurante le Sette Opere di Misericordia.
Ospedale del Ceppo
Una volta arrivati qui, vi consiglio di prendere parte alla visita di Pistoia Sotterranea per compiere un viaggio nel labirinto della storia. Oltrepassato l’ingresso dell’ospedale, trovate la biglietteria. (Mi sarebbe piaciuto fare questa visita, ma come sapete la fortuna non mi accompagna spesso e quel giorno non effettuavano visite a causa di un concerto.Andateci e fatemi sapere cosa mi sono persa).
Basilica della Madonna dell’Umiltà La città di Pistoia vanta tantissime chiese, questa merita una visita per l’emorme cupola alta 59 metri realizzata da Giorgio Vasari.
Per una giornata alla scoperta di Pistoia queste sono le attrazioni principali, ma non ponetevi troppi limiti e non fate troppi programmi; passeggiate liberamente per il centro storico, entrate ad ammirare gli interni delle tantissime chiese, fermatevi per un attimo in Piazza Duomo e guardatevi intorno;
Palazzo Comunale
sporgetevi sull’uscio del Palazzo Comunale, gustate un buon piatto tipico e se avete ancora tempo chiedete informazioni sui vari musei disponibili.
La Grotta Ipogeo di Piagge : una meraviglia inaspettata.
Ci troviamo nelle Marche, in provincia di Pesaro-Urbino e più precisamente nel comune di Terre Roveresche.
Proprio nel centro storico, in prossimità dell’ingresso medievale del castello, è ubicato l’ingresso alla grotta.
Grotta Ipogeo di Piagge
Conservatasi in perfette condizioni fino ai giorni nostri, ha svolto la funzione di cantina e magazzino fino a pochi decenni fa: c’è chi ricorda che proprio qui venivano conservati prosciutti e lonze e chi invece ci veniva a giocare.
La sua storia però è molto più antica, sembra infatti risalire all’epoca romana (paleocristiana).
Si tratta di un esempio unico nel suo genere: di pianta basilicale ha sicuramente svolto la funzione di luogo di culto con la sua pianta cruciforme arricchita da nicchie e decorazioni geometrico-simboliche in rilievo.
Proprio queste ultime meritano un’attenzione particoalre a mio avviso perchè sono di una precisione estrema e hanno la particolarità di essere rappresentazioni simmetriche,altro rimando al luogo di culto.
Si tratta di simboli cristiani antichissimi.
Decorazioni simmetriche
Non si è arrivati ancora ad una verità assoluta, è in fase di studio e la cosa davvero interessante è che continuamente vengono fatte delle nuove scoperte in merito al suo utilizzo e alla sua datazione: quelle che fino a poco tempo fa erano viste come delle semplici linee, potrebbero rappresentare delle lettere precise. E’ un luogo piccino ma che racchiude in sè un fascino enorme.
La grotta è venuta alla luce grazie ad una ricerca storica effettuata dall’architetto Gabriele Polverari nel 1996 ma è stata aperta al pubblico dopo i vari lavori di restauro e di messa in sicurezza solo nel 2016.
Dettaglio decorazione
Io continuerò a seguire le notizie in merito in quanto l’ipogeo mi ha letteralmente affascinato, se siete curiosi di vedere questo piccolo capolavoro potete farlo il sabato dalle 17 alle 20.
Dimenticavo di dire che anche il punto di accesso è davvero interessante; si devono infatti scendere una ventina di gradini scavati nell’arenaria per raggiungere il sotterraneo.
Scala d’accesso
Il locale attiguo alla grotta invece è utilizzato come spazio espositivo, quindi oltre ad ammirare lo spettacolo antico dell’ipogeo, nella stessa occasione potrete ammirare anche un altro genere di arte.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.
Una volta l’anno, come fosse capodanno, il Comune di Adelfia (BA) si trasforma in qualcosa di veramente unico in onore della Festa di San Trifone.
Durante questa Festa Patronale – tra le più grandi (se non la più grande in assoluto) del sud Italia – si vivono giorni divisi tra la fede e le tradizioni popolari, il tutto a ritmo di fuochi d’artificio.
Grazie al press tour organizzato dal Comune di Adelfia in collaborazione con il GAL Sud Est Barese, ho avuto l’opportunità di vivere questo immenso spettacolo in prima persona e sono rimasta letteralmente senza parole.
