Italia, Marche

Art & Ciocc a Pesaro

Amici golosoni, visto che l’eurochocolate di Perugia è passato da un pò, ho un evento da segnalarvi se quando siete circondati da cioccolato vi sentite in paradiso; è più piccolina della manifestazione umbra, ma i prodotti sono eccezionali.
Dovete recarvi nelle Marche, nel centro storico della città di Pesaro, dal 28 al 30 Marzo per gustarvi queste prelibatezze.
In quei giorni in Piazza del popolo si svolgerà ART & CIOCC, il tour dei cioccolatieri e la grande festa del cioccolato.

Non c’è bisogno nemmeno di organizzarsi più di tanto, infatti avrà un orario continuato dalle 9:00 alle 21:00, quindi qualsiasi momento della giornata è quello giusto per gustare un pezzetto di cioccolata.
Il tour tocca diverse regioni d’Italia e approva anche all’estero e ciascun maestro cioccolatiere che vi partecipa è specializzato in una particolare produzione, legata anche alla tradizione della propria regione d’origine.
In questo modo dalla piazza di Pesaro, soltanto assaggiando dei capolavori di cioccolato potrete compiere un viaggio in Veneto, Lombardia, Sicilia…
I cioccolatieri armati di fantasia e inventiva si “sfideranno” per creare soggetti e accostamenti sempre più particolari, si parla di cioccolato all’olio extravergine, peperoncino, Amarone, ma anche gusti più classici come gianduia e nocciola.
Di certo non vi voglio tutti ciccia e brufoli, ma una tappa è d’obbligo, soprattutto se siete in zona.
Vi auguro un dolcissimo weekend, Around The World.

Italia, Marche

Banca d’Italia filiale di Pesaro: visita grazie alle giornate FAI

Come ogni anno il FAI, Fondo Ambiente Italiano decreta delle giornate in cui vengono aperti al pubblico diversi luoghi in cui generalmente è vietato l’accesso.
Quest’anno le giornate Fai Di Primavera sono state il 22 e il 23 Marzo ed i luoghi interessati più di 750 in tutta Italia fra musei, parchi, chiese e luoghi di interesse culturale.
Logicamente è un’occasione da non perdere, così anche io ne ho approfittato; non mi sono spostata ma ho scelto di scoprire “i tesori nascosti” della mia città, così ho potuto ammirare l’interno dell’edificio della Banca d’Italia – Filiale di Pesaro.
L’accoglienza è stata attraverso un riepilogo storico di tutti gli edifici in cui è stata ospitata prima di arrivare nella sede attuale, infatti la prima sede istituita nel 1864 fu severamente danneggiata dai bombardamenti durante la II Guerra Mondiale.

Banconote esposte alla Banca d’Italia di Pesaro

La cosa maggiormente interessante a mio avviso è stata l’esposizione di biglietti in lire emessi negli oltre 100 anni di attività della Banca, dalle prime banconote che riportavano la scritta “Banca Nazionale del Regno d’Italia” alle ultime lire fino ad arrivare agli euro e in anteprima ci hanno mostrato anche come sarà la nuova banconota da 10 euro. Una vera chicca però è stata l’esposizione delle lire utilizzate nel nord Africa al tempo delle colonie, veramente belle.
Oltre al fatto di vederle fisicamente in esposizione, il valore aggiunto è stato dato dalla storia e dalla contestualizzazione di ogni singola banconota.
Al piano superiore invece avevano allestito una mostra e una proiezione  delle più famose opere dell’artista ceramista Bruno Baratti.
Una curiosità: l’edificio che ospita la Banca d’Italia a Pesaro è stato costruito con 18 tipi differenti di marmo.
Le giornate Fai di Primavera hanno riscosso un grandissimo successo, i dati parlano di 600.000 visitatori, segno che la popolazione è interessata al patrimonio artistico e naturalistico italiano… speriamo che venga valorizzato e rispettato sempre più.
Al prossimo anno, per la XXIII edizione,
Viaggiatrice seriale.

America

Messico: mare e civiltà Maya!

