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La Via degli Dei Bologna Firenze

La Via degli Dei, il percorso escursionistico che collega Bologna a Firenze (ma è fattibile in entrambi i sensi e anche in bicicletta), è un’esperienza che consiglio a tutti di fare almeno una volta nella vita e se vi è possibile e ve la sentite, vi consiglio di partire da soli e di vivere questa avventura solo a contatto con voi stessi.
In realtà non sarete mai soli, ma vi circonderete di persone sconosciute che stanno vivendo la vostra stessa esperienza e che come per magia diventeranno parte integrante del percorso.
Io ho fatto parecchi viaggi e tanti altri spero di farne, ma vi assicuro che la Via degli Dei è stata una delle esperienze più forti che abbia mai fatto e che non dimenticherò mai.

Via degli Dei
Via degli Dei

Via degli Dei: come fare lo zaino

L’argomento zaino è sempre un po’ spinoso e fin quando non l’ho provato sulla mia pelle, non ho compreso fino in fondo tutte le raccomandazioni che leggevo prima di partire.
Quindi oggi mi ritrovo anche io a dirvi: partite con uno zaino che sia il più leggero possibile, indicativamente pari al 15% del vostro peso corporeo (se ci riuscite siete davvero bravi, io sono arrivata a circa un 18%).
Io ricordo di aver ridotto al massimo le cose da portare per poi accorgermi alla fine di aver avuto sulle spalle per tutto quel tempo, il peso di qualche oggetto superfluo.
Solo voi potete sapere le vostre esigenze, ma per fare un trekking (perché io non lo chiamo cammino, poi ne parlerò) del genere, non possono di sicuro mancare:
– magliette tecniche di ricambio (2/3)
– pantaloni di ricambio (1/2)
– cappello, occhiali da sole e crema solare
– cerotti per le vesciche e kit primo soccorso
– k-way o mantella antipioggia e copri zaino per la pioggia
– una felpa più pesante
– borraccia
– carica batteria e powerbank
– torcia frontale
– beauty con prodotti per l’igiene personale
– ottimi calzini (su questi non siate approssimativi ma prendete calzini buoni per camminare)

Forma fisica e allenamento

Come vi ho accennato in precedenza, io non lo reputo un cammino ma bensì un trekking perché si svalica letteralmente l’Appennino e i dislivelli sono sempre importanti, le superfici in cui si cammina cambiano continuamente (asfalto, terra, roccia, sentieri, campi) e il corpo comunque ne risente.
Detto questo non voglio spaventare nessuno perché per esperienza personale sono convinta che occorra essere dei buoni camminatori, abituati a percorrere diversi km e in buona salute, oltre a questo non occorre nessun tipo di allenamento particolare, se non la determinazione, la capacità di affrontare gli imprevisti e una buona dose di spirito d’adattamento. Certo è che non potete decidere oggi di partire domani se non siete un po’ allenati (io vi consiglio di camminare per qualche km tutti i giorni prima di partire, anche se in pianura vi aiuterà a prendere il ritmo). E’ fattibile ma non prendetela alla leggera.

Via degli Dei panorami
Via degli Dei panorami

Via degli Dei: le tappe

In un classico cammino (tipo Santiago), pur decidendo le tappe in anticipo, si può anche improvvisare e decidere di fermarsi quando si vuole o quando si è stanchi, perché si attraversano zone abitate e gli alloggi si trovano ovunque. Per la Via degli Dei non è così, le tappe sono più o meno obbligate dai centri abitati che si incontrano lungo il percorso; sta a voi decidere se percorrerlo in 5 giorni e 4 notti o in 6 giorni e 5 notti.
Io personalmente vi consiglio di farlo in 6 giorni perché comunque è impegnativo e così riuscirete a godervi di più l’esperienza, ma ovviamente dipende tutto dalle possibilità personali.
Veniamo all’argomento più importante per un camminatore: le tappe.

Bologna – Sasso Marconi

Il punto di inizio effettivo della Via degli Dei è Piazza Maggiore, se arrivate in treno aggiungeteci il percorso dalla stazione alla piazza, se invece pernottate a Bologna la notte prima, la vostra avventura inizia da qui.
Imboccate via d’Azeglio che vi farà passare di fronte alla casa di Lucio Dalla e proseguite fino a raggiungere via Saragozza (qui vi consiglio di acquistare il pranzo perché poi non troverete altri negozi). Passate sotto l’Arco del Meloncello e preparatevi psicologicamente a salire un’infinità di gradini (300), visto che state percorrendo il portico più lungo del mondo che vi condurrà fino al Santuario della Beata Vergine di San Luca.

Santuario della Beata Vergine di San Luca
Santuario della Beata Vergine di San Luca

Se non l’avete già acquistata online, qui potete prendere la credenziale del pellegrino e la guida.
Mentre la cupola di San Luca si rimpicciolisce alle vostre spalle, percorrete un piccolo tratto di asfalto fino ad arrivare a Via De’ Bregoli (alla vostra destra) ed imboccate il sentiero CAI 112A. Da qui in poi, per altri 5/6 giorni quel simbolo bianco e rosso con scritto VD sarà la vostra guida.
E’ il momento di attraversare il bosco, quindi in base alle condizioni del terreno scegliete una delle due strade al bivio (se ha piovuto non prendete il sentiero di destra).
Costeggiate il fiume Reno e raggiungete l’Oasi Naturalistica di San Gherardo dove troverete una fontanella d’acqua per riempire la borraccia.
Seguite le indicazioni per Sasso Marconi o semplicemente per il vostro alloggio che potrebbe essere anche a Badolo. Per questa tappa considerate circa 23 km e un dislivello di 817 m, – 515 m (tutto dipende da dove partite e dove alloggiate).

Badolo – Madonna dei Fornelli

Se avete pernottato a Sasso Marconi, la mattina inizia in salita con la “scalata” del Monte Adone, se invece l’avete fatto il giorno precedente, la partenza sarà un po’ più tranquilla e arriverete al paese di Brento. Qui vi attende un bel pezzetto di asfalto per raggiungere Monzuno dove potrete fare una tappa per riposarvi un po’ prima di riprendere il percorso CAI019 con una bella salita che vi condurrà alla località Le Croci. Percorso piacevole nel bosco fin quando non raggiungerete il Parco Eolico di Monte Galletto, da qui in poi vi attende la discesa fino alla tappa di Madonna dei Fornelli.
Sempre considerando i vostri alloggi, questa tappa è lunga circa 28 km, con un dislivello di 1460 m, – 1038 m.

Parco Eolico di Monte Galletto
Parco Eolico di Monte Galletto

Madonna dei Fornelli – Passo della Futa

Non lasciatevi ingannare dalla lunghezza di questa tappa, sulla carta infatti è una delle più brevi ma non è così semplice. Si inizia con una bella salita che vi permetterà di ammirare subito dei bellissimi paesaggi fino a condurvi all’interno del bosco.
La particolarità di questo tratto è che incontrerete resti della Flaminia Militare, l’antico percorso romano del 187 a.C. e oltrepassato un piccolo cancello, vi ritroverete poi in un grande spazio aperto che ospita una casa in pietra. Momento saliente dell’esperienza perché attraverserete il confine fra Emilia Romagna e Toscana.
Proseguendo poi sul sentiero indicato, ho raggiunto il punto più alto della Via degli Dei, ovvero la Radura delle Banditacce. A 1204 m d’altezza, suonate la campanella per sancire il vostro passaggio. proseguite poi in discesa seguendo le indicazioni per La Futa, facendo una breve tappa al Cimitero Germanico, uno tra i più grandi d’Italia. Breve tratto di asfalto per raggiungere Barberino del Mugello e conquistare la tappa di giornata, Monte di Fo‘.
La 3° tappa prevedere circa 18 km e un dislivello di 783 m, – 753m.

Panorama Via degli Dei
Panorama Via degli Dei

Passo della Futa – San Piero a Sieve

Partenza fra gli ombreggiati boschi di Barberino del Mugello seguendo le indicazioni per Monte Gazzaro, si sale sul crinale fino a raggiungere un grade spiazzo dove un tempo sorgeva una locanda “particolare”: ben arrivati al Passo dell’Osteria Bruciata.

Passo dell'Osteria Bruciata
Passo dell’Osteria Bruciata

Qui le indicazioni sono precise e vi condurranno a San’Agata dove volendo potrete approfittarne per la pausa pranzo o per una semplice pausa rigenerante. Una lunga strada bianca vi condurrà poi a San Piero a Sieve, la destinazione della giornata.
Tappa di circa 23/24 Km con un dislivello di 641 m, -1197 m.

San Piero a Sieve – Vetta le Croci

La giornata parte in salita, infatti dal paese di San Piero a Sieve si prende la direzione verso la Fortezza Medicea ma senza raggiungerla perché il sentiero VD svolta a sinistra su una forestale che porta a Trebbio. Qui di nuovo una salita tenendo la sinistra al bivio e proseguendo verso Bivigliano.
Questa tappa ha parecchi sali e scendi, quindi mi raccomando non demoralizzatevi. Incontrerete tabernacoli e tanti ulivi incastonati in paesaggi meravigliosi. Oltrepasserete Tagliaferro ed ecco di nuovo una salita, quella al Monte Senario (il cartello che indica di aver superato il Purgatorio e di essere a ridosso del Paradiso è troppo simpatico). Con il fiato corto arriverete al Convento di Monte Senario dove potrete approfittarne per la pausa pranzo visto che troverete anche un punto di ristoro dei frati. Dopo il meritato riposo ripartite seguendo le indicazioni e attraversando una bellissima abetaia raggiungerete la meta della vostra tappa. Anche qui come sempre dipende da dove alloggiate, infatti se siete a Bivigliano considerate di dover uscire di poco dal sentiero principale, cosa diversa se alloggiate ad Olmo.
Tappa di circa 18/19 km con un dislivello di 750 m, -430 m.

Incontri sulla Via degli Dei
Incontri sulla Via degli Dei

Vetta Le Croci – Firenze

Eccoci arrivati all’ultima tappa, ormai l’adrenalina è alle stelle e le gambe chiedono pietà, ma resta l’ultimo sforzo e poi la soddisfazione sarà immensa. Solita salita per raggiungere Poggio Pratone da dove inizierete finalmente a vedere la vostra meta e più precisamente la meravigliosa cupola del Brunelleschi.
Qui trovate anche uno dei punti più famosi del percorso, il tavolo e le sedie nel bel mezzo del nulla con veduta su Firenze.

Via degli Dei vista su Firenze
Via degli Dei vista su Firenze

Ultimo tratto immerso nella natura è la discesa che vi condurrà a Fiesole da dove percorrerete solo strada asfaltata.
La “vera” Via degli Dei arrivava a Fiesole, quindi in realtà avreste completato l’impresa… ma mi sembra un po’ sciocco fermarsi qui, che dite? Per arrivare a Firenze avete addirittura 3 opzioni, infatti se siete stremati o soddisfatti della strada fatta, potete raggiungere Piazza della Signoria con l’autobus nr. 7.
Se volete continuare seguendo i sentieri CAI potete prendere il sentiero nr. 7, ma ci sarà della salita, mentre se volete la “cosa più semplice” potete seguire la strada asfaltata ma panoramica Via Vecchia Fiesolana.
Qualsiasi sia la vostra scelta, arriverete finalmente in Piazza della Signoria e la gioia e la soddisfazione di aver portato a termine questa avventura potrebbero anche farvi piangere!
Non dimenticate di entrare a Palazzo Vecchio per farvi timbrare per l’ultima volta la credenziale del pellegrino che testimonierà per sempre questo viaggio.

