Volete immergervi nelle luminarie natalizie e vivere un paio di ore circondati dalla magia? Non vi resta che recarvi a Incanto di Luci Roma.
Incanto di Luci: di cosa si tratta?
All’interno del bellissimo Orto Botanico di Roma, è stato allestito uno spettacolo di luminarie davvero bellissime che accompagnano il visitatore in una fantastica passeggiata tra il verde. Spettacolo di luci proiettate fra la vegetazione, la fontana illuminata e le luci che cambiano a ritmo di musica. Un intero prato di luci che simulano una distesa di fiori, fino ad arrivare alla mia attrazione preferita: le lucciole nella foresta di bambù. Si prosegue oltrepassando una piccola strettoia e si arriva al giardino dei fiori di loto, luminosi e a pelo sull’acqua portano il visitatore in terre orientali. E poi un “cubo” di luci a cascata, set perfetto per scattare una foto ricordo. Ma nn è finita qui, vi attenderanno anche alberi parlanti, una mongolfiera illuminata, tante stelle, una scala per raggiungere la luna e le immancabili renne. Alla fine del percorso troverete dei food track dove poter acquistare la cena o uno stuzzichino.
Info utili
Incanto di Luci si trova all’interno dell’Orto Botanico di Roma, al Gianicolo e sarà presente fino all’8 gennaio. Non è prevista la biglietteria in loco ma occorre acquistare i biglietti qui. Il costo varia dal giorno di accesso. Gli ingressi sono scaglionati ogni 30 minuti per agevolare gli accessi. Il percorso ha una durata di circa 90 minuti.
Buona passeggiata in questo Incanto di Luci viaggiatori.
Ci sono pochi posti che mi hanno lasciato senza parole e uno di questi è la Certosa di Trisulti.
Certosa di Trisulti: la Farmacia e il giardini all’italiana
Perché vi ho detto che mi ha lasciato senza parole? Perché sinceramente dall’esterno non mi immaginavo tanta bellezza. Varcata la porta d’ingresso, seguite il senso di marcia tendendo la destra e raggiungerete la grande vasca che in passato ospitava tanti esemplari diversi di pesci e da qui date uno sguardo all’intero complesso, molto ma molto ampio. Ritornate indietro da dove siete venuti e imboccate il viale principale, verso la metà circa, addentratevi nel piccolo cancello sulla sinistra e arriverete al giardino all’italiana, le cui siepi ripropongono forme di animali, zona in cui si coltivavano anche le erbe medicinali usate per l’attività farmaceutica dei monaci. Parlando di farmacia, salite le scale ed entrate nell’edificio, solo se siete pronti ad essere circondati dalla bellezza. Questi ambienti ospitano la Farmacia settecentesca che fino a poco tempo fa era il luogo in cui si producevano medicamenti e liquori, attività principale della certosa.
Prendetevi qualche minuto per ammirare la stanza, le vetrine, i vasi, i vasetti e le ampolle che contengono centinaia di medicamenti. Alzate lo sguardo al soffitto o rivolgetelo al grande banco, non so nemmeno io cosa consigliarvi, tanta è la bellezza. L’ambiente è diviso in tre parti, oltre alla sala principale, potrete ammirare anche il salotto di attesa con il suo mobilio antico e le raffinate decorazioni del pittore napoletano Filippo Balbi. Nature morte, animali e simbologie alchemiche decorano l’ingresso e la parte sul retro con le scatole originali per le erbe.
Certosa di Trisulti: la chiesa di San Bartolomeo e il monastero
Lasciate la farmacia e proseguite sul viale principale, svoltate a destra e raggiungete la grande corte dominata da una gigantesca fontana settecentesca e dalla chiesa di San Bartolomeo.
Anche qui i vostri occhi godranno di un’infinita bellezza, i due ambienti sono ricchi di perle rare. Fate caso ai due cori lignei realizzati dai maestri certosini, alle sedute e ai leggii… una precisione e un’abilità indescrivibili.