Cari amici viaggiatori, oggi raggiungiamo una destinazione che molti di voi sognano, un paese ricco di storia e mistero: voliamo in Messico!!! (Per essere precisi nello Yucatan)
Io ci sono stata proprio un anno fa, nell’ultima settimana di febbraio e ho preso il tempo sempre bello.
Da casa avevamo prenotato solamente il volo e la prima notte, perché avevamo deciso di vivere questo viaggio all’avventura, decidere giorno dopo giorno cosa fare.
Volo Milano-Cancun, una volta arrivati là essendo sera tardi abbiamo preso un taxi e ci siamo diretti subito al nostro hotel, una buona dormita e al mattino successivo dopo una sostanziosa colazione abbiamo raggiunto il molo da cui partire per raggiungere Isla Mujeres.

Le limpide acque di Isla Mujeres

Arrivati qui ci sembrava di sognare, un mare così bello non lo abbiamo mai più rivisto per tutta la vacanza, non perché nelle altre zone non fosse bello, ma perché qui era una tavola, calmissimo, con dei colori mozzafiato, colori caraibici. Appena scesi abbiamo raggiunto un negozietto che noleggiava scooter, abbiamo depositato i nostri bagagli e siamo partiti alla scoperta dell’isola. Devo aprire una piccola parentesi sui bagagli, vi consiglio vivamente di portare uno zaino capiente, tipo quelli da campeggio al posto della valigia, sarà molto più pratico in questo tipo di viaggio pieno di spostamenti.
La giornata è trascorsa fra “bagni di sole” e di mare, relax in spiaggia, giro in motorino con scoperta  di vari aspetti dell’isola fino ad arrivare al momento del nostro primo e vero incontro con la cucina messicana. Abbiamo scelto un ristorantino rustico in una via vicino al centro e lì c’è stato un faccia  a faccia con tortillas, taco, ecc…
Ancora bellissimo mare e poi di nuovo in barca per tornare a Cancun.
Un mezzo di trasporto molto utilizzato è il collettivo, si tratta di un piccolo pulmino che ha la stessa funzione di un taxi, ma avendo un numero di passeggeri superiore al precedente il costo di ogni singola corsa è decisamente inferiore. Sono organizzati benissimo, hanno le scritte relative alla destinazione che raggiungono e al percorso che fanno, è molto semplice capire il funzionamento e soprattutto non bisogna attendere determinati orari, ogni volta che si riempie “lui” parte.
In questo modo abbiamo raggiunto Play del Carmen e ci siamo poi spostati per tutta la vacanza.
Playa del Carmen è forse il luogo più turistico, affollato, ricco di negozi, ristoranti e da cui partono diverse escursioni.
Principalmente si sviluppa su un’unica via che la sera soprattutto pullula di gente. Dal mio punto di vista non è così bella, ma è un ottimo punto di partenza, infatti noi abbiamo pernottato qui per due notti e ogni mattina ci siamo spostati e abbiamo raggiunto i luoghi che ci interessavano, per poi tornare la sera ed avere un’ampia scelta su dove e cosa mangiare, senza preoccuparsi dell’orario.
Il giorno successivo abbiamo di nuovo preso un traghetto e siamo andati a Cozumel.
Qui (questa volta senza l’ingombro dei bagagli) abbiamo di nuovo noleggiato uno scooter e girato per l’isola. In realtà l’abbiamo girata tutta, volevamo capire quale fosse la costa più calma e di conseguenza la spiaggia giusta in cui fermarci. Strada facendo abbiamo visto onde veramente alte che si infrangevano sulle scogliere e tratti di spiaggia forse irraggiungibili, ma datti sicuramente agli amanti del surf.
La spiaggia da noi scelta era più calma, ma non siamo stati con le mani in mano come il giorno precedente, bensì abbiamo fatto snorkeling e avuto la fortuna di ammirare diversi tipi di pesci. Dopo il mare abbiamo fatto un giro nel centro dell’isola dove si respirava effettivamente l’atmosfera messicana e così è finita un’altra giornata.
L’indomani mattina, questa volta a bordo di un collettivo, abbiamo raggiunto la zona di Akumal perché dopo aver letto diverse guide volevamo assolutamente fare il bagno con le tartarughe. Sfortunatamente per noi il mare era troppo mosso e non è stato possibile, ma vi assicuro che è una certezza trovarle, tutti quelli che conosco hanno visto tante tartarughe quindi è una tappa obbligatoria.
Per forza di cose abbiamo dovuto cambiare programma e abbiamo raggiunto la riserva di Yal-Ku, una grande laguna in cui è possibile fare snorkeling molto suggestivo perché l’acqua è limpidissima e sul fondale si possono ammirare “reperti messicani”, non so se messi appositamente o meno, ma che rendono il tutto diverso dal solito.

Laguna di Yal-Ku

La riserva poi oltre alla laguna ha una fitta vegetazione e offre anche punti di ristoro. Arrivati ad una certa ora ce ne siamo andati perché avevamo preso appuntamento per la visita di un cenote.
I cenoti sono tipi di grotte con presenza di acqua dolce, molto presenti in Messico ed America Centrale; il nome infatti deriva dalla parola maya Dz’onot.
Siccome noi non amiamo molto “seguire la massa” non volevamo andare in un cenote “turistico” se così possiamo definirlo, così accompagnati in macchina dal nostro amico con il quale avevamo appuntamento, abbiamo percorso diversi km di strada sterrata e abbiamo raggiunto una sorta di foresta. Qui c’era ad attenderci la guida (anche  proprietario e ideatore del percorso) e una coppia di messicani ( di Città del Messico) che come noi doveva fare l’escursione.
Vestiti a puntino (semplicemente costume, scarpe vecchie e una torcia) abbiamo iniziato l’avventura. Una breve camminata per raggiungere l’entrata della grotta, e da qui è stata tutta un’improvvisata. Scale da scendere, grotte con acqua da attraversare, cunicoli da oltrepassare, il tutto guidati dal nostro amico che nel frattempo ci dava tutte le spiegazioni possibili. Dopo un po’ di cammino abbiamo raggiunto l’obiettivo prefissato, ossia il vero e proprio cenote che prima avevamo visto solo dall’esterno sottoforma  di una specie di lago situato diversi metri sotto la superficie terrestre, che si poteva ammirare da una sorta di grande foro.

Vista del cenote dall’alto

Qui ci attendevano una piattaforma e una liana, così è uscito il bambino interiore in ognuno di noi e via a fare tuffi con la liana per poi risalire sulla piattaforma e farne un altro. Logicamente poi è scattata anche la competizione su chi riusciva a saltare all’ultimo momento!!!
Insomma, dopo una ventina di minuti di puro divertimento e giochi abbiamo ripreso il nostro cammino all’interno delle grotte, ammirando anche stalattiti e stalagmiti e dopo poco siamo riemersi sulla superficie della terra e abbiamo ammirato di nuovo da sopra il “lago” in cui fino a poco prima sguazzavamo. Il percorso infatti è circolare, non si ritorna indietro per la strada dell’andata. Devo dire che è stata una bellissima esperienza, sicuramente fuori dalla massa. Una volta rivestiti i nostri compagni di Città del Messico, che erano con la loro auto, ci hanno gentilmente riaccompagnato alla fermata del collettivo, raccontandoci nel frattempo alcune curiosità del posto.
Zaino in spalla e di nuovo a bordo di un altro collettivo abbiamo raggiunto la nostra nuova sistemazione a Tulum e il giorno successivo abbiamo iniziato la giornata proprio con la visita alle famose rovine. Esse sono l’attrattiva principale della zona, il nome Tulum in lingua maya significa “Muraglia” e si riferisce alle mura che la circondano. Tutti conoscono anche solo per sentito dire le bellezze del sito di Tulum, quindi non  mi dilungo oltre sulla descrizione. Dopo la visita culturale veramente interessante ci siamo concessi del sano relax nella spiaggia adiacente, Playa Paraiso e così abbiamo terminato la giornata.

L’incantevole Tulum
Abbiamo raggiunto il nostro hotel, o meglio il luogo in cui pernottavamo in quanto non era un vero e proprio hotel all’occidentale, ma era tipicamente in stile messicano, veramente caratteristico e logicamente non poteva mancare l’amaca fuori dalla porta, dalla quale avevi la visuale su tutto il cortile interno in cui al mattino si faceva colazione: una vera delizia questo posticino!

Cercando sempre di calarsi nei panni degli abitanti del luogo che stiamo visitando, dietro consiglio di una persona locale, per cena ci siamo diretti nel ristorante che ci aveva detto e che a suo dire era imperdibile. Vagabondando a piedi all’imbrunire, sul ciglio della strada, abbiamo finalmente raggiunto la nostra destinazione ma appena arrivati volevamo letteralmente darcela a gambe. Questo posto di giorno è una pescheria che vende al dettaglio, mentre alla sera diventa un ristorante di pesce. Evidentemente è il top, non c’era nemmeno posto e abbiamo dovuto aspettare, ma ne è valsa la pena, pesce ottimo. E’ stata la dimostrazione del detto “l’abito non fa il monaco” perché altrimenti vedendo tavoli e sedie di plastica della coca cola, senza nemmeno la tovaglia avremmo  dovuto darcela a gambe!
Invece se capitate in zona per cena, dovete assolutamente provarlo, si chiama “El Camello Jr”.
Altro giorno altra avventura, in carrozza sul collettivo direzione Cobà.
Non so se lo sapete, ma fino a pochi anni fa si poteva salire sulle enormi  piramidi, come ad esempio quello famosissima di Chichen Itza, ma a causa di alcuni decessi causati dalla caduta da  queste costruzioni, oggi purtroppo è proibito , ma ci sono delle eccezioni e una di queste è Cobà.
Cobà è un sito archeologico costruito dalla civiltà Maya, ricco di rovine e piramidi, la più grande delle quali è alta 42 m e sulla quale è permesso salire….e noi logicamente non ce lo siamo fatti sfuggire!

All’ingresso del sito abbiamo deciso di affidarci ad una guida del posto perché così si riesce a capire molto meglio la storia  di ogni singola pietra rispetto a quello che si può percepire leggendo una guida cartacea, quindi abbiamo optato per il tour più breve, così abbiamo noleggiato delle bici (per noi e per la guida) e ci siamo inoltrati nella giungla, sorpassando di tanto in tanto qualche resto che poi il nostro amico ci illustrava. Imperdibile il “campo della pelota”, uno spazio in cui si tenevano gare sporti ve di una specie del nostro calcio. Come detto in precedenza la grande piramide è il maggiore punto di interesse, così una volta parcheggiata la bici abbiamo iniziato la nostra salita, che poco dopo è diventata bagnata in quanto uno scrullone d’acqua si è abbattuto su di noi per cinque minuti, tanto che qualche istante dopo aver raggiunto la sommità è ritornato il sole.
Logicamente se soffrite di vertigini non fa per voi, ma chiunque deve prestare tantissima attenzione, soprattutto per scendere in quanto l’unico aiuto è una lunga fune che spenzola per tutta l’altezza in cui potersi reggere.
Non è semplice, ma è assolutamente da fare, una volta in cima si domina tutta la giungla dall’alto….è bellissimo!!
Finita la visita abbiamo recuperato i bagagli e a bordo del collettivo abbiamo raggiunto il sito archeologico per eccellenza, Chichen Itza.

El Castillo di Chichen Itza

Abbiamo pernottato nella struttura proprio all’interno dell’area archeologica, la sera siamo arrivati verso l’ora del tramonto e già solo questo ci ha lasciato senza parole: dalle finestre ai piani più alti si riuscivano  a scorgere le costruzioni  maya più alte, contornate dal colore rossastro del tramonto: una meraviglia unica!!
Ed ecco arrivato il giorno tanto atteso, la visita “a casa” dei  Maya.
Devo ammettere che sono sempre stata affascinata da questa civiltà e trovarmi lì per me è stata la realizzazione di un sogno. Anche in questo caso, a maggior ragione, ci siamo affidati ad una guida del posto ( che però per nostra fortuna parlava italiano), così da poter acquisire quante più notizie e curiosità  possibili. Non fidatevi però del primo che vi propone di accompagnarvi, chiedetegli di mostrarvi il tesserino di guida e pattuite una cifra prima di iniziare la visita, ci sono tante “guide improvvisate”.
Lupito, questo era il suo nome, è stato bravissimo e ci ha svelato tante cose che da una semplice guida cartacea non potevamo assolutamente cogliere: appena arrivati di fronte alla grande piramide, ha battuto le mani in un modo particolare e il suono ha creato una eco per tutta la piazza, tanto che  noi credevamo fosse una presa in giro, invece poi abbiamo provato anche noi ed è successa la stessa cosa: semplicemente  creare un  suono in determinati punti crea questa  “magia” grazie al perfetto allineamento e alla precisa costruzione dei monumenti. Insomma avevamo appena iniziato la visita e già eravamo completamente rapiti da tutto ciò.
Il sito archeologico è affascinante e misterioso,è stato dichiarato patrimonio dell’UNESCO nel 1988 e rappresenta una delle sette meraviglie del mondo; tutto ciò che è possibile ammirare oggi è stato portato alla luce grazie a diverse spedizioni e in differenti epoche storiche.
Gli edifici di maggiore interesse ed importanza sono senza dubbio il tempio di Kukulkan chiamato anche il Castillo (l’enorme piramide). Negli equinozi di primavera ed autunno, al calare e al sorgere del sole, gli angoli della piramide proiettano un’ombra a forma di serpente piumato lungo la scalinata nord, Kukulkan appunto. Durante queste giornate il sito è letteralmente preso d’assolto da turisti che vogliono vedere di persona questo fantastico fenomeno. Altri edifici importanti sono il Tempio dei guerrieri, el Caracol (un osservatorio astronomico) e il campo del gioco della pelota…molto più pericoloso del nostro calcio visto che prevedeva la morta di qualche componente delle squadre.
Non mi soffermo a descrivervi la grande bellezza che ho trovato in questo luogo, sarebbe un racconto troppo lungo e sicuramente non renderebbe giustizia alle emozioni che ho provato….deve essere visto assolutamente una volta nella vita!  Finita la visita abbiamo raggiunto un altro cenote poco distante e anche qui abbiamo fatto il bagno in questa “pozza” mistica, ma non sono mancati i tuffi dato che era provvisto di 2 trampolini posizionati in altezza differenti.
L’ultima notte l’abbiamo trascorsa a Cancun, la sera abbiamo potuto prendere parte alla vita notturna del posto e l’ultimo giorno l’abbiamo trascorso oziando in spiaggia prima di recarci all’aeroporto per riprendere la strada verso casa.
Il Messico è un paese meraviglioso e affascinante, noi abbiamo visto solamente una piccola parte che ha confermato senza dubbio le nostre aspettative, il mio consiglio è uno solo: ANDATECI!!!!
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

P.S.: questa zona è molto turistica, quindi poco pericolosa ed è fattibile girare soli.

Italia, Trentino

Dormire in un igloo

Per il viaggetto di oggi mettetevi ben comodi in macchina che dobbiamo percorrere parecchi km per arrivare a destinazione ( sempre che voi non siate di quelle parti).

Attraverseremo anche il confine per poi ritornare in territorio italiano.
Oggi andiamo alla scoperta di Innsbruck!
Per raggiungerla dall’Italia è abbastanza semplice, si percorre l’autostrada italiana fino al confine e poi si paga un pedaggio di € 8,50, si percorrono pochi km di strada ed eccoci a destinazione.
Il suo nome significa letteralmente Ponte sull’Inn, che è il fiume che l’attraversa.
Arrivando nel centro storico si è subito rapiti dal fascino della città, edifici dai molteplici colori si intervallano fra loro, regalando un’atmosfera unica.
Uno dei simboli di Innsbruck è il Tettuccio d’oro, il balcone del Palazzo residenziale di Massimiliano I contraddistinto da un tetto realizzato con tegole a scaglie di rame dorato e parapetti riccamente affrescati; non da meno sono il castello imperiale (Hofburg) ed il castello di Ambras.
Girovagando per la zona pedonale si può poi ammirare l’antico municipio con la Torre Civica e il Duomo di San Giacomo.

Innsbruck
Uscendo leggermente dal centro si raggiunge il ponte che attraversa il fiume dietro al quale si innalzano edifici dai tanti colori, sormontati da cime innevate.
Dopo aver visitato i luoghi d’interesse e aver gustato un’ottima fetta di torta sacher in uno dei bellissimi bar, abbiamo lasciato l’Austria e ci siamo diretti al nostro hotel a Vipiteno.
Il giorno successivo l’abbiamo dedicato allo sci utilizzando il comprensorio sciistico di Racines-Giovo con circa 25 km di piste facili e di media difficoltà; per chi non scia c’è una pista per lo slittino di 5 km con risalita tramite cabinovia. Sempre qui ci sono una pista per sