Tag

trekking

Emilia romagna, Italia, Trekking

Le Grotte e la cascata di Labante

Le Grotte di Labante rappresentano una di quelle bellezze naturalistiche che volevo visitare da anni e finalmente ci sono riuscita.
Si tratta di grotte di travertino, affiancate da una cascata particolare.

Cascata di Labante
Cascata di Labante

Come raggiungere le grotte

Per raggiungere le Grotte di Labante dovete considerare circa un’ora abbondante da Bologna, lasciata la città prendete per Sasso Marconi, poi per Marzabotto e infine per Vergato.
La strada è ricca di curve e vi condurrà fino a San Cristoforo di Labante, comune in sui sorgono le grotte.

Lago Grotte di Labante
Lago Grotte di Labante

Arrivati qui, avete più opzioni: potete lasciare l’auto nel parcheggio della chiesa e prendere il sentiero che scende ( niente di impegnativo, le grotte sono proprio lì sotto), oppure potete proseguire ancora in auto e dopo pochi metri parcheggiare nello spazio al lato della strada principale e scendere a piedi.
L’ultima opzione è quella di scendere nella via di fronte alle grotte e lasciare l’auto nel campo proprio davanti all’attrazione che volete visitare, dipende tutto dalla vostra voglia di camminare.

Le Grotte di travertino di Labante

Le Grotte di Labante sono di travertino, materiale molto poroso che ha permesso la creazione di questo fenomeno carsico unico nel suo genere; esse infatti sono tra le più grandi grotte di travertino in Italia.
Il travertino venne utilizzato per la costruzione di tombe etrusche presenti ai Giardini Margherita di Bologna e per la costruzione della chiesa di San Cristoforo, infatti intorno alle grotte nacque una cava per l’estrazione del materiale, ormai dismessa da circa 20 anni.

Grotte di Labante
Grotte di Labante

Grotte di Labante: cosa vedere

Le Grotte di Labante si sono formate grazie al fiume della sorgente di San San Cristoforo.
Una volta arrivati in prossimità di queste costruzioni, vi ritroverete di fronte ad una montagna con un profilo sporgente (quasi di un animale, per me assomiglia d un drago), dal quale scende acqua creando una particolarissima cascata.
Sul alto destro di questa formazione, trovate un bellissimo laghetto formatosi sempre con l’acqua della sorgente di San Cristoforo e un piccolo ponte di legno che vi condurrà verso il centro della montagna.
Purtroppo il passaggio è chiuso da una grata e non è possibile accedere da qui alle grotte, ma raggiungete questo punto, nel quale di sicuro vi rinfrescherete nelle torride giornate estive dato che si passa sotto al getto d’acqua.

Grotta dei Tedeschi
Grotta dei Tedeschi

Sulla destra trovate anche la grotta dei Tedeschi, chiusa anch’essa da una grata, ma potete accendere l’illuminazione con il pulsante esterno ed ammirare la grotta in tutta la sua bellezza.
Per i più avventurosi invece, arriva il momento di entrare in grotta.
Scendete verso la cascata e dirigetevi dall’altro lato della montagna ( o del drago), da qui potrete ammirare già la roccia scavata e i vari cunicoli.
Seguite le indicazioni ed addentratevi fin quando è possibile verso il centro della montagna; corde e scalette in ferro vi aiuteranno durante il percorso
.

Grotte
Grotte

Sentieri trekking in zona

Essendo una zona naturalistica, potete approfittarne per ammirare alla vista delle Grotte di Labante un bel trekking; ad esempio il sentiero CAI 166 ci passa proprio di fronte ed è un percorso ad anello di circa 11 km.
Molti altri sentieri, più o meno impegnativi circondano la zona.

Cosa fare nei dintorni

La visita alle Grotte di Labante non richiede più di una mezz’oretta di tempo, quindi a mio avviso non vale la pena partire solo per raggiungere le grotte.
Potete abbinarci un trekking come suggerito prima o una visita a Rocchetta Mattei, al Borgo La Scola o al Lago di Suviana.

Info generali

Le grotte sono sempre accessibili e non hanno nessun costo per l’ingresso.
Anche il parcheggio, sia davanti che a lato della strada è gratuito.

Alla prossima avventura,
viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Passeggiata al Cascatone di Pianello di Cagli

Amanti del trekking e delle cascate, oggi vi porto al Cascatone di Pianello di Cagli.
Se cercate di realizzare il detto “minimo sforzo, massima resa” , questa passeggiata fa proprio per voi perché in pochissimo tempo raggiungerete l’obiettivo.

Piscina naturale del Cascatone
Piscina naturale del Cascatone

Come raggiungere il Cascatone

Non esagero quando dico che si tratta più di una passeggiata che di un trekking, la lunghezza è di circa 1,5 km.
Lasciate l’auto nel parcheggio i centro a Pianello di Cagli, davanti ai principali bar e dirigetevi verso l’area pic-nic “La Chiusa”.

