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Italia

Italia, Veneto

Dove parcheggiare all’aeroporto di Treviso

Viaggiando in aereo, spesso capita di dover partire da aeroporti differenti e a volte anche “sconosciuti”.
Di sicuro quelli “di casa” avranno i propri posti segreti per parcheggiare, ma per chi viene da fuori le scelte sono obbligate.
Proprio per questo volevo dirvi 2 parole sul parcheggio all’aeroporto di Treviso.

L’aeroporto si trova proprio sulla strada, vicinissimo all’uscita dell’autostrada.
I parcheggi attigui all’entrata sono il parcheggio A e B e hanno un costo più elevato.
Superata l’entrata dell’aeroporto, se svoltate a sinistra vi troverete delle indicazioni per i parcheggi C e D molto più economici.
Dovrete percorrere solamente poche centinaia di metri e sarete arrivati a destinazione.
Nella stessa zona si trovano anche gli autonoleggi.

Una volta parcheggiata l’auto non avrete bisogno di nessuna navetta, il terminal dista pochissimo e seguendo un passaggio pedonale, prima attiguo alla strada per poi trasformarsi in una specie di tunnel in 5 minuti sarete all’interno dell’aeroporto.

Molto molto comodo.
I parcheggi A e B vi chiedono più di 20,00€ al giorno, nei parcheggi   C e D ve la caverete con circa 8 o addirittura 6 € al giorno.
Direi che vale davvero la pena farsi una piccola camminata!
E ora non mi resta che auguravi buon volo! 🙂
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche

Un caffè con Gioachino Rossini: visita alla casa natale del compositore

Domenica scorsa ho fatto visita a Gioachino Rossini! 🙂
Bando alle ciance, sono una concittadina del grande compositore italiano e ancora non ero mai stata a casa sua: una cosa imperdonabile.
Nel centro storico di Pesaro è possibile visitare la casa natale di Rossini.

Casa natale di Gioacchino Rossini

In effetti tutta la città ha zone a lui dedicate, perché oltre a riconoscere la sua grandezza, è anche un modo per ringraziarlo.
Dovete sapere infatti che il testamento di Gioachino prevedeva che una gran parte della sua ricchezza andasse proprio alla città di Pesaro.
Figlio di musicisti, padre musicista e madre cantante nacque nella città marchigiana il 29 febbraio del 1792 e dedicò tutta la sua vita alla musica.
Nell’edificio potrete fare una visita su tre piani distinti, ammirando le varie stanze che racchiudono cimeli e effetti personali del compositore.
Si può ammirare la stanza dove realmente nacque, dove viene narrata a grandi linee la sua vita.
Un’altra stanza è dedicata ai ritratti di Rossini, dalla giovinezza alla vecchiaia passando per delle carinissime caricature.

Caricatura del compositore

Un luogo è dedicato ai suoi ultimi giorni (anche se furono a Parigi e non a Pesaro dove morì il 13 novembre 1868) attraverso un dipinto di un suo caro amico che lo ritrae sul letto di morte e attraverso il testamento in cui nomina la sua città natale erede universale dei suoi beni.
Un’altra stanza ospita la sua spinetta da viaggio ossia una specie di piccolo pianoforte che il maestro portava sempre con se, per potersi dedicare ai suoi studi da compositore; la stanza è abbellita con lettere e autografi musicali rappresentativi di tutta la sua carriera.

Spinetta da viaggio

La mia preferita è senza dubbio la sala in cui sono esposte alcune delle sue più celebri opere come la Gazza Ladra e il Barbiere di Siviglia.

Ricollegandoci proprio a quest’ultimo, all’ingresso dell’edificio potrete ammirare una vecchia sedia da barbiere.

La casa ospita anche uno store interamente dedicato al compositore e una sala audio con punti di ascolto di opere rossiniane.

