Conoscete la spiaggia di Mezzavalle? Si tratta di una meravigliosa spiaggia incontaminata sulla riviera del Conero, un vero e proprio gioiellino raggiungibile con una bella camminata. Dopo avervi indicato i migliori sentieri trekking sul Conero, oggi vi porto a fare trekking a Mezzavalle.
Mezzavalle: percorso trekking
Il percorso per raggiungere la spiaggia di Mezzavalle ha una pendenza importante e si snoda attraverso 9 tornanti che dal parcheggio sulla SP1 a ridosso della rotonda, conducono fino al mare. Purtroppo in questo sentiero sono frequenti gli interventi dei soccorritori, infatti se ci fate caso, in ogni cartello che segnala un tornante, sono indicati i numeri da chiamare in caso di necessità. Non vi dico questo per spaventarvi, anzi, ho deciso di scrivere questo articolo proprio per raccontare questa bellissima esperienza, ma anche per ricordarvi di indossare calzature adeguate. E’ vero che la destinazione finale è il mare, ma questo sentiero non può essere assolutamente percorso in ciabatte o con calzature aperte. Anche durante la mia passeggiata ho incontrato persone con calzature non idonee che in alcuni casi sono arrivate in fondo senza farsi male, ma questa è solo fortuna perché è davvero scosceso. Tornando al percorso, dal parcheggio al mare sarà poco più di 1 km e mezzo, quindi niente di preoccupante. Per la salita invece munitevi di una buona dose di pazienza.
La spiaggia di Mezzavalle
Alla fine della discesa vi troverete di fronte alla meravigliosa spiaggia di Mezzavalle, una delle spiagge più belle del Conero. I suoi sassi bianchi e la sabbia chiarissima accentuano il colore cristallino dell’acqua; alla vostra sinistra avrete la spiaggia della Vedova e della Scalaccia, mentre a destra potrete vedere Portonovo e la sua baia. La spiaggi è libera, ma ci sono sia un bagno pubblico che la doccia. In estate troverete anche un piccolo punto di ristoro, ma vi consiglio di scendere con cibo e bibite. Durante la salita, con la scusa di immortalare il panorama che muta a seconda dell’altezza di ogni tornante, potrete fare una sosta e riposarvi. Se amate le spiagge selvagge, la spiaggia di Mezzavalle è davvero imperdibile.
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Viaggiatori, sono sicura che tra di voi si nasconde qualche appassionato di ville storiche che oggi sarà felice grazie al racconto di Villa Caprile. Siamo nelle Marche, più precisamente a Pesaro e Villa Caprile insieme a Villa Imperiale e a Villa Miralfiore è uno dei gioielli della città.
Villa Caprile: la storia
La storia di Villa Caprile nasce nel 1500 circa, quando venne edificata come cascina di caccia, ma dobbiamo riconoscere alla famiglia Toschi-Mosca la realizzazione di una villa molto più imponente, destinata principalmente alla stagione estiva e allo svago.
Vennero quindi effettuati importanti lavori e venne costruita in stile neoclassico la villa che a grandi linee possiamo vedere oggi. Gli interni vennero affrescati dal pittore Giulio Cesare Begni che cercò di riportare all’interno della costruzione gli stessi elementi che si potevano ammirare dalle finestre, creando così una continuità fra esterno ed interno. Delle otto sale affrescate, sicuramente il salone è quello che provoca un impatto maggiore nel momento in cui si varca la porta d’ingresso.
Una delle particolarità della villa è la perfetta simmetria; infatti è come se tutto fosse stato costruito su un asse che parte dalla chiesa (anche se questa è stata costruita successivamente), attraversa la finestra del salone e arriva fino al viale principale dal quale entravano i Marchesi Toschi- Mosca con la loro carrozza. Alla fine del 1700 Villa Caprile subì un’importante restauro e gli affreschi di Begni vennero restaurati e sostituiti da quelli di Ubaldo Gaminiani. Sempre in questa fase venne realizzata la bellissima galleria degli stucchi. Alla fine del 1800 circa la villa venne venduta all’Accademia Agraria e in questi spazi venne fondata una scuola agraria. Durante la guerra fu occupata dai tedeschi, proprio qui infatti passava la Linea Gotica e ancora oggi è possibile scorgere nel giardino di Villa Caprile diversi bunker.