L'arrivo in Piazza della Signoria
L’arrivo in Piazza della Signoria

Alloggi

Sul sito o sulla guida trovate tutti gli alloggi convenzionati, io però vi lascio quelli che ho testato in prima persona e dove mi sono trovata benissimo.
1 tappa: Agriturismo Piccola Raieda a Brento, dove Luca, il proprietario vi darà le giuste dritte per i giorni successivi e dove vi cucinerà delle ottime prelibatezze per cena. Qui trovate sia camere che tende.
2 tappa: Albergo Ristorante Poli a Madonna dei Fornelli, dove il simpaticissimo proprietario Michele, oltre ai vari racconti sulla zona, saprà aiutarvi per ogni vostra esigenza e poi essendo un ristorante, avrete la possibilità di ricaricare per bene le batterie senza preoccuparvi delle calorie.
3 tappa: La Casa di Giotto a Barberino del Mugello, una vera e propria oasi immersa nel verde. Essendo fuori dal percorso, la gentilissima Giovanna vi recupererà in auto al vostro arrivo e vi riporterà il mattino seguente sul sentiero.
4tappa: B&B La Pieve Locanda per Viandanti a San Piero a Sieve, dove l’accoglienza e la premura di Marta e della sua famiglia vi scalderanno il cuore. Se state facendo la Via degli Dei in bici, loro hanno tutto l’occorrente per i bikers visto che macinando km la manutenzione dei mezzi è d’obbligo.

Cosa vedere durante il percorso

Durante il percorso è possibile anche dedicarsi alla scoperta del territorio, dipende sempre dal vostro grado di stanchezza.
Le cose principali sono il Santuario della Beata Vergine di San Luca, la Flaminia Militare, la Pieve di San Piero con il fonte battesimale di Giovanni della Robbia, il Convento di Monte Senario e ovviamente la bellissima Fiesole.

Flaminia Militare
Flaminia Militare

Impressioni finali

Ho cercato di ridurre al massimo il racconto, ma l’esperienza è stata talmente piena ed intensa che non sono riuscita a stringere più di così.
Come vi ho detto inizialmente, consiglio di fare la Via degli Dei veramente a tutti, vi metterà alla prova, vi farà stare in compagnia di voi stessi e vi farà conoscere tante belle persone.
A proposito di questo, un pensiero ed un ringraziamento a tutti i miei compagni di viaggio (incontrati strada facendo) senza i quali non sarebbe stata la stessa cosa.

Poteva essere un viaggio culinario dalla mortadella alla fiorentina ma si è rivelata una delle esperienze più pazze, faticose e arricchenti della mia vita.
Sono partita da sola per la Via degli Dei, ma sola non lo sono mai stata, anzi.
Un cammino di 150 km (il cammino è di circa 128 ma con i km dalla stazione di Bologna e con qualche errore durante il percorso ho fatto cifra tonda) a piedi che attraversa tutto l’appennino tosco- emiliano, un’esperienza unica che mi ha fatto capire che nella vita, come nel cammino, se il tuo zaino pesa troppo, devi liberarti del superfluo, che durante il percorso i tuoi piedi dorranno a causa dello sforzo e delle vesciche, ma con il giusto approccio imparerai a curarli e riprenderai la strada, come succede sempre nella vita.
Ho capito che cenare con degli sconosciuti in un contesto del genere è una delle cose più belle che ti possa capitare.
Ho sempre avuto spirito di adattamento, ma ho imparato che posso alzare l’asticella quando mi viene richiesto.

Che dire, semplicemente GRAZIE VIA DEGLI DEI, ti sei fatta attendere per anni ma hai saputo ricompensarmi!

Buon cammino viaggiatori!

Alla prossima avventura,
viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Trekking alla Gola dell’Infernaccio e all’Eremo di San Leonardo

Siete pronti per partire per uno dei trekking più belli del centro Italia? Andiamo alla Gola dell’Infernaccio.

Monti Sibillini
Monti Sibillini

Dove si trova laGola dell’Infernaccio

La Gola dell’Infernaccio si trova nel Parco Nazionale dei Sibillini, in provincia di Fermo. Si tratta di un paesaggio meraviglioso, unico nel suo genere, che regala sensazioni uniche.
Per arrivare al punto di partenza, dal paese di Montefortino seguite i cartelli marroni che indicano proprio la Gola dell’Infernaccio e dopo aver percorso un tratto di strada sterrata, arriverete alla vostra destinazione, ovvero al punto informazioni dove potrete lasciare l’auto.

Punto informazioni Gola dell'Infernaccio
Punto informazioni Gola dell’Infernaccio

Il percorso trekking all’Infernaccio

Il percorso inizia proprio dal punto informazione, da qui prendete il sentiero E9. Il percorso attraversa la Gola dell’Infernaccio, la faggeta di San Leonardo fino ad arrivare all’Eremo di San Leonardo (da qui si torna indietro perché il sentiero è chiuso); ha una lunghezza totale di circa 7 km con un dislivello totale di 300 mt circa, percorribile in circa 4 ore.

La gola e l’eremo

La Gola dell’Infernaccio è una suggestiva gola scavata dall’azione del fiume Tenna e il suo nome abbastanza sinistro corrisponde ad uno degli ambienti selvaggi e particolari del parco.
Il percorso risale il fiume attraversando in un primo momento delle cascate per poi addentrarsi completamente nella gola.
In questo tratto, guardatevi attorno perché potreste incontrare delle mucche al pascolo.
Lasciata la meravigliosa gola, si incontra un ambiente eccezionale, la faggeta di San Leonardo.
In autunno è qualcosa di stupendo, sembra di essere in un altro mondo.

Faggeta di San Leonardo
Faggeta di San Leonardo

Vi consiglio di fermarvi qui per qualche minuto e rigenerarvi a contatto con la natura.
Di nuovo in cammino, si prosegue sul sentiero fino ad arrivare alla meta finale dell’escursione: l’Eremo di San Leonardo.

Storia dell’Eremo di San Leonardo

L’Eremo di San Leonardo è davvero suggestivo, soprattutto dopo essersi documentati sulla sua storia. E’ stato infatti ricostruito sui preesistenti resti di un’antica costruzione, dal frate cappuccino Armando Lavini, conosciuto come padre Pietro che a partire dagli anni 70 intraprese l’opera di ristrutturazione da solo, cercando di mantenere l’originalità della struttura precedente.
Oggi purtroppo l’edificio è puntellato in seguito al terremoto del 2016 ma vi assicuro che è ugualmente suggestivo.

Eremo di San Leonardo
Eremo di San Leonardo

Storie e leggende

La Gola dell’Infernaccio si trova nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, fra il monte Priora e il monte Sibilla.
Questa zona è sempre stata profondamente legata a leggende e riti negromantici risalenti al Medioevo, soprattutto relativamente alle Sibille, bellissime donne dai piedi caprini che abitavano la montagna.

Info generali

Il percorso sopra descritto non è difficile e nemmeno esposto, presenta solo dei piccoli tratti più impegnativi su roccia, ma niente di particolare. E’ consigliato l’utilizzo di un caschetto di protezione.

Cosa vedere in zona

Se alla visita naturalistica volete aggiungere altro, a pochi km di distanza non perdetevi il Santuario della Madonna dell’Ambro, chiamata anche la Lourdes dei Sibillini.

Santuario della Madonna dell'Ambro
Santuario della Madonna dell’Ambro

Se siete appassionati di trekking e foliage, non perdetevi la Faggeta di Canfaito.
Alla prossima camminata,
viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Cartoceto: una passeggiata fra i suoi lavatoi

Cartoceto, il comune in provincia di Pesaro – Urbino famoso per l’olio; ancora prima di arrivarci, noterete tutti i meravigliosi ulivi che lo circondano.
Molto famosa è anche la festa dell’oliva che si tiene indicativamente nella prima metà del mese di Novembre, dove oltre ai vari stand sarà possibile visitare i principali frantoi per capire più da vicino questo mondo.

Veduta di Cartoceto
Veduta di Cartoceto

Passeggiata alla scoperta dei lavatoi di Cartoceto

Oggi però voglio parlarvi di una bella passeggiata che porta il camminatore a visitare quattro lavatoi del paese, luoghi molto importanti in passato.
Il percorso inizia proprio dal centro storico e il primo lavatoio che si incontra si trova in Via della Fonte ed è il più grande di tutti, quello che garantì l’acqua a tutti gli abitanti in passato.
Si chiama “Lavatoio della Vecchia Fonte” perché al suo fianco è presente una fonte ancora utilizzata per l’irrigazione dei campi; molto grande, con due vasche e una copertura superiore, devo ammettere che è proprio d’impatto.

Lavatoio della Vecchia Fonte
Lavatoio della Vecchia Fonte

A questo punto si lascia il centro storico girando a sinistra, si passa di fronte al Monumento ai Caduti e si gira di nuovo a sinistra imboccando via Pieve.
Si percorre il primo tratto sull’asfalto per poi proseguire in mezzo agli ulivi fino ad arrivare al secondo lavatoio, chiamato “Lavatoio di Montefiore“.
La particolarità di questo lavatoio sta nel fatto che l’acqua non è a cascata ma arriva solamente azionando una pompa, quindi se non viene utilizzato, le vasche saranno vuote (come lo abbiamo visto noi), a meno che non si siano riempite con l’acqua piovana.
Si trova letteralmente in mezzo alla natura, anzi state attenti in base al periodo in cui vi recate perché è zona di caccia e poco sopra ci sono gli appostamenti dei cacciatori.

Lavatoio di Montefiore
Lavatoio di Montefiore

La camminata prosegue sempre tra i meravigliosi ulivi per poi ritornare sulla strada asfaltata, incontrando uno scorcio dal quale ammirare tutta Cartoceto dall’alto.
Una strada secondaria di campagna vi condurrà al terzo lavatoio, molto più piccolo e sommerso dalla vegetazione: questo è il Lavatoio del Trebbio“.

Lavatoio del Trebbio
Lavatoio del Trebbio

Passando per i campi si arriva alla frazione di Molinaccio di Cartoceto, da dove si riprende la strada Provinciale 26 che conduce al quarto lavatoio, il “Lavatoio di Noceto”, così chiamato perché in passato nella parte superiore vi erano noci al posto di ulivi.
Questo lavatoio si trova proprio sulla strada ed era utilizzato dalle persone soprattutto per prendere l’acqua per far abbeverare i cavalli.

Lavatoio di Noceto
Lavatoio di Noceto

Continuando nella stessa direzione, vi ritroverete di nuovo a pochissima distanza dal centro di Cartoceto.
Io personalmente ho apprezzato molto la camminata, l’ho trovata perfetta per ammirare il territorio da un altro punto di vista, scoprire pezzi di storia locale e per fare attività sportiva a contatto con la natura.
Tutti i lavatoi sono stati riportati alla luce da alcuni volontari, alcuni erano completamente sommersi da metri di terra o sotto una fitta vegetazione.
Per avere maggiori informazioni e indicazioni dettagliate, consultate questa pagina.

Ulivi di Cartoceto
Ulivi di Cartoceto

Cosa vedere a Cartoceto

Ultimata la passeggiata non potete perdervi un giretto in centro, ammirare il panorama dalla bellissima terrazza e visitare il particolare Teatro del Trionfo.
Curiosate fra i vicoli e non perdetevi le maggiori chiese.
Se volete visitare qualche altro borgo in zona, non perdetevi Saltara, Fossombrone e la bellissima città di Fano.

Alla prossima scoperta,
viaggiatrice seriale.

Emilia romagna, Italia, Trekking

Le Grotte e la cascata di Labante

Le Grotte di Labante rappresentano una di quelle bellezze naturalistiche che volevo visitare da anni e finalmente ci sono riuscita.
Si tratta di grotte di travertino, affiancate da una cascata particolare.

Cascata di Labante
Cascata di Labante

Come raggiungere le grotte

Per raggiungere le Grotte di Labante dovete considerare circa un’ora abbondante da Bologna, lasciata la città prendete per Sasso Marconi, poi per Marzabotto e infine per Vergato.
La strada è ricca di curve e vi condurrà fino a San Cristoforo di Labante, comune in sui sorgono le grotte.