Postazioni audio con rappresentazione del Teatro Rossini di Pesaro  sullo sfondo

Se capitate a Pesaro è una tappa che dovete assolutamente fare, ne vale la pena (ingresso a pagamento).
Con ancora la musica di Rossini che mi gira in testa vi saluto.
Chissà quale sarà la prossima colonna sonora…..al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche

Le grotte di Camerano

Da buona marchigiana, in questo ultimo periodo sto andando alla ricerca dei tesori della mia regione.
Qualche giorno fa ho avuto il piacere di ammirare una sorta di città sotterranea a Camerano.
Siamo in provincia di Ancona, uscite al casello di Ancona Sud e seguite le indicazioni proprio per Camerano e poi per le grotte….è facilissimo.
Dovete recarvi al punto iat, in via Carlo Maratti 37 e fare il biglietto dal costo di 8 €.
La visita dura circa 1 ora e 15 minuti e parte proprio da lì.

Dietro ad  una semplice porta in una stanza qualunque si apre un mondo completamente diverso: km di gallerie sotterranee collegate tra loro che creano un percorso labirintico sotto l’odierna città.
Dovete sapere che questi ambienti risalgono ai piceni, popolazione nomade dedita alla pastorizia che si stabilì nei pressi di Ancona e nelle zone limitrofe tra il IX ed il III secolo a.c.
La popolazione viveva in capanne costruite con materiale naturale, delle quali non vi è nessuna traccia, ma sembra che utilizzò questa parte sotterranea come rifugio, come luogo per la conservazione del cibo e per usi religiosi.
Verrete accompagnati da una guida che vi illustrerà tutta la storia e i punti di maggiore interesse come i luoghi dedicati alla preghiera, molto più rifiniti e decorati rispetto alle normali nicchie.
Sembra che ci sia una netta corrispondenza fra la città sotterranea e quella scoperta, gli ambienti sono analoghi.

Le gallerie di collegamento sono strettine, quindi purtroppo se soffrite di claustrofobia non è una visita adatta a voi.
Il materiale che costituisce questo ambiente è quasi interamente arenaria, con zone ben visibili di argilla e la temperatura è quasi sempre costante e si aggira sui 13° C.
Proprio per questo con il passare degli anni, assunse un ruolo diverso, le varie nicchie diventarono un “prolungamento” delle abitazioni, o ancora meglio possiamo dire delle cantine,
In una zona si vedono ancora i segni lasciati sulle pareti dalle grandi botti di vino: le botti non venivano mai spostate, il vino si faceva scendere dall’alto e poi una volta pronto si imbottigliava direttamente sottoterra e arrivata in superficie già pronto per il commercio.
Anche una famosa cantina utilizzò questi ambienti per la produzione.
Facendo un passo indietro però, devo dirvi che per molto tempo questa parte sotterranea della città venne nascosta alla maggior parte della popolazione, solo in pochi ne erano a conoscenza ma questo cambiò durante la Seconda Guerra Mondiale, quando venne permesso l’accesso a tutta la popolazione che trovò qui un rifugio.
Da quel momento in avanti tutti seppero delle grotte di Camerano.
Sono stati fatti dei lavori per rendere possibile l’accesso ai visitatori, ma l’atmosfera che si respira è davvero suggestiva.

Gli ambienti sarebbero tantissimi, ma quelli ristrutturati sono solo alcuni.
Alla fine del percorso ritornerete in superficie per poi scendere di nuovo, per il semplice fatto che con il peso delle nuove abitazioni il terreno ha ceduto,rendendo impossibile il collegamento……ma l’ultimo ambiente è davvero moooooooooooolto bello!
Se vi ho incuriosito almeno un po’ fateci una visita!
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche

Scorci di Ancona

Ci sono viaggi organizzati nei minimi dettagli e viaggi allo sbaraglio, ma a volte ci sono solo quelle poche ore che però ti bastano per fare grandi scoperte.
La scorsa settimana sono stata ad Ancona per ammirare la nave Amerigo Vespucci e una volta lì ne ho approfittato per scovare qualche bello scorcio.
Non prendetela come una guida della città,assolutamente!
E’ solo il racconto del mio pomeriggio.
Di corsa per vedere la nave (gli orari erano davvero ridotti) e poi mi sono finalmente rilassata ammirando quello che avevo intorno.
Come prima cosa l’arco di Traiano, che una volta si trovava ancora più a ridosso del mare, costruito come ringraziamento per aver ampliato il porto della città.

Sembra che da lì sia partito l’imperatore per la guerra contro i Daci.
Salendo le scale e oltrepassando l’arco potrete percorrere un lungo camminamento rialzato che vi permetterà di avere una visuale molto interessante del porto.
Sempre da lì il vostro occhio non potrà non cadere su una costruzione posizionata sulla cima del colle.
Lasciato il porto alle spalle,ho preso l’ascensore pubblico così da guadagnare un po’ di tempo, considerando che c’era tanta salita da fare…..avanti con diverse scalinate fino ad arrivare alla Chiesa di San Ciriaco che domina dall’alto tutta la città.
In stile romanico, con la sua imponenza riempie tutta la piazza. Il colore bianco è dato dalla pietra del Conero, mentre i leoni all’ingresso sono di marmo rosso di Verona.
Al suo interno, a sinistra rispetto all’entrata troverete la Cripta dei Protettori che contiene le spoglie dei santi patroni, primo fra tutti San Ciriaco.
Se siete degli appassionati d’arte dovete sapere che anche il Vanvitelli lasciò il suo marchio in questa Cattedrale.
Scendendo dal colle verso il centro città sono passata di fronte al vecchio Mercato Pubblico, che emana sempre un certo fascino con il suo “scheletro” in ferro……ma allo stesso modo emana anche un cattivo odore di pesce, quindi vi basta una sbirciatina dall’esterno.

L’ultima scoperta della città, prima di ripartire è stata la Fontana del Calamo o delle Tredici Cannelle.
Ne sono rimasta davvero colpita.

Immaginate tredici riquadri con al centro una maschera in bronzo ( in realtà 12, perché una è in pietra), tutte diverse l’una dall’altra dalle quali sgorga l’acqua.
Queste figure dovrebbero essere dei fauni e dei satiri, ovvero figure mitologiche legate alla natura e alla campagna.
Ne sono rimasta talmente rapita che avrei voluto fotografare tutte le loro espressioni…… per fortuna era tardi ed era arrivata l’ora di ripartire! 🙂

Questo è un piccolo assaggio di quello che vi aspetta nel capoluogo marchigiano.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche

Le Marmitte dei Giganti di Fossombrone

Le domeniche perfette per me sono quelle in cui si sale in macchina e si parte alla scoperta di qualcosa.
Considerando di avere un solo giorno a disposizione la meta sarà vicino a casa…ma non per questo meno bella di altre!
Proprio la scorsa domenica,percorrendo pochi km mi sono trovata di fronte ad uno spettacolo bellissimo.
Ho raggiunto San Lazzaro di Fossombrone, in provincia di Pesaro-Urbino percorrendo la super-strada e prendendo l’uscita di Fossombrone e dopo aver visitato questa cittadina ho raggiunto la piccola frazione.
Bene, cosa sarò andata a vedere?!
Semplice, le Marmitte dei Giganti!

Si tratta di formazioni rocciose che si sono modellate grazie agli agenti atmosferici, un vero e proprio canyon scavato nel corso dei secoli dal fiume Metauro.

Le marmitte vere e proprie sarebbero delle piccole cavità con un diametro di circa 3 metri che costeggiano il letto del fiume, che, riempendosi  di acqua creano degli specchi naturali.
Hanno questo nome perché sembrano delle enormi pentole.

Uscendo da Fossombrone, troverete dei cartelli che le indicano, sorpassate il ponte di Diocleziano, parcheggiate e poi tornate sul ponte per ammirare lo spettacolo davvero suggestivo.
La natura crea le più belle opere d’arte in assoluto.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Molise

Civitacampomarano: il paese social

Eccomi finalmente approdata anche in Molise.
Era la prima volta che soggiornavo in questa regione.
Ero in un agriturismo in provincia di Campobasso ed il gestore, gentilissimo ci ha illustrato cosa potevamo visitare nei paraggi.
La nostra attenzione è stata totalmente catturata dal racconto di Civitacampomarano e così siamo andati a visitarla.

Si tratta di un paesino davvero piccolo che conta poco meno di 550 abitanti, la maggior parte dei quali non abbiamo incontrato perchè essendoci andati verso le 19.30 erano già tutti pronti per la cena.
Per essere sincera mi è sembrato quasi un paese fantasma alla prima impressione, poi però la sua particolarità mi ha catturato.