Proprio durante questo periodo la villa venne inevitabilmente rovinata, soprattutto la parte della galleria degli stucchi. Oggi Villa Caprile è sede dell’Istituto Tecnico Agrario Antonio Cecchi: non deve essere affatto male fare lezione in ambienti così belli.
Villa Caprile: i giardini
Uno degli aspetti più belli e suggestivi di questa villa pesarese sono sicuramente i suoi giardini, tre per l’esattezza. Il primo giardino che si incontra uscendo dalla villa è quello all’italiana con busti e aiuole dalle forme geometriche, al centro delle quali svettano delle palme. Al centro delle aiuole invece si trova la fontana, sempre perfettamente allineata su quell’asse immaginario.
Affacciandosi dal balcone si può ammirare il secondo giardino avente la funzione di frutteto, sempre con una fontana al centro e arricchito con bellissime serre in cui un tempo venivano spostate le piante di agrumi durante la stagione invernale. La fontana del secondo giardino veniva utilizzata ai tempi dei Marchesi Toschi-Mosca come soggetto per giochi tra le famiglie nobili . Il terzo giardino è in realtà il primo che attraversavano i Marchesi un tempo, arrivando in carrozza , ed è il Giardino di Atlante che un tempo ospitava piante aromatiche mentre oggi si può ammirare una bella distesa di lavanda. Proprio qui di fronte, si riescono a vedere facilmente i tetti dei bunker presenti sul territorio e spostandosi di poco sulla destra, è possibile vedere il bunker Tobruk dissotterrato. Oltre a questi tre giardini a terrazzamento, Villa Caprile ospita anche un teatro di verzura, il viale dei tassi (al quale è legata una leggenda), un roseto e un giardino segreto con delle voliere.
Villa Caprile: i giochi d’acqua
Veniamo ora alla particolarità di Villa Caprile, all’aspetto che la rende veramente unica nel suo genere: i giochi d’acqua. Sembra che il marchese Giovanni Mosca fosse un tipo divertente che amava fare scherzi. Pensate che fece costruire un vero e proprio sistema idrico predisposto per gli scherzi d’acqua; si trattava di veri e propri scherzi d’acqua perché l’ospite che passeggiava in giardino, non si rendeva assolutamente conto in anticipo di poter incappare in qualcosa del genere, gli spruzzi d’acqua escono da fessure impercettibili. Ci sono poi le due grotte particolari, in stile rocaille: in una troviamo il dio Nettuno e una specie di carillon con figure marine, mentre nell’altra troviamo addirittura il diavolo che esce da una finestrella e che spruzza acqua, bagnando ovviamente il malcapitato.
Ci sono poi due sedute che danno sul secondo giardino e che sembrano posizionate in quel punto per ammirare il panorama e invece anche qui, azionando i giusti meccanismi, sgorga acqua. La cosa a mio avviso davvero sorprendente è che questi giochi sono arrivati funzionanti fino ai nostri giorni, ovviamente con le giuste manutenzioni, ma il sistema idrico è quello originale che prendeva acqua dalle cisterne interrate sotto al giardino segreto.
L’azienda agricola
Come accennato in precedenza, oggi Villa Caprile ospita l’Istituto Tecnico Agrario Antonio Cecchi ma anche l’azienda agricola. Qui infatti guardandovi attorno vedrete vigne a perdita d’occhio e diversi ulivi. Si producono infatti vino, olio e confetture. Una volta terminata la visita potrete approfittarne per acquistare prodotti a km zero proprio nel punto vendita poco distante dalla villa.