Area pic-nic La Chiusa
Area pic-nic La Chiusa

Quest’ultima è un’area davvero ben attrezzata, molto apprezzata dagli amanti del barbecue.
Punto d’incontro anche dei giovani di Pianello che amano recarsi alla “Chiusa “per qualche ora di relax, trovandosi proprio sul torrente.
Oltrepassate “La Chiusa” e proseguite sul sentiero che si immerge nel bosco, costeggiando il fiume e in 10-15 minuti vi troverete di fronte al Cascatone.

Il Cascatone

Ci troviamo ai piedi del Monte Nerone e la cascata di Pianello di Cagli viene chiamata “Il Cascatone” perché genera un salto di ben 6 metri d’altezza.
Non si tratta di una cascata naturale, ma di uno sbarramento realizzato negli anni 20 circa, per impedire alle pietre di scendere a valle.

Fiume a ridosso della cascata
Fiume a ridosso della cascata

A livello paesaggistico è bellissima e sotto il grande salto, si crea una pozza naturale dai colori cristallini.
L’acqua, come in tutte le cascate e ruscelli è davvero gelata, ma se cercate refrigerio nelle giornate afose, riuscirete anche ad azzardare un bagno.

Se avete voglia di camminare ancora e non volete dedicare la giornata totalmente al relax, vi consiglio di recarvi all’ Arco di Fondarca, raggiungibile anche da questa zona.

Alla prossima scoperta,
viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Trekking alle sorgenti del fiume Esino

Esistono molti trekking che raggiungono le sorgenti dei fiumi, oggi vi porto alle sorgenti del fiume Esino.

Trekking sorgenti dell'Esino
Trekking sorgenti dell’Esino

Sorgenti del fiume Esino: dove sono

Il fiume Esino scorre nella provincia di Macerata e le sue sorgenti si trovano nel territorio del borgo di Esanatoglia.
All’origine del toponimo del fiume Esino, sulle cui rive in epoca romana è sorto il primo insediamento Aesa, sembra esserci Esus, il dio celtico della guerra
.

Fiume Esino
Fiume Esino

Il sentiero del trekking delle sorgenti

Dal centro di Esanatoglia partono diversi percorsi trekking, tutti ben segnalati; inoltre lungo la strada incontrerete dei pannelli illustrativi con la mappa dei vari sentieri, sotto ai quali è posta una cassettina che contiene le mappe cartacee che potrete prendere.
Il sentiero per le sorgenti è il sentiero blu e parte dal centro di Esanatoglia.
Percorrete tutto il Corso che attraversa completamente il borgo, una volta oltrepassata l’ultima porta, svoltate a sinistra e seguite la strada asfaltata, mantenendo sempre la direzione principale.
Incontrerete vari spazi per le auto, in quanto è possibile arrivare con i mezzi anche molto vicino alla sorgente, a circa 30 minuti di camminata e diverse aree pic-nic attrezzate.
Ad un certo punto la strada asfaltata si trasforma in una carrareccia bianca, proseguite sempre dritto.
Volendo potreste anche attraversare una delle tante passerelle sull’Esino e passeggiare sull’altra sponda, attraversando prati e boschi.
Il sentiero è abbastanza coperto dagli alberi, solo pochi tratti sono completamente esposti al sole ed è molto comodo e facile.

Sentiero sorgenti dell'Esino
Sentiero sorgenti dell’Esino

L’ultimo tratto è leggermente in salita, qui il fiume sul lato sinistro della strada diventa più pieno creando dei piccoli saltelli.
Sulla destra incontrerete i ruderi della chiesa di San Pietro, al momento transennata perché pericolante; volendo potete fare una deviazione perché la struttura è davvero vicinissima al percorso per le sorgenti.

Ruderi chiesa di San Pietro
Ruderi chiesa di San Pietro

Ripresa la via principale, continuate sempre dritto fin quando la strada non sarà più così netta ma si trasformerà in un sentiero immersi nel bosco.
La segnaletica è ottima, quindi non avrete problemi a trovare la direzione.
Dopo l’ultimo tratto in salita fra vegetazione e roccia, troverete un’indicazione sulla sinistra per un faggio secolare, voi proseguite sulla destra e vi ritroverete di fronte alla bellissima forra, una spaccatura fra le rocce.

Forra sorgenti fiume Esino
Forra sorgenti fiume Esino

Dopo aver ammirato la natura incontaminata, sta a voi decidere se proseguire la camminata fino alle sorgenti dell’Esino o meno.
L’ultimo tratto è più impegnativo, adatto solamente ai camminatori esperti in quanto più esposto e con l’ausilio delle corde per salire.
La camminata fino alla forra è adatta anche ai bambini e dal centro di Esanatoglia è di circa 5 -5,5 km a tratta.

Sulla strada del ritorno potete fermarvi a sorseggiare una bibita fresca al bar del laghetto, rilassandovi nella pace del luogo, magari sotto ad un albero, cullati dal canto delle cicale (cosa che ho fatto io).
Se avete ancora energie, una visita più approfondita di Esanatoglia non può mancare.

Alla prossima camminata,
viaggiatrice seriale.