Praticamente i suoi cittadini hanno rivoluzionato i simboli dei mezzi di comunicazione: la classica cabina telefonica è diventata verde e sulla punta vanta un bel logo di Whatsapp, la buca delle lettere sfoggia una bella busta simbolo di Gmail, la bacheca per gli annunci del paese ha cambiato colore, adesso è blu con il logo di Facebook e la panchina degli anziani è diventata azzurra con un bel cartello di Twitter di fianco…….più cinguettii di lì si muore.

Punto di attrazione del paese è il castello Angioino che io per motivi di orario non sono riuscita a vedere.
Passeggiando per le stradine troverete anche diversi murales che ravvivano un pò l’atmosfera, molti della famosa artista Alice Pasquini.

Da questo progetto è nato anche un festival della street-art , il CVTA’.

Se siete in zona non perdetevi questo borgo carinissimo, la sua unicità vale una visita.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche

Visita a Fano: legame fra l’angelo custode del Guercino ed il Titanic

Parto subito col dirvi che non è una leggenda, ma una storia realmente accaduta.
La scorsa settimana ho fatto una visita guidata della città di Fano e ne sono rimasta davvero affascinata.
Non che sia nuova per me, per metà sono fanese….ma l’ho guardata con altri occhi scoprendo delle vere e proprie meraviglie (che presto vi racconterò).
Arriviamo al punto: la Pinacoteca civica di Fano custodisce diversi dipinti, ma noi dobbiamo prendere in considerazione solamente l’Angelo custode del Guercino.

Il poeta inglese Robert Browning, appassionato di angeli venne a Fano e quando vide l’opera del Guercino se ne innamorò letteralmente, tanto che ci tornò per ben tre volte e in seguito dedicò ad essa una delle sue più famose poesie che cita” ho bevuto la bellezza dell’angelo per tre volte”

(…Venuti a Fano, per tre volte andammo
A sederci per vederlo là nella sua cappella,
E bere la sua bellezza fino alla soddisfazione del nostro spirito….)

In seguito venne fondato un Fan club e per potersi ritenere iscritte le persone dovevano recarsi almeno una volta nella vita a Fano ad ammirare dal vivo l’angelo custode, acquistare una cartolina e spedirla in America alla sede principale.
Sembra che nei primi anni del secolo scorso arrivò un gruppo di americani per poter ammirare dal vivo l’opera tanto decantata da Browning  che seguì tutte le richieste alla lettera, ma quando i componenti tornarono in America si resero conto di essere arrivati prima delle cartoline ed il fatto apparve piuttosto strano.
Vi siete già fatti un’idea di quello che accadde?!
Le cartoline non arrivarono mai e sapete perchè?! Viaggiavano sul Titanic.
Io sono rimasta veramente a bocca aperta ascoltando questa storia….è il mio punto di contatto con l’immensa storia del Titanic.
Forse non vi farà lo stesso effetto che ha fatto a me, ma mi sembrava giusto raccontarvela.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Emilia romagna, Italia

Il borgo medievale di Saludecio e i suoi murales

Al confine fra Marche ed Emilia Romagna ci sono tanti bellissimi borghi che c’è veramente l’imbarazzo della scelta.
Essendo proprio di strada, ho deciso di scoprirne uno dopo l’altro.
L’ultima è stata la volta di Saludecio.
Si tratta di un borgo davvero carino e tenuto benissimo, in provincia di Rimini (anche se dista pochi km dalle Marche).

Vi si accede attraversando una grande porta che mostra la grandezza del passato, soprattutto durante il regno dei Malatesta.
All’interno del borgo medievale si possono ammirare bellissimi edifici, ma la cosa che ha completamente catturato la mia attenzione sono stati i murales su diverse facciate delle abitazioni.

Ho scoperto infatti che girovagando per le viuzze si possono ammirare più di 40 murales eseguiti in occasione della famosa festa del borgo “800Festival” che rappresentano le più curiose invenzioni dell’Ottocento.