Lago Grotte di Labante
Lago Grotte di Labante

Arrivati qui, avete più opzioni: potete lasciare l’auto nel parcheggio della chiesa e prendere il sentiero che scende ( niente di impegnativo, le grotte sono proprio lì sotto), oppure potete proseguire ancora in auto e dopo pochi metri parcheggiare nello spazio al lato della strada principale e scendere a piedi.
L’ultima opzione è quella di scendere nella via di fronte alle grotte e lasciare l’auto nel campo proprio davanti all’attrazione che volete visitare, dipende tutto dalla vostra voglia di camminare.

Le Grotte di travertino di Labante

Le Grotte di Labante sono di travertino, materiale molto poroso che ha permesso la creazione di questo fenomeno carsico unico nel suo genere; esse infatti sono tra le più grandi grotte di travertino in Italia.
Il travertino venne utilizzato per la costruzione di tombe etrusche presenti ai Giardini Margherita di Bologna e per la costruzione della chiesa di San Cristoforo, infatti intorno alle grotte nacque una cava per l’estrazione del materiale, ormai dismessa da circa 20 anni.

Grotte di Labante
Grotte di Labante

Grotte di Labante: cosa vedere

Le Grotte di Labante si sono formate grazie al fiume della sorgente di San San Cristoforo.
Una volta arrivati in prossimità di queste costruzioni, vi ritroverete di fronte ad una montagna con un profilo sporgente (quasi di un animale, per me assomiglia d un drago), dal quale scende acqua creando una particolarissima cascata.
Sul alto destro di questa formazione, trovate un bellissimo laghetto formatosi sempre con l’acqua della sorgente di San Cristoforo e un piccolo ponte di legno che vi condurrà verso il centro della montagna.
Purtroppo il passaggio è chiuso da una grata e non è possibile accedere da qui alle grotte, ma raggiungete questo punto, nel quale di sicuro vi rinfrescherete nelle torride giornate estive dato che si passa sotto al getto d’acqua.

Grotta dei Tedeschi
Grotta dei Tedeschi

Sulla destra trovate anche la grotta dei Tedeschi, chiusa anch’essa da una grata, ma potete accendere l’illuminazione con il pulsante esterno ed ammirare la grotta in tutta la sua bellezza.
Per i più avventurosi invece, arriva il momento di entrare in grotta.
Scendete verso la cascata e dirigetevi dall’altro lato della montagna ( o del drago), da qui potrete ammirare già la roccia scavata e i vari cunicoli.
Seguite le indicazioni ed addentratevi fin quando è possibile verso il centro della montagna; corde e scalette in ferro vi aiuteranno durante il percorso
.

Grotte
Grotte

Sentieri trekking in zona

Essendo una zona naturalistica, potete approfittarne per ammirare alla vista delle Grotte di Labante un bel trekking; ad esempio il sentiero CAI 166 ci passa proprio di fronte ed è un percorso ad anello di circa 11 km.
Molti altri sentieri, più o meno impegnativi circondano la zona.

Cosa fare nei dintorni

La visita alle Grotte di Labante non richiede più di una mezz’oretta di tempo, quindi a mio avviso non vale la pena partire solo per raggiungere le grotte.
Potete abbinarci un trekking come suggerito prima o una visita a Rocchetta Mattei, al Borgo La Scola o al Lago di Suviana.

Info generali

Le grotte sono sempre accessibili e non hanno nessun costo per l’ingresso.
Anche il parcheggio, sia davanti che a lato della strada è gratuito.

Alla prossima avventura,
viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Passeggiata al Cascatone di Pianello di Cagli

Amanti del trekking e delle cascate, oggi vi porto al Cascatone di Pianello di Cagli.
Se cercate di realizzare il detto “minimo sforzo, massima resa” , questa passeggiata fa proprio per voi perché in pochissimo tempo raggiungerete l’obiettivo.

Piscina naturale del Cascatone
Piscina naturale del Cascatone

Come raggiungere il Cascatone

Non esagero quando dico che si tratta più di una passeggiata che di un trekking, la lunghezza è di circa 1,5 km.
Lasciate l’auto nel parcheggio i centro a Pianello di Cagli, davanti ai principali bar e dirigetevi verso l’area pic-nic “La Chiusa”.

Area pic-nic La Chiusa
Area pic-nic La Chiusa

Quest’ultima è un’area davvero ben attrezzata, molto apprezzata dagli amanti del barbecue.
Punto d’incontro anche dei giovani di Pianello che amano recarsi alla “Chiusa “per qualche ora di relax, trovandosi proprio sul torrente.
Oltrepassate “La Chiusa” e proseguite sul sentiero che si immerge nel bosco, costeggiando il fiume e in 10-15 minuti vi troverete di fronte al Cascatone.

Il Cascatone

Ci troviamo ai piedi del Monte Nerone e la cascata di Pianello di Cagli viene chiamata “Il Cascatone” perché genera un salto di ben 6 metri d’altezza.
Non si tratta di una cascata naturale, ma di uno sbarramento realizzato negli anni 20 circa, per impedire alle pietre di scendere a valle.

Fiume a ridosso della cascata
Fiume a ridosso della cascata

A livello paesaggistico è bellissima e sotto il grande salto, si crea una pozza naturale dai colori cristallini.
L’acqua, come in tutte le cascate e ruscelli è davvero gelata, ma se cercate refrigerio nelle giornate afose, riuscirete anche ad azzardare un bagno.

Se avete voglia di camminare ancora e non volete dedicare la giornata totalmente al relax, vi consiglio di recarvi all’ Arco di Fondarca, raggiungibile anche da questa zona.

Alla prossima scoperta,
viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Trekking alle sorgenti del fiume Esino

Esistono molti trekking che raggiungono le sorgenti dei fiumi, oggi vi porto alle sorgenti del fiume Esino.

