Mercatini, mercatini e ancora mercatini di Natale!
Questo fine settimana ne inizieranno davvero tanti.
In giro per il mondo non c’è che l’imbarazzo della scelta, ma parlando di Italia bisogna essere sinceri, quelli del Trentino Alto Adige sono veramente suggestivi, senza nulla togliere agli altri.
Io ci sono stata oramai due anni fa e ricordo ancora con piacere quell’esperienza.
Ero con due mie amiche e visti i numerosi km che ci separavano dalla nostra destinazione abbiamo optato per un viaggio in pullman organizzato.
Insomma, siamo partire più o meno all’alba per arrivare circa a metà mattina a Bolzano.
Che dire, la sensazione che si prova quando ci si trova di fronte a quella moltitudine di bancarelle e chioschetti addobbati a festa è davvero gratificante.
Palline, orologi, manufatti di ogni genere in legno,scacciapensieri…di tutto di più.
Per non parlare poi del cibo…umh che meraviglia!
Per fortuna siamo rimaste un solo giorno, altrimenti saremmo tornate a casa con dei kg in più al posto dei regali.
Canederli, strudel e tantissima cioccolata….che bontà.
Giusto per non farci mancare niente, siamo riuscite anche ad infilarci una visita al Museo Archeologico dell’Alto Adige dova abbiamo conosciuto Otzi!
Verso l’ora di pranzo siamo ripartite per raggiungere i mercatini di Trento e anche qui siamo state accolte da un clima gioioso, siamo entrare nella zona dedicata agli espositori, e di nuovo siamo state “sommerse” una grandissima quantità di oggettistica davvero carinissima.
Se non siete degli amanti dello shopping (beati voi), vi assicuro che i mercatini vi piaceranno ugualmente, si respira un’aria davvero magica.
Avete già in programma una visita?
Se la risposta è “No” non perdete altro tempo, organizzatevi subito!
Avrete tempo per visitarli fino al 6 gennaio.
Manca davvero poco…..Buon Natale.
Viaggiatrice seriale.
Cartoceto, il comune in provincia di Pesaro – Urbino famoso per l’olio; ancora prima di arrivarci, noterete tutti i meravigliosi ulivi che lo circondano. Molto famosa è anche la festa dell’oliva che si tiene indicativamente nella prima metà del mese di Novembre, dove oltre ai vari stand sarà possibile visitare i principali frantoi per capire più da vicino questo mondo.
Passeggiata alla scoperta dei lavatoi di Cartoceto
Oggi però voglio parlarvi di una bella passeggiata che porta il camminatore a visitare quattro lavatoi del paese, luoghi molto importanti in passato. Il percorso inizia proprio dal centro storico e il primo lavatoio che si incontra si trova in Via della Fonte ed è il più grande di tutti, quello che garantì l’acqua a tutti gli abitanti in passato. Si chiama “Lavatoio della Vecchia Fonte” perché al suo fianco è presente una fonte ancora utilizzata per l’irrigazione dei campi; molto grande, con due vasche e una copertura superiore, devo ammettere che è proprio d’impatto.
A questo punto si lascia il centro storico girando a sinistra, si passa di fronte al Monumento ai Caduti e si gira di nuovo a sinistra imboccando via Pieve. Si percorre il primo tratto sull’asfalto per poi proseguire in mezzo agli ulivi fino ad arrivare al secondo lavatoio, chiamato “Lavatoio di Montefiore“. La particolarità di questo lavatoio sta nel fatto che l’acqua non è a cascata ma arriva solamente azionando una pompa, quindi se non viene utilizzato, le vasche saranno vuote (come lo abbiamo visto noi), a meno che non si siano riempite con l’acqua piovana. Si trova letteralmente in mezzo alla natura, anzi state attenti in base al periodo in cui vi recate perché è zona di caccia e poco sopra ci sono gli appostamenti dei cacciatori.