Lasciatevi guidare dal vostro istinto per fare un giro davvero suggestivo.

Saludecio ha inoltre diversi palazzi importanti, una bella piazza, la torre civica  e degna di nota è senza dubbio la chiesa parrocchiale di San Biagio Santuario del Beato Amato di cui si conserva intatto il corpo all’interno di una teca.

Il panorama che si può ammirare dalle mura è davvero eccezionale, un colpo d’occhio meraviglioso.

Questo piccolo borgo ospita diverse sagre come la già citata 800Festival e SalusErbe, una manifestazione dedicata all’erboristeria, all’alimentazione naturale e alle medicine alternative.
Io ci sono stata proprio in occasione di quest’ultima, dove Saludecio era arricchito da un delizioso mercatino allestito per le sue viette.

Se siete in zona appuntatevelo in agenda perchè una visita è d’obbligo.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche

Le limonaie di Villa Guerrini

Ci sono luoghi che non tutti possono vedere, per svariati motivi e quindi è giusto raccontarli e farli conoscere a quanta più gente possibile.

Questo è il caso di Villa Guerrini, di proprietà privata che però ha aderito alla campagna del FAI e in due giornate si è mostrata in tutta la sua bellezza.
Ci troviamo a Pesaro e più precisamente nel quartiere di Muraglia.
Un tempo la zona era agricola e l’edificio venne costruito come casino di villeggiatura in una posizione ben precisa – che oggi non riusciamo nemmeno lontanamente ad  immaginare in quanto è stata inglobata completamente nel nucleo cittadino – su un asse che comprendeva anche altre ville del colle Ardizio ed in un punto dal quale si riusciva a controllare gran parte dei possedimenti.
Oggi l’unica cosa che riusciamo a cogliere è una linea immaginaria sulla quale si affacciano simmetricamente le cancellate rimaste.
La costruzione risale al 1787 e venne attribuita al nobile abate Vincenzo Giordani.
Proprio perché di proprietà di un religioso la villa non presentava nemmeno all’epoca grandi fasti ma era piuttosto sobria, ad esempio non ci furono mai giochi d’acqua e cose del genere ma si creò un ambiente tranquillo e sereno.
La sua posizione era strategica, proprio sulla via Flaminia dove si muoveva l’intero mondo circostante.
Oggi dall’esterno nulla tradisce la bellezza che si può godere varcato il portale d’ingresso.
Un grande giardino diviso in due parti si estende subito dopo l’entrata; la prima parte è di semplice prato verde cinto da cipressi – che incorniciano perfettamente il portone principale – mentre la seconda parte è la vera punta di diamante della struttura: le limonaie.
Quest’ultima parte si può intendere come un giardino suddiviso in aiuole quadrate perimetrate da siepi di bosso con al centro una fontana.
Due lati a prima vista possono sembrare un loggiato ma in realtà sono ben altro: si tratta di una serra per il ricovero invernale delle piante di limoni.
In passato i limoni rappresentavano un ornamento e stavano a significare che la famiglia era benestante; i frutti non venivano mangiati ma servivano solo come elementi decorativi.
Non si tratta di comuni serre,hanno la struttura in legno e sono ricoperte di tegole e non vi è assolutamente il cemento ma il “collante” è costituito da un impasto di terra e paglia…tutto questo perché sono completamente smontabili e due volte all’anno persone qualificate smontano e rimontano l’intera costruzione.
Tutto questo per esporre i vasi di limoni al sole in primavera e per ripararli dalle intemperie in autunno.
Come in origine gli enormi vasi sono 80 ed in primavera solo le piante più piccine vengono spostate ed utilizzate come decoro all’interno delle quattro aiuole.
Non avevo mai visto qualcosa di simile e vi assicuro che è stupefacente!
Vicino alle piante vi sono dei termometri che consentono di verificare che la temperatura sia effettivamente quella giusta, pensate che in inverno vengono addirittura riscaldate da alcune stufette.
Sulla destra dell’intero edificio si trova un Oratorio dedicato a Sant’Emidio (che proteggeva  dai terremoti) che in passato era aperto al culto pubblico; sulla parete sinistra rispetto all’altare si può notare una grata dalla quale i nobili assistevano alle funzioni senza scendere dalle proprie stanze e mischiarsi al popolo.
La pianta dell’oratorio è di forma ottagonale anche se non è facilmente intuibile.
Dal primo proprietario, l’abate Giordani, la villa passò in diverse mani fin quando non venne acquistata da Guerrino Guerrini, ai cui eredi ancora appartiene,
Secondo me le limonaie sono qualcosa di meraviglioso e credo che a parole non si riesca ad esprimere la loro bellezza reale ma ci ho voluto provare, così da farvi scoprire un luogo che altrimenti molto probabilmente non avreste mai visto.
Immaginatevi a passeggiare fra delle aiuole curatissime, arricchite dai alcuni fiori violetti e immersi nella totale pace,dove l’unico rumore è quello dell’acqua della fontana e dove l’aria assume il profumo dei limoni che brillano con il loro giallo sulle 80 enormi piante custodite gelosamente.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.
Italia, Marche