Trekking sorgenti dell'Esino
Trekking sorgenti dell’Esino

Sorgenti del fiume Esino: dove sono

Il fiume Esino scorre nella provincia di Macerata e le sue sorgenti si trovano nel territorio del borgo di Esanatoglia.
All’origine del toponimo del fiume Esino, sulle cui rive in epoca romana è sorto il primo insediamento Aesa, sembra esserci Esus, il dio celtico della guerra
.

Fiume Esino
Fiume Esino

Il sentiero del trekking delle sorgenti

Dal centro di Esanatoglia partono diversi percorsi trekking, tutti ben segnalati; inoltre lungo la strada incontrerete dei pannelli illustrativi con la mappa dei vari sentieri, sotto ai quali è posta una cassettina che contiene le mappe cartacee che potrete prendere.
Il sentiero per le sorgenti è il sentiero blu e parte dal centro di Esanatoglia.
Percorrete tutto il Corso che attraversa completamente il borgo, una volta oltrepassata l’ultima porta, svoltate a sinistra e seguite la strada asfaltata, mantenendo sempre la direzione principale.
Incontrerete vari spazi per le auto, in quanto è possibile arrivare con i mezzi anche molto vicino alla sorgente, a circa 30 minuti di camminata e diverse aree pic-nic attrezzate.
Ad un certo punto la strada asfaltata si trasforma in una carrareccia bianca, proseguite sempre dritto.
Volendo potreste anche attraversare una delle tante passerelle sull’Esino e passeggiare sull’altra sponda, attraversando prati e boschi.
Il sentiero è abbastanza coperto dagli alberi, solo pochi tratti sono completamente esposti al sole ed è molto comodo e facile.

Sentiero sorgenti dell'Esino
Sentiero sorgenti dell’Esino

L’ultimo tratto è leggermente in salita, qui il fiume sul lato sinistro della strada diventa più pieno creando dei piccoli saltelli.
Sulla destra incontrerete i ruderi della chiesa di San Pietro, al momento transennata perché pericolante; volendo potete fare una deviazione perché la struttura è davvero vicinissima al percorso per le sorgenti.

Ruderi chiesa di San Pietro
Ruderi chiesa di San Pietro

Ripresa la via principale, continuate sempre dritto fin quando la strada non sarà più così netta ma si trasformerà in un sentiero immersi nel bosco.
La segnaletica è ottima, quindi non avrete problemi a trovare la direzione.
Dopo l’ultimo tratto in salita fra vegetazione e roccia, troverete un’indicazione sulla sinistra per un faggio secolare, voi proseguite sulla destra e vi ritroverete di fronte alla bellissima forra, una spaccatura fra le rocce.

Forra sorgenti fiume Esino
Forra sorgenti fiume Esino

Dopo aver ammirato la natura incontaminata, sta a voi decidere se proseguire la camminata fino alle sorgenti dell’Esino o meno.
L’ultimo tratto è più impegnativo, adatto solamente ai camminatori esperti in quanto più esposto e con l’ausilio delle corde per salire.
La camminata fino alla forra è adatta anche ai bambini e dal centro di Esanatoglia è di circa 5 -5,5 km a tratta.

Sulla strada del ritorno potete fermarvi a sorseggiare una bibita fresca al bar del laghetto, rilassandovi nella pace del luogo, magari sotto ad un albero, cullati dal canto delle cicale (cosa che ho fatto io).
Se avete ancora energie, una visita più approfondita di Esanatoglia non può mancare.

Alla prossima camminata,
viaggiatrice seriale.

Emilia romagna, Italia

Votigno di Canossa e le terre di Matilde

Ci sono donne che hanno fatto la storia ma purtroppo non vengono ricordate. Matilde di Canossa per fortuna non è rimasta nella penombra, ma la sua forza e la sua storia sono arrivate fino ai giorni nostri.

Borgo di Votigno di Canossa
Borgo di Votigno di Canossa

Matilde di Canossa: la storia

Per ripercorrere la storia di Matilde di Canossa dobbiamo recarci a Mantova dove nacque nel 1046, figlia di Bonifacio III marchese di Toscana e Beatrice di Lorena. Fu il suo bisnonno Adalberto a dare il via alla dinastia dei Canossa che vide il suo massimo splendore proprio sotto la guida di Matilde e che purtroppo però durò solo per 4 generazioni e si interruppe con lei.
Ebbe due matrimoni, combinati e non celebrati per amore e una sola figlia che morì in tenera età.
Matilde passò alla storia come la “contessa guerriera”, infatti non si tirò mai indietro in nessuna circostanza.
In molti dipinti viene raffigurata con una bellissima chioma rossa e la cintura da guerriera.

Terre di Canossa: Castello di Canossa

Il mio itinerario alla scoperta delle terre di Canossa non poteva iniziare che dal Castello di Canossa, quello in cui Matilde si recava quando era fuori città.
Oggi del castello non rimane quasi nulla, solamente una parte del Tempio di Sant’Apollonio, ma nel museo adiacente potrete ripercorrere la storia di Matilde.

Castello di Canossa
Castello di Canossa

Un grande arazzo raffigurante l’imperatore Enrico IV ricorda che proprio al Castello di Canossa si svolse l’episodio del “perdono di Canossa”.
Papa Gregorio VII aveva scomunicato l’imperatore e proprio qui, con Matilde come mediatrice ci fu la revoca della scomunica dopo che Enrico IV rimase tre giorni sulla neve, a piedi nudi, vestito di soli panni di lana.
La storia però non si concluse così, ma la “guerra” fra impero e papato continuò a lungo: l’imperatore riacquisì i suoi poteri, il Papa venne esiliato e fu proclamato un antipapa.
Il costo del biglietto è di 4 euro e il castello è aperto dal martedì al venerdì dalle 10:00 alle 16.00, il sabato e la domenica fio alle 17:00.

Terre di Canossa: Castello di Rossena

A soli 4 km da l castello di Canossa sorge il Castello di Rossena.
Vi anticipo che mi è piaciuto davvero tanto, ma dovete considerare che non è mai diventato un castello nobiliare con funzione abitativa, ma mantenne sempre una funzione bellica.
Grazie alla sua posizione strategica, da dove si riusciva a dominare e controllare un territorio davvero ampio, era uno dei castelli a difesa di quello di Canossa.

Castello di Rossena
Castello di Rossena

In tempi più recenti divenne di proprietà di una donna olandese, infatti visitandolo si ritrovano dei rimandi all’Olanda, come per esempio delle ceramiche.
Oggi ospita un ostello con circa 40 posti letto ed è utilizzato anche come location per matrimoni.
Leggenda narra che le stanze del castello siano abitate dal fantasma di Everelina, figlia di un vassallo di Matilde di Canossa, che per sottrarsi alle nozze con un uomo che non amava, scelse di morire gettandosi nel dirupo.
Il biglietto d’ingresso è di 5 euro, ( 4 se presentate il biglietto del castello di Canossa), le visite sono solo guidate e su prenotazione.

Terre di Canossa: Torre di Rossenella

Proprio di fronte al castello di Rossena, sorge la Torre di Rossenella che svolgeva una funzione segnalatrice.
Potete lasciare l’auto nel parcheggio del cimitero e prendere la stradina sulla destra che in pochi minuti vi condurrà sotto la torre. Visitabile solo esternamente, vanta una posizione strategica, offrendo scenari meravigliosi.

Torre di Rossenella
Torre di Rossenella

Terre di Canossa: Votigno di Canossa

Dopo aver fatto un tuffo nella storia, passiamo al lato più spirituale.
A Votigno di Canossa, famoso borgo medievale, sorge La Casa del Tibet con annesso museo (biglietto museo 3 €).
Nel 1999 il Dalai Lama in persona visitò questo luogo.

La casa del Tibet Votigno di Canossa
La casa del Tibet Votigno di Canossa

Qui si respira un’atmosfera di pace e tranquillità essendo completamente immerso nella natura.
Il borgo nacque sempre ai tempi di Matilde per dare rifugio ai soldati, mentre oggi è un luogo in cui vengono celebrati matrimoni.
Il piccolo agglomerato di case ospita al centro una grande scacchiera, immortalata da tutti i visitatori.
L’ingresso al borgo è limitato da un cancello in ferro, ma non vi è alcun biglietto d’ingresso.

Votigno di Canossa
Votigno di Canossa

Terre di Canossa: sentieri naturalistici

Come detto in precedenza, questi luoghi sono immersi nel verde e la zona offre tantissimi sentieri per trekking.
Lo scorso anno è stato anche inaugurato un nuovo sentiero: la Via Matildica del volto santo che collega Mantova a Lucca.
Sempre in zona una tappa imperdibile è la Pietra di Bismantova.
Se invece amate le città, on vi resta che fare un giro a Reggio Emilia.

Io sono rimasta affascinata dalla storia di Matilde di Canossa e spero di aver incuriosito anche voi.

Alla prossima scoperta,
viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

La Valle dei Tufi di Modolfo

La Valle dei Tufi, fra Mondolfo, San Costanzo e Stacciola rappresenta la destinazione perfetta per una passeggiata diversa dal solito.
Come anticipa il nome, infatti, lungo il percorso si incontrano zone tufacee.

La Valle dei Tufi: il percorso

Se volete fare una bella camminata, vi consiglio di partire dalla chiesa della Madonna delle Grotte, dove potete lasciare ance l’auto.

Chiesa della Madonna delle Grotte
Chiesa della Madonna delle Grotte


Prendete la stradina alla sinistra della chiesetta e iniziate il percorso.
Dopo poco, sulla destra, troverete la prima parete di tufo che ospita ancora delle grotte scavate in questo materiale.
Camminate lungo la strada principale fino ad arrivare al lago della Grottaccia, dove incontrerete diverse persone che si dilettano nella pesca, al posto dei briganti che un tempo si rifugiavano qui.

Grotte nel tufo
Grotte nel tufo


Costeggiate il lago e salite per il sentiero.
Il percorso non è complicato, ma le salite non mancano.
A fine salita arriverete al piccolo abitato di Stacciola, feudo dei Mauruzi da Tolentino dal 1412.
Fermatevi qualche minuto per una breve sosta e per ammirare la bianca chiesa attorno alla quale è sorto tutto l’abitato.
Lungo il percorso della Valle dei Tufi, si incontrano panorami mozzafiato, case coloniche e natura a 360° .
Pensate che siamo a soli 4 km dal mare, che ovviamente è visibile nelle giornate terse.

Panorami
Panorami


Nella zona sorgono anche diverse aree pic nic in cui fermarsi per pranzo o solo per ammirare i panorami circostanti.
Ci sono anche due fonti, quella piccola di Stacciola e quella più grande di Mondolfo.
Proseguendo sul percorso, a volte segnalato da frecce, si incontra una grossa parete di tufo con iscrizioni e disegni, fra cui di sicuro un cavallo, un cuore e un alieno.

Parete di tufo
Parete di tufo


Ancora qualche centinaio di metri e si raggiunge il bellissimo borgo di San Costanzo, con il suo Teatro della Concordia.

San Costanzo
San Costanzo


Questo è uno degli itinerari che potete fare, di sicuro il più completo, ma volendo c’è la possibilità di fare un anello senza raggiungere San Costanzo o di raggiungerlo da un’altra strada.
Io ho deciso di ritornare indietro per la stessa strada dopo aver fatto un giretto a San Costanzo.

Il sentiero “La Valle dei Tufi” vi catapulterà a stretto contatto con la natura, i più esperti potranno scorgere anche diverse specie vegetali e animali, come il famoso gruccione.
Ci troviamo nelle Marche, in provincia di Pesaro-Urbino e la camminata totale è lunga circa 12 km.
Alla prossima camminata,
viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Lu Vurghe

Se non volete ancora abbandonare la stagione estiva, vi svelo una piccola chicca. C’è un luogo nelle Marche in cui è possibile fare il bagno nelle acque termali calde anche in autunno. Vi porto a fare un giro a Lu Vurghe di Acquasanta Terme.