Info e costi
Nel periodo estivo è possibile partecipare alla visita dei giardini con gli scherzi d’acqua, mentre nel restante periodo dell’anno la visita sarà per ammirare i giardini. La cosa interessante è che è il visitatore a poter decidere come comporre la visita: le attrazioni sono tre (villa, giardini e bunker) e il costo per la visita è di 5€ per un’attrazione, 7 € per due attrazioni e 10€ per tre attrazioni. Sarete quindi voi a decidere cosa visitare. Piccola curiosità: Villa Caprile fu frequentata da personaggi illustri come Giacomo Leopardi, Casanova, Stendhal e anche da Napoleone Bonaparte. Per le prenotazioni inviare una mail all’indirizzo psis01300n@istruzione.it o consultare il sito.
Che dite, vi ho convinto a visitare una delle meraviglie di Pesaro?! Io lo ammetto, sono stata completamente ammaliata dal suo fascino e dalla sua particolarità.
Un ringraziamento alla Prof.ssa Gerbino, a Isabelle e a Ruben che mi hanno guidato in questo viaggio nel tempo.
L’entroterra marchigiano custodisce delle vere e proprie perle, come ad esempio Serrungarina. Siamo a Colli al Metauro, in provincia di Pesaro-Urbino. Pronti a scoprire i tesori di questa terra?
Cosa vedere a Serrungarina
Vi consiglio di inserire questo carinissimo borgo di 2500 abitanti all’interno di un itinerario alla scoperta dei borghi marchigiani. Iniziate salendo la bellissima scalinata, fiore all’occhiello di Serrungarina e una volta raggiunta la cima, vi ritroverete al cospetto del tiglio centenario, davvero maestoso e bellissimo. Spostatevi verso le mura e ammirate la visuale da quassù, davvero magnifica. Proprio in questa piazzetta si trova anche la chiesa di S. Antonio Abate che custodisce due tele di notevole importanza: dietro l’altare maggiore si può ammirare una tela del Guerrieri, pittore di Fossombrone della scuola del Caravaggio raffigurante la Visitazione mentre sulla navata laterale si può ammirare l’Immacolata Concezione del Presutti da Fano. Di fianco alla chiesa troviamo il Municipio che ospita una collezione di ceramiche donate dal maestro Bojani, direttore per oltre 20 anni del MIC di Faenza.
Curiosate tra i vicoli e cercate 2 targhe commemorative: a Serrungarina infatti nacquero due personaggi legati al mondo della Rai: Renata Cortiglioni che dedicò la sua vita al Coro di voci bianche e Massimo Pianforini, primo annunciatore Rai. Una chicca da non perdere ma che viene aperta solo in occasione di feste e sagre è l’osteria “Vecchia Cantina” al cui interno oltre ovviamente a gustare vino, troverete un vero e proprio museo della Civiltà Contadina. Prima di lasciare questo piccolo borgo con la forma di una torta, non potete non dirigervi verso il Profermo, una zona utilizzata in passato prima dell’ingresso in ospedale, una sorta di zona dedicata alla quarantena. Oltrepassato l’arco, prendetevi qualche minuto per ammirare il panorama.
La Feste della Pera Angelica
Serrungarina è famosissima per la sua Pera Angelica, un frutto delicato, dolce e davvero gustoso che cresce in queste zone. Essendo proprio una peculiarità, negli anni è nata la Festa della Pera Angelica per valorizzare e far conoscere questo prodotto di nicchia e quest’anno si svolgerà la XXVI edizione. Il periodo della festa è sempre la prima settimana di settembre, il momento di maturazione del frutto e quest’anno sarà il 2 e il 3 settembre. Troverete il borgo in festa, stand gastronomici, convegni, il mercato della Pera Angelica e tanta musica. Questo è un appuntamento da non perdere e potrebbe anche essere l’occasione per visitare il borgo.
Cosa visitare nei dintorni di Serrungarina
Dopo avervi parlato del borgo e del prodotto gastronomico per eccellenza, non mi resta che darvi qualche spunto col quale completare la visita. A pochissimi km da Serrungarina trovate la frazione di Bargniche ospita un albergo diffuso e dopo esserci stata vi dico che è il posto perfetto se cercate pace e tranquillità.
Sembra di essere isolati dal resto del mondo e se cercate un ristorante gourmet dovete assolutamente provare L’Antica Osteria da Gustin (prenotate perché ha pochi coperti).
A pochissima distanza da qui trovate un altro paese davvero carinissimo che merita una visita; sto parlando di Pozzuolo, il borgo del silenzio con i suoi 30 abitanti che si godono la vita con un panorama da fare invidia e i ritmi lenti. La zona offre anche molti spunti a livello naturalistico e il gruppo “I camminatori di Pozzuolo” è sempre pronto a mostrarvi le proprie bellezze. Io sono rimasta affascinata dall’antico forno del paese ancora in funzione, che viene utilizzato per sfornare pizza e focaccia in occasioni di festa. Parlando di feste, durante quelle natalizie Pozzuolo si trasforma nel paese del Natale… segnatevi anche questo appuntamento.
Come detto all’inizio, l’entroterra marchigiano custodisce dei piccoli tesori e se siete ancora curiosi di scoprire questa zona, potete proseguire il vostro tour con una visita a Saltara, al Beato Sante, al Museo del Balì o a Mombaroccio.
La colazione è un momento importante della giornata, quante volte l’avete sentito dire?! Se anche voi come me, durante la settimana fate una normalissima colazione a casa e volete concedervi una coccola, magari durante il fine settimana, ecco 3 colazioni imperdibili tra Pesaro e Riccione.
Bistrò dell’Hotel Excelsior di Pesaro
Che ne dite di una colazione a 5 stelle? Non capita mica tuti i giorni!! E invece potrebbe diventare la vostra nuova routine, perché la colazione al Bistrò dell’Hotel Excelsior, il 5 stelle di Pesaro, è aperta anche ai non ospiti. Immaginatevi in una location super esclusiva a gustare le prelibatezze preparate dallo chef del Rossini Bistrot (locale assolutamente da provare). Avrete solo l’imbarazzo della scelta fra dolci e salati, la giusta carica per affrontare poi una giornata di mare. La colazione è a buffet (oltre qualche piatto caldo da poter ordinare) e ha un costo fisso.
Sac à Poche
Ora ci spostiamo a Riccione, anche se vi sembrerà di essere arrivati in un angolino di Francia quando metterete piede al Sac à Poche, una vera e propria chicca riccionese in cui gustare una pasticceria davvero superlativa. Accomodatevi sotto un ombrellone all’esterno o in uno dei tavolini in veranda e concedetevi una giusta e meritata pausa. La colazione è alla carta.
Botanic
Per concludere questa lista delle 3 colazioni imperdibili, ritorno a Pesaro, al Botanic, un nuovo locale in Viale Trieste in cui poter ritagliarsi un momento di relax gustando pancake, croissant dolci e salati, maritozzi e tantissime altre cosine. Adoro la cura dei dettagli e il croissant crema e fragole non me lo toglierò più dalla mente. La colazione è alla carta.
Il Parco del Conero offre tantissimi sentieri per i trekking panoramici, oltre ovviamente a spiagge meravigliose. Ho già testato qualche percorso un po’ di tempo fa, oggi ve ne faccio scoprire un altro, non troppo lungo ma che vi metterà alla prova. Andiamo alla Scalaccia.
La Scalaccia: percorso trekking
Il percorso della Scalaccia, o sentiero 313, insieme alle varianti 313a e 313b costituisce il Sentiero delle Tre Valli. Si tratta di un sentiero ad anello di circa 5 km, ma molto spesso viene utilizzato per raggiungere la spiaggia della Scalaccia. Siamo a Pietralacroce (AN) e il punto di partenza è nei pressi del ristorante Osteria del Baffo, dove vi consiglio di fermarvi al ritorno.
Leggermente più avanti del ristorante, sulla sinistra incontrerete il cartello che indica l’inizio del sentiero; la prima parte è immersa nel verde e parecchio ombreggiata, mentre la seconda parte prevede la discesa di parecchie scale. Prima di scendere le scale, troverete un bivio; se non siete interessati alla spiaggia ma volete percorrere l’intero sentiero, girate a sinistra per Santa Margherita. Il percorso fino alla spiaggia non è troppo impegnativo, in 40 minuti raggiungerete la vostra meta, ma vi consiglio di indossare scarpe da trekking o calzature comunque chiuse. Dopo un po’ di sana fatica, verrete ricompensati dalla bellezza della spiaggia.
La Scalaccia: la spiaggia
La spiaggia della Scalaccia è selvaggia, non attrezzata e non vi è nemmeno la possibilità di piantare l’ombrellone perché si tratta di roccia marnosa e scogli; è sicuramente una delle spiagge più selvagge e meno frequentate del Conero, adatta a chi ama la tranquillità e l’avventura. Arrivati in fondo potrete ammirare le caratteristiche grotte tipiche della zona anconetana e rilassarvi con un bel bagno. L’acqua è davvero pulita e la zona è adatta alle immersioni. Trovandosi proprio a ridosso della falesia, il sole scompare presto, quindi vi consiglio di andarci al mattino. Vi lascio anche una bella scusa per poter fare delle soste durante la risalita: fermatevi ad ammirare il panorama, da qui la vista sulle grotte del Passetto fino all’Ascensore regala scorci indescrivibili. Non dimenticatevi di portare acqua a sufficienza, giù non ci sono punti di ristoro. Una volta risalita la parte di scalini, potrete decidere se scendere a destra al bivio e continuare il sentiero o proseguire dritto e dirigervi all’Osteria del Baffo per un bel pranzetto a base di pesce, con vista.
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Se amate i musei alternativi, non potete perdere il Museo Tattile Statale Omero ad Ancona: un’esperienza tutta da vivere!!
Museo
La Mole Vanvitelliana di Ancona ospita questo particolare museo, unico nel suo genere. Si tratta di un modello di eccellenza nello scenario delle opportunità culturali per non vedenti ed ipovedenti; è una realtà museale innovativa e di grande attrazione per tutti coloro che vogliono avvicinare o conoscere l’arte. Il motto di questo museo è “Vietato non toccare”, qui l’esperienza è a 360°, le opere si possono, anzi si devono toccare. Il Museo Tattile Statale Omero vanta più di 200 opere; copie in gesso e resina di sculture antiche e originali di sculture contemporanee. Vi ritroverete a passeggiare tra la Venere di Milo, il modellino del Partenone e della Basilica di San Pietro. Fate poi un salto ad ammirare il David e la Pietà. Ovviamente oltre ad ammirare, dovrete toccare con mano; si tratta di un museo unico, senza barriere che intende promuovere la fruizione multisensoriale del patrimonio culturale. Il museo è il centro di formazione e ricerca promotore di mostre tattili di rilevanza nazionale e internazionale.
Divisione del Museo
Appena entrerete nel Museo Tattile Statale Omero, vi ritroverete a passeggiare fra le meraviglie del passato, principalmente arte classica; salendo le scale invece si arriva al piano dedicato all’arte contemporanea con opere di De Chirico, Marini, Martini, Messina e Vangi. Sempre su questo piano ci sono spazi dedicati ad attività particolari, fruibili su prenotazione (vengono spesso organizzati anche eventi per famiglie). Uscendo da questa ala e scendendo di un piano, si arriva alla sezione dedicata al design, aperta a dicembre 2021. Qui potrete scoprire da vicino molti oggetti che diamo per scontati e che siamo abituati ad utilizzare nella quotidianità.
Storia del Museo
Il Museo Tattile Statale Omero nasce dalle idee e dalla volontà dei coniugi non vedenti Aldo Grassini e Daniela Bottegoni che da esperti viaggiatori si sono trovati troppe volte di fronte al divieto i toccare che per un non vedente equivale a non guardare. Da qui prende vita questo museo, nato per promuovere l’integrazione delle persone con disabilità visiva ed accessibile a tutti.
Dove si trova il Museo
Dopo aver cambiato diverse sedi, dal 2014 il Museo Tattile Statale Omero è ospitato nelle settecentesche sale della Mole Vanvitelliana o Lazzaretto di Ancona. L’edificio, progettato dall’architetto Luigi Vanvitelli sorge su un’isola artificiale pentagonale divisa dalla terraferma da un canale e collegata da 3 ponti.
Info utili
Il museo è aperto dal martedì al sabato, dalle 16 alle 18, la domenica e i festivi si aggiungono a questi orari anche delle ore al mattino, dalle 10 alle 13. Nei mesi di luglio e agosto gli orari diventano 17-20 dal lunedì al sabato, più il mattino dalle 10 alle 13 la domenica e i festivi. L’ingresso al Museo Omero è gratuito mentre quello alla collezione di design ha un costo di 5 euro (tranne la 1° domenica del mese in cui l’ingresso è gratuito). Per ogni informazione potete telefonare al 3355696985 o scrivere una mail all’indirizzo prenotazioni@museoomero.it
Non mi resta che augurarvi una buona visita in questo bellissimo museo che ha anche l’importante scopo dell’inclusività.
Pesaro, prossima Capitale della Cultura 2024 si sta preparando per il grande anno che la vedrà protagonista, ma ha già tantissime attrazioni e attività di cui andare fiera. Siete mai stati nella città marchigiana? Ecco cosa non perdere durante una visita alla città natale di Gioachino Rossini. La 3° domenica del mese si svolge la Stradomenica.
Stradomenica: di cosa si tratta?
La Stradomenica è un evento che si svolge ogni 3° domenica del mese, dove oltre al mercato cittadino al mattino e al mercato dell’antiquariato al pomeriggio, prendono vita altri appuntamenti. Si tratta della giornata perfetta per visitare le maggiori attrazioni della città, risparmiando un pochino, cosa che non guasta mai. Durante questa giornata infatti, acquistando la tessera Pesaro Cult al costo di 3 euro, si avrà accesso a diversi musei.
Quali musei rientrano nella Stradomenica?
Parlando dei musei compresi nella giornata della Stradomenica, non posso che partire da Casa Rossini, la casa natale del famoso compositore pesarese Gioachino Rossini. Fate poi un salto indietro nel tempo fino ad arrivare al tempo dei Romani con una visita alla Domus dell’Abbondanza; la Pesaro Cult permette l’accesso anche al Museo Nazionale Rossini in cui poter apprendere svariate informazioni sul compositore e ai Musei Civici in cui ammirare bellissimi quadri e ceramiche.
Per gli appassionati di motori è imperdibile la visita alle Officine Benelli, mentre personalmente vi consiglio la Sinagoga, una vera chicca di Pesaro. Gli appassionati di bicicletta non possono perdersi il Museo della Bicicletta a Palazzo Gradari mentre gli appassionati d’arte apprezzeranno di sicuro il Centro Arti Visive Pescheria. Lasciando il centro storico raggiungete in auto la località di Santa Maria dell’Arzilla, dove visitare la Casa-museo di Giovanni Gentiletti.
Che ne dite? A me sembra l’occasione giusta per andare a scoprire i tesori di Pesaro. Ricordate che la Stradomenica si svolge ogni 3° domenica del mese.
Pesaro vanta diversi musei, oggi voglio parlarvi della Casa – Museo di Giovanni Gentiletti. Se amate i musei più particolari, questo fa al caso vostro.
Dove si trova il museo
La casa-museo di Giovanni Gentiletti si trova appena fuori Pesaro, a soli 4 km da Candelara, a Santa Maria dell’Arzilla; siamo indicativamente al centro tra le città di Pesaro e Fano. Come si può ben capire dal nome, il museo sorge proprio nella fucina- studio dello scultore pesarese, nel luogo in cui prendevano vita le sue opere.
Giovanni Gentiletti: la storia
Giovanni Gentiletti fu uno scultore pesarese, nato a Candelara e conosciuto per le sue opere in rame e non solo. Creatore di opere per la città di Pesaro, come per esempio “Nel vento del mito” presente nella rotonda di Via Cecchi al porto o il “Trittico-teca dei Santi Decenzio e Germano” donato dalla famiglia alla Cattedrale di Pesaro. Collaborò anche con Arnaldo Pomodoro.
Casa – museo: cosa trovare
La casa- museo di Gentiletti è una vera meraviglia, forse perché proprio qui nascevano le sue opere e proprio qui sono esposte. La sua famiglia infatti ha deciso di condividere i suo lavori con un pubblico più ampio, aprendo le porte della sua fucina-studio. Qui troviamo 6 sale espositive che racchiudono indicativamente i differenti momenti dello scultore. Appena si entra al piano terra si possono ammirare le sale Superfici, Frammenti e Trittici mentre al primo piano Forme Zoomorfe, Aironi e Calendari. All’inizio della sua carriera, Gentiletti creava principalmente scarabei e rondini in volo (che si possono ammirare già dalla facciata dell’abitazione) per poi passare agli aironi dai lunghi becchi e lunghe zampe con occhi rotondi, spesso realizzati incastonando pietre. La fase degli aironi non è stata breve e dall’esposizione di diverse opere si nota l’evoluzione dell’artista. Le forme zoomorfe lasciano poi spazio ad elementi figurativi e a strani alfabeti custodi di antiche memorie. Una delle figlie vi guiderà nella scoperta delle opere di Gentiletti, illustrando i passaggi chiave. Prendetevi poi del tempo per ammirare queste particolari e bellissime opere. Terminato il giro nella casa, è la volta del laboratorio, varcata la porta vi ritroverete nel mondo dello scultore, fra opere incompiute, attrezzi del mestiere e bozzetti. Proprio qui potrete assistere alla proiezione di alcuni filmati in cui l’artista parla del suo percorso e delle sue creazioni. Non dimenticate poi di fare un giro nel giardino, anche qui sono esposte delle opere.
Quando visitare la casa-museo
La casa-museo Giovanni Gentiletti fa parte del circuito Pesaro Musei ed è possibile visitarla ogni terza domenica del mese, in occasione della Stradomenica.
Per me è stata una scoperta davvero interessante e sono sicura che sarà lo stesso per voi. Se siete a Pesaro, non perdetevi questi musei.
Amanti dei musei è tornato il Grand Tour Cultura Marche, lo conoscete già, vero? Se così non fosse, vi spiego in breve di cosa si tratta così da poterne approfittare al meglio.
Grand Tour Cultura: di cosa si tratta
Il Grand Tour Cultura è sostanzialmente un insieme di eventi che vengono organizzati per mesi mettendo a disposizione del visitatore musei e non solo. Quest’anno il tema è “MettiamoCi in gioco! Reti culturali di solidarietà a sostegno delle comunità” e l’obiettivo è quello di far scoprire i luoghi della cultura sotto un altro aspetto. Musei, archivi e biblioteche vestiranno panni diversi dal solito, ospitando cacce al tesoro, visite notturne, concerti, laboratori didattici, spettacoli e tante altre iniziative. L’evento intero vuole invitare alla riflessione su tematiche importanti come il paesaggio, la solidarietà e la creatività in un modo leggero.
Chi organizza il GTC
Il GTC è promosso dall’Assessorato alla Cultura della Regione Marche in collaborazione con il MAB Marche e la Fondazione Marche Cultura. Questa è l’VIII edizione e ogni anno il tema degli eventi cambia.