La Festa Patronale
La festa in realtà dura 11 giorni (1-11 novembre) ma l’apice dei festeggiamenti si raggiunge nei tre giorni conclusivi.
Mi è stato chiesto quale fosse l’immagine riuassuntiva di tutta questa esperienza e a mio avviso la risposta può essere solo una: le luminarie.
Luminarie di San Trifone
La sera del 9 novembre infatti, tutta la folla si riunisce nel centro storico e con pazienza e curiosità attende – con il naso all’insù – il momento in cui la mega struttura posizionata nei giorni precedenti prende vita.
La vera e propria attesa finisce nell’istante in cui il quandro del Santo varca il primo arco di luci, da quel momento in poi le luminarie prendono vita, accendendosi una di seguito all’altra, solo dopo essere state oltrepassate…..questo crea uno spettacolo meraviglioso, un tripudio di colori che passo dopo passo crea l’opera definitiva.
Le luminarie sono un aspetto legato alla tradizione, la famiglia Faniuolo si è occupata quest’anno, per il 100esimo anno, dell’installazione e la cosa sorprendente è che ogni anno i motivi e i disegni cambiano.
Affascinati e ammutoliti davanti a tanta meraviglia, ci siamo goduti non solo lo spettacolo delle luminarie ma anche quello dei fuochi d’artificio come ciliegina sulla torta.
Luminarie di Adelfia
Oltre al lato religioso, la festa di San Trifone ha un lato anche commerciale, infatti si può parlare di una vera e propria fiera, in cui persone da ogni parte d’Italia si ritrovano per stipulare contratti.
I fuochi d’artificio e i meccanismi per poterli sparare rappresentano uno dei maggiori interessi.
Sulla circonvallazione infatti si possono trovare tantissime bancarelle con gli ultimi dispositivi usciti sul mercato.
Per quanto riguarda i fuochi poi, questo è il luogo in cui mostrare la propria bravura e le proprie capacità e ricevere ingaggi per altre feste patronali o meno.
Il sabato mattina, abbiamo raggiunto lo stesso luogo della sera precedente e strada facendo, abbiamo assistituo ad un altro tipo di “compravendita”: questa volta erano i direttori d’orchestra a firmare contratti per suonare con le proprie bande in tante altre feste.
Banda musicale a san Trifone
Le bande che si intravedono ad Adelfia sono davvero molteplici e si danno il cambio nell’esibirsi sotto il gazzebo, allietando i pellegrini e i turisti in attesa della “Riffa“.
Il 10 novembre, giorno di San Trifone, ,la statua del Santo viene portata in processione e la mattina si disputa una vera e propria asta per aggiudicarsi l’onore di portare San Trifone sulle proprie spalle.
Chiudete gli occhi e immaginatevi questa scena: migliaia di persone che riempono la piazza e le vie laterali, il Presidente del Comitato che dà il via all’asta e in men che non si dica si sentono offerte da capogiro…ecco, questa è la Riffa.
La Riffa di san Trifone
Quest’anno i vincitori si sono aggiudicati l’asta con ben 23.300 € (giusto o sbagliato non lo so, so solo che possiamo considerare il tutto una vera e propria tradizione).
Le offerte però arrivano da ogni parte del mondo, non solo dai cittadini di Adelfia e dalle realtà limitrofe, ma anche da oltreoceano. Si tratta di una festa talmente sentita anche da cittadini emigrati all’estero, che non potendo partecipare a questo evento fisicamente, vogliono almeno farlo con un contributo.
Credenti,turisti, pellegrini,scettici, curiosi, appassionati di folklore…..San Trifone richiama davvero ogni tipo di persona.
Siamo giunti al momento della processione; la statua del Santo viene fatta uscire dalla Chiesa di San Nicola e i vincitori dell’asta la portano sulle spalle per le vie del paese, attraversando un vero e proprio mare di persone in attesa di poter venerare San Trifone.
La Statua di San Trifone
Davanti alla porta di Adelfia avviene la consegna simbolica delle chiavi della città al Santo. Ma chi era San Trifone e perchè è il Patrono?
