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elisa

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Non smettere mai di viaggiare, anche quando….

Non smettere mai di viaggiare, anche quando…..
gli imprevisti diventano più difficili da superare.
Chi viaggia spesso, si è sicuramente trovato di fronte a diversi tipi di problemi, oggi vi racconto le mie esperienze, a tratti tragicomiche.
Il primo volo oltreoceano della mia vita è stato battezzato con un bel overbooking; praticamente hanno venduto più biglietti dei posti effettivi del velivolo e arrivati a due persone prima di noi, la signorina al check-in ci ha gentilmente comunicato che non saremmo partiti quel giorno. Tranquilli, il giorno successivo eravamo sul volo per Miami.
Diciamo che il mio rapporto con questa città non è dei più fortunati, la seconda volta che ci sono stata ho ritirato il bagaglio completamente distrutto.
Questi però sono episodi di poco conto, di quelli che capitano a tutti continuamente.
Passiamo al viaggio alle Maldive, meta sognata da tanti che però non era nei miei piani, ma grazie ad una super offerta ci è entrata di diritto.
Ecco, quella volta sono partita con un pò di raffreddore- sai quante altre volte mi è successo – che però si è trasformato in febbre alta durante il volo.
Ragazzi, praticamente deliravo in aereo, in più avevo anche uno scalo da fare e vi assicuro che lo ricordo come uno dei voli più brutti in assoluto.
Praticamente mi sono fatta il primo giorno alle Maldive  a letto.

Che mi dite dello smarrimento bagagli?!
A me è capitato nel volo di ritorno da Londra, ma essendo il viaggio terminato, diciamo che gli inconvenienti sono stati pochi.
Un’altra volta invece è andata molto peggio: viaggio itinerante di gruppo in Sud Africa…. il bagaglio non è stato mai imbarcato ed è rimasto a Bologna.
All’arrivo, quando ce ne siamo accorti e siamo andati al desk lost and found, dopo varie ricerche ci hanno comunicato proprio questa cosa.
Il bagaglio sarebbe ripartito il giorno seguente con lo stesso nostro volo, ma il piccolissimo problema era il fatto di essere un viaggio itinerante e quindi viaggiando un giorno in ritardo, il bagaglio ci avrebbe sempre inseguiti, non raggiungendoci mai.
Per farla breve,  ho acquistato lo stretto necessario nei vari aeroporti e mi sono fatta prestare qualcosa…il bagaglio è arrivato due giorni prima della partenza!
Aumentiamo il grado di gravità.
Viaggio nelle Filippine, il sogno di una vita.
Io vengo morsa da una medusa – che sarà mai direte voi -, e invece no, perché lì ci sono anche quelle velenose e tutti erano super allarmati, per fortuna non era nulla di grave ma ho avuto più paura degli sguardi preoccupati degli altri che del morso stesso.
Per due giorni profumavo di aceto visto che mi hanno fatto tenere sui tentacoli tatuati sulla mia gamba, una garza imbevuta di aceto…che per fortuna è stato successivamente sostituito dall’aloe.
Ma le Filippine ci hanno riservato tantoooooo altro.
Giorno di escursione in motorino per raggiungere una zona naturalistica. Partiamo con i soldi che avevamo, convinti di prelevare strada facendo.Acquazzone immenso subito dopo la partenza, che ci ha fatto fare una sosta non prevista sotto la tettoia di una casa, tanto era forte.
Il primo ATM non mi erogava denaro, il secondo nell’altro paese nemmeno, al terzo mi si avvicina la guardia della banca spiegandomi che tutti gli ATM riconoscevano solo carte filippine e che l’unico che facesse al mio caso era nella capitale ….ovviamente dalla parte opposta rispetto ala nostra direzione.
Tentiamo nel paese ancora dopo, in un ATM diverso da quelli visti in precedenza, che ha la brillante idea di mangiarci la carta di credito (per fortuna non viaggiamo mai con una sola carta).
Riprendiamo il viaggio e arrivati all’interno della foresta cosa succede?!Buchiamo la gomma posteriore del motorino.
Vedendoci in difficoltà, ci affianca un ragazzo in motorino a sua volta, che è stato la nostra salvezza.
Ci ha scortato fino al primo meccanico (non si riconoscono facilmente, sono praticamente uomini che maneggiano con motorini ma che io personalmente avrei scambiato per persone nelle proprie abitazioni che lavoravano sui propri mezzi).
La cosa fondamentale è stata la traduzione, il nostro amico salvatore parlava inglese, ma gli abitanti di questi paesini rurali assolutamente no. Praticamente a corto di soldi abbiamo dovuto comprare  la camera d’aria da uno e pagare poi il lavoro del meccanico.
Ringraziamo e ripartiamo, dopo 5 minuti di orologio – non sto esagerando – buchiamo di nuovo. Mi sarei messa a piangere, vi giuro.
Come un’apparizione ritorna il nostro amico che stava facendo il nostro stesso percorso, questa volta lascia a noi la sua moto e lui spinge a mano il nostro motorino fino al prossimo meccanico. Stessa procedura di prima, spendendo addirittura qualcosa in più – a loro dire la camera d’aria precedente era di bassissima qualità – e io come facevo a capirlo?- quindi si è subito bucata e questa, essendo di buona qualità costava maggiormente.
Riprendiamo il cammino, arriviamo finalmente a destinazione e ci rilassiamo un po’…anche se un altro bel temporale decide di farci compagnia.
Ci dirigiamo al ristorante, nell’attesa che tornasse il sole e ovviamente studiamo benissimo il menù ordinando senza ombra di dubbio il piatto più economico, ma almeno riusciamo a pranzare.
Il nostro itinerario prevedeva un’altra sosta poco più avanti ma il mio compagno di viaggio non ha voluto sentire ragioni e abbiamo ripreso la via del ritorno. Strada facendo avremmo dovuto fare una bella zip-line sul fiume, ci dirigiamo verso la cassa e come gradita sorpresa ci comunicano che non accettano carte di credito (luogo frequentato solo da turisti, perché accettarle mi chiedo io?) e così restiamo lì a roderci il fegato guardando tutti gli altri volare nel vuoto.
Abbiamo fatto bene i conti e i soldi ci bastano per fare benzina, raggiungiamo la capitale e assaliamo letteralmente l’ATM. Nonostante tutto non ci siamo abbattuti, abbiamo toccato con mano la generosità dei filippini e io -solo io- il giorno successivo mi sono rifatta 60 km in motorino per andare a fare la zip-line!!!!
Mai abbattersi, cercate sempre la soluzione e andate avanti.
Come ultimo regalino dalle Filippine il mio compagno di viaggio si è riportato a casa un’infezione all’orecchio, che fortuna eh!!!!?’La vera fortuna è stata averla contratta l’ultimo giorno di viaggio e aver rinunciato solo ad un’uscita per avvistare i delfini, se l’avesse presa i primi giorni sarebbe stato un vero disastro.
Ovviamente questa è solo la prima parte del racconto delle disavventure in viaggio, a breve le altre!
E voi cosa avete dovuto affrontare?
Al prossimo racconto,
Viaggiatrice seriale.

Feste e Sagre in Italia, Italia, Puglia

I Riti della Settimana Santa di Noicàttaro

La Puglia è una regione che ho visitato in più di un’occasione, una regione che amo molto e soprattutto il luogo a cui sono legati i miei più lontani ricordi di una vacanza in famiglia.
Questa volta però l’incontro con la Puglia è stato diverso, ovvero in occasione dei Riti della Settimana Santa.
Quando ho ricevuto l’invito dal comune di Noicàttaro, in provincia di Bari, non ho esitato un istante e ho confermato subito la mia presenza, troppo curiosa di assistere ad un momento così particolare vissuto da tutta la comunità.
Avevo un vago ricordo di questi riti visti anni fa in Spagna e sembra che quelli di Noicàttaro siano strettamente legati a quelli della penisola iberica: infatti la leggenda narra di un uomo spagnolo che, non volendo abbandonare le tradizioni della sua terra, continuò a praticarle anche in questo paese pugliese.
Sono riti veramente sentiti da tutta la popolazione, tutto il paese è partecipe e si percepisce nei gesti e nelle parole degli abitanti il grande senso di appartenenza e di devozione.
Sono riti legati ovviamente alla religione, ma che fondano le proprie radici in una tradizione molto antica, tramandata nei secoli di padre in figlio. Penso che, anche per un non credente sia una bellissima esperienza, l’atmosfera che si respira è quasi mistica e senza ombra di dubbio porta tutti ad un momento di riflessione.

Le processioni sono diverse e il tutto inizia il Giovedì Santo, con l’accensione del Falò sul Sagrato della Chiesa della Madonna della Lama.

Appena la scintilla si trasforma in fiamma e inizia a bruciare  l’enorme montagna di legna accumulata dai cittadini,come segno propiziatorio per un buon raccolto nei campi, il primo crocifero inizia la processione.

Falò sul sagrato della Chiesa della Madonna della Lama 

Il primo crocifero rappresenta il Cristo che inizia a vagare per i tribunali, fino alla condanna di Pilato e tutti i crociferi sognano di portare la prima croce prima o poi.

Il primo crocifero prima della partenza 

Questo momento in particolare, è vissuto con molta partecipazione, una gran folla si raduna attorno al falò e dentro la chiesa,aspettando di intravvedere il primo crocifero, che rimanendo anonimo grazie ad un cappuccio sulla testa, esce dalla chiesa scalzo, con una catena alla caviglia,un saio nero e una corona di spine sulla testa, portando da solo il peso di una grande croce di legno. Da questo momento in poi, per tutta la notte, nel centro di Noicàttaro è possibile incontrare crociferi, che sotto il peso della propria croce si spostano da una chiesa all’altra e ogni volta che raggiungono la successiva, lasciano per un momento la croce, si inginocchiano fino a raggiungere il sepolcro e si flagellano…..questo è il rito completo che circa un centinaio di crociferi compiono la notte del Giovedì Santo per chiedere perdono dei propri peccati.

Un crocifero per le strade del centro di Noicàttaro 

Ci tengo a precisare che tutti restano anonimi grazie al cappuccio che indossano, quindi non si tratta di azioni compiute per essere al centro dell’attenzione, ma di gesti molto forti,intimi e personali.

Il Venerdì Santo è caratterizzato da ben due distinte processioni.

Prima di assistere a questi momenti importanti, abbiamo avuto il piacere e l’onore di ascoltare i racconti della Signora Rita Tagarelli in merito ai Riti Sacri.

La Signora Rita Tagarelli che ci racconta le tradizioni di Noicàttaro

E’ stata un’esperienza davvero emozionante, le parole della signora Rita, storica locale e primo sindaco donna di Noicàttaro mi sono arrivate dritte al cuore, si sentiva tutta la passione e il trasporto nei sui racconti.
Alle 21:00 poi inizia la Processione della Naca durante la quale quattro crociferi trasportano la statua del Cristo morto e deposto dalla Croce nel letto di morte a forma di culla (naca).
La statua ha un peso enorme e proprio per questo motivo i crociferi sono costretti ad avanzare molto lentamente e a fermarsi ogni pochi metri; devono mantenere anche un passo ondulatorio, proprio per creare l’effetto “dondolante” tipico di una culla.
L’atmosfera è davvero suggestiva,tutte le luci vengono spente al passare della Naca e si percepisce solo una luce bluastra che illumina il corpo di Cristo che giace senza vita.

La Processione della Naca

La processione della Naca dura diverse ore e le statua è preceduta da tanti crociferi, che come il Giovedì Santo portano la croce.
Regna un silenzio assoluto, interrotto solo dalle preghiere e dalla musica.
Nel cuore della notte tra il Venerdì Santo e il Sabato Santo si svolge poi la Processione dell’Addolorata.
In questo caso viene portata in processione la statua della Madonna che vaga per le chiese di Noicàttaro in cerca del suo figlio crocifisso.
E’ accompagnata da 33 crociferi  e tocca le principali chiese, fin quando alle prime luci del mattino non arriva alla chiesa Madre e finalmente termina la ricerca, trovando il corpo del figlio.
Anche questo è un momento di grande commozione, coinvolgimento e dolore, dolore di una madre che perde il proprio figlio.
Questi sono stati i momenti che ho potuto vivere in prima persona e che mi hanno fatto emozionare e riflettere.
Negli ultimi anni la Settimana Santa nojana è diventata un appuntamento imperdibile per molti pugliesi ma anche per molti turisti e dopo averla vissuta personalmente vi consiglio di farci un pensierino per l’anno prossimo perchè ne vale veramente la pena.
Ci si immerge in un’atmosfera fatta di ricordi, tradizioni, fede ed emozioni, un mix perfetto per vivere appieno la Pasqua.
Oltre ai Riti Sacri, Noicàttaro offre tanto altro e presto ve ne parlerò.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Emilia romagna, Italia

Il Grand Hotel di Rimini: storia del turismo balneare dal Kursaal ad oggi

Chi non ha mai sentito nominare il Grand Hotel di Rimini?!
Nessuno credo, eppure in pochi ci sono stati.
Effettivamente diciamo che non è per tutte le tasche e proprio per questo motivo, io ho approfittato delle Giornate Fai di primavera per vederlo dal vivo.
L’ho sempre e solo associato al grandissimo regista Fellini, ma facciamo un passo indietro.
Dovete sapere che verso la seconda metà del 1800 venne edificato, poco distante da dove oggi sorge questo famoso hotel, il Kursaal.
Ovvero? Vi starete chiedendo.
Ho scoperto essere un maestoso edificio, -costruito seguendo le caratteristiche dei Kursaal già edificati nelle grandi città – prettamente legato al turismo balneare:letteralmente significa “sala di cure”.
In quegli anni infatti si sviluppò il turismo marittimo, nobili austroungarici si recavano in queste zone proprio per beneficiare del clima costiero.
La clientela era ovviamente composta solo da persone molto facoltose, nobili clienti del famoso Kursaal, edificio in stile Liberty.
Oltre alla struttura principale vi erano anche una palafitta che dava direttamente sul mare,l’idroterapico e un capanna svizzera, ovvero una sorta di rimessa utilizzata in inverno come magazzino per le attrezzature marine e in estate come parcheggio delle carrozze degli ospiti.
Con il tempo quest’ultima cambiò utilizzo,divenne una sorta di ristorante dove si gustavano piatti poco pretenziosi ma di ottimo gusto,molto apprezzati dai turisti che la preferivano alla cucina chic – se così possiamo dire-.
L’atmosfera era molto diversa, al suo interno la luce era soffusa, forse perchè utilizzavano candele.
Immaginatevi che meraviglia: le signore con ampi vestiti, gli edifici tutti in stile liberty,il Kursaal poco distante dal mare, dove le dame usavano fare il bagno in una sorta di cabina di legno trainata in acqua da cavalli,un parco ricco di alberi e zone riparate in cui riposarsi e passeggiare….tutto questo apprezzato e amato soprattutto dalle popolazioni del nord europa.
E’ proprio da quei tempi e grazie alle proprietà curative dell’acqua di mare, che iniziò il turismo nella costa romagnola, arrivato fino ai giorni nostri seppur modificandosi drasticamente nel corso degli anni.
Il Kursaal offriva ogni genere di servizio ai suoi ospiti, ma questo non fu sufficiente a mantenerlo in vita.
Dove era ubicata la capanna svizzera,tanto apprezzata dai turisti,oggi sorge il famosissimo Grand Hotel.
Edificato nel primo decennio del 1900,con una facciata ricca di elementi in stile Liberty,è arrivato fino a noi in tutta la sua magnificenza.

Grazie alle Giornate del Fai sono riuscita ad entrare ed è stato come sentirsi dentro ad un film.
La hall è meravigliosa, immensi lampadari brillantinosi illuminano tutti gli ambienti, un piccolo corridoio sull’ala sinistra ricorda i tempi passati grazie alle vecchie foto in bianco e nero appese alle pareti, una vecchia cabina telefonica – anch’essa di un’eleganza unica – troneggia imponente davanti ad una parete.
La sala Federico Fellini sfoggia un immenso divano rosso sormontato da un grandissimo specchio, il bar rievoca tempi passati con il suo stile antico e la sala – utilizzata come sala da pranzo ai giorni nostri – è davvero un sogno.

La terrazza esterna con i tavolini e le sedie in ferro bianco mi trasmette romanticismo, mentre il giardino,seppur molto più piccolo di quello originale, è davvero una chicca.

Sembra che il periodo di maggior splendore del Grand Hotel di Rimini sia finito nel 1914 all’incirca, durante la prima Guerra Mondiale rimase chiuso per due anni, mentre durante la Seconda Guerra Mondiale divenne il quartier generale degli alleati.

Ritornata la calma, tornò ad essere il fiore all’occhiello della città di Rimini,anche se non raggiunse mai più i livelli iniziali, sembra neppure ai tempi di Federico Fellini.
Resta il fatto -secondo me- che rimane uno degli edifici più spettacolari della zona e merita di sicuro di essere visto…..nel 1984 è stato addirittura eletto patrimonio nazionale.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice Seriale.

Italia, Veneto

Padova in un giorno: cosa vedere.

Padova per me è stata una vera scoperta.
Ecco cosa fare a Padova in un giorno.
Potreste decidere di fare una gita fuori porta come me, oppure potrebbe capitare di dover attendere una coincidenza ed avere poco tempo a disposizione….quindi vi indico a mio avviso le cose da non perdere assolutamente.

 La Cappella degli Scrovegni

Inutile girarci intorno, è un vero capolavoro artistico.L’ingresso non è fra i più economici (13 €) ,ma li vale tutti, considerando poi che con lo stesso biglietto potete visitare anche I Musei Civici Eremitani e il Palazzo Zuckermann.

Non è possibile entrare autonomamente e rimanere tutto il tempo che si vuole, si entra in gruppi e si ha un lasso di tempo di circa 15/20 minuti. L’interno è strepitoso, anche chi non si intende d’arte rimarrà a bocca aperta di fronte agli affreschi di Giotto.
Ricordatevi però di prenotare la visita i giorni prima.


Palazzo del Bo

Questo meraviglioso palazzo è la sede storica dell’Università della città di Padova. Non perdetevi la visita guidata al suo interno durante la quale potrete vedere la cattedra originale dalla quale teneva le sue lezioni Galileo Galilei.

Altro aspetto molto affascinante, oltre alle sale decorate con innumerevoli stemmi è sicuramente il Teatro Anatomico più antico del mondo: si tratta di una struttura in legno a forma di cono rovesciato, da dove tutti gli studenti potevano assistere attraverso le balconate alle autopsie. Il biglietto d’ingresso ha un costo di 7 euro. (Purtroppo non si possono fare foto all’interno).

Basilica di Sant’Antonio da Padova

Simbolo della città per eccellenza, è obbligatoria una visita.La Basilica (chiamata anche solo Il Santo) è imponente,infatti è una delle più grandi chiese al mondo.

 Al suo interno riposa il corpo del Santo dal quale ogni anno si recano milioni di pellegrini.

Palazzo della Ragione

Altro capolavoro della città, si tratta dell’antica sede dei tribunali di Padova. E’ possibile entrare ed ammirare il Salone. Vi confesso però che anche solo dall’esterno dice la sua, i portici e la forma della copertura regalano un senso di imponenza rispetto alla sottostante Piazza delle Erbe.



Torre dell’Orologio

Dato che vi trovate in zona, passate ad ammirare la bellissima Torre dell’Orologio. L’orologio, appunto, è straordinario, non segna solo le ore e i minuti, ma è la rappresentazione della teoria astronomica tolemaica che vedeva la Terra al centro dell’Universo.

Prato della Valle

Fate una passeggiata nella piazza più grande della città ed ammirate le statue che adornano il canale e si specchiano in esso.Al tramonto è ancora più suggestivo. In questo luogo si svolge il mercato cittadino, quindi in quelle occasioni perde un pò il suo fascino, ma rimane sempre un must.

Centro storico

Passeggiate liberamente per il centro storico, andate a caccia di murales e della casa dove visse Galileo Galilei. Gustate un tramezzino caldo al Bar Nazionale e non perdetevi un caffè al Caffè Pedrocchi, locale storico della città frequentato anche da Stendhal (l’edificio è meraviglioso e i prezzi sono più alti della media, ma io 3,50 €  li ho spesi volentieri per bermi un caffè in un luogo così importante della città).

Padova è stata veramente una grandissima scoperta, sono consapevole di non aver visto tutto ma sono molto contenta di essere venuta a conoscenza di queste bellezze.

Il mio è solo un arrivederci perchè questa città mi è entrata nel cuore e a voi che non ci siete ancora stati dico solo una cosa: organizzatevi il prima possibile!!!

Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale

P.S.: un ringraziamento doveroso i miei genitori, perchè era partito tutto come un mio regalo a loro,la visita di una città che non conoscevamo e del tempo da trascorrere insieme….alla fine è stato un mezzo tour de force, abbiamo camminato per km e km e loro sono stati ai miei ritmi,alla faccia della domenica rilassante!!! 🙂

Africa

Seychelles: cosa fare a La Digue

Ogni singola isola delle Seychelles è meravigliosa, basta sentir nominare questo arcipelago per iniziare a sognare ad occhi aperti.
La Digue però a mio avviso è davvero speciale, impossibile non innamorarsene.
Innanzitutto appena si attracca con l’aliscafo si vede un’acqua davvero limpida, cosa insolita per un porto…viene quasi voglia di tuffarsi.
In questa piccola isola si gira solamente in bicicletta, quindi noleggiarne una è una delle prime cose da fare per poter andare alla scoperta delle sue meraviglie.

Le bici di La Digue

Noi una volta sbarcati, ci siamo diretti a piedi al nostro alloggio (eravamo nel quartiere del porto) e già strada facendo si poteva notare questo clima di relax e di spensieratezza che si respira quì.
Come accennato in precedenza, il nostro alloggio era provvisto di cucina e di una veranda esterna con divanetto, in cui poter rilassarsi o addirittura fare colazione.
Sbrigate le pratiche di check-in abbiamo noleggiato le bici direttamente dalla nostra padrona di casa ( i costi sono indicativamente più o meno simili ovunque), e siamo partiti alla volta di Anse Source D’Argent.
Questa è una delle spiagge più belle in assoluto di tutte le Seychelles e si trova in un’area protetta, infatti per accedere dovrete pagare un biglietto. Immaginatevi di girare in bicicletta in una piccola isola dove tutti si spostano allo stesso modo, superare l’ingresso e dover pedalare ancora per un pò tra piantagioni di vaniglia, natura rigogliosissima e di raggiungere un grossissimo masso di granito che si intravvedeva già da molto lontano, per scoprire che intorno ad esso ci vivono delle immense tartarughe di terra.

Tartarughe di La Digue

Già così è piacevole, ma il bello deve ancora arrivare.Vi accorgerete di essere giunti all’ingresso della spiaggia perchè vi troverete davanti agli occhi una distesa di biciclette parcheggiate di diversi colori, lasciate il vostro mezzo e incamminatevi lungo il sentiero…dopo poco rimarrete letteralmente a bocca aperta.

Anse Source D’Argent

Massi di granito chiaro ovunque, in acqua, in spiaggia e anche immersi nel verde poco oltre la spiaggia, acqua talmente cristallina da riuscire a vedere già da fuori i grandi pescioni che si avvicinano a riva e non curanti degli uomini nuotano beati avvicinandosi senza problemi.

Pescioloni ad Anse Source D’Argent

Giusto il tempo di mettere la maschera ed eravamo in acqua; essendoci la barriera per un bel pezzetto è bassa, ma si vedono un sacco di pesci colorati.
Dopo circa una mezz’oretta sono riuscita a calmarmi, mi è scesa un po’ l’adrenalina e mi sono messa a contemplare quel paradiso terrestre e a scattare fotografie come se non ci fosse un domani.

Anse Source d’Argent

Abbiamo fatto una bella passeggiata per scoprire che a metà spiaggia circa, si trovano diversi baretti che vendono frutta fresca o preparano cocktail sempre di frutta, da poter gustare su tavolini creati con assi di legno, ciocchi di legno sempre rivolti verso il mare o comode amache.
Se non è questo il paradiso si avvicina di sicuro!!!
Per pranzo abbiamo raggiunto un piccolo ristorante sempre all’interno della riserva, ma volendo potete anche uscire e ritornare in seguito mostrando il biglietto del mattino. Dopo aver gustato dell’ottimo pesce, siamo tornati a Source d’Argent e questa volta ci siamo spinti parecchio più avanti, qui c’era meno confusione e il paesaggio era davvero magnifico.Oltre alla miriade di pesci (i miei preferiti sono i pesci pagliaccio), sono riuscita a vedere anche due tartarughe!!!
Il giorno successivo siamo andati alla scoperta di un’latra spiaggia: Grande Anse.
La strada per arrivarci è più impegnativa, si trova ad un’estremità dell’isola e bisogna pedalare un po’ sia in discesa che in salita, ma la sua bellezza ripaga senza ombra di dubbio tutta la fatica.
Grande Anse, come dice il nome, è una spiaggia molto grande con il mare leggermente mosso, sempre circondata dal verde delle natura.

Grande Anse

Da questo tratto di spiaggia, è poi possibile raggiungere a piedi percorrendo un sentiero  che attraversa la fitta vegetazione, Petite Anse.Molto simile alla precedente, con il mare leggermente più calmo. Camminando ulteriormente poi, si raggiunge Anse Cocos.
Sull’isola la vita si svolge maggiormente di giorno, quindi non aspettatevi movida la sera, ma soprattutto vi consiglio di muovervi per tempo per cena o di acquistare il necessario per cenare nel vostro appartamento,altrimenti rischiate di restare a digiuno.
La formula del take-away è davvero diffusa e io vi consiglio senza ombra di dubbio il Gala: qui i prezzi sono bassi, la scelta è davvero vastissima e soprattutto i piatti sono molto buoni.Potete tranquillamente consumare il pasto nei tavolini all’aperto.
Vi consiglio assolutamente di fare almeno un’escursione in mare, noi abbiamo optato per quella di mezza giornata e a bordo di una barchetta da 15 persone circa, abbiamo raggiunto Felicitè Island e Coco Island, difficili da descrivere a parole , forse le foto semplificano il tutto.
Sono isolotti che sembrano finti da quanto sono belli, l’acqua assume tutte le sfumature possibili dal trasparente al blu scuro ed è popolata da un’infinità di pesci.

Isolotti raggiunti durante l’escursione in barca

Si viene come rapiti da quel mondo sottomarino, che il tempo a disposizione vola in un baleno e soprattutto l’acqua non è affatto fredda, ma è davvero piacevole (almeno a febbraio, poi dipende dai periodi).

Pesci che si scorgono dalla barca

Ci sono tantissime altre spiagge da esplorare, noi ci siamo spinti in bici fino alla punta più a sud,fino a dove non finisce le strada, alcune più selvagge,alcune con acqua bassa adatte alle famiglie, insomma di tutti i generi ma quelle che vi ho citato sono imperdibili.

Quest’isola mi ha davvero colpito, è impossibile andare alle Seychelles e non vedere la meravigliosa La Digue (io però non starei sempre e solo in quest’isola, è troppo piccina per i miei gusti 😉 ).
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Africa

Come organizzare in autonomia un viaggio alle Seychelles

Come organizzare un viaggio alle Seychelles?!!
E’ molto più semplice di quello che sembra.
Sono appena tornata da questo luogo paradisiaco e mi sono organizzata l’intero viaggio in autonomia.

Conoscendomi, sapete che se posso, evito i grandi villaggi a priori e infatti ho pernottato sempre in appartamenti provvisti di cucine ( qui uno sconto del 10% per prenotare su booking).

Trasporti 

Facciamo un passo indietro, come prima cosa ho trovato una buona offerta aerea con la compagnia Turkish Airlines e ho acquistato autonomamente il volo.
Il secondo step è stato quello di recuperare informazioni sulle varie isole e soprattutto sui collegamenti fra esse.
Parlando delle tre isole principali: Mahè, Praslin e La Digue, sono tutte comodamente collegate da aliscafi veloci e traghetti un pò più lenti; ogni giorno trovate diverse tratte.

Le isole sono collegate anche da voli interni della compagnia Air Seychelles che costano quasi come l’aliscafo, quindi a voi la scelta.
Noi abbiamo preso entrambi i mezzi, ma se avete paura di volare vi sconsiglio l’aereo per il semplice fatto che è piccino (19 posti) e quindi si sente tutto…..a noi però è piaciuto molto.Se riuscite a volare di giorno sarebbe davvero perfetto perchè lo spettacolo merita davvero.

Constatata la vasta scelta di collegamenti, abbiamo iniziato a definire l’itinerario.

Assicurazione

Aspetto molto importante e da non tralasciare è l’assicurazione sanitaria,una volta decise le effettive date di viaggio abbiamo stipulato la nostra assicurazione  viaggio (qui uno sconto del 10% per voi).

Alloggi 

Avendo a disposizione 9 giorni e 7 notti inclusi i voli, abbiamo deciso di dividere il viaggio in : 2 notti a Mahè, 2 notti a Praslin e 3 notti a La Digue;col senno di poi vi dico che siamo stati bravi a fare questa scelta, al massimo farei una notte in più a Mahè a discapito di una a La Digue.

Auto 

Da casa avevamo anche noleggiato l’auto sia per l’isola di Mahè che per quella di Praslin, quindi una volta atterrati abbiamo ritirato il mezzo e iniziato l’avventura.
Ricordatevi che qui si guida a sinistra come in Inghilterra, quindi occorre essere molto concentrati e poco titubanti alla guida.

Moneta 

Per quanto riguarda il cambio di denaro io vi consiglio di prelevare direttamente con la carta di credito una volta arrivati, senza recarsi al change e pagare commissioni aggiuntive…poi vedete voi (Comunque trovate comodamente i change subito fuori dall’aeroporto).

La moneta è la Rupia delle Seychelles: 1 EURO = 16 Rupie circa.

Bus 

A Mahè e a Praslin tutte le maggiori attrazioni e spiagge sono ben collegate con gli autobus, quindi se avete parecchio tempo a disposizione, se non disdegnate questo mezzo di trasporto e se non vi scoccia rispettare orari precisi, secondo me è una buona soluzione perchè sono davvero economicissimi.

Noi ne abbiamo preso uno sull’Isola di Praslin e il viaggio è stato piacevole.
Sull’isola di La Digue invece non avrete questo dubbio in quanto si gira esclusivamente in bicicletta.Che posto ragazzi!!!!

Pasti 

Come accennato in precedenza, se non alloggiate in un resort ma siete autonomi, le sistemazioni che si trovano in queste isole sono quasi tutti appartamenti, è la formula più diffusa per il semplice fatto che usa anche fra i turisti il fatto di mangiare a “casa” (soprattutto a cena).
In effetti, se si possono trovare voli e alloggi economici, il costo della vita alle Seychelles è davvero alto, forse proprio per questo sono diffusissimi i take-away rispetto ai ristoranti classici.
Per fare un esempio, in due al ristorante, mangiando un solo piatto a testa di medie dimensioni, o un’insalata di pesce o un hamburger più due birre, potrete spendere circa 50 euro.
Acquistando lo stesso piatto al take-away spenderete circa fra i 15 e i 20 euro.
In molti take-away poi ci sono tavoli all’esterno, non dovete per forza portare il pasto al vostro alloggio.
Io quoto take-away alla grande!!!! 🙂

Vita notturna 

Le Seychelles sono isole che vivono principalmente di giorno, quindi non aspettatevi una grande vita notturna,nella capitale troverete di sicuro anche diverse discoteche ma a La Digue cercate di andare a cena sul presto, altrimenti rimarrete a digiuno.

Info utili 

Portatevi o comprate le scarpette da scoglio perchè in molte zone c’è la barriera corallina e non lesinate sulla crema solare,ci si abbronza anche sotto ad un acquazzone.
Mi raccomando il repellente per gli insetti!
Se avete domande chiedete pure, nel frattempo correte ad acquistare un buon volo e pianificate il vostro viaggio in questo paradiso!!
Alla prossima avventura,
Viaggiatrice seriale.

Feste e Sagre in Italia

Festival dell’Oriente a Bologna

Dopo il grande successo delle date di Milano e Roma, il Festival dell’Oriente arriva anche a Bologna nei giorni 16-17-18-23-24-25 febbraio 2018.
Se amate particolarmente l’oriente o se invece non avete idea di che cosa aspettarvi perché non l’avete ancora visitato, non perdete questa importante occasione per conoscere il mondo dell’est.
Si tratta di un appuntamento per scoprire il lato moderno ed antico dell’oriente, con mostre fotografiche, bazar, gastronomia tipica, arti marziali e spettacoli folkloristici.

Sarà inoltre possibile sperimentare gratuitamente decine di terapie tradizionali, lo yoga, i fiori di bach, la meditazione e tanto altro.
Se avete voglia di conoscere più da vicino la Cina, il Giappone, la Malesia…dovete solo recarvi a Bologna.
Per tutti i dettagli consultate il sito
Alla prossima festa,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Umbria

Umbria: borghi, natura e tradizioni.

La mia scoperta dell’Umbria che non ti aspetti continua.
Dopo avervi raccontato la prima giornata, è arrivato il momento di svelarvi cosa abbiamo fatto nella seconda.
E’ sempre stata ricca di scoperte e di bellezze ed è iniziata con la vista di un’alba meravigliosa dal Podere Umbro,un’ottima sistemazione immersa nella natura ma allo stesso tempo a pochi chilometri da Città della Pieve.
Oltre ad ammirare il cielo dipinto di rosa, sono passata anche a fare qualche coccola ai due tenerissimi cavalli sempre di proprietà del podere.

I cavalli del Podere Umbro

Eccoci di nuovo in auto per raggiungere l’altra parte dei blogger all’Agriturismo Cornieto.
Ragazzi questa è una vera osasi di pace, Rita cura con amore e dedizione il suo oliveto e il suo orto biologico e tale passione si ritrova gustando le tre tipologie di olio da lei prodotte: Frantonio, Leccino e Moraiolo.La sua storia mi ha colpito molto, lei conta quasi solo sulle sue forze e riesce ad avere una gestione quasi impeccabile di tutta la proprietà.Da non dimenticare però l’aiuto di Marisa che sforna sempre degli ottimi manicaretti.Silenzio, contatto con la natura,prodotti biologici e panorama mozzafiato sono gli elementi che troverete se deciderete di alloggiare qui.

Agriturismo Cornieto

Dalla natura sconfinata ci siamo spostati in uno dei borghi più belli d’Italia:Allerona.
Ragazzi non stento a credere che rientri fra i migliori perché è di una bellezza infinita, ci ho lasciato gli occhi.
Perdersi fra le viuzze,ammirare i vasi di fiori che adornano le finestre, sporgersi dal balcone naturale dal quale godere di un’ottimo panorama e ascoltare le storie dei suoi abitanti – curiosi e allo stesso tempo orgogliosi di farci conoscere qualcosa in più del loro bellissimo borgo – è stato davvero suggestivo.

Scorcio di Allerona

Abbiamo avuto anche il piacere di incontrare la signora Irma Zaganella che ci ha mostrato come lavorare il vimini e creare cestini utilizzando solo le materie prime recuperabili vicino al fiume…..insomma abbiamo riscoperto l’autenticità e le tradizioni di Allerona.

I cestini della signora Irma

Abbiamo visitato il carinissimo borgo di Ficulle per poi dirigerci in località Piegaro  all’ Azienda Agricola Pomario.

A Ficulle anche i fiori raccontano storie

Pomario è un’azienda agricola di proprietà dei Conti Spalletti Trivelli incentrata sula produzione di vino e olio.
La sua posizione strategica, isolata dal resto del territorio essendo circondata da un bosco,conferisce al terreno e ai prodotti particolari proprietà. L’oliveto e il vigneto abbandonati da un po’, vennero poi recuperati dai conti Spalletti Trivelli, che scegliendo un’agricoltura biologica-dinamica hanno creato nel corso di qualche anno l’azienda agricola.
Dopo una visita della cantina con annessa spiegazione tecnica, ci siamo concessi un momento di relax gustando le prelibatezze del luogo e degustando gli ottimi vini.

La serra di Pomario

Da una cantina all’altra, il passo è stato breve.
Nel Castello di Montegiove, località Montegabbione, il conte Lorenzo Misciatelli Mocenico Soranzo gestisce insieme ad altre poche persone la tenuta di circa 1200 ettari.Il castello è meraviglioso, svetta sulle proprietà limitrofe e crea una sorta di mistero;arrivato fino ai nostri giorni in ottime condizioni, racchiude nelle sue mura secoli di storia.

Veduta del Castello di Montegiove

Qui viene prodotto dell’ottimo vino, dopo una breve spiegazione e una visita alle cantine, abbiamo avuto il piacere di assaggiarlo;non so se per il nome o per la bontà,mi è rimasto impresso il Gatto Gatto...dietro questo nome si cela una storia/leggenda, sembra sia un grido di battaglia! 🙂

Prodotti del Castello di Montegiove

Ultima tappa della giornata, -peccato averlo visto solo di notte- è stato il borgo di Parrano: qui abbiamo ricevuto un’ottima accoglienza e addirittura il sindaco in persona ci ha fatto da guida durante il nostro tour.
Qui passarono sia i romani che gli etruschi e fu un feudo di proprietà dello Stato Pontificio, per cui il castello aveva dei locali che ospitavano il Papa quando era di passaggio:sembra addirittura che avessero un sistema di accesso che permetteva al Papa di raggiungere le stanze direttamente a cavallo.
Anche questo borgo, come quelli citati in precedenza è una vera chicca umbra, vi consiglio di perdervi fra le vie e di chiedere agli abitanti di raccontarvi la loro storia, ne scoprirete delle belle.
E’ arrivata l’ora di cena e abbiamo concluso la giornata dove l’avevamo iniziata e cioè all’ Agriturismo Cornieto dove abbiamo potuto gustare l’ottimo olio prodotto da Rita direttamente sulle succulente pietanze.
E così è terminata anche la seconda giornata in cui abbiamo scoperto un altro pezzettino dell’ Umbria che non ti aspetti rimanendo piacevolmente stupiti.
In questa piccola area si concentrano tante realtà differenti, accomunate però dall’amore per la propria terra,da prodotti d’eccellenza e da panorami disarmanti.
Venite a scoprirla con i vostri occhi e prendete spunto da questo breve itinerario.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Feste e Sagre in Italia, Italia, Veneto

San Valentino: Verona si trasforma nella città dell’amore

La festa degli innamorati sta per arrivare, che fate di bello?
Io non amo molto le feste consumistiche, preferisco trasformarle in un pretesto per partire, insomma preferisco un bel viaggetto (anche solo una notte fuori) a dei beni materiali.
Se la pensate come me o se volete stupire la vostra dolce metà, vi consiglio di recarvi nella città italiana dell’amore per eccellenza: Verona.
Qui infatti dal 14 al 18 febbraio si svolgerà Verona in Love, un evento super romantico che prevede differenti attività come il Messaggio del Cuore (cortile Mercato Vecchio),la possibilità di lasciare dei messaggi  sulla bacheca di Verona in Love, o il Sigillo d’Amore (Piazza dei Signori), una pergamena che racchiuda il vostro amore (simbolicamente sigillata con della ceralacca).

Vari appuntamenti si tengono fra le piazze e le vie della città, dove l’atmosfera sarà riscaldata dalle Luminarie d’Amore.
In Piazza dei Signori vi attenderà un cuore gigante creato da tantissime bancarelle dove potrete trovare bellissime idee regalo.
Potrete degustare cioccolato nel Loggiato in Love e partecipare a vari tour guidati della città.
Da non perdere la Torre dei Lamberti illuminata di rosso, dalla sommità potrete ammirare l’enorme cuore rosso della Piazza.
Se non siete così sdolcinati, concentratevi sulle specialità culinarie locali o sulla bellezza architettonica di Verona.
Buon San Valentino.
Viaggiatrice seriale.

Italia, Umbria

L’Umbria che non ti aspetti:alla scoperta dei borghi dal Trasimeno a Orvieto

Non occorre necessariamente andare dall’altra parte del mondo per riempirsi gli occhi di bellezza, bastano anche pochi km.
Come sapete, da un po’ sto cercando di dedicare più attenzione alle mie Marche, andando alla ricerca di chicche poco conosciute.
La scorsa settimana ho preso la mia macchina e ho fatto giusto qualche km in più, per raggiungere una “vicina di casa” della mia regione e ho trascorso due giorni in Umbria.
Premetto che essendo per me a portata di mano, da sempre l’ho frequentata e da sempre ha un posticino speciale nel mio cuore.
Siamo abituati a sentir parlare di Perugia, Assisi, Orvieto, Spello, Gubbio…ma dovete sapere che qui ogni singolo borgo è un gioiellino che merita di essere visto,anche se il suo nome non vi dice granché.
Io sono stata invitata da Città della Pieve and Friends   insieme ad altri 14 blogger e siamo andati alla scoperta del territorio, rimanendo letteralmente a bocca aperta.

Panorama da una delle tante terrazze

In realtà il raggio d’azione non è stato così ampio, abbiamo visitato i borghi compresi tra Orvieto e il Trasimeno,ma nell’area di pochi km le scoperte sono state infinite.
Ma adesso veniamo a noi, pronti a conoscerle insieme a me?

Cosa vedere 

Il primo borgo che abbiamo visitato è stato Paciano, abitato già dagli etruschi è arrivato ai nostri giorni mantenendo intatta la sua bellezza.Affacciato sul Trasimeno e circondato da distese sconfinate di ulivi, custodisce gelosamente le proprie tradizioni.

Paciano dall’alto

All’interno di Palazzo Baldeschi, troverete Trasi-Memo, ovvero la banca della memoria del Trasimeno dove vengono effettuati laboratori di lavorazioni del ferro, del tessile, del cotto e del legno. Guidati da Bianca di Sistema Museo, abbiamo intrapreso un viaggio attraverso questi antichi mestieri e sono rimasta incantata da una stanza in particolare che racchiude in poco spazio una memoria tattile e visiva:aprendo i cassettini di un mobile, potrete toccare con mano le differenti consistenze del passato.

Vicoli di Paciano

Leggermente fuori dal borgo,merita una visita il Santuario della Madonna della Stella.

Santuario della Madonna della Stella

Giusto qualche km e abbiamo raggiunto Panicale. Questo borgo ha una forma a chiocciola, appena oltrepassata la porta d’ingresso, vi ritroverete in una pizza, percorsa una piccola salita vi ritroverete in un’altra piazza e di nuovo un’altra volta.Le tre piazze si sovrastano l’un l’altra.Era scesa la notte, ma il fascino di quest’altro borgo umbro l’abbiamo percepito ugualmente.In lontananza si vedevano le luci riflesse sul lago, segno che di giorno, dalla terrazza si ha una veduta eccezionale del paesaggio. Questo stesso paesaggio è stato raffigurato dal più grande pittore della zona, Pietro Vannucci detto il Perugino nel dipinto “Il Martirio di San Sebastiano” custodito nella chiesa di San Sebastiano.

Il Martirio di San Sebastiano

Se devo dare una sola preferenza riguardo alle bellezze di Panicale, il mio voto va senza ombra di dubbio al piccolo teatro C. Caporali, uno dei più piccoli d’Italia ma con un’anima davvero grande.E’ davvero suggestivo e utilizzato ancora oggi.

Il piccolo teatro Caporali

Piegaro ha il suo punto di forza nel Museo del Vetro,collocato alla base di un’imponente ciminiera in mattoni nella vecchia sede della vetreria che venne dismessa nel 1968, spostandosi poi fuori dal centro del paese.

Antica fornace

In linea di massima non amo troppo i musei, qui invece non mi sono distratta un secondo.Sarà stata la bravura della nostra guida, saranno state le storie interessanti o gli oggetti presenti in loco….non so dirvi di preciso cosa sia stato ma è una visita che consiglio. Dovete sapere che l’arte della lavorazione del vetro era prettamente legata a Venezia, non si sa come, ma alcuni vetrai riuscirono a fuggire e si stabilirono proprio in queste zone.L’arte del vetro a Piegaro ha radici molto lontane. All’interno dell’edificio è possibile ammirare la vecchia fornace -o meglio la parte non distrutta dal crollo del tetto- che ha un impatto così immediato sul visitatore, da teletrasportarlo indietro nel tempo.

Colata solidificata

Qui i vari componenti del vetro venivano fusi a più di 1000 gradi e scendevano in una colata incandescente nella parte inferiore dell’edificio;oggi possiamo ammirare l’ultima colata solidificata.

Questa parte di Umbria che va dal Trasimeno a Orvieto è forse la meno conosciuta della regione,ma come detto in precedenza è un vero tesoro che merita di essere scoperto….insieme alle bellezze paesaggistiche e architettoniche però, la differenza la fanno sempre le persone.
Siamo venuti a contatto con persone di cuore,gentili e amanti della propria terra; questo amore si percepisce in ogni gesto e in ogni parola,quando parlano del loro “tesoro” hanno gli occhi che brillano.
Oltre a tutto questo poi ci sono i sapori e gli odori, una parte davvero fondamentale di ogni territorio.
Al nostro arrivo siamo stati accolti da Cesare e Maria  di Casa Antheia ,che ci avevano preparato un pranzo a base di prodotti tipici.Loro hanno origini torinesi e hanno lasciato la loro vecchia vita per trasferirsi qui e iniziarne una nuova. Hanno aperto Antheia Azienda Agricola dove coltivano zafferano e ulivi biologici e mettono tanto amore e passione in quello che fanno.

Prodotti tipici dell’azienda agricola Antheia

A mio avviso la punta di diamante dei loro prodotti è sicuramente lo sciroppo allo zafferano, ottimo da gustare con i formaggi.Non ne avevate mai sentito parlare,vero?!Giustamente,perché lo hanno creato proprio loro.Vi invito a venire a gustare le loro prelibatezze e a soggiornare presso il loro agriturismo che è di una bellezza unica e curato nei minimi particolari.Al mattino, affacciandovi dalla finestra, avrete una visuale pazzesca.

Esterno di Casa Antheia

Parlando ancora di sapori, a cena abbiamo gustato l’ottima cucina di Franco a Casa Rondini: ancora ricordo il profumo del dolce con la crema allo zafferano.

Dolce alle noci con crema allo zafferano

Per un tour dell’Umbria che non ti aspetti, anche Casa Rondini è un ottimo punto di appoggio.
Stanchi ma felici e con lo stomaco pieno ci siamo coricati, sapendo che il giorno successivo sarebbe stato altrettanto pieno di cose da fare, di persone da incontrare e di sensazioni da provare.
Come si suol dire: “domani è un altro giorno”, e di conseguenza arriverà un altro racconto….tenetevi pronti.
Alla prossima scoperta,
Viaggiatrice seriale.