Le piscine di Lu Vurghe

In provincia di Ascoli Piceno, quasi al confine con l’Abruzzo, si trova un luogo immerso nella natura davvero suggestivo.
Le piscine di acqua termale sono opera dell’uomo, ma pur essendo di origine artificiale, non noterete affatto la differenza. Se siete amanti dei bagni nelle piscine naturali in estate, quando appena ci si immerge il refrigerio è assicurato, potrete vivere la stessa esperienza in autunno, ma al contrario vi scalderete nelle acque sulfuree molto più calde rispetto alla temperatura esterna.

Acquq sulfurea a Lu Vurghe
Acqua sulfurea a Lu Vurghe

Le piscine sono due, una più grande che riesce ad ospitare più persone, alla fine della quale un piccolo sbarramento crea una seconda pozza che può ospitare circa quattro persone.
Alle spalle di quella grande, troverete un’altra piscina più piccola. Il tutto è immerso in un contesto naturale, con il fiume che score poco distante.

Vasca sulfurea di Lu Vurghe
Vasca sulfurea di Lu Vurghe

Per arrivare alle pozze dovrete scendere delle scale che si mimetizzano benissimo con la natura e le rocce, il sentiero è semplice ma non percorribile con passeggini o carrozzine.
Grazie ad un’opera di riqualificazione del territorio, questo sentiero di rilevanza storica è stato ripristinato e reso usufruibile da chiunque, infatti l’ingresso è gratuito.
Sembra che queste acque curative siano conosciute sin dai tempi dei romani, quando consoli, re e legionari si recavano in queste zone per trarne beneficio.

Pozze di Lu Vurghe
Pozze di Lu Vurghe

Come arrivare a Lu Vurghe

Per raggiungere Lu Vurghe, dovete raggiungere Acquasanta Terme e impostare sul navigatore la località di Santa Maria di Maggese.
I parcheggi a ridosso dell’ingresso non sono moltissimi, ma poco distante troverete dei posteggi liberi lungo le vie, lasciate l’auto e incamminatevi verso la sede dello Speleoclub dove troverete anche qualche ambulante che vende cibo.

Inizio del sentiero
Inizio del sentiero

Dopo aver fatto scorta di viveri, prendete il sentiero sulla destra e dopo nemmeno 10 minuti di cammino sarete arrivati alla Spa naturale.
Ora non vi resta che godervi una bella giornata a contatto con la natura.
Prima o dopo; non perdetevi le gole del Rio Garrafo.

Se amate questo genere di luoghi, vi consiglio anche Saturnia e Bagni San Filippo.

Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Trekking alle Gole del Rio Garrafo

Un trekking che vi farà sentire Indiana Jones per un giorno è quello alle Gole del Rio Garrafo ad Acquasanta Terme.
Dopo (o prima) aver fatto una tappa alle piscine di acqua sulfurea di Lu Vurghe, vi consiglio questo bellissimo trekking.

Piscina naturale del Rio Garrafo
Piscina naturale del Rio Garrafo

Come arrivare al sentiero del Rio Garrafo

Come detto precedentemente, questo trekking parte da Acquasanta Terme in provincia di Ascoli Piceno, quindi raggiungete il paese e prima di lasciarlo alle vostre spalle e percorrere il ponte, parcheggiate nel parcheggio di fronte al Municipio o svoltate poco dopo sulla sinistra seguendo i cartelli per Frazione Matera e Frazione Vallecchia.
Poco dopo svoltate di nuovo sulla sinistra in una strada di ghiaia e lasciate l’auto dopo circa 500 m nella piazzola sulla destra.

Inizio del sentiero del Rio Garrafo
Inizio del sentiero del Rio Garrafo

Incamminatevi sul sentiero che indica Vallecchia M.A e dopo poco inizierà il vero e proprio trekking.

Trekking Rio Garrafo: il percorso

A mio avviso si tratta di uno dei trekking più belli che abbia mai fatto.
Il percorso è breve, sono circa 2 km ma dire che è suggestivo non rende abbastanza l’idea.
Vi anticipo che non è adatto a tutti e non è assolutamente percorribile con i passeggini.
Il percorso si snoda fra le pareti di roccia della Gola del Rio Garrafo, separate proprio dallo scorrere di quest’ultimo.
Gran parte del percorso prevede l’aiuto di corde per facilitare il camminatore ed è richiesto salire e scendere dai massi e dalle rocce.

Corde lungo il percorso
Corde lungo il percorso

E’ consigliabile percorrere questo sentiero con una guida; io personalmente ci sono andata in autonomia perché era piena estate e il torrente era completamente secco, così ho potuto camminare direttamente sul letto del fiume.
Ovviamente quando qui è presente dell’acqua, è tutto più complicato ma di sicuro ancora più suggestivo.
Sarà infatti richiesto di guadare il ruscello diverse volte.
Vi assicuro che vi sentirete come Indiana Jones, la natura è rigogliosa e selvaggia, il grado di umidità è abbastanza elevato… tutto fa pensare di essere all’interno di una foresta.

Gole del Rio Garrafo
Gole del Rio Garrafo

Dopo diversi sali e scendi, si arriva alle bellissime piscine, dove in estate la voglia di fare un tuffo è difficile da contenere, mentre nelle altre stagioni la location si presta sicuramente per delle pause e delle meditazioni.

Contemplazione alla fine del percorso
Contemplazione alla fine del percorso

Portatevi il pranzo al sacco e dell’acqua, inutile dire che durante il percorso non incontrerete punti di ristoro.
Incontrerete invece delle grotte, come per esempio la Grotta Fredda ma se siete in autonomia non addentratevi da soli, occorre tutta l’attrezzatura specifica.

Insomma, se avete lo spirito avventuriero e volete sentirvi Indiana Jones per un giorno, le Gole del Rio Garrafo vi attendono.

Alla prossima scoperta,
viaggiatrice seriale.