Museo Morbidelli: la più grande collezione privata di moto in Europa

Appassionati delle due ruote, questo post è tutto per voi.
In occasione della giornate Fai di primavera ho potuto visitare il Museo Morbidelli a Pesaro e sono rimasta completamente sbalordita.
Mi auto rimprovero per il fatto di non aver approfondito in precedenza questa eccellenza della mia città.
Il Museo Morbidelli è la prima collezione privata di moto in Europa e la seconda nel mondo,non so se rendo l’idea.
Tutto il merito è di Giancarlo Morbidelli.
Appassionato di meccanica fece della sua passione la sua professione, lavorando prima in una fabbrica meccanica e aprendo poi una piccola fabbrica di macchine speciali per la lavorazione del legno che divenne negli anni una delle più note al mondo.

La storia del museo va di pari passo con quella del suo fondatore che iniziò a collezionare moto fin dai primi anni dalla nascita della sua azienda, facilitato anche  dalle relazioni con altre realtà industriali in tutta Europa per recuperare diversi esemplari a due ruote.

La grande passione di Morbidelli fu proprio la motocicletta e parallelamente al suo lavoro di costruttore di macchine per la lavorazione del legno, iniziò anche a costruire motociclette aiutato solamente da altre 4 persone: un ingegnere e 3 tecnici; finito il lavoro in fabbrica si recava al reparto corse dove portava tutto il suo sapere e la sua abilità.

Fu così che motocicletta dopo motocicletta, migliorando di volta in volta riuscì a conquistare 4 Titoli Mondiali Piloti e 4 Titoli Mondiali Costruttori.
Come si suol dire “buon sangue non mente” e infatti suo figlio Gianni iniziò a correre, partendo dai Go-Kart fino ad arrivare alla Formula Uno sempre supportato dal padre Giancarlo.
Nei primi anni 90 il grande imprenditore decise di cedere la sua attività e dedicarsi alla sua grande passione, le motociclette appunto.

Il vecchio stabilimento industriale, con una superficie di 3.200 metri quadri  si è trasformato in un vero e proprio museo ospitando 350 motociclette, 50 delle quali sono pezzi unici al mondo.
Ammetto di non essere una patita delle due ruote ma vi assicuro che sono uscita da lì veramente soddisfatta perché dietro a quello che apparentemente può sembrare un insieme di mezzi c’è una storia con la S maiuscola.
Troverete dei modelli davvero singolari, come l’antenato dello scooter che veniva utilizzato in Francia dalle ballerine per fare pubblicità o diverse motociclette da guerra, passando per le  moto da corsa dalle più datate fino ad arrivare ad un esemplare utilizzato anche da Valentino Rossi all’inizio della sua carriera.

All’interno del museo troverete poi una sala dedicata interamente a Dorino Serafini, grande campione del passato.

Ho scoperto che da molto prima di Vale la storia della provincia di Pesaro è legata alla storia delle due ruote.
Amanti delle moto dovete assolutamente visitare questo museo, ne sono rimasta affascinata io che non ne capisco niente, non oso immaginare che effetto possa avere su di voi.
E dato che ci siete fate un salto anche alle Officine Benelli…ma questa è un’altra storia.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.