San Trifone è un martire cristiano vissuto nell’attuale Turchia e condannato a morte dai romani per non aver rinnegato la propria cristianità; arrivò in Puglia grazie ad un prete greco ortodosso che ne diffuse il culto a partire dall’anno 982 data in cui fu fondato il paese di Monte Roni (Montrone) ma fu in seguito alla peste del 1770 che la devozione degli abitanti divenne ancora più importante.
Tradizioni e folklore
Come ogni festa, anche quella di San Trifone ha le proprie tradizioni al di fuori della religione.
Affrontiamo subito il lato enogastronomico: immense tavolate vengono imbandite per le strade del centro storico, dalla mattina all’alba si cucina carne d’agnello che si consumerà poi durante tutto l’arco della giornata accompagnata da vino rosso.
Carne di agnello alla brace
Grandi braci vengono sistemate all’esterno e i vari macellai cuociono kg e kg di carne.
Tende da campeggio vengono montate nelle vie più centrali e i più temerari ci trascorrono la notte in modo tale da avere una posizione privilegiata il mattino seguente.
In passato nei giorni di festa non ci si poteva permettere nessun tipo di leccornia, così venne preso il sedano come simbolo….. tutt’oggi troverete delle intere bancarelle di sedano per le vie del centro e vi assicuro che sono davvero caratteristiche.
Bancarella di sedano
I fuochi d’artificio tornano ad essere i protagonisti della giornata e tutte le persone che al mattino hanno partecipato alla processione e poi hanno banchettato con l’agnello, si scelgono una posizione privilegiata per ammirare i fuochi d’artificio diurni.
Non mi sono sbagliata, avete letto bene i fuochi vengono sparati di giorno (è stata la prima volta anche per me, non ne avevo mai sentito parlare).
Fuochi d’artificio di giorno
Praticamente si svolge una sorta di gara tra i fuochisti di maggiore prestigio e al contrario di quelli notturni non saranno i colori ad essere valutati, ma il suono e il ritmo.
Esatto, i fuochi d’artificio hanno un ritmo ben preciso secondo il quale devono essere sparati e vi assicuro che gli attimi finali di ogni esibizione sono stati davvero “ritmati”….. diciamo quasi delle esplosioni! Delle strisce di colore poi hanno portato allegria sulla tavolozza azzurra del cielo.
Adelfia
Ma dove ci troviamo esattamente?!
Tutta questa meravigliosa e imponente festa si svolge ad Adelfia, comune della città metropolitana di Bari ma una precisazione è d’obbligo.
Adelfia ha una particolarità molto importante, forse è addirittura l’unica nel suo genere: ha due centri storici, due chiese madri, due feste patronali, due poste….tutto questo perchè è il frutto dell’unione di Montrone e di Canneto voluta da Mussolini.
La dualità culturale è molto forte, pur essendo praticamente sullo stesso suolo – non c’è infatti un vero e priprio confine tra i due rioni ma solo una colonna sormontata da una croce – gli abitanti delle due realtà si sentono molto diversi e guai a voi a confondere uno di Canneto con uno di Montrone!
Dove Mangiare
Se capitate ad Adelfia e siete alla ricerca di un buon posticino in cui fermarvi a pranzo o cena, vi consiglio il ristorante tipico “I Fuochi” in cui gustare piatti della tradizione.
Cucina tipica
Se siete invece più tipi da hamburger, non potete assolutamente perdervi il ristorante Officina aperto da un giovane ragazzo proprio dove una volta sorgeva una vecchia officina.
La scelta delle birre è notevole e i panini sono strepitosi, rielaborati con prodotti prettamente locali ( non fa solo panini ma ogni tipo di piatto, però se mi posso permettere un panino assaggiatelo).
Con ancora in mente le immagini delle luminarie, i botti dei fuochi d’artificio, il fiume di persone per la processione e l’odore di carne di agnello vi saluto e vi consiglio di appuntarvi in agenda questa festa perchè ne vale assolutamente la pena.
Un connubio perfetto tra tradizione e innovazione.
Grazie ai miei compagni di avventura, alla prossima festa
Viaggiatrice Seriale.
“Marche, le scoprirai all’infinito” come diceva il famoso Dustin Offman nello spot di qualche anno fa.
In effetti sono una scoperta continua, un innamoramento continuo da parte di una marchigiana doc che non perde occasione di visitare qualche chicca sconosciuta e che spera di trasmettervi almeno un po’ di curiosità,così da toccare con mano in prima persona quello che leggete su uno schermo.
Grazie ai photowalk organizzati dalla Regione Marche e Fondazione Marche Cultura attraverso il suo Social Media Team, quest’anno ho scoperto dei veri tesori marchigiani, e oggi vi parlo di Montecassiano.
Scorci di Montecassiano
Ci troviamo in provincia di Macerata, più precisamente tra le sue colline e per introdurvi in punta di piedi in questo gioiellino, vi dico che vanta diversi riconoscimenti: fa parte dei Borghi più belli d’Italia, è Bandiera Arancione e vanta anche la Spiga Verde.
Le premesse ci sono tutte, ora andiamo a perderci tra i suoi vicoli.
Di impronta medievale, il borgo è circondato da una cinta muraria e ha la particolarità di avere tutte le vie concentriche tra loro; come primo consiglio vi suggerisco di passeggiare tra i vicoli senza una meta precisa, ma ammirando la bellezza dei diversi scorci.
COSA VEDERE
Dopo un’idea iniziale che vi permette di teletrasportarvi indietro nel tempo, è arrivato il momento di visitare le attrazioni principali.
Piazza Unità d’Italia
E’ la piazza principale di Montecassiano, su di essa di affacciano importanti e maestosi edifici come il Palazzo dei Priori (il mio preferito), oggi sede del Comune, che negli anni subì diversi restauri che ne cambiarono il disegno originale.
Piazza della Libertà
Su un altro lato troviamo la Chiesa di San Marco che non ebbe – come si tenderebbe a pensare – solamente una funzione religiosa, ma per un periodo fu la sala del consiglio.
Chiesa di San Marco
Per ovvie ragioni serviva una buona illuminazione e ancora oggi trovate al suo interno tanti lampadari,ma la vera attrazione della chiesa è il dipinto della Madonna che allatta,luogo di preghiera per le donne che desideravano avere un figlio.
Pinacoteca
All’interno del Palazzo Compagnucci – che si affaccia sempre sulla piazza – si trova la pinacoteca civica che vi consiglio di non perdere; le opere al suo interno sono interessanti ma il piano nobiliare a mio avviso è esso stesso un’opera….tutte le sale sono affrescate rendendo omaggio a temi differenti.
Piano nobiliare di Palazzo Compagnucci
Collegiata di Santa Maria Assunta
A pochissimi metri di distanza dall’ingresso del palazzo sopracitato, sorge la Collegiata di Santa Maria Assunta.
Pala di Mattia della Robbia
La chiesa è abbastanza imponente ma la vera attrazione si trova sulla sinistra dell’altare e stiamo parlando della pala policroma di Mattia della Robbia raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Sebastiano e Rocco.
ESPERIENZE DA NON PERDERE Montecassiano è la patria dei sughitti, pensate che in loro onore si svolge anche la sagra dei sughitti il primo fine settimana di ottobre.
Non li conoscete? Si tratta di un dolce composto dal mosto avanzato dalla vendemmia,farina di granoturco e noci.
Sagra dei sughitti
Proprio parlando di vendemmia, il periodo era perfetto, così nella bella piazza abbiamo fatto un salto indietro nel tempo ammirando una ragazza pigiare l’uva a piedi scalzi.
La pigiatura dell’uva
Il borgo di Montecassiano vanta anche un’altra tradizione da non perdere ovvero il saltarello.
Ballo tradizionale: il saltarello
Accompagnati dalla musica del gruppo folkloristico “La Cocolla de Mojia” e guidati passo a passo dai veri ballerini, ci siamo cimentati anche noi in questo ballo tradizionale e ci siamo proprio divertiti.
Le Marche racchiudono tantissimi tesori e grazie ai photowalk, anche quest’anno, ne abbiamo scoperti altri (photowalk Acqualagna), ma vi invito a continaure l’esplorazione…..ve ne innamorerete.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.
La pizza sta all’Italia come la Pizza Rossini sta a Pesaro.
Si tratta della pizza che prende il nome dal celebre compositore pesarese, simbolo indiscusso della città marchigiana.
Tale pizza viene preparata solamente qui, se vi spostate nella prima città a nord o a sud, non ve la serviranno….e se vi spostate di qualche altro km è probabile che non sappiano nemmeno di cosa si tratta.
Ma veniamo al dunque e cioè alla composizione della pizza rossini: base margherita ,uovo sodo e maionese.
Ok, so già che leggendo gli ingredienti qualcuno potrà storcere il naso, è quello che fanno tutti i forestieri prima di assaggiarla, per poi ricredersi totalmente ed innamorarsene.
Noi la mangiamo a qualsiasi ora: per colazione, per merenda,per cena e anche come spuntino notturno….non si dice mai no ad una pizza rossini.
In questi giorni a Pesaro si svolge un festival dedicato a tale prelibatezza con votazione delle migliori pizze, assaggi, spettacoli e tanto altro.
Fate un salto in Piazza del Popolo entro domenica sera 30 settembre e vi si aprirà un mondo!
Alla prossima sagra,
Viaggiatrice seriale!
Durante una visita alla città di Pesaro, da non perdere assolutamente è Villa Imperiale.
Si tratta di una villa di delizia collocata sul Monte San Bartolo a pochi km dal centro della città; venne costruita tra la seconda metà e la fine del 1400 per volere della famiglia Sforza.
Verso la metà del 1500 diventò un casino di caccia e raggiunse il suo massimo splendore sotto la famiglia Della Rovere; in questo periodo infatti la villa venne ampliata ed affrescata.
La Villa Imperiale di Pesaro è considerata una della opere più sorprendenti del Rinascimento italiano tanto che i suoi affreschi sono riportati anche su libri di testo d’arte e vengono organizzati incontri con studenti provenienti da tutto il mondo.
Al suo interno si trovano otto sale affrescate, di una bellezza disarmante.
Molte di esse raffigurano momenti importanti della vita di Francesco Maria I Della Rovere.
A mio avviso la più bella è senza ombra di dubbio la sala delle Cariatidi.
Vennero coinvolti diversi artisti come Raffaellino del Colle, i fratelli Dossi e Agnolo Bronzino.
Nel corso degli anni purtroppo però la villa subì notevoli danni soprattutto nel periodo in cui diede riparo ai Gesuiti, i quali distrussero e deturparono diversi affreschi.
Un aspetto davvero interessante è quello paesaggistico e l’intero merito è dell’architetto Gerolamo Genga il quale riuscì ad integrare la struttura preesistente al territorio circostante creando dei giardini su più livelli.
Camminando fra le corti, i giardini e le terrazze, è impossibile non immaginare come fosse la vita ai tempi dei Della Rovere.
Un’iscrizione sulle pareti del cortile esterno ci indica che la villa fosse un dono di Eleonora Gonzaga nei confronti del Duca, come luogo in cui riposarsi dopo le fatiche delle varie battaglie: giusto un pensierino direi!
Vi consiglio veramente una visita, ne vale assolutamente la pena.
Info utili
Essendo di proprietà privata, non è possibile visitare la villa tutti i giorni, ma solo il mercoledì da giugno a settembre previa prenotazione. Il costo del biglietto è di 13 euro e comprende anche il trasporto in autobus.
Per tutte le info consultate il sito.
Se amate le ville storiche, poco distante non perdetevi Villa Caprile.
Chi non conosce Furia?!?
Impossibile vero?!
Se siete amanti dei cavalli non potete perdervi l’evento che si terrà a Cantiano, in provincia di Pesaro-Urbino i giorni 13-14 e 21 ottobre 2018.
Si svolgerà la Cantiano Fiera Cavalli, una manifestazione rivolta agli allevatori, agli appassionati, alle famiglie e ai curiosi.
Poterete ammirare centinaia di esemplari di cavallo.
Un momento molto bello sarà sicuramente l’arrivo di più di 100 cavalli che scendono dai pascoli di montagna, ovvero il rito della transumanza.
Oltre ai bellissimi animali il lato gastronomico non è affatto lasciato da parte; ci sarà infatti il salone delle tipicità e gastronomia locale dove potrete assaggiare il pane di Chiaserna, la birra del Catria o i tartufi del territorio.
Segnatelo in agenda, è di sicuro un’ottima tappa per il prossimo weekend.
Alla prossima sagra,
Viaggiatrice seriale.
Le Marche sono una scoperta continua.
Offrono una moltitudine di attrazioni, da quelle storiche a quelle naturalistiche, dal meraviglioso mare della Riviera del Conero alla bellezza degli appennini.
