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Puglia poco conosciuta: alla scoperta di Noicàttaro

Siete curiosi, cercate luoghi interessanti e autentici non invasi dal turismo di massa?
La vostra destinazione è la Puglia?
Allora questo articolo è proprio per voi.
In occasione della Pasqua, ho avuto la possibilità di scoprire un  comune del barese, che ad essere sincera, non avevo sentito nominare prima.
Grazie al press tour “I Riti della Settimana Santa ” sono andata alla scoperta di Noicàttaro.
Ci troviamo a circa 15 km da Bari e a 25 km da Polignano a Mare, in un territorio ricco di storia,arte, cultura  e tradizioni che merita senza ombra di dubbio di essere conosciuto.

Cosa fare?

Natura 

Indubbiamente il mare in questa regione è meraviglioso, ma qui potete immergervi nella natura attraverso una visita naturalistica in Lama Giotta.

Io l’ho testata personalmente e ne sono rimasta davvero affascinata;accompagnati dalle guide dell’Associazione Parco Paradiso, ci si inoltra alla scoperta della vegetazione spontanea della Lama,immergendosi letteralmente nel verde.Il percorso non è difficile e oltre a lecci e fitte zone boschive, potrete ammirare anche le orchidee.Sì avete capito bene, qui si trovano differenti specie di orchidee spontanee, una vera meraviglia.

Oltre a questa zona protetta, degni di nota sono gli antichissimi uliveti, con olivi centenari e gli immensi vigneti. Dovete sapere che in questa zona si coltiva ottima uva da tavola.

Arte/Cultura/Storia

Il centro storico di Noicàttaro offre spunti davvero interessanti.Sicuramente degne di nota sono le chiese, nei giorni della mia visita le vere protagoniste.

Dovete sapere che proprio qui nacque Nicola Pende, il padre dell’endocrinologia moderna; all’interno del Palazzo della Cultura si trova lo studio originale di questo illustre cittadino nojano.
Noicattàrò ospita anche un teatro all’italiana piccolissimo (non so dirvi se è il più piccolo del mondo o meno :-)) che ora è in fase di restauro: è un vero gioiellino e sono sicura che a lavori terminati sarà una meraviglia (informatevi, magari sarà già aperto durate la vostra visita).
Stemmi, simboli e incisioni…sulle pareti degli edifici di Noicattàro troverete tutto questo come testimonianza di fatti realmente accaduti.
Io ringrazio l’Assessore Vito Santamaria per tutte le sue spiegazioni, non potevamo chiedere di meglio per fare un viaggio attraverso i secoli.

Tradizioni

I nojani sono molto attaccati alle tradizioni, io ho avuto il privilegio di ascoltare i racconti della Sig.ra Rita Tagarelli e vi assicuro che sono volata con il pensiero in un’altra dimensione. Chiedete informazioni, tutti saranno ben contenti di condividere con voi la propria storia….una storia antichissima dalla quale, nonostante il tempo trascorso, sono arrivate fino ai nostri giorni le tradizioni più sentite. Sicuramente hanno un posto di riguardo tutti i riti legati al periodo pasquale, davvero suggestivi e sentiti da tutti il paese.

Cosa mangiare

Sul mangiare potrei dilungarmi per ore, ho assaggiato un piatto più buono dell’altro.
Parlando di taralli pugliesi vi consiglio di recarvi al Tarallificio Santamaria, piccolino, autentico e con prodotti di altissima qualità.
Non potete non assaggiare le orecchiette e la burrata….ancora al solo pensiero mi ritornano in mente i profumi di queste prelibatezze.

Olio ovviamente eccellente.

Dove dormire

L’Agriturismo Lama San Giorgio è meraviglioso.; oltre a riposarvi nelle bellissime camere, potrete gustare i piatti della tradizione o addirittura acquistare direttamente a km zero i prodotti dell’azienda agricola come l’olio, il vino e tanto altro.

Si trova a Rutigliano, paese limitrofo di Noicàttaro, anch’esso meritevole di una visita. Questo alloggio è perfetto per un tour alla scoperta dei comuni circostanti, come ad esempio Polignano a Mare

Credo di avervi fornito dei buoni motivi per visitare Noicàttaro, inseritelo in un tour alla scoperta della Puglia autentica.

Un ringraziamento particolare al Sindaco, all’Assessore Germana Pignatelli e a tutta la giunta comunale per questa possibilità , a Francesco del Gal Sud Est Barese per l’organizzazione impeccabile. a Patrizia e a Vito per le spiegazioni curate e dettagliate, a Rossana e a Pino per averci accompagnato e alla Puglia in generale per le sue svariate bellezze.
Ultimo, ma non per importanza, un grande grazie a tutti i miei compagni di avventura.

A presto,
Viaggiatrice seriale.