Emilia romagna, Italia

Votigno di Canossa e le terre di Matilde

Ci sono donne che hanno fatto la storia ma purtroppo non vengono ricordate. Matilde di Canossa per fortuna non è rimasta nella penombra, ma la sua forza e la sua storia sono arrivate fino ai giorni nostri.

Borgo di Votigno di Canossa
Borgo di Votigno di Canossa

Matilde di Canossa: la storia

Per ripercorrere la storia di Matilde di Canossa dobbiamo recarci a Mantova dove nacque nel 1046, figlia di Bonifacio III marchese di Toscana e Beatrice di Lorena. Fu il suo bisnonno Adalberto a dare il via alla dinastia dei Canossa che vide il suo massimo splendore proprio sotto la guida di Matilde e che purtroppo però durò solo per 4 generazioni e si interruppe con lei.
Ebbe due matrimoni, combinati e non celebrati per amore e una sola figlia che morì in tenera età.
Matilde passò alla storia come la “contessa guerriera”, infatti non si tirò mai indietro in nessuna circostanza.
In molti dipinti viene raffigurata con una bellissima chioma rossa e la cintura da guerriera.

Terre di Canossa: Castello di Canossa

Il mio itinerario alla scoperta delle terre di Canossa non poteva iniziare che dal Castello di Canossa, quello in cui Matilde si recava quando era fuori città.
Oggi del castello non rimane quasi nulla, solamente una parte del Tempio di Sant’Apollonio, ma nel museo adiacente potrete ripercorrere la storia di Matilde.

Castello di Canossa
Castello di Canossa

Un grande arazzo raffigurante l’imperatore Enrico IV ricorda che proprio al Castello di Canossa si svolse l’episodio del “perdono di Canossa”.
Papa Gregorio VII aveva scomunicato l’imperatore e proprio qui, con Matilde come mediatrice ci fu la revoca della scomunica dopo che Enrico IV rimase tre giorni sulla neve, a piedi nudi, vestito di soli panni di lana.
La storia però non si concluse così, ma la “guerra” fra impero e papato continuò a lungo: l’imperatore riacquisì i suoi poteri, il Papa venne esiliato e fu proclamato un antipapa.
Il costo del biglietto è di 4 euro e il castello è aperto dal martedì al venerdì dalle 10:00 alle 16.00, il sabato e la domenica fio alle 17:00.

Terre di Canossa: Castello di Rossena

A soli 4 km da l castello di Canossa sorge il Castello di Rossena.
Vi anticipo che mi è piaciuto davvero tanto, ma dovete considerare che non è mai diventato un castello nobiliare con funzione abitativa, ma mantenne sempre una funzione bellica.
Grazie alla sua posizione strategica, da dove si riusciva a dominare e controllare un territorio davvero ampio, era uno dei castelli a difesa di quello di Canossa.

Castello di Rossena
Castello di Rossena

In tempi più recenti divenne di proprietà di una donna olandese, infatti visitandolo si ritrovano dei rimandi all’Olanda, come per esempio delle ceramiche.
Oggi ospita un ostello con circa 40 posti letto ed è utilizzato anche come location per matrimoni.
Leggenda narra che le stanze del castello siano abitate dal fantasma di Everelina, figlia di un vassallo di Matilde di Canossa, che per sottrarsi alle nozze con un uomo che non amava, scelse di morire gettandosi nel dirupo.
Il biglietto d’ingresso è di 5 euro, ( 4 se presentate il biglietto del castello di Canossa), le visite sono solo guidate e su prenotazione.

Terre di Canossa: Torre di Rossenella

Proprio di fronte al castello di Rossena, sorge la Torre di Rossenella che svolgeva una funzione segnalatrice.
Potete lasciare l’auto nel parcheggio del cimitero e prendere la stradina sulla destra che in pochi minuti vi condurrà sotto la torre. Visitabile solo esternamente, vanta una posizione strategica, offrendo scenari meravigliosi.

Torre di Rossenella
Torre di Rossenella

Terre di Canossa: Votigno di Canossa

Dopo aver fatto un tuffo nella storia, passiamo al lato più spirituale.
A Votigno di Canossa, famoso borgo medievale, sorge La Casa del Tibet con annesso museo (biglietto museo 3 €).
Nel 1999 il Dalai Lama in persona visitò questo luogo.

La casa del Tibet Votigno di Canossa
La casa del Tibet Votigno di Canossa

Qui si respira un’atmosfera di pace e tranquillità essendo completamente immerso nella natura.
Il borgo nacque sempre ai tempi di Matilde per dare rifugio ai soldati, mentre oggi è un luogo in cui vengono celebrati matrimoni.
Il piccolo agglomerato di case ospita al centro una grande scacchiera, immortalata da tutti i visitatori.
L’ingresso al borgo è limitato da un cancello in ferro, ma non vi è alcun biglietto d’ingresso.

Votigno di Canossa
Votigno di Canossa

Terre di Canossa: sentieri naturalistici

Come detto in precedenza, questi luoghi sono immersi nel verde e la zona offre tantissimi sentieri per trekking.
Lo scorso anno è stato anche inaugurato un nuovo sentiero: la Via Matildica del volto santo che collega Mantova a Lucca.
Sempre in zona una tappa imperdibile è la Pietra di Bismantova.
Se invece amate le città, on vi resta che fare un giro a Reggio Emilia.

Io sono rimasta affascinata dalla storia di Matilde di Canossa e spero di aver incuriosito anche voi.

Alla prossima scoperta,
viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

La Valle dei Tufi di Modolfo

La Valle dei Tufi, fra Mondolfo, San Costanzo e Stacciola rappresenta la destinazione perfetta per una passeggiata diversa dal solito.
Come anticipa il nome, infatti, lungo il percorso si incontrano zone tufacee.

La Valle dei Tufi: il percorso

Se volete fare una bella camminata, vi consiglio di partire dalla chiesa della Madonna delle Grotte, dove potete lasciare ance l’auto.

Chiesa della Madonna delle Grotte
Chiesa della Madonna delle Grotte


Prendete la stradina alla sinistra della chiesetta e iniziate il percorso.
Dopo poco, sulla destra, troverete la prima parete di tufo che ospita ancora delle grotte scavate in questo materiale.
Camminate lungo la strada principale fino ad arrivare al lago della Grottaccia, dove incontrerete diverse persone che si dilettano nella pesca, al posto dei briganti che un tempo si rifugiavano qui.

Grotte nel tufo
Grotte nel tufo


Costeggiate il lago e salite per il sentiero.
Il percorso non è complicato, ma le salite non mancano.
A fine salita arriverete al piccolo abitato di Stacciola, feudo dei Mauruzi da Tolentino dal 1412.
Fermatevi qualche minuto per una breve sosta e per ammirare la bianca chiesa attorno alla quale è sorto tutto l’abitato.
Lungo il percorso della Valle dei Tufi, si incontrano panorami mozzafiato, case coloniche e natura a 360° .
Pensate che siamo a soli 4 km dal mare, che ovviamente è visibile nelle giornate terse.

Panorami
Panorami


Nella zona sorgono anche diverse aree pic nic in cui fermarsi per pranzo o solo per ammirare i panorami circostanti.
Ci sono anche due fonti, quella piccola di Stacciola e quella più grande di Mondolfo.
Proseguendo sul percorso, a volte segnalato da frecce, si incontra una grossa parete di tufo con iscrizioni e disegni, fra cui di sicuro un cavallo, un cuore e un alieno.

Parete di tufo
Parete di tufo


Ancora qualche centinaio di metri e si raggiunge il bellissimo borgo di San Costanzo, con il suo Teatro della Concordia.

San Costanzo
San Costanzo


Questo è uno degli itinerari che potete fare, di sicuro il più completo, ma volendo c’è la possibilità di fare un anello senza raggiungere San Costanzo o di raggiungerlo da un’altra strada.
Io ho deciso di ritornare indietro per la stessa strada dopo aver fatto un giretto a San Costanzo.

Il sentiero “La Valle dei Tufi” vi catapulterà a stretto contatto con la natura, i più esperti potranno scorgere anche diverse specie vegetali e animali, come il famoso gruccione.
Ci troviamo nelle Marche, in provincia di Pesaro-Urbino e la camminata totale è lunga circa 12 km.
Alla prossima camminata,
viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Lu Vurghe

Se non volete ancora abbandonare la stagione estiva, vi svelo una piccola chicca. C’è un luogo nelle Marche in cui è possibile fare il bagno nelle acque termali calde anche in autunno. Vi porto a fare un giro a Lu Vurghe di Acquasanta Terme.

Le piscine di Lu Vurghe

In provincia di Ascoli Piceno, quasi al confine con l’Abruzzo, si trova un luogo immerso nella natura davvero suggestivo.
Le piscine di acqua termale sono opera dell’uomo, ma pur essendo di origine artificiale, non noterete affatto la differenza. Se siete amanti dei bagni nelle piscine naturali in estate, quando appena ci si immerge il refrigerio è assicurato, potrete vivere la stessa esperienza in autunno, ma al contrario vi scalderete nelle acque sulfuree molto più calde rispetto alla temperatura esterna.

Acquq sulfurea a Lu Vurghe
Acqua sulfurea a Lu Vurghe

Le piscine sono due, una più grande che riesce ad ospitare più persone, alla fine della quale un piccolo sbarramento crea una seconda pozza che può ospitare circa quattro persone.
Alle spalle di quella grande, troverete un’altra piscina più piccola. Il tutto è immerso in un contesto naturale, con il fiume che score poco distante.

Vasca sulfurea di Lu Vurghe
Vasca sulfurea di Lu Vurghe

Per arrivare alle pozze dovrete scendere delle scale che si mimetizzano benissimo con la natura e le rocce, il sentiero è semplice ma non percorribile con passeggini o carrozzine.
Grazie ad un’opera di riqualificazione del territorio, questo sentiero di rilevanza storica è stato ripristinato e reso usufruibile da chiunque, infatti l’ingresso è gratuito.
Sembra che queste acque curative siano conosciute sin dai tempi dei romani, quando consoli, re e legionari si recavano in queste zone per trarne beneficio.