Ieri, grazie al photowalk facente parte delle attività del social media team della Regione Marche, ho avuto la possibilità di andare alla scoperta di una zona ricca di cose interessanti in provincia di Pesaro-Urbino.
Ci siamo incontrati ad Acqualagna, famosa in tutto il mondo per il suo squisito tartufo; pensate che in questo luogo specifico, grazie ai microclimi presenti, si possono trovare tutte le qualità di tartufo esistenti.
Scorci del centro di Acqualagna
E’ una ricchezza davvero notevole e per i golosoni, ricordo la fiera nazionale del tartufo che si svolgerà in ottobre.
Abbiamo avuto il piacere di visitare l’Osteria Braceria da Plinc (di sicuro l’avrete vista in una puntata di 4 ristoranti) dove la proprietaria ci ha introdotti nel meraviglioso mondo dei tartufi.
Osteria Braceria da Plinc
Dopo aver acquisito giusto le nozioni base, abbiamo assistito alla preparazione dei passatelli al tartufo….non vi viene l’acquolina in bocca al solo pensiero?
Se siete in zona, non perdetevi un pranzo o una cena qui!!
Sempre per rimanere nel mondo dei tartufi, “padroni indiscussi” di questa terra, siamo stati accolti dal Sig. Osvaldo nella sua tartufaia e abbiamo potuto ammirare Gloria (il suo cane) intenta nella ricerca dei tartufi.
Tartufaia del Sig. Osvaldo
Non so voi, ma io non avevo mai visto trovare e dissotterrare un tartufo ed è stata davvero una bella esperienza.
Sig. Osvaldo e Gloria che ha appena trovato un tartufo
Per concludere la nostra camminata abbiamo raggiunto la Gola del Furlo e vi assicuro che qui un appassionato di fotografie potrebbe perderci la testa.
Io adoro questo posto e ogni volta che ci torno è come se fosse la prima., lo guardo sempre con gli occhi a cuore.
Gola del Furlo
Immaginatevi il fiume Candigliano che “taglia in due” la montagna, creando uno specchio d’acqua verde smeraldo in cui si riflette tutta la vegetazione del parco.
Pensate che qui vivono anche le aquile reali, si tratta di un ambiente ed un ecosistema unici.
Interessantissima poi la storia della galleria del Furlo: “la vecchia”galleria in cui è possibile transitare è addirittura il frutto del terzo tentativo di oltrepassare la montagna; ci dobbiamo spostare indietro negli anni fino ai tempi dei romani e degli etruschi per immaginare i primi tentativi….vi dico solo che è stata scavata a mano dagli scalpellini ed è lunga 30 m per un’altezza di 5 m, immaginatevi il lavoro!
L’intera riserva offre tanto altro,dalle aree di ristoro ai percorsi trekking, di sicuro troverete qualcosa di vostro gusto.
Gola del Furlo
Ritornando ad Acqualagna, non perdetevi una visita alla casa natale di Enrico Mattei, il cittadino più illustre dell’intero comune.
Questi sono giusto degli spunti per andare alla scoperta di questo territorio marchigiano, approfonditeli e ne rimarrete di sicuro soddisfatti.
Vi lascio le date dei prossimi photowalk.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.
Ehi ehi ehi, ieri sono stata in un luogo particolare, fuori dal comune e devo assolutamente parlarvene in quanto è possibile visitarlo solo fino a settembre.
Non si tratta di un viaggio e nemmeno di un weekend, ma di una serata o di un pomeriggio per chi vive in zona o può rappresentare la scusa per una visita alla città un po’ più lunga.
Avete voglia di perdervi?! Allora venite con me al labirinto di mais a Senigallia.
Si tratta di un vero e proprio labirinto realizzato in un campo di mais di circa 5 ettari ( se non ricordo male), che ogni anno riproduce scenari diversi. Nel 2018 è dedicato al compositore Gioacchino Rossini e nel 2019 al tema della fotografica. Quest’anno è dedicato a Raffaello Sanzio. Avete tutto il tempo che volete per percorrerlo senza fretta, abbandonandovi al piacere di perdersi e poi ritrovarsi.
Inizialmente le piante di mais non sono molto alte, ma appena vi addentrerete maggiormente arriveranno anche a 3 metri d’altezza, così da farvi perdere completamente l’orientamento.