La camminata prosegue sempre tra i meravigliosi ulivi per poi ritornare sulla strada asfaltata, incontrando uno scorcio dal quale ammirare tutta Cartoceto dall’alto. Una strada secondaria di campagna vi condurrà al terzo lavatoio, molto più piccolo e sommerso dalla vegetazione: questo è il “Lavatoio del Trebbio“.
Passando per i campi si arriva alla frazione di Molinaccio di Cartoceto, da dove si riprende la strada Provinciale 26 che conduce al quarto lavatoio, il “Lavatoio di Noceto”, così chiamato perché in passato nella parte superiore vi erano noci al posto di ulivi. Questo lavatoio si trova proprio sulla strada ed era utilizzato dalle persone soprattutto per prendere l’acqua per far abbeverare i cavalli.
Continuando nella stessa direzione, vi ritroverete di nuovo a pochissima distanza dal centro di Cartoceto. Io personalmente ho apprezzato molto la camminata, l’ho trovata perfetta per ammirare il territorio da un altro punto di vista, scoprire pezzi di storia locale e per fare attività sportiva a contatto con la natura. Tutti i lavatoi sono stati riportati alla luce da alcuni volontari, alcuni erano completamente sommersi da metri di terra o sotto una fitta vegetazione. Per avere maggiori informazioni e indicazioni dettagliate, consultate questa pagina.
Cosa vedere a Cartoceto
Ultimata la passeggiata non potete perdervi un giretto in centro, ammirare il panorama dalla bellissima terrazza e visitare il particolare Teatro del Trionfo. Curiosate fra i vicoli e non perdetevi le maggiori chiese. Se volete visitare qualche altro borgo in zona, non perdetevi Saltara, Fossombrone e la bellissima città di Fano.
Le Grotte di Labante rappresentano una di quelle bellezze naturalistiche che volevo visitare da anni e finalmente ci sono riuscita. Si tratta di grotte di travertino, affiancate da una cascata particolare.
Come raggiungere le grotte
Per raggiungere le Grotte di Labante dovete considerare circa un’ora abbondante da Bologna, lasciata la città prendete per Sasso Marconi, poi per Marzabotto e infine per Vergato. La strada è ricca di curve e vi condurrà fino a San Cristoforo di Labante, comune in sui sorgono le grotte.
Arrivati qui, avete più opzioni: potete lasciare l’auto nel parcheggio della chiesa e prendere il sentiero che scende ( niente di impegnativo, le grotte sono proprio lì sotto), oppure potete proseguire ancora in auto e dopo pochi metri parcheggiare nello spazio al lato della strada principale e scendere a piedi. L’ultima opzione è quella di scendere nella via di fronte alle grotte e lasciare l’auto nel campo proprio davanti all’attrazione che volete visitare, dipende tutto dalla vostra voglia di camminare.
Le Grotte di travertino di Labante
Le Grotte di Labante sono di travertino, materiale molto poroso che ha permesso la creazione di questo fenomeno carsico unico nel suo genere; esse infatti sono tra le più grandi grotte di travertino in Italia. Il travertino venne utilizzato per la costruzione di tombe etrusche presenti ai Giardini Margherita di Bologna e per la costruzione della chiesa di San Cristoforo, infatti intorno alle grotte nacque una cava per l’estrazione del materiale, ormai dismessa da circa 20 anni.
Grotte di Labante: cosa vedere
Le Grotte di Labante si sono formate grazie al fiume della sorgente di San San Cristoforo. Una volta arrivati in prossimità di queste costruzioni, vi ritroverete di fronte ad una montagna con un profilo sporgente (quasi di un animale, per me assomiglia d un drago), dal quale scende acqua creando una particolarissima cascata. Sul alto destro di questa formazione, trovate un bellissimo laghetto formatosi sempre con l’acqua della sorgente di San Cristoforo e un piccolo ponte di legno che vi condurrà verso il centro della montagna. Purtroppo il passaggio è chiuso da una grata e non è possibile accedere da qui alle grotte, ma raggiungete questo punto, nel quale di sicuro vi rinfrescherete nelle torride giornate estive dato che si passa sotto al getto d’acqua.
Sulla destra trovate anche la grotta dei Tedeschi, chiusa anch’essa da una grata, ma potete accendere l’illuminazione con il pulsante esterno ed ammirare la grotta in tutta la sua bellezza. Per i più avventurosi invece, arriva il momento di entrare in grotta. Scendete verso la cascata e dirigetevi dall’altro lato della montagna ( o del drago), da qui potrete ammirare già la roccia scavata e i vari cunicoli. Seguite le indicazioni ed addentratevi fin quando è possibile verso il centro della montagna; corde e scalette in ferro vi aiuteranno durante il percorso.
Sentieri trekking in zona
Essendo una zona naturalistica, potete approfittarne per ammirare alla vista delle Grotte di Labante un bel trekking; ad esempio il sentiero CAI 166 ci passa proprio di fronte ed è un percorso ad anello di circa 11 km. Molti altri sentieri, più o meno impegnativi circondano la zona.
Cosa fare nei dintorni
La visita alle Grotte di Labante non richiede più di una mezz’oretta di tempo, quindi a mio avviso non vale la pena partire solo per raggiungere le grotte. Potete abbinarci un trekking come suggerito prima o una visita a Rocchetta Mattei, al Borgo La Scola o al Lago di Suviana.
Info generali
Le grotte sono sempre accessibili e non hanno nessun costo per l’ingresso. Anche il parcheggio, sia davanti che a lato della strada è gratuito.
Ci sono pochi posti che mi hanno lasciato senza parole e uno di questi è la Certosa di Trisulti.
Certosa di Trisulti: la Farmacia e il giardini all’italiana
Perché vi ho detto che mi ha lasciato senza parole? Perché sinceramente dall’esterno non mi immaginavo tanta bellezza. Varcata la porta d’ingresso, seguite il senso di marcia tendendo la destra e raggiungerete la grande vasca che in passato ospitava tanti esemplari diversi di pesci e da qui date uno sguardo all’intero complesso, molto ma molto ampio. Ritornate indietro da dove siete venuti e imboccate il viale principale, verso la metà circa, addentratevi nel piccolo cancello sulla sinistra e arriverete al giardino all’italiana, le cui siepi ripropongono forme di animali, zona in cui si coltivavano anche le erbe medicinali usate per l’attività farmaceutica dei monaci. Parlando di farmacia, salite le scale ed entrate nell’edificio, solo se siete pronti ad essere circondati dalla bellezza. Questi ambienti ospitano la Farmacia settecentesca che fino a poco tempo fa era il luogo in cui si producevano medicamenti e liquori, attività principale della certosa.
Prendetevi qualche minuto per ammirare la stanza, le vetrine, i vasi, i vasetti e le ampolle che contengono centinaia di medicamenti. Alzate lo sguardo al soffitto o rivolgetelo al grande banco, non so nemmeno io cosa consigliarvi, tanta è la bellezza. L’ambiente è diviso in tre parti, oltre alla sala principale, potrete ammirare anche il salotto di attesa con il suo mobilio antico e le raffinate decorazioni del pittore napoletano Filippo Balbi. Nature morte, animali e simbologie alchemiche decorano l’ingresso e la parte sul retro con le scatole originali per le erbe.
Certosa di Trisulti: la chiesa di San Bartolomeo e il monastero
Lasciate la farmacia e proseguite sul viale principale, svoltate a destra e raggiungete la grande corte dominata da una gigantesca fontana settecentesca e dalla chiesa di San Bartolomeo.
Anche qui i vostri occhi godranno di un’infinita bellezza, i due ambienti sono ricchi di perle rare. Fate caso ai due cori lignei realizzati dai maestri certosini, alle sedute e ai leggii… una precisione e un’abilità indescrivibili.
