Ci sono luoghi che non tutti possono vedere, per svariati motivi e quindi è giusto raccontarli e farli conoscere a quanta più gente possibile.
Questo è il caso di Villa Guerrini, di proprietà privata che però ha aderito alla campagna del FAI e in due giornate si è mostrata in tutta la sua bellezza.
Ci troviamo a Pesaro e più precisamente nel quartiere di Muraglia.
Un tempo la zona era agricola e l’edificio venne costruito come casino di villeggiatura in una posizione ben precisa – che oggi non riusciamo nemmeno lontanamente ad immaginare in quanto è stata inglobata completamente nel nucleo cittadino – su un asse che comprendeva anche altre ville del colle Ardizio ed in un punto dal quale si riusciva a controllare gran parte dei possedimenti.
Oggi l’unica cosa che riusciamo a cogliere è una linea immaginaria sulla quale si affacciano simmetricamente le cancellate rimaste.
La costruzione risale al 1787 e venne attribuita al nobile abate Vincenzo Giordani.
Proprio perché di proprietà di un religioso la villa non presentava nemmeno all’epoca grandi fasti ma era piuttosto sobria, ad esempio non ci furono mai giochi d’acqua e cose del genere ma si creò un ambiente tranquillo e sereno.
La sua posizione era strategica, proprio sulla via Flaminia dove si muoveva l’intero mondo circostante.
Oggi dall’esterno nulla tradisce la bellezza che si può godere varcato il portale d’ingresso.
Un grande giardino diviso in due parti si estende subito dopo l’entrata; la prima parte è di semplice prato verde cinto da cipressi – che incorniciano perfettamente il portone principale – mentre la seconda parte è la vera punta di diamante della struttura: le limonaie.
Quest’ultima parte si può intendere come un giardino suddiviso in aiuole quadrate perimetrate da siepi di bosso con al centro una fontana.
Due lati a prima vista possono sembrare un loggiato ma in realtà sono ben altro: si tratta di una serra per il ricovero invernale delle piante di limoni.
In passato i limoni rappresentavano un ornamento e stavano a significare che la famiglia era benestante; i frutti non venivano mangiati ma servivano solo come elementi decorativi.
Non si tratta di comuni serre,hanno la struttura in legno e sono ricoperte di tegole e non vi è assolutamente il cemento ma il “collante” è costituito da un impasto di terra e paglia…tutto questo perché sono completamente smontabili e due volte all’anno persone qualificate smontano e rimontano l’intera costruzione.
Tutto questo per esporre i vasi di limoni al sole in primavera e per ripararli dalle intemperie in autunno.
Come in origine gli enormi vasi sono 80 ed in primavera solo le piante più piccine vengono spostate ed utilizzate come decoro all’interno delle quattro aiuole.
Non avevo mai visto qualcosa di simile e vi assicuro che è stupefacente!
Vicino alle piante vi sono dei termometri che consentono di verificare che la temperatura sia effettivamente quella giusta, pensate che in inverno vengono addirittura riscaldate da alcune stufette.
Sulla destra dell’intero edificio si trova un Oratorio dedicato a Sant’Emidio (che proteggeva dai terremoti) che in passato era aperto al culto pubblico; sulla parete sinistra rispetto all’altare si può notare una grata dalla quale i nobili assistevano alle funzioni senza scendere dalle proprie stanze e mischiarsi al popolo.
La pianta dell’oratorio è di forma ottagonale anche se non è facilmente intuibile.
Dal primo proprietario, l’abate Giordani, la villa passò in diverse mani fin quando non venne acquistata da Guerrino Guerrini, ai cui eredi ancora appartiene,
Secondo me le limonaie sono qualcosa di meraviglioso e credo che a parole non si riesca ad esprimere la loro bellezza reale ma ci ho voluto provare, così da farvi scoprire un luogo che altrimenti molto probabilmente non avreste mai visto.
Immaginatevi a passeggiare fra delle aiuole curatissime, arricchite dai alcuni fiori violetti e immersi nella totale pace,dove l’unico rumore è quello dell’acqua della fontana e dove l’aria assume il profumo dei limoni che brillano con il loro giallo sulle 80 enormi piante custodite gelosamente.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.