Quando e come partecipare
Il Grand Tour Cultura Marche è iniziato il 25 Novembre e terminerà il 26 Febbraio 2023, alcuni eventi sono gratuiti e altri a pagamento. Vi segnalo anche tantissime iniziative rivolte ai più piccoli. Qui potete trovare l’elenco degli eventi in programmazione, ma vi avviso che è in continuo aggiornamento. Io ho partecipato qualche anno fa ad una splendida visita alla Chiesa e Confraternita di Santa Maria del Suffragio e alla Pinacoteca civica di Fano. Ovviamente anche quest’anno non sarò da meno e a breve vi racconterò la mia esperienza.
Non mi resta che invitarvi ad andare alla scoperta di questi meravigliosi luoghi della cultura italiana, sicuramente meno conosciuti … proprio per questo non possiamo perderci questa occasione.
Siete pronti per partire per uno dei trekking più belli del centro Italia? Andiamo alla Gola dell’Infernaccio.
Dove si trova laGola dell’Infernaccio
La Gola dell’Infernaccio si trova nel Parco Nazionale dei Sibillini, in provincia di Fermo. Si tratta di un paesaggio meraviglioso, unico nel suo genere, che regala sensazioni uniche. Per arrivare al punto di partenza, dal paese di Montefortino seguite i cartelli marroni che indicano proprio la Gola dell’Infernaccio e dopo aver percorso un tratto di strada sterrata, arriverete alla vostra destinazione, ovvero al punto informazioni dove potrete lasciare l’auto.
Il percorso trekking all’Infernaccio
Il percorso inizia proprio dal punto informazione, da qui prendete il sentiero E9. Il percorso attraversa la Gola dell’Infernaccio, la faggeta di San Leonardo fino ad arrivare all’Eremo di San Leonardo (da qui si torna indietro perché il sentiero è chiuso); ha una lunghezza totale di circa 7 km con un dislivello totale di 300 mt circa, percorribile in circa 4 ore.
La gola e l’eremo
La Gola dell’Infernaccio è una suggestiva gola scavata dall’azione del fiume Tenna e il suo nome abbastanza sinistro corrisponde ad uno degli ambienti selvaggi e particolari del parco. Il percorso risale il fiume attraversando in un primo momento delle cascate per poi addentrarsi completamente nella gola. In questo tratto, guardatevi attorno perché potreste incontrare delle mucche al pascolo. Lasciata la meravigliosa gola, si incontra un ambiente eccezionale, la faggeta di San Leonardo. In autunno è qualcosa di stupendo, sembra di essere in un altro mondo.
Vi consiglio di fermarvi qui per qualche minuto e rigenerarvi a contatto con la natura. Di nuovo in cammino, si prosegue sul sentiero fino ad arrivare alla meta finale dell’escursione: l’Eremo di San Leonardo.
Storia dell’Eremo di San Leonardo
L’Eremo di San Leonardo è davvero suggestivo, soprattutto dopo essersi documentati sulla sua storia. E’ stato infatti ricostruito sui preesistenti resti di un’antica costruzione, dal frate cappuccino Armando Lavini, conosciuto come padre Pietro che a partire dagli anni 70 intraprese l’opera di ristrutturazione da solo, cercando di mantenere l’originalità della struttura precedente. Oggi purtroppo l’edificio è puntellato in seguito al terremoto del 2016 ma vi assicuro che è ugualmente suggestivo.
Storie e leggende
La Gola dell’Infernaccio si trova nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, fra il monte Priora e il monte Sibilla. Questa zona è sempre stata profondamente legata a leggende e riti negromantici risalenti al Medioevo, soprattutto relativamente alle Sibille, bellissime donne dai piedi caprini che abitavano la montagna.
Info generali
Il percorso sopra descritto non è difficile e nemmeno esposto, presenta solo dei piccoli tratti più impegnativi su roccia, ma niente di particolare. E’ consigliato l’utilizzo di un caschetto di protezione.
Cosa vedere in zona
Se alla visita naturalistica volete aggiungere altro, a pochi km di distanza non perdetevi il Santuario della Madonna dell’Ambro, chiamata anche la Lourdes dei Sibillini.
Se siete appassionati di trekking e foliage, non perdetevi la Faggeta di Canfaito. Alla prossima camminata, viaggiatrice seriale.
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