Pozze di Lu Vurghe
Pozze di Lu Vurghe

Come arrivare a Lu Vurghe

Per raggiungere Lu Vurghe, dovete raggiungere Acquasanta Terme e impostare sul navigatore la località di Santa Maria di Maggese.
I parcheggi a ridosso dell’ingresso non sono moltissimi, ma poco distante troverete dei posteggi liberi lungo le vie, lasciate l’auto e incamminatevi verso la sede dello Speleoclub dove troverete anche qualche ambulante che vende cibo.

Inizio del sentiero
Inizio del sentiero

Dopo aver fatto scorta di viveri, prendete il sentiero sulla destra e dopo nemmeno 10 minuti di cammino sarete arrivati alla Spa naturale.
Ora non vi resta che godervi una bella giornata a contatto con la natura.
Prima o dopo; non perdetevi le gole del Rio Garrafo.

Se amate questo genere di luoghi, vi consiglio anche Saturnia e Bagni San Filippo.

Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Trekking alle Gole del Rio Garrafo

Un trekking che vi farà sentire Indiana Jones per un giorno è quello alle Gole del Rio Garrafo ad Acquasanta Terme.
Dopo (o prima) aver fatto una tappa alle piscine di acqua sulfurea di Lu Vurghe, vi consiglio questo bellissimo trekking.

Piscina naturale del Rio Garrafo
Piscina naturale del Rio Garrafo

Come arrivare al sentiero del Rio Garrafo

Come detto precedentemente, questo trekking parte da Acquasanta Terme in provincia di Ascoli Piceno, quindi raggiungete il paese e prima di lasciarlo alle vostre spalle e percorrere il ponte, parcheggiate nel parcheggio di fronte al Municipio o svoltate poco dopo sulla sinistra seguendo i cartelli per Frazione Matera e Frazione Vallecchia.
Poco dopo svoltate di nuovo sulla sinistra in una strada di ghiaia e lasciate l’auto dopo circa 500 m nella piazzola sulla destra.

Inizio del sentiero del Rio Garrafo
Inizio del sentiero del Rio Garrafo

Incamminatevi sul sentiero che indica Vallecchia M.A e dopo poco inizierà il vero e proprio trekking.

Trekking Rio Garrafo: il percorso

A mio avviso si tratta di uno dei trekking più belli che abbia mai fatto.
Il percorso è breve, sono circa 2 km ma dire che è suggestivo non rende abbastanza l’idea.
Vi anticipo che non è adatto a tutti e non è assolutamente percorribile con i passeggini.
Il percorso si snoda fra le pareti di roccia della Gola del Rio Garrafo, separate proprio dallo scorrere di quest’ultimo.
Gran parte del percorso prevede l’aiuto di corde per facilitare il camminatore ed è richiesto salire e scendere dai massi e dalle rocce.

Corde lungo il percorso
Corde lungo il percorso

E’ consigliabile percorrere questo sentiero con una guida; io personalmente ci sono andata in autonomia perché era piena estate e il torrente era completamente secco, così ho potuto camminare direttamente sul letto del fiume.
Ovviamente quando qui è presente dell’acqua, è tutto più complicato ma di sicuro ancora più suggestivo.
Sarà infatti richiesto di guadare il ruscello diverse volte.
Vi assicuro che vi sentirete come Indiana Jones, la natura è rigogliosa e selvaggia, il grado di umidità è abbastanza elevato… tutto fa pensare di essere all’interno di una foresta.

Gole del Rio Garrafo
Gole del Rio Garrafo

Dopo diversi sali e scendi, si arriva alle bellissime piscine, dove in estate la voglia di fare un tuffo è difficile da contenere, mentre nelle altre stagioni la location si presta sicuramente per delle pause e delle meditazioni.

Contemplazione alla fine del percorso
Contemplazione alla fine del percorso

Portatevi il pranzo al sacco e dell’acqua, inutile dire che durante il percorso non incontrerete punti di ristoro.
Incontrerete invece delle grotte, come per esempio la Grotta Fredda ma se siete in autonomia non addentratevi da soli, occorre tutta l’attrezzatura specifica.

Insomma, se avete lo spirito avventuriero e volete sentirvi Indiana Jones per un giorno, le Gole del Rio Garrafo vi attendono.

Alla prossima scoperta,
viaggiatrice seriale.

Friuli Venezia Giulia, Italia, Trekking

Itinerario di una settimana nel nord del Friuli Venezia Giulia

Il Friuli Venezia Giulia è una regione davvero magnifica, forse un po’ sottovalutata.
Ormai dovreste sapere che amo le mete meno turistiche e così quest’anno ho deciso di dedicare le mie ferie di agosto proprio alla scoperta di questa regione.

Itinerario di una settimana in Friuli Venezia Giulia: cosa fare

A grandi linee, questo è stato il mio itinerario in Friuli Venezia Giulia, ma vi assicuro che le cose da vedere sono molte ma molte di più.

Giorno 1: Portogruaro e Palmanova

Anche se non sono ancora in Friuli Venezia Giulia, Portogruaro è stata la mia pima tappa, proprio per spezzare un po’ il viaggio.
Siamo in Veneto, in provincia di Venezia e devo ammettere che l’influenza veneziana si percepisce tutta. Si respira un’atmosfera quasi fatata con tutti i canali che solcano la città.
Fate un giro panoramico, non perdetevi i Molini di S. Andrea, il Palazzo dei Cento e l’Oratorio Madonna della Peschiera.
Lasciato il Veneto, sono approdata in Friuli Venezia Giulia e come prima tappa ho scelto Palmanova, la città fortezza a forma di stella.
Da una veduta aerea si riesce a distinguere molto bene la sua particolare forma, pensate che uno dei fossati, il terzo, venne fatto costruire per volere di Napoleone.
Vi consiglio di intraprendere uno dei tre sentieri che percorrono il perimetro per ammirare le mura del vecchio fossato. Ovviamente da vedere la Piazza Grande, con le statue dei Provveditori, le varie porte di accesso e l’acquedotto.

Giorno 2: Barcis

Devo ammettere che il mio itinerario è molto incentrato sulla natura e sulle camminate, con qualche tappa in città.
Parlando di natura, il secondo giorno è iniziato con una bella dose di verde al Lago di Barcis.

Lago di Barcis
Lago di Barcis

Colori meravigliosi e camminata davvero piacevole quella del Sentiero del Dint che si immerge completamente nel bosco raggiungendo poi un belvedere da dove si può ammirare tutto il lago dall’alto.
E’ possibile poi percorrere un tratto della vecchia strada della Valcellina e attraversare anche un ponte tibetano.
Nel pomeriggio mi sono spostata poi alla Diga del Vajont dove ho partecipato ad una bellissima visita guidata.
Giretto per Casso, il piccolo borgo sopra la diga e cena a Spilimbergo; vi consiglio di visitarla di giorno perché merita davvero con i suoi palazzi affrescati.

Giorno 3: Valvasone, Polcenigo e Sacile

La giornata è iniziata con una visita a Valvasone, uno tra i borghi più belli d’Italia.
Di origine medievale, oggi è nota per le dimore cinquecentesche e il suo centro molto curato.
Mi sono poi spostata a Polcenigo per ammirare la Sorgente del Gorgazzo.

Sorgene del Gorgazzo
Sorgente del Gorgazzo

Difficile spiegare a parole lo spettacolo che offre la natura. Immaginatevi una sorgente di un azzurro intenso, quasi come un cenote messicano, sul fondo della quale è stata posizionata una statua di Cristo, perfettamente visibile visto la limpidezza dell’acqua.
Pomeriggio completamente dedicato a Sacile. Di sicuro molto più famosa di altre località visitate, è una vera chicca.

Sacile
Sacile

Chiamata “Il giardino della Serenissima” offre degli scorci meravigliosi, dalla Piazza del Popolo al ponte sul Livenza.

Giorno 4: Laghi di Fusine

Giornata completamente dedicata alla natura, in uno degli ambienti più belli che abbia mai visto.

Lago di Fusine
Lago di Fusine

I Laghi di Fusine lasciano davvero senza parole. Passeggiata sui sentieri che collegano quello inferiore a quello superiore, pausa pranzo all’ombra dei grandi alberi e poi di nuovo in cammino per raggiungere il Rifugio Zacchi.

Rifugio Zacchi
Rifugio Zacchi

Preparatevi a faticare un pochino, ma la ricompensa in cima sarà davvero ottima. Oltre alla vista meravigliosa, i piatti del rifugio rimettono in sesto chiunque.

Giorno 5: Venzone e Sauris

Tutti mi dicevano di non perdere assolutamente Venzone e anche io oggi lo dico a voi. E’ assolutamente imperdibile. Rasa al suolo dal terremoto del 1979 è stata completamente ricostruita ed è l’esempio di come con l’impegno l’uomo può fare cose straordinarie. Da non perdere una visita all’imponente Duomo e alle famose Mummie di Venzone.

Venzone
Venzone

Il pomeriggio invece l’ho trascorso a Sauris fra camminate per il paese e al lago. Ho anche fatto una tappa in un’azienda agricola che coltiva mirtilli e frutti rossi, cosa che non non mi era mai capitata prima d’ora.

Lago di Sauris
Lago di Sauris

Per i più coraggiosi, a Sauris è possibile fare la Zip-Line sul lago.

Giorno 6: Paluzza e Trekking delle Trincee

Da amante dei trekking non potevo perdermi questa esperienza davvero toccante a livello umano. Ho raggiunto il confine con l’Austria e lasciato l’auto al Passo di Monte Croce da dove parte il sentiero delle trincee, un percorso della Grande Guerra.
Non è facilissimo, ci sono circa 500 m di dislivello e si arriva a 1800 metri di altezza ma è un’esperienza indimenticabile. Il sentiero è abbastanza stretto ma nulla di esagerato e strada facendo cambiano i panorami. Ad un certo punto si nota un grande masso con delle scritte degli alpini, non si è ancora arrivati ma occorre proseguire. Vi sembrerà di entrare in una sorta di conca dove si allarga a perdita d’occhio un immenso prato fiorito.

Sentiero delle trincee
Sentiero delle trincee

Salite ancora e sarete quasi arrivati alle prime trincee. Occorre arrampicarsi su una scala di legno con i gradini un po’ ripidi per raggiungere proprio le trincee.
Questa prima parte è relativa alle trincee austriache, proseguendo si arriva anche al Trincerone italiano, infatti i due fronti erano distanti solo una decina di metri tra loro. Dire che passeggiare in questi luoghi faccia effetto non rende minimamente giustizia alle emozioni che si possono provare camminando nelle trincee, entrando nelle gallerie di collegamento o rendendosi conto delle condizioni un cui vivevano i soldati.
A me è piaciuto tantissimo e se siete in zona è un trekking da non perdere.

Giorno 7: Chiusaforte, il comune delle cascate

Ultima giornata di ferie dedicata completamente alle cascate. Con la prima è scattato un colpo di fulmine, la Cascata di Repepeit lascia senza fiato pur non avendo un salto moto alto, ma le sue acque limpide che si gettano nel fiume e il ponte che le fa da cornice ne aumentano la bellezza. E’ stata poi la volta del sentiero del Fontanone che mi ha permesso di raggiungere la Cascata di Goriuda.

Cascata di Goriuda
Cascata di Goriuda

Semplicissimo e davvero corto, vi condurrà dinnanzi ad un salto davvero alto, di circa 80 metri che si getta in un laghetto verde dalla forma circolare. La particolarità di questa cascata è che oltre ad ammirarla da diverse angolazioni, è possibile anche passare dietro al rigoglioso salto d’acqua ed ammirarla dalla parte opposta. Il sentiero infatti passa proprio dietro alla cascata ed è imperdibile passare e prendere qualche schizzo per rinfrescarsi.
Ottima pausa pranzo a ridosso dell’ingresso del sentiero del fontanone a base di prodotti tipici e poi di nuovo in cammino alla scoperta di un’altra cascata.
Qui abbiamo raggiunto livelli di bellezza indescrivibili, più difficile da trovare (prendetevi la cartina delle cascate al ristorante o scaricatela) la Cascata Cjalderon è un vero capolavoro della natura. Due cascate gemelle che si gettano in una piscina dai colori cristallini.

Cascata del Cjalderon
Cascata del Cjalderon

Chiusaforte è il comune delle cascate, ne troverete 13, una più bella dell’altra.

E così, con negli occhi la bellezza di questa meraviglia della natura e nel cuore tutti i ricordi dei giorni precedenti e i nuovi incontri fatti lungo il cammino, è terminata la mia vacanza alla scoperta del Friuli Venezia Giulia che mi ha davvero fatto innamorare. Sono sicura che ci tornerò presto per andare alla scoperta di un’altra zona di questa bellissima regione.

Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Marche, Trekking

Trekking sul Monte Strega

Un trekking molto soddisfacente ma allo stesso tempo non troppo impegnativo è quello al Monte Strega.

Dove partire per il trekking al Monte Strega

Il Monte Strega sorge fra le province di Perugia e Ancona, infatti è una montagna dell’Appennino umbro-marchigiano. Potete inserire come indirizzo di partenza Montelago (Parco dei Daini), una frazione di Sassoferrato.
Arrivati qui potete lasciare l’auto nel parcheggio o lungo la strada che costeggia l’area pic nic (utile al ritorno se affrontate la salita al mattino).

Percorso per raggiungere la croce del Monte Strega

Come dicevo in precedenza, la conquista della croce del Monte Strega non è troppo difficile in quanto quasi tutto il percorso è su una strada di ghiaia abbastanza larga, percorribile anche dai fuoristrada. La strada parte proprio dal parcheggio e prosegue sempre dritto (non girate a sinistra), da asfaltata diventa di ghiaia per poi addentrarsi nel bosco.

Strada verso il Monte Strega
Strada verso il Monte Strega


Facendolo in estate vi garantisco che le parti coperte dagli alberi sono molto piacevoli.
Salendo piano piano, oltre ad ammirare il bellissimo panorama e il vicinissimo Monte Catria, si arriva ad una sorta di pianura da dove la vista spazia a 360 gradi.

Verso la croce del Monte Strega
Verso la croce del Monte Strega

Dopo esservi riposati un attimo, continuate a salire, qui i percorsi si fanno molto più stretti, si sale sul alto della montagna fino ad arrivare sulla cresta e conquistare la croce alta 8 metri.

Alla conquista del Monte Strega
Alla conquista della croce

Se non volete percorrere la strada grande, potete prendere il sentiero che parte dal cancelletto e ad un certo punto si ricollega sempre alla stessa strada, passando in mezzo al bosco (seguite i cartelli del CAI).