Durante le giornate di apertura vengono poi realizzati degli eventi speciali, serate a tema,labirinti di paura, ovvero un’imperdibile serata da incubo con animazione horror lungo i percorsi del labirinto di mais.
In effetti non vi avevo ancora detto che è possibile fare la visita anche in notturna in quanto gli orari di apertura sono dalle 18:00 alle 22:30 dal mercoledì alla domenica.
Io e i miei amici per non farci mancare nulla siamo entrati con la luce e siamo usciti che era buio, così da provare il percorso in differenti condizioni.
Se decidete di farlo in serata ricordatevi di portarvi almeno una torcia, per il resto non si richiede nulla di particolare, tranne logicamente un abbigliamento comodo e magari una bottiglietta d’acqua.
Raggiungerlo è molto facile, si trova vicino al casello autostradale e anche vicino al centro di Senigallia…che potete visitare prima o dopo aver fatto il labirinto di mais.
Senigallia è una città molto viva, soprattutto nella parte del lungomare, ma anche il centro storico è molto carino e ospita spesso eventi e manifestazioni particolari.
Non mi resta che augurarvi di perdervi e poi ritrovarvi nel bellissimo labirinto….un’idea per trascorrere una serata diversa.
Alla prossima,
Viaggiatrice seriale.
PS: il costo del biglietto d’entrata è di 5 euro e all’ingresso vi verrà consegnata una piantina del labirinto, da utilizzare nel caso in cui non ritroviate l’uscita.
PPS: per ulteriori informazioni potete consultare il sito.
PPPS: è aperto dal 11 luglio al 13 settembre 2020.
Dormire all’interno di un bosco in una tenda sospesa tra gli alberi non è più un sogno di grandi e piccini… è diventata una bellissima realtà e per trasformarlo da desiderio a qualcosa di concreto, non vi resta che partecipare ad un Tree Tents Trekking.
La Forestalp è la prima in tutta Italia che propone questo tipo di campeggio;io ho avuto il piacere di prendere parte alla “data zero” e ne sono rimasta completamente affascinata
Praticamente si dorme in particolari tende, un incrocio con delle amache possiamo dire, concepite per essere letteralmente appese agli alberi.
Potenzialmente la tenda potrebbe essere montata a qualsiasi altezza, ma c’è da considerare che poi in qualche modo bisogna salirci! 🙂
Le tende sono sia doppie che triple e il pernottamento è legato ad una escursione di trekking di due giorni.
Immaginatevi un bosco di faggi, nessun rumore oltre al canto degli uccelli e allo scricchiolare delle foglie sotto i piedi che in piena notte si trasformano in completo silenzio.
Si sente solo il vento, ci si sdraia all’interno del proprio alloggio e con gli occhi puntati al cielo, nelle serate limpide, si riescono a scorgere anche le stelle.
Lo scorso fine settimana avevamo anche la compagnia di tante lucciole che si aggiravano indisturbate tra le nostre casette volanti, creando un’atmosfera magica.
Ovviamente il pernottamento in queste speciali tende è davvero accattivante, ma ricordate che anche le attività collaterali non sono da meno; io ho trascorso due giorni bellissimi, a contatto con la natura, ammirando paesaggi meravigliosi, scoprendo piante e fiori a me sconosciuti, grazie all’aiuto degli accompagnatori e gustando ottimo cibo……perchè diciamocelo, dopo diversi km di camminata, una bella mangiata è proprio quello che ci vuole.
Potete prendere parte agli eventi in calendario che prevedono la mia stessa tipologia di weekend ma in luoghi diversi, oppure se siete già un bel gruppetto, potete prenotare un’escursione privata, che sia per festeggiare un compleanno, un addio al celibato o solo per stare in compagnia.
Per tutte le informazioni consultate il sito.
Io riguardo le foto , pensando già al prossimo incontro con le “tende volanti”.
Stavo dimenticando di dirvi una delle cose più importanti a mio avviso e cioè che l’intero progetto è volto a far rivivere i piccoli borghi dell’Appennino e a creare il minor impatto ambientale possibile.
Un grazie agli organizzatori ( e ottime guide) e ai miei compagni di “viaggio” … è stato un piacere!
Alla prossima avventura,
Viaggiatrice seriale.
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