Feste e Sagre in Italia, Italia, Marche

Palio della Rana a Fermignano

Se anche voi amate i borghi italiani e soprattutto le feste con un’origine storica ad essi collegate, dovete assolutamente vedere il Palio della Rana.
Direzione Marche, e più precisamente andiamo a Fermignano.
In passato ( vi parlo del 1600, quindi diverso tempo fa) Fermignano apparteneva al ducato di Urbino e dopo diverse richieste di indipendenza, finalmente il 28 settembre 1607, l’ultimo Duca di Urbino, Francesco Maria II Della Rovere concesse la tanto desiderata indipendenza.
Al primo Consiglio, tutti gli abitanti del Castello di Fermignano, si abbandonarono spontaneamente a festeggiamenti popolari per celebrare l’evento.
La festa prevedeva banchetti, canti e giochi come la corsa coi sacchi, la rottura delle pignatte, l’albero della cuccagna e l’originale corsa con le rane in carriola.
Era la prima domenica dopo la Pasqua e come allora, anche oggi, il Palio della Rana si svolge sempre una settimana dopo la Pasqua.

Bandiere sulla torre

Il palio prevede 3 giorni di festeggiamenti, dal venerdì alla domenica, anche se l’evento più atteso è senza ombra di dubbio la corsa delle rane.
Il borgo – già adorabile normalmente – si veste a festa, indossando i panni di quel lontano 1607.
Per le viuzze troverete le locande dove poter consumare un buon pasto, bandiere raffiguranti i diversi stemmi delle 7 contrade sventolano fiere dai balconi e dalla torre, da dove, nella serata finale prende vita lo spettacolo pirotecnico.

Spettacolo dei musicanti

La giornata della domenica è davvero  suggestiva, avviene la rievocazione dell’arrivo della Corte Ducale di Urbino accompagnata dai musicanti e dagli sbandieratori, è poi la volta del corteo storico con tutti i partecipanti che indossano abiti d’epoca e infine sfilano gli scarriolanti, i veri protagonisti della gara.

Sfilata degli scarriolanti

La competizione si svolge in un percorso di 170 metri, lungo il quale gli scarriolanti di ogni singola batteria devono cercare di tagliare il traguardo con la rana sana, integra e in posizione di salto sulla carriola; se la rana decide di saltare, il concorrente si ferma, la recupera, la riposiziona sulla carriola e riparte.

Uno scarriolante durante la corsa, mentre la rana sta saltando a terra

Molti dicono che vincere il Palio sia una questione di sola fortuna, perché tutto dipende dalle intenzioni della rana di saltare dalla carriola in cerca di libertà….
A mio avviso si tratta di una festa molto carina, curata nei minimi particolari, sicuramente da vedere….se poi ci si aggiunge ottimo cibo, un borgo interessante circondato da altre bellezze di notevole importanza e una super accoglienza, diciamo che il gioco è fatto!
Segnatevi questo appuntamento per la domenica dopo Pasqua.
Alla prossima festa,
Viaggiatrice seriale.

P.S.: tutto si svolge nel completo rispetto degli animali, le rane non subiscono alcun maltrattamento e vengono visitate da un veterinario.

Feste e Sagre in Italia, Italia, Puglia

I Riti della Settimana Santa di Noicàttaro

La Puglia è una regione che ho visitato in più di un’occasione, una regione che amo molto e soprattutto il luogo a cui sono legati i miei più lontani ricordi di una vacanza in famiglia.
Questa volta però l’incontro con la Puglia è stato diverso, ovvero in occasione dei Riti della Settimana Santa.
Quando ho ricevuto l’invito dal comune di Noicàttaro, in provincia di Bari, non ho esitato un istante e ho confermato subito la mia presenza, troppo curiosa di assistere ad un momento così particolare vissuto da tutta la comunità.
Avevo un vago ricordo di questi riti visti anni fa in Spagna e sembra che quelli di Noicàttaro siano strettamente legati a quelli della penisola iberica: infatti la leggenda narra di un uomo spagnolo che, non volendo abbandonare le tradizioni della sua terra, continuò a praticarle anche in questo paese pugliese.
Sono riti veramente sentiti da tutta la popolazione, tutto il paese è partecipe e si percepisce nei gesti e nelle parole degli abitanti il grande senso di appartenenza e di devozione.
Sono riti legati ovviamente alla religione, ma che fondano le proprie radici in una tradizione molto antica, tramandata nei secoli di padre in figlio. Penso che, anche per un non credente sia una bellissima esperienza, l’atmosfera che si respira è quasi mistica e senza ombra di dubbio porta tutti ad un momento di riflessione.

Le processioni sono diverse e il tutto inizia il Giovedì Santo, con l’accensione del Falò sul Sagrato della Chiesa della Madonna della Lama.

Appena la scintilla si trasforma in fiamma e inizia a bruciare  l’enorme montagna di legna accumulata dai cittadini,come segno propiziatorio per un buon raccolto nei campi, il primo crocifero inizia la processione.

Falò sul sagrato della Chiesa della Madonna della Lama 

Il primo crocifero rappresenta il Cristo che inizia a vagare per i tribunali, fino alla condanna di Pilato e tutti i crociferi sognano di portare la prima croce prima o poi.