Croce del Monte Strega
Croce del Monte Strega

Cosa vedere vicino al Monte Strega

La salita al Monte Strega non dovrebbe mettervi k.o, così vi consiglio cosa vedere nelle vicinanze.
Dirigendovi verso Pascelupo, incontrerete tantissimi percorsi che questa volta si snodano lungo il fiume.

Sentieti
Sentieti


Io ho intrapreso quello della Forra del Rio Freddo, anche se non l’ho portato a termine perché l’ambiente circostante era così bello da farmi fermare.
Ne ho approfittato come sempre per rinfrescarmi un po’ al fiume e godermi un momento di puro relax immersa nella natura, ma ho un conto in sospeso con la Forra e quindi tornerò a breve.

Rio Freddo
Rio Freddo

Con un altro percorso potete raggiungere invece l’Eremo di San Girolamo (chiuso però al pubblico).
Che dire, in questa zona è pieno di sentieri, poi fatemi sapere quale scegliete.
Al prossimo trekking,
viaggiatrice seriale.

Emilia romagna, Italia, Toscana, Trekking

Cascata di Moraduccio: trekking e bagno

Sull’Appennino Tosco-Emiliano si trova la Cascata di Moraduccio, che ovviamente non mi sono fatta sfuggire e ho visitato per poi aggiungerla alla lista di cascate viste che si sta allungando sempre più. Siamo già in Toscana, in provincia di Firenze anche se solo per pochi km rispetto all’Emilia Romagna.
La cascata di trova a Moraduccio, se venite da sud dovete prendere l’uscita di Imola per poi proseguire proprio per Moraduccio. Lasciate l’auto sulla strada e prendete via Castiglioncello che scende alla cascata, dopo circa 300 m sarete già arrivati a destinazione.
La zona sul fiume Santerno è molto ampia, dopo aver attraversato un ponte vi troverete in una spiaggetta di sassi proprio di fronte alla cascata, scegliete il vostro posto e rilassatevi in questo ambiente naturale. Il salto della cascata è di circa 20-30 metri e si getta sulle acque del fiume creando innumerevoli piscine naturali.

Cascata di Moraduccio
Cascata di Moraduccio


La zona è perfetta per rinfrescarsi in una giornata estiva, le acque del fiume sono basse e calme e consentono di spostarsi facilmente. La cascata Rio dei Briganti o meglio conosciuta come la Cascata di Moraduccio è davvero scenografica e merita una visita. Ho scoperto poi che questa zona è famosa per le grigliate, infatti arrivando ho sentito nell’aria un buon odore di carne … anche poco sotto la cascata troverete una zona adibita a barbecue. Immergetevi, stendetevi al sole e godetevi la giornata.

Passeggiata al borgo fantasma di Castiglioncello

Per gi amanti delle passeggiate di borghi fantasma, c’è una tappa obbligatoria: il paese abbandonato di Castiglioncello.
Proseguite sulla strada che vi ha condotto alla cascata, oltrepassate il ponte e continuate dritto su una grande strada di ghiaia.

Ponte che porta alla cascata di Moraduccio
Ponte che porta alla cascata di Moraduccio

Ad un certo punto vedrete la strada che continua con una curva sulla destra o un sentiero sulla sinistra, entrambi portano al borgo abbandonato.
Devo ammettere che è davvero affascinante questo luogo in cui la natura ha ripreso possesso di tutti gli spazi invadendo gli interni delle case abbandonate. Gli edifici sono conservati abbastanza bene ma vi sconsiglio di entrare al loro interno, non si sa mai.

Resti del borgo fantasma
Resti del borgo fantasma


Alla fine della strada che attraversa l’agglomerato di case sorge ancora la chiesa co il suo campanile completamente ricoperto di verde.
Castiglioncello ha origini lontane e sembra che sia stato abbandonato quando venne variata la viabilità e costruita una nuova strada molto più comoda della mulattiera che lo ha isolato. Dopo la Seconda Guerra Mondiale venne proprio abbandonato.
Da lassù si gode di un panorama meraviglioso, vi consiglio di andare alla scoperta di qualche bello scorcio prima di prendere la strada del ritorno.

Castel del Rio: visita al borgo

Se vi recata alla Cascata di Moraduccio una tappa d’obbligo è sicuramente il borgo medievale di Castel del Rio.
Piccolino e curato nei minimi dettagli vi piacerà sicuramente.
La sua rocca ospita il Museo della Guerra e il Ponte degli Alidosi, a schiena d’asino è davvero meraviglioso.

Ponte degli Alidosi
Ponte degli Alidosi

Fate un giretto per le vie della parte storica e poi scendete verso il ponte e il fiume dove potrete terminare la giornata con un aperitivo o una cena al chiosco sul fiume.

Castel del Rio
Castel del Rio


Ottimo itinerario per una gita fuori porta sull’Appennino Tosco-Emiliano.

Alla prossima scoperta,
viaggiatrice seriale.