Una volta usciti dalla chiesa, dirigetevi alla vostra sinistra e prendete l’ampio corridoio che conduce al chiostro rettangolare circondato da arcate, dove sono disposte le numerose stanze dei monaci. Passeggiate sotto i portici e ammirate il chiostro, prima di riprendere la stessa via ed entrare, verso metà corridoio, nella porta che conduce al monumentale refettorio.
Certosa di Trisulti: la storia
La Certosa di Trisulti risale al 1200 circae fu Papa Innocenzo III che assegnò la primitiva abbazia benedettina ( non l’attuale, ma una a poca distanza dal complesso odierno) ai Certosini. Furono proprio i Certosini ad occuparsi della certosa per secoli, poi nel 1947 il complesso passò alla Congregazione dei Cistercensi di Casamari. Fino a pochissimo tempo fa, vivevano alla certosa una manciata di religiosi, oggi invece non è più abitata ma potete trovare un religioso presente bin loco tutti i giorni per ascoltare, accogliere e confortare i pellegrini.
Certosa di Trisulti: informazioni generali
La Certosa di Trisulti si trova in Lazio, nel comune di Collepardo in provincia di Frosinone ed è una tappa imperdibile durante un tour della Ciociaria. L’ingresso è gratuito, il parcheggio è ampio e proprio di fronte all’ingresso ed è aperta tutti i giorni (15 Aprile- 15 Ottobre 10:00 13:30 – 14:30 18:00; 16 Ottobre- 14 Aprile orario continuato 10:00 16:00). L’ingresso è consentito fino a mezz’ora prima dell’orario di chiusura.
La visita alla certosa non vi richiederà più di un’ora di tempo, ma saranno 60 minuti ricchi di bellezza. In zona potete anche visitare le grotte di Collepardo.
In Lazio esiste il paese delle fiabe e il suo nome è Sant’Angelo di Roccalvecce. Si tratta di un paese d circa 100 abitanti che da qualche anno è rinato grazie alla street art. Siamo a circa 25 km da Viterbo e Sant’Angelo è una tappa imperdibile in un itinerario in Tuscia.
I murales di Sant’Angelo di Roccalvecce
Il paese stava lentamente morendo, così grazie ad un’idea dell’associazione ACAS, nel 2017 viene realizzato il 1° murales a tema fiabe, che farà ottenere a Sant’Angelo il nome di Paese delle fiabe. Il primo ad essere stato realizzato è quello di Alice nel paese delle Meraviglie, la cui inaugurazione è stata il 27 novembre 2017… se ci fate caso l’orologio segna le 11:27.
A questa opera ne sono seguite tantissime altre, circa 40, realizzate in ogni via del borgo. Il paese è piccino, quindi dovrete semplicemente passeggiare con il naso all’insù, cercando di trovare quanti più murales possibile.
Le fiabe raffigurate sono quelle classiche, da Cenerentola ai tre porcellini, da Hansel e Gretel al Gatto con gli stivali, passando per Pinocchio, Mary Poppins e Biancaneve. Il mio preferito però è quello di Cappuccetto Rosso, le rappresentazioni della nonna e della bimba sono davvero eccezionali.
Cosa vedere nei dintorni di Sant’Angelo
Sant’Angelo di Roccalvecce è una meta perfetta per una gita fuori porta, un mondo parallelo in cui trascorrere qualche ora. I bambini impazziranno, ma vi garantisco che anche gli adulti apprezzeranno questo luogo magico. In zona non perdetevi Civita di Bagnoregio, Orvieto, Viterbo e Calcata.
Cari amici, tutti sappiamo che l’Italia offre bellezze uniche e quindi bastano poche ore di macchina (per noi italiani) per raggiungere luoghi ricchi di storia e straordinariamente belli.
Avevo un weekend a disposizione, così nel giro di due giorni, insieme ad una mia amica ho vagliato le varie possibilità e alla fine ho scelto la zona fra l’Umbria e il Lazio.
Siamo partite in macchina il sabato mattina ( non esageratamente presto) e ci siamo dirette ad Orvieto, situata su una fragile rupe di tufo che sin dall’antichità le ha garantito isolamento e protezione. Man mano che ci si avvicina alla cittadina, si può ammirare l’imponenza di questa rupe di colore giallognolo che domina su tutta la vallata.
Il centro storico è collegato ad un gran parcheggio ( a pagamento) da una serie di ascensori e scale mobili.
Una volta in centro ci siamo recate al b&b che avevamo prenotato da casa, abbiamo lascito le nostre cose poi via, subito a mangiare. Siamo state fortunatissime, poco distante dalla nostra palazzina c’era un’osteria carinissima, “L’Oste del re“, dove abbiamo gustato bruschette e una bella focaccia ripiena di porchetta…uno spettacolo!!!
Con la pancia piena abbiamo iniziato a visitare la città, simbolo del posto è senza dubbio il Pozzo di San Patrizio, un esempio unico di audacia ingegneristica costruito nel XVI secolo per raggiungere una vena d’acqua sottostante la rupe d’Orvieto; ha la forma di un largo cilindro con due scalinate a spirale formate da 248 bassi scalini che permettevano la discesa e la risalita di intere colonne di muli carichi d’acqua senza che si intralciassero durante il percorso. E’ un luogo molto suggestivo ed affascinante, anche una volta giunti nel punto più basso non si riesce a capire perfettamente il meccanismo.
Altra tappa fondamentale è il Duomo, capolavoro dell’architettura gotica che con la sua enorme facciata ricca di bassorilievi domina la piazza antistante.
Duomo di Orvieto
Dopo queste visite d’obbligo e dopo aver bighellonato un pò per il centro storico,molto molto carino, abbiamo deciso di fare una visita un pò più insolita, Orvieto Underground. Si tratta di un tour guidato alla scoperta del circuito di grotte presenti nei sotterranei della città. Quasi ogni casa ne possiede una, sono creazioni dell’uomo in quanto sono state tutte scavate a mano e non create naturalmente, proprio perchè il materiale della rupe è facilmente sgretolabile.
Queste grotte fungevano da botteghe, da frantoi, da colombaie e negli anni più recenti anche come rifugi durante la II guerra mondiale.
Il giorno successivo siamo partite alla volta del Lago di Bolsena, ma abbiamo fatto una sosta intermedia a Civita di Bagnoregio, famosa per essere denominata “La città che muore”; è situata in posizione isolata ed è raggiungibile solo attraverso u ponte pedonale. La causa del suo isolamento è la progressiva erosione della collina e della vallata circostante, che ha dato vita alle tipiche forme dei calanchi. Essa venne fondata dagli Etruschi, ma l’architettura risulta medioevale e rinascimentale. All’interno si trovano solo enoteche, trattorie, un bar, negozi di souvenir e pochissimi b&b; ad oggi credo che gli abitanti siano circa una decina.
E’ veramente una chicca, uno scenario fuori dal solito e dalla sua altezza si può ammirare il paesaggio sottostante.
Civita di Bagnoregio
Risalite in macchina abbiamo raggiunto Bolsena, fatto un giro nel borgo e poi ci siamo spinte fino alla riva del lago, che grazie alla bellissima giornata di sole abbiamo potuto apprezzare in tutto il suo splendore.
Nel tragitto verso casa abbiamo poi fatto un’altra sosta, giusto per ottimizzare il tempo a nostra disposizione e abbiamo visitato Todi, la sua piazza ed il Tempio di Santa Maria della Consolazione che sorge fuori dalle mura cittadine, ma grazie alla sua imponenza e alla sua bellezza è una tappa imperdibile.
Questo è tutto ciò che siamo riuscite a fare in due giorni, non male vero??
Viaggiare non significa per forza fare grandi distanze, a volte basta solo documentarsi sulle bellezze che abbiamo vicino a noi e riuscire ad organizzare un bel weekend, tornando a casa più ricchi di prima… e poi quando si viaggia con un’amica quasi tutto va bene! 🙂
Grazie Dani!
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.
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