Una volta usciti dalla chiesa, dirigetevi alla vostra sinistra e prendete l’ampio corridoio che conduce al chiostro rettangolare circondato da arcate, dove sono disposte le numerose stanze dei monaci. Passeggiate sotto i portici e ammirate il chiostro, prima di riprendere la stessa via ed entrare, verso metà corridoio, nella porta che conduce al monumentale refettorio.
Certosa di Trisulti: la storia
La Certosa di Trisulti risale al 1200 circae fu Papa Innocenzo III che assegnò la primitiva abbazia benedettina ( non l’attuale, ma una a poca distanza dal complesso odierno) ai Certosini. Furono proprio i Certosini ad occuparsi della certosa per secoli, poi nel 1947 il complesso passò alla Congregazione dei Cistercensi di Casamari. Fino a pochissimo tempo fa, vivevano alla certosa una manciata di religiosi, oggi invece non è più abitata ma potete trovare un religioso presente bin loco tutti i giorni per ascoltare, accogliere e confortare i pellegrini.
Certosa di Trisulti: informazioni generali
La Certosa di Trisulti si trova in Lazio, nel comune di Collepardo in provincia di Frosinone ed è una tappa imperdibile durante un tour della Ciociaria. L’ingresso è gratuito, il parcheggio è ampio e proprio di fronte all’ingresso ed è aperta tutti i giorni (15 Aprile- 15 Ottobre 10:00 13:30 – 14:30 18:00; 16 Ottobre- 14 Aprile orario continuato 10:00 16:00). L’ingresso è consentito fino a mezz’ora prima dell’orario di chiusura.
La visita alla certosa non vi richiederà più di un’ora di tempo, ma saranno 60 minuti ricchi di bellezza. In zona potete anche visitare le grotte di Collepardo.
Oggi voglio parlarvi della Strada dell’Arte, un’intera strada fra le colline del Montefeltro abbellita dalle opere di Gianni Calcagnini.
Vi avevo già parlato in precedenza delle due opere forse più conosciute e più imponenti dell’artista, posizionate poco fuori dal borgo di Montefabbri. Oggi invece vi propongo una camminata di circa 2 km scarsi a tratta, durante la quale poter ammirare una decina di opere. Se volete far trascorrere ai vostri bimbi un po’ di tempo all’aria aperta, questa mi sembra un’ottima soluzione, la strada è in campagna e poco trafficata e i più piccoli saranno incentivati a camminare pensando di dover raggiungere l’opera successiva.
Dove si trova la Strada dell’Arte
La Strada dell’Arte, costeggiata di opere, si trova fra Rio Salso (Pesaro-Urbino) e Mondaino (Rimini), venendo da Pesaro oltrepassate il paese e prima di superare il ponte, svoltate sulla destra, su via Amandoli (subito dopo il noleggio dei camper Generali). Salite ancora per qualche metro sempre dritto e dove trovate una piccola area di sosta lasciate l’auto perché la strada che dovrete prendere è quella piccola sulla destra, Via Fabio Tombari.
In alcuni tratti la pendenza si fa sentire, ma con una piccola pausa si recupera in fretta e si è pronti per ripartire. La direzione è semplicissima, sempre dritto, fino ad arrivare alla fine della strada stessa che si interseca con Strada Provinciale 64 Pieggia. A questo punto non vi resta che tornare indietro percorrendo la stesso itinerario per tornare alla macchina.
Le opere sulla Strada dell’Arte
Lungo la Strada dell’Arte incontrerete circa una decina di opere, quasi tutte di Gianni Calcagnini; alcune di esse sono visibili anche da lontano, dal versante di Mondaino. Le opere sono create essenzialmente in ferro, legno, alluminio e resine colorate. Iniziando la salita incontrerete “Vivo con gli alberi e suono per loro” prima di raggiungere “L’uomo che vola“.
In questa zona, proprio a ridosso della casa, troverete anche “L’attesa” e il “Gregge con pastore“. Continuando a salire e dopo un paio di case vi ritroverete di fronte a “Gaia“. Vi consiglio di godervi anche il panorama circostante prima di arrivare a “Quello che l’uomo lascia“, “Nostalgia” (opera di Bane Mosley), “E luce fu…” e “ll Grande cuore della Terra soffre“. Ultimo tratto di camminata prima di raggiungere il termine del percorso con l’opera “Nascita in movimento“.
Per il momento non ne ho scoperte altre, in caso vi aggiorno immediatamente. Se volete continuare la scoperta del territorio, vi consiglio di raggiungere il bellissimo borgo di Mondaino e magari fare un salto a La Cantinetta del Pellegrino.
Amanti della Vespa ho appena vissuto un’esperienza favolosa che devo assolutamente condividere con voi. Che ne dite di andare alla scoperta delle Marche in sella ad una Vespa rosso fiammante?
Vespa Tour Marche
Il progetto si chiama Vespa tour Marche ed è il connubio perfetto fra il noleggio del bolide e le informazioni sugli itinerari e le zone da visitare. Vespa Tour Marche nasce a Porto San Giorgio, ma ora potete trovare un altro punto di ritiro anche a Numana.
La forza di questo format sono i road book, infatti potrete scegliere fra diversi itinerari e i ragazzi al momento del noleggio del mezzo, vi consegneranno un road book cartaceo con l’itinerario scelto, le distanze, le direzioni, i punti di ristoro e le attrazioni principali. Ovviamente si tratta di un valore aggiunto, se voi volete noleggiare la Vespa per raggiungere una determinata meta o per effettuare il vostro personale itinerario, siete liberissimi di farlo.
“Tour dei borghi antichi”: il mio itinerario in Vespa
Non so se lo sapete, io sono un’amante della Vespa, quindi non potevo non provare questa super esperienza e ho scelto il “tour dei borghi antichi” perché si avvicinava maggiormente ai miei gusti. Visitare dei borghi storici sulle due ruote è davvero il top, ci si può inoltrare fra le stradine e ammirare il borgo da un’altra prospettiva e poi gli spostamenti fra un borgo e un altro sono ancora più piacevoli, ci si gode il panorama a 360° spaziando dalle vigne al mare. Questo tour inizia da Porto San Giorgio con il ritiro del mezzo e prosegue con Torre di Palme. In linea d’aria questo è il primo borgo che si incontra, io vi consiglio di lasciarlo per ultimo per il ritorno, magari per un aperitivo al tramonto.
Secondo me vivere questa esperienza in due è ancora più bello perché ci si alterna alla guida, lasciando al passeggero la possibilità di godersi tutto al 100% per poi invertire i ruoli e godersela alla guida della Vespa rosso fiammante. Abbiamo così visitato Lapedona, Altidona, Moresco, Monterubbiano, Petritoli, Ortezzano e Carassai. A questi potrete aggiungere Montefiore dell’Aso, fare una tappa al mare o addirittura sceglierne solamente alcuni. Il bello è che nessuno vi farà fretta, non ci sono cartellini da timbrare o mete da spuntare, dovrete solamente divertirvi e godervela.
Info utili
Il noleggio delle Vespe può avvenire a Porto San Giorgio ( 3423988593) o a Numana (3534396038), può durare per l’intera giornata, vi verrà fornito ovviamente il casco per ogni passeggero e un road book in base all’itinerario scelto. Se volete alte info consultate il sito o inviate una mail all’indirizzo info@vespatourmarche.it .
Un ringraziamento speciale a Fabio, Sara e Andrea per la gentilezza e la professionalità.
Le fotografie hanno un potere immenso e se possibile quelle di Steve McCurry ne hanno ancora di più. Se volete fare un giro del mondo restando in zona, non perdetevi la mostra “Icons” di Riccione.
Mostra di Riccione
La mostra è ospitata a Villa Mussolini e si chiama “Icons”, raccogliendo infattile sue fotografie più iconiche. Si sviluppa in due più piani, a piano terra si può osservare un video del fotografo in cui racconta alcune fotografie in particolare e il suo modo di operare. Nella parte superiore invece inizia la vera e propria mostra con una sezione dedicata ai ritratti, per poi arrivare ai paesaggi e storie di vita quotidiana.
Sapete che Steve McCurry rientrò a New York dopo un viaggio il 10 settembre 2001? Questo significa che ha potuto documentare la terribile tragedia delle Torri Gemelle e nella mostra troverete anche uno scatto di questa terribile pagina di storia mondiale.
Info sulla mostra
La mostra di Riccione è visitabile fino al 18 settembre 2022, il biglietto di ingresso ha un costo di 13 euro e comprende anche l’audioguida. E’ aperta dal martedì alla domenica, dalle 16:00 alle 24:00.
Se siete appassionati di fotografia o se volete alternare il mare con qualcosa di diverso, non perdetevi questa occasione.
Amanti del trekking e delle cascate, oggi vi porto al Cascatone di Pianello di Cagli. Se cercate di realizzare il detto “minimo sforzo, massima resa” , questa passeggiata fa proprio per voi perché in pochissimo tempo raggiungerete l’obiettivo.
Come raggiungere il Cascatone
Non esagero quando dico che si tratta più di una passeggiata che di un trekking, la lunghezza è di circa 1,5 km. Lasciate l’auto nel parcheggio i centro a Pianello di Cagli, davanti ai principali bar e dirigetevi verso l’area pic-nic “La Chiusa”.
Quest’ultima è un’area davvero ben attrezzata, molto apprezzata dagli amanti del barbecue. Punto d’incontro anche dei giovani di Pianello che amano recarsi alla “Chiusa “per qualche ora di relax, trovandosi proprio sul torrente. Oltrepassate “La Chiusa” e proseguite sul sentiero che si immerge nel bosco, costeggiando il fiume e in 10-15 minuti vi troverete di fronte al Cascatone.
Il Cascatone
Ci troviamo ai piedi del Monte Nerone e la cascata di Pianello di Cagli viene chiamata “Il Cascatone” perché genera un salto di ben 6 metri d’altezza. Non si tratta di una cascata naturale, ma di uno sbarramento realizzato negli anni 20 circa, per impedire alle pietre di scendere a valle.
A livello paesaggistico è bellissima e sotto il grande salto, si crea una pozza naturale dai colori cristallini. L’acqua, come in tutte le cascate e ruscelli è davvero gelata, ma se cercate refrigerio nelle giornate afose, riuscirete anche ad azzardare un bagno.
Se avete voglia di camminare ancora e non volete dedicare la giornata totalmente al relax, vi consiglio di recarvi all’ Arco di Fondarca, raggiungibile anche da questa zona.
In Lazio esiste il paese delle fiabe e il suo nome è Sant’Angelo di Roccalvecce. Si tratta di un paese d circa 100 abitanti che da qualche anno è rinato grazie alla street art. Siamo a circa 25 km da Viterbo e Sant’Angelo è una tappa imperdibile in un itinerario in Tuscia.
I murales di Sant’Angelo di Roccalvecce
Il paese stava lentamente morendo, così grazie ad un’idea dell’associazione ACAS, nel 2017 viene realizzato il 1° murales a tema fiabe, che farà ottenere a Sant’Angelo il nome di Paese delle fiabe. Il primo ad essere stato realizzato è quello di Alice nel paese delle Meraviglie, la cui inaugurazione è stata il 27 novembre 2017… se ci fate caso l’orologio segna le 11:27.
A questa opera ne sono seguite tantissime altre, circa 40, realizzate in ogni via del borgo. Il paese è piccino, quindi dovrete semplicemente passeggiare con il naso all’insù, cercando di trovare quanti più murales possibile.
Le fiabe raffigurate sono quelle classiche, da Cenerentola ai tre porcellini, da Hansel e Gretel al Gatto con gli stivali, passando per Pinocchio, Mary Poppins e Biancaneve. Il mio preferito però è quello di Cappuccetto Rosso, le rappresentazioni della nonna e della bimba sono davvero eccezionali.
Cosa vedere nei dintorni di Sant’Angelo
Sant’Angelo di Roccalvecce è una meta perfetta per una gita fuori porta, un mondo parallelo in cui trascorrere qualche ora. I bambini impazziranno, ma vi garantisco che anche gli adulti apprezzeranno questo luogo magico. In zona non perdetevi Civita di Bagnoregio, Orvieto, Viterbo e Calcata.
Esistono molti trekking che raggiungono le sorgenti dei fiumi, oggi vi porto alle sorgenti del fiume Esino.
Sorgenti del fiume Esino: dove sono
Il fiume Esino scorre nella provincia di Macerata e le sue sorgenti si trovano nel territorio del borgo di Esanatoglia. All’origine del toponimo del fiume Esino, sulle cui rive in epoca romana è sorto il primo insediamento Aesa, sembra esserci Esus, il dio celtico della guerra.
Il sentiero del trekking delle sorgenti
Dal centro di Esanatoglia partono diversi percorsi trekking, tutti ben segnalati; inoltre lungo la strada incontrerete dei pannelli illustrativi con la mappa dei vari sentieri, sotto ai quali è posta una cassettina che contiene le mappe cartacee che potrete prendere. Il sentiero per le sorgenti è il sentiero blu e parte dal centro di Esanatoglia. Percorrete tutto il Corso che attraversa completamente il borgo, una volta oltrepassata l’ultima porta, svoltate a sinistra e seguite la strada asfaltata, mantenendo sempre la direzione principale. Incontrerete vari spazi per le auto, in quanto è possibile arrivare con i mezzi anche molto vicino alla sorgente, a circa 30 minuti di camminata e diverse aree pic-nic attrezzate. Ad un certo punto la strada asfaltata si trasforma in una carrareccia bianca, proseguite sempre dritto. Volendo potreste anche attraversare una delle tante passerelle sull’Esino e passeggiare sull’altra sponda, attraversando prati e boschi. Il sentiero è abbastanza coperto dagli alberi, solo pochi tratti sono completamente esposti al sole ed è molto comodo e facile.
L’ultimo tratto è leggermente in salita, qui il fiume sul lato sinistro della strada diventa più pieno creando dei piccoli saltelli. Sulla destra incontrerete i ruderi della chiesa di San Pietro, al momento transennata perché pericolante; volendo potete fare una deviazione perché la struttura è davvero vicinissima al percorso per le sorgenti.
Ripresa la via principale, continuate sempre dritto fin quando la strada non sarà più così netta ma si trasformerà in un sentiero immersi nel bosco. La segnaletica è ottima, quindi non avrete problemi a trovare la direzione. Dopo l’ultimo tratto in salita fra vegetazione e roccia, troverete un’indicazione sulla sinistra per un faggio secolare, voi proseguite sulla destra e vi ritroverete di fronte alla bellissima forra, una spaccatura fra le rocce.
Dopo aver ammirato la natura incontaminata, sta a voi decidere se proseguire la camminata fino alle sorgenti dell’Esino o meno. L’ultimo tratto è più impegnativo, adatto solamente ai camminatori esperti in quanto più esposto e con l’ausilio delle corde per salire. La camminata fino alla forra è adatta anche ai bambini e dal centro di Esanatoglia è di circa 5 -5,5 km a tratta.
Sulla strada del ritorno potete fermarvi a sorseggiare una bibita fresca al bar del laghetto, rilassandovi nella pace del luogo, magari sotto ad un albero, cullati dal canto delle cicale (cosa che ho fatto io). Se avete ancora energie, una visita più approfondita di Esanatoglia non può mancare.
Alla prossima camminata, viaggiatrice seriale.
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