Il primo crocifero prima della partenza 

Questo momento in particolare, è vissuto con molta partecipazione, una gran folla si raduna attorno al falò e dentro la chiesa,aspettando di intravvedere il primo crocifero, che rimanendo anonimo grazie ad un cappuccio sulla testa, esce dalla chiesa scalzo, con una catena alla caviglia,un saio nero e una corona di spine sulla testa, portando da solo il peso di una grande croce di legno. Da questo momento in poi, per tutta la notte, nel centro di Noicàttaro è possibile incontrare crociferi, che sotto il peso della propria croce si spostano da una chiesa all’altra e ogni volta che raggiungono la successiva, lasciano per un momento la croce, si inginocchiano fino a raggiungere il sepolcro e si flagellano…..questo è il rito completo che circa un centinaio di crociferi compiono la notte del Giovedì Santo per chiedere perdono dei propri peccati.

Un crocifero per le strade del centro di Noicàttaro 

Ci tengo a precisare che tutti restano anonimi grazie al cappuccio che indossano, quindi non si tratta di azioni compiute per essere al centro dell’attenzione, ma di gesti molto forti,intimi e personali.

Il Venerdì Santo è caratterizzato da ben due distinte processioni.

Prima di assistere a questi momenti importanti, abbiamo avuto il piacere e l’onore di ascoltare i racconti della Signora Rita Tagarelli in merito ai Riti Sacri.

La Signora Rita Tagarelli che ci racconta le tradizioni di Noicàttaro

E’ stata un’esperienza davvero emozionante, le parole della signora Rita, storica locale e primo sindaco donna di Noicàttaro mi sono arrivate dritte al cuore, si sentiva tutta la passione e il trasporto nei sui racconti.
Alle 21:00 poi inizia la Processione della Naca durante la quale quattro crociferi trasportano la statua del Cristo morto e deposto dalla Croce nel letto di morte a forma di culla (naca).
La statua ha un peso enorme e proprio per questo motivo i crociferi sono costretti ad avanzare molto lentamente e a fermarsi ogni pochi metri; devono mantenere anche un passo ondulatorio, proprio per creare l’effetto “dondolante” tipico di una culla.
L’atmosfera è davvero suggestiva,tutte le luci vengono spente al passare della Naca e si percepisce solo una luce bluastra che illumina il corpo di Cristo che giace senza vita.

La Processione della Naca

La processione della Naca dura diverse ore e le statua è preceduta da tanti crociferi, che come il Giovedì Santo portano la croce.
Regna un silenzio assoluto, interrotto solo dalle preghiere e dalla musica.
Nel cuore della notte tra il Venerdì Santo e il Sabato Santo si svolge poi la Processione dell’Addolorata.
In questo caso viene portata in processione la statua della Madonna che vaga per le chiese di Noicàttaro in cerca del suo figlio crocifisso.
E’ accompagnata da 33 crociferi  e tocca le principali chiese, fin quando alle prime luci del mattino non arriva alla chiesa Madre e finalmente termina la ricerca, trovando il corpo del figlio.
Anche questo è un momento di grande commozione, coinvolgimento e dolore, dolore di una madre che perde il proprio figlio.
Questi sono stati i momenti che ho potuto vivere in prima persona e che mi hanno fatto emozionare e riflettere.
Negli ultimi anni la Settimana Santa nojana è diventata un appuntamento imperdibile per molti pugliesi ma anche per molti turisti e dopo averla vissuta personalmente vi consiglio di farci un pensierino per l’anno prossimo perchè ne vale veramente la pena.
Ci si immerge in un’atmosfera fatta di ricordi, tradizioni, fede ed emozioni, un mix perfetto per vivere appieno la Pasqua.
Oltre ai Riti Sacri, Noicàttaro offre tanto altro e presto ve ne parlerò.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Emilia romagna, Italia

Il Grand Hotel di Rimini: storia del turismo balneare dal Kursaal ad oggi

Chi non ha mai sentito nominare il Grand Hotel di Rimini?!
Nessuno credo, eppure in pochi ci sono stati.
Effettivamente diciamo che non è per tutte le tasche e proprio per questo motivo, io ho approfittato delle Giornate Fai di primavera per vederlo dal vivo.
L’ho sempre e solo associato al grandissimo regista Fellini, ma facciamo un passo indietro.
Dovete sapere che verso la seconda metà del 1800 venne edificato, poco distante da dove oggi sorge questo famoso hotel, il Kursaal.
Ovvero? Vi starete chiedendo.
Ho scoperto essere un maestoso edificio, -costruito seguendo le caratteristiche dei Kursaal già edificati nelle grandi città – prettamente legato al turismo balneare:letteralmente significa “sala di cure”.
In quegli anni infatti si sviluppò il turismo marittimo, nobili austroungarici si recavano in queste zone proprio per beneficiare del clima costiero.
La clientela era ovviamente composta solo da persone molto facoltose, nobili clienti del famoso Kursaal, edificio in stile Liberty.
Oltre alla struttura principale vi erano anche una palafitta che dava direttamente sul mare,l’idroterapico e un capanna svizzera, ovvero una sorta di rimessa utilizzata in inverno come magazzino per le attrezzature marine e in estate come parcheggio delle carrozze degli ospiti.
Con il tempo quest’ultima cambiò utilizzo,divenne una sorta di ristorante dove si gustavano piatti poco pretenziosi ma di ottimo gusto,molto apprezzati dai turisti che la preferivano alla cucina chic – se così possiamo dire-.
L’atmosfera era molto diversa, al suo interno la luce era soffusa, forse perchè utilizzavano candele.
Immaginatevi che meraviglia: le signore con ampi vestiti, gli edifici tutti in stile liberty,il Kursaal poco distante dal mare, dove le dame usavano fare il bagno in una sorta di cabina di legno trainata in acqua da cavalli,un parco ricco di alberi e zone riparate in cui riposarsi e passeggiare….tutto questo apprezzato e amato soprattutto dalle popolazioni del nord europa.
E’ proprio da quei tempi e grazie alle proprietà curative dell’acqua di mare, che iniziò il turismo nella costa romagnola, arrivato fino ai giorni nostri seppur modificandosi drasticamente nel corso degli anni.
Il Kursaal offriva ogni genere di servizio ai suoi ospiti, ma questo non fu sufficiente a mantenerlo in vita.
Dove era ubicata la capanna svizzera,tanto apprezzata dai turisti,oggi sorge il famosissimo Grand Hotel.
Edificato nel primo decennio del 1900,con una facciata ricca di elementi in stile Liberty,è arrivato fino a noi in tutta la sua magnificenza.

Grazie alle Giornate del Fai sono riuscita ad entrare ed è stato come sentirsi dentro ad un film.
La hall è meravigliosa, immensi lampadari brillantinosi illuminano tutti gli ambienti, un piccolo corridoio sull’ala sinistra ricorda i tempi passati grazie alle vecchie foto in bianco e nero appese alle pareti, una vecchia cabina telefonica – anch’essa di un’eleganza unica – troneggia imponente davanti ad una parete.
La sala Federico Fellini sfoggia un immenso divano rosso sormontato da un grandissimo specchio, il bar rievoca tempi passati con il suo stile antico e la sala – utilizzata come sala da pranzo ai giorni nostri – è davvero un sogno.

La terrazza esterna con i tavolini e le sedie in ferro bianco mi trasmette romanticismo, mentre il giardino,seppur molto più piccolo di quello originale, è davvero una chicca.

Sembra che il periodo di maggior splendore del Grand Hotel di Rimini sia finito nel 1914 all’incirca, durante la prima Guerra Mondiale rimase chiuso per due anni, mentre durante la Seconda Guerra Mondiale divenne il quartier generale degli alleati.

Ritornata la calma, tornò ad essere il fiore all’occhiello della città di Rimini,anche se non raggiunse mai più i livelli iniziali, sembra neppure ai tempi di Federico Fellini.
Resta il fatto -secondo me- che rimane uno degli edifici più spettacolari della zona e merita di sicuro di essere visto…..nel 1984 è stato addirittura eletto patrimonio nazionale.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice Seriale.

Italia, Veneto

Padova in un giorno: cosa vedere.

Padova per me è stata una vera scoperta.
Ecco cosa fare a Padova in un giorno.
Potreste decidere di fare una gita fuori porta come me, oppure potrebbe capitare di dover attendere una coincidenza ed avere poco tempo a disposizione….quindi vi indico a mio avviso le cose da non perdere assolutamente.

 La Cappella degli Scrovegni

Inutile girarci intorno, è un vero capolavoro artistico.L’ingresso non è fra i più economici (13 €) ,ma li vale tutti, considerando poi che con lo stesso biglietto potete visitare anche I Musei Civici Eremitani e il Palazzo Zuckermann.

Non è possibile entrare autonomamente e rimanere tutto il tempo che si vuole, si entra in gruppi e si ha un lasso di tempo di circa 15/20 minuti. L’interno è strepitoso, anche chi non si intende d’arte rimarrà a bocca aperta di fronte agli affreschi di Giotto.
Ricordatevi però di prenotare la visita i giorni prima.


Palazzo del Bo

Questo meraviglioso palazzo è la sede storica dell’Università della città di Padova. Non perdetevi la visita guidata al suo interno durante la quale potrete vedere la cattedra originale dalla quale teneva le sue lezioni Galileo Galilei.

Altro aspetto molto affascinante, oltre alle sale decorate con innumerevoli stemmi è sicuramente il Teatro Anatomico più antico del mondo: si tratta di una struttura in legno a forma di cono rovesciato, da dove tutti gli studenti potevano assistere attraverso le balconate alle autopsie. Il biglietto d’ingresso ha un costo di 7 euro. (Purtroppo non si possono fare foto all’interno).

Basilica di Sant’Antonio da Padova

Simbolo della città per eccellenza, è obbligatoria una visita.La Basilica (chiamata anche solo Il Santo) è imponente,infatti è una delle più grandi chiese al mondo.

 Al suo interno riposa il corpo del Santo dal quale ogni anno si recano milioni di pellegrini.

Palazzo della Ragione

Altro capolavoro della città, si tratta dell’antica sede dei tribunali di Padova. E’ possibile entrare ed ammirare il Salone. Vi confesso però che anche solo dall’esterno dice la sua, i portici e la forma della copertura regalano un senso di imponenza rispetto alla sottostante Piazza delle Erbe.



Torre dell’Orologio

Dato che vi trovate in zona, passate ad ammirare la bellissima Torre dell’Orologio. L’orologio, appunto, è straordinario, non segna solo le ore e i minuti, ma è la rappresentazione della teoria astronomica tolemaica che vedeva la Terra al centro dell’Universo.

Prato della Valle

Fate una passeggiata nella piazza più grande della città ed ammirate le statue che adornano il canale e si specchiano in esso.Al tramonto è ancora più suggestivo. In questo luogo si svolge il mercato cittadino, quindi in quelle occasioni perde un pò il suo fascino, ma rimane sempre un must.

Centro storico

Passeggiate liberamente per il centro storico, andate a caccia di murales e della casa dove visse Galileo Galilei. Gustate un tramezzino caldo al Bar Nazionale e non perdetevi un caffè al Caffè Pedrocchi, locale storico della città frequentato anche da Stendhal (l’edificio è meraviglioso e i prezzi sono più alti della media, ma io 3,50 €  li ho spesi volentieri per bermi un caffè in un luogo così importante della città).

Padova è stata veramente una grandissima scoperta, sono consapevole di non aver visto tutto ma sono molto contenta di essere venuta a conoscenza di queste bellezze.

Il mio è solo un arrivederci perchè questa città mi è entrata nel cuore e a voi che non ci siete ancora stati dico solo una cosa: organizzatevi il prima possibile!!!

Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale

P.S.: un ringraziamento doveroso i miei genitori, perchè era partito tutto come un mio regalo a loro,la visita di una città che non conoscevamo e del tempo da trascorrere insieme….alla fine è stato un mezzo tour de force, abbiamo camminato per km e km e loro sono stati ai miei ritmi,alla faccia della domenica rilassante!!! 🙂

Italia, Umbria

Umbria: borghi, natura e tradizioni.

La mia scoperta dell’Umbria che non ti aspetti continua.
Dopo avervi raccontato la prima giornata, è arrivato il momento di svelarvi cosa abbiamo fatto nella seconda.
E’ sempre stata ricca di scoperte e di bellezze ed è iniziata con la vista di un’alba meravigliosa dal Podere Umbro,un’ottima sistemazione immersa nella natura ma allo stesso tempo a pochi chilometri da Città della Pieve.
Oltre ad ammirare il cielo dipinto di rosa, sono passata anche a fare qualche coccola ai due tenerissimi cavalli sempre di proprietà del podere.

I cavalli del Podere Umbro

Eccoci di nuovo in auto per raggiungere l’altra parte dei blogger all’Agriturismo Cornieto.
Ragazzi questa è una vera osasi di pace, Rita cura con amore e dedizione il suo oliveto e il suo orto biologico e tale passione si ritrova gustando le tre tipologie di olio da lei prodotte: Frantonio, Leccino e Moraiolo.La sua storia mi ha colpito molto, lei conta quasi solo sulle sue forze e riesce ad avere una gestione quasi impeccabile di tutta la proprietà.Da non dimenticare però l’aiuto di Marisa che sforna sempre degli ottimi manicaretti.Silenzio, contatto con la natura,prodotti biologici e panorama mozzafiato sono gli elementi che troverete se deciderete di alloggiare qui.

Agriturismo Cornieto

Dalla natura sconfinata ci siamo spostati in uno dei borghi più belli d’Italia:Allerona.
Ragazzi non stento a credere che rientri fra i migliori perché è di una bellezza infinita, ci ho lasciato gli occhi.
Perdersi fra le viuzze,ammirare i vasi di fiori che adornano le finestre, sporgersi dal balcone naturale dal quale godere di un’ottimo panorama e ascoltare le storie dei suoi abitanti – curiosi e allo stesso tempo orgogliosi di farci conoscere qualcosa in più del loro bellissimo borgo – è stato davvero suggestivo.

Scorcio di Allerona

Abbiamo avuto anche il piacere di incontrare la signora Irma Zaganella che ci ha mostrato come lavorare il vimini e creare cestini utilizzando solo le materie prime recuperabili vicino al fiume…..insomma abbiamo riscoperto l’autenticità e le tradizioni di Allerona.

I cestini della signora Irma

Abbiamo visitato il carinissimo borgo di Ficulle per poi dirigerci in località Piegaro  all’ Azienda Agricola Pomario.

A Ficulle anche i fiori raccontano storie

Pomario è un’azienda agricola di proprietà dei Conti Spalletti Trivelli incentrata sula produzione di vino e olio.
La sua posizione strategica, isolata dal resto del territorio essendo circondata da un bosco,conferisce al terreno e ai prodotti particolari proprietà. L’oliveto e il vigneto abbandonati da un po’, vennero poi recuperati dai conti Spalletti Trivelli, che scegliendo un’agricoltura biologica-dinamica hanno creato nel corso di qualche anno l’azienda agricola.
Dopo una visita della cantina con annessa spiegazione tecnica, ci siamo concessi un momento di relax gustando le prelibatezze del luogo e degustando gli ottimi vini.

La serra di Pomario

Da una cantina all’altra, il passo è stato breve.
Nel Castello di Montegiove, località Montegabbione, il conte Lorenzo Misciatelli Mocenico Soranzo gestisce insieme ad altre poche persone la tenuta di circa 1200 ettari.Il castello è meraviglioso, svetta sulle proprietà limitrofe e crea una sorta di mistero;arrivato fino ai nostri giorni in ottime condizioni, racchiude nelle sue mura secoli di storia.

Veduta del Castello di Montegiove

Qui viene prodotto dell’ottimo vino, dopo una breve spiegazione e una visita alle cantine, abbiamo avuto il piacere di assaggiarlo;non so se per il nome o per la bontà,mi è rimasto impresso il Gatto Gatto...dietro questo nome si cela una storia/leggenda, sembra sia un grido di battaglia! 🙂

Prodotti del Castello di Montegiove

Ultima tappa della giornata, -peccato averlo visto solo di notte- è stato il borgo di Parrano: qui abbiamo ricevuto un’ottima accoglienza e addirittura il sindaco in persona ci ha fatto da guida durante il nostro tour.
Qui passarono sia i romani che gli etruschi e fu un feudo di proprietà dello Stato Pontificio, per cui il castello aveva dei locali che ospitavano il Papa quando era di passaggio:sembra addirittura che avessero un sistema di accesso che permetteva al Papa di raggiungere le stanze direttamente a cavallo.
Anche questo borgo, come quelli citati in precedenza è una vera chicca umbra, vi consiglio di perdervi fra le vie e di chiedere agli abitanti di raccontarvi la loro storia, ne scoprirete delle belle.
E’ arrivata l’ora di cena e abbiamo concluso la giornata dove l’avevamo iniziata e cioè all’ Agriturismo Cornieto dove abbiamo potuto gustare l’ottimo olio prodotto da Rita direttamente sulle succulente pietanze.
E così è terminata anche la seconda giornata in cui abbiamo scoperto un altro pezzettino dell’ Umbria che non ti aspetti rimanendo piacevolmente stupiti.
In questa piccola area si concentrano tante realtà differenti, accomunate però dall’amore per la propria terra,da prodotti d’eccellenza e da panorami disarmanti.
Venite a scoprirla con i vostri occhi e prendete spunto da questo breve itinerario.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Feste e Sagre in Italia, Italia, Veneto

San Valentino: Verona si trasforma nella città dell’amore

La festa degli innamorati sta per arrivare, che fate di bello?
Io non amo molto le feste consumistiche, preferisco trasformarle in un pretesto per partire, insomma preferisco un bel viaggetto (anche solo una notte fuori) a dei beni materiali.
Se la pensate come me o se volete stupire la vostra dolce metà, vi consiglio di recarvi nella città italiana dell’amore per eccellenza: Verona.
Qui infatti dal 14 al 18 febbraio si svolgerà Verona in Love, un evento super romantico che prevede differenti attività come il Messaggio del Cuore (cortile Mercato Vecchio),la possibilità di lasciare dei messaggi  sulla bacheca di Verona in Love, o il Sigillo d’Amore (Piazza dei Signori), una pergamena che racchiuda il vostro amore (simbolicamente sigillata con della ceralacca).

Vari appuntamenti si tengono fra le piazze e le vie della città, dove l’atmosfera sarà riscaldata dalle Luminarie d’Amore.
In Piazza dei Signori vi attenderà un cuore gigante creato da tantissime bancarelle dove potrete trovare bellissime idee regalo.
Potrete degustare cioccolato nel Loggiato in Love e partecipare a vari tour guidati della città.
Da non perdere la Torre dei Lamberti illuminata di rosso, dalla sommità potrete ammirare l’enorme cuore rosso della Piazza.
Se non siete così sdolcinati, concentratevi sulle specialità culinarie locali o sulla bellezza architettonica di Verona.
Buon San Valentino.
Viaggiatrice seriale.

Italia, Umbria

L’Umbria che non ti aspetti:alla scoperta dei borghi dal Trasimeno a Orvieto

Non occorre necessariamente andare dall’altra parte del mondo per riempirsi gli occhi di bellezza, bastano anche pochi km.
Come sapete, da un po’ sto cercando di dedicare più attenzione alle mie Marche, andando alla ricerca di chicche poco conosciute.
La scorsa settimana ho preso la mia macchina e ho fatto giusto qualche km in più, per raggiungere una “vicina di casa” della mia regione e ho trascorso due giorni in Umbria.
Premetto che essendo per me a portata di mano, da sempre l’ho frequentata e da sempre ha un posticino speciale nel mio cuore.
Siamo abituati a sentir parlare di Perugia, Assisi, Orvieto, Spello, Gubbio…ma dovete sapere che qui ogni singolo borgo è un gioiellino che merita di essere visto,anche se il suo nome non vi dice granché.
Io sono stata invitata da Città della Pieve and Friends   insieme ad altri 14 blogger e siamo andati alla scoperta del territorio, rimanendo letteralmente a bocca aperta.

Panorama da una delle tante terrazze

In realtà il raggio d’azione non è stato così ampio, abbiamo visitato i borghi compresi tra Orvieto e il Trasimeno,ma nell’area di pochi km le scoperte sono state infinite.
Ma adesso veniamo a noi, pronti a conoscerle insieme a me?

Cosa vedere 

Il primo borgo che abbiamo visitato è stato Paciano, abitato già dagli etruschi è arrivato ai nostri giorni mantenendo intatta la sua bellezza.Affacciato sul Trasimeno e circondato da distese sconfinate di ulivi, custodisce gelosamente le proprie tradizioni.

Paciano dall’alto

All’interno di Palazzo Baldeschi, troverete Trasi-Memo, ovvero la banca della memoria del Trasimeno dove vengono effettuati laboratori di lavorazioni del ferro, del tessile, del cotto e del legno. Guidati da Bianca di Sistema Museo, abbiamo intrapreso un viaggio attraverso questi antichi mestieri e sono rimasta incantata da una stanza in particolare che racchiude in poco spazio una memoria tattile e visiva:aprendo i cassettini di un mobile, potrete toccare con mano le differenti consistenze del passato.

Vicoli di Paciano

Leggermente fuori dal borgo,merita una visita il Santuario della Madonna della Stella.

Santuario della Madonna della Stella

Giusto qualche km e abbiamo raggiunto Panicale. Questo borgo ha una forma a chiocciola, appena oltrepassata la porta d’ingresso, vi ritroverete in una pizza, percorsa una piccola salita vi ritroverete in un’altra piazza e di nuovo un’altra volta.Le tre piazze si sovrastano l’un l’altra.Era scesa la notte, ma il fascino di quest’altro borgo umbro l’abbiamo percepito ugualmente.In lontananza si vedevano le luci riflesse sul lago, segno che di giorno, dalla terrazza si ha una veduta eccezionale del paesaggio. Questo stesso paesaggio è stato raffigurato dal più grande pittore della zona, Pietro Vannucci detto il Perugino nel dipinto “Il Martirio di San Sebastiano” custodito nella chiesa di San Sebastiano.

Il Martirio di San Sebastiano

Se devo dare una sola preferenza riguardo alle bellezze di Panicale, il mio voto va senza ombra di dubbio al piccolo teatro C. Caporali, uno dei più piccoli d’Italia ma con un’anima davvero grande.E’ davvero suggestivo e utilizzato ancora oggi.

Il piccolo teatro Caporali

Piegaro ha il suo punto di forza nel Museo del Vetro,collocato alla base di un’imponente ciminiera in mattoni nella vecchia sede della vetreria che venne dismessa nel 1968, spostandosi poi fuori dal centro del paese.

Antica fornace

In linea di massima non amo troppo i musei, qui invece non mi sono distratta un secondo.Sarà stata la bravura della nostra guida, saranno state le storie interessanti o gli oggetti presenti in loco….non so dirvi di preciso cosa sia stato ma è una visita che consiglio. Dovete sapere che l’arte della lavorazione del vetro era prettamente legata a Venezia, non si sa come, ma alcuni vetrai riuscirono a fuggire e si stabilirono proprio in queste zone.L’arte del vetro a Piegaro ha radici molto lontane. All’interno dell’edificio è possibile ammirare la vecchia fornace -o meglio la parte non distrutta dal crollo del tetto- che ha un impatto così immediato sul visitatore, da teletrasportarlo indietro nel tempo.

Colata solidificata

Qui i vari componenti del vetro venivano fusi a più di 1000 gradi e scendevano in una colata incandescente nella parte inferiore dell’edificio;oggi possiamo ammirare l’ultima colata solidificata.

Questa parte di Umbria che va dal Trasimeno a Orvieto è forse la meno conosciuta della regione,ma come detto in precedenza è un vero tesoro che merita di essere scoperto….insieme alle bellezze paesaggistiche e architettoniche però, la differenza la fanno sempre le persone.
Siamo venuti a contatto con persone di cuore,gentili e amanti della propria terra; questo amore si percepisce in ogni gesto e in ogni parola,quando parlano del loro “tesoro” hanno gli occhi che brillano.
Oltre a tutto questo poi ci sono i sapori e gli odori, una parte davvero fondamentale di ogni territorio.
Al nostro arrivo siamo stati accolti da Cesare e Maria  di Casa Antheia ,che ci avevano preparato un pranzo a base di prodotti tipici.Loro hanno origini torinesi e hanno lasciato la loro vecchia vita per trasferirsi qui e iniziarne una nuova. Hanno aperto Antheia Azienda Agricola dove coltivano zafferano e ulivi biologici e mettono tanto amore e passione in quello che fanno.

Prodotti tipici dell’azienda agricola Antheia

A mio avviso la punta di diamante dei loro prodotti è sicuramente lo sciroppo allo zafferano, ottimo da gustare con i formaggi.Non ne avevate mai sentito parlare,vero?!Giustamente,perché lo hanno creato proprio loro.Vi invito a venire a gustare le loro prelibatezze e a soggiornare presso il loro agriturismo che è di una bellezza unica e curato nei minimi particolari.Al mattino, affacciandovi dalla finestra, avrete una visuale pazzesca.

Esterno di Casa Antheia

Parlando ancora di sapori, a cena abbiamo gustato l’ottima cucina di Franco a Casa Rondini: ancora ricordo il profumo del dolce con la crema allo zafferano.

Dolce alle noci con crema allo zafferano

Per un tour dell’Umbria che non ti aspetti, anche Casa Rondini è un ottimo punto di appoggio.
Stanchi ma felici e con lo stomaco pieno ci siamo coricati, sapendo che il giorno successivo sarebbe stato altrettanto pieno di cose da fare, di persone da incontrare e di sensazioni da provare.
Come si suol dire: “domani è un altro giorno”, e di conseguenza arriverà un altro racconto….tenetevi pronti.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.

Feste e Sagre in Italia, Italia

Pesaro nel cuore: mercatini di Natale in centro città

Addobbi, palline,abeti e tante luci…sto cercando di raccontarvi i migliori mercatini di Natale ma quest’anno non devo andare troppo lontano, nella mia città c’è qualcosa di veramente bello!
Sto parlando di Pesaro, dove quest’anno le feste hanno creato un ambiente unico.
In Piazza del Popolo è stata allestita una pista di pattinaggio proprio attorno alla fontana, cuore dell’intero mercatino natalizio.
Le casette in legno dai tetti rossi, disposte a forma di cuore ospitano tanti artigiani che vendono idee regalo, dolci, cesti natalizi e prodotti del territorio.
Il grande albero, illuminatissimo per l’occasione “controlla” il tutto dalla sua altezza.

Dalle 10 alle 22 potrete passeggiare per la piazza in cerca del vostro regalo preferito.
Alle 16 poi arrivano gli effetti speciali: tutti i giorni sulle facciate dei palazzi storici saranno proiettati i fiocchi di neve e i cieli stellati.
Dal 8 dicembre poi inizieranno eventi paralleli, aprirà il mercatino anche in Pedrotti, mentre  Piazzale Collenuccio ospiterà il mercatino tutto dedicato ai bambini.

Troverete disseminati per il centro anche i troni di Babbo Natale, pronti per farvi immortalare in una foto natalizia.
Ogni angolo della città festeggerà a suo modo le imminenti feste e diversi concerti riscalderanno l’atmosfera.
Insomma non mi resta che invitarvi nella mia città, vi rimarrà una  Pesaro nel cuore sicuramente!
Buone feste,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche

La faggeta di Canfaito: un luogo perfetto per ammirare il fenomeno del foliage

L’autunno è una stagione impossibile da non apprezzare.
Fino a qualche anno fa non ci trovavo nulla di così interessante, ma le ultime stagioni mi hanno proprio colpito.
I colori sono meravigliosi, gli odori che si sentono nell’aria parlano di frutti nuovi e tutto si colora con tonalità calde.
Se anche voi amate il fenomeno del foliage, una meta da non perdere è la Faggeta di Canfaito:
siamo in provincia di Macerata, nell’entroterra marchigiano.
La zona non è difficile da raggiungere,ma non fate il mio stesso errore, ovvero voler parcheggiare appena vedete un sacco di macchine; se una volta giunti alla pietra che funge quasi da mini rotatoria svoltate a destra e seguite le indicazioni con la P, in men che non si dica vi ritroverete in un’immensa area adibita a parcheggio e non dovrete preoccuparvi troppo.
La faggeta fa parte della Riserva Naturale Regionale Monte San Vicino e Monte Canfaito ed è davvero strepitosa.

Piante secolari si stagliano imponenti verso il cielo,occupando di tanto in tanto parte dell’immensa distesa pianeggiante che al contrario di tutto il resto è ancora verde.
Nel “viale dei giganti” sono presenti degli esemplari ultracentenari, si parla addirittura di circa 400 o 500 anni.

Nella zona leggermente sopra invece troverete alberi più giovani, che perdendo le proprie foglie hanno creato un tappeto naturale veramente soffice.
Potete addentrarvi e calpestare questo manto colorato o percorrere la semplice e pianeggiante strada di ghiaia che attraversa la faggeta.

Non stupitevi se ad un tratto sul vostro campo visivo compaiono delle mucche, è tutto sotto controllo: si tratta di bellissimi esemplari bianchi di Marchigiana che pascolano liberamente per la faggeta.
Fermatevi un momento e rivolgete lo sguardo al cielo, riuscirete ad intravvederlo solo attraverso le chiome degli alberi tra le quali filtra un pò di luce.
Se amate la natura e volete trascorrere una giornata di relax immersi in un’oasi di pace questa meta è perfetta.

Inoltre, tutta la strada per arrivare alla faggeta e per raggiungere da qui il piccolo borgo di Elcito è a sua volta qualcosa di unico e davvero suggestivo:macchie di rosso fra il verde ed il giallo sembrano pennellate di un artista.
Non occorre andare dall’altra parte del mondo per ammirare il fenomeno del foliage, la faggeta di Canfaito è perfetta.
Ovviamente il periodo migliore per visitarla e coglierla in tutto il suo splendore è l’autunno, ma anche negli altri periodi dell’anno vale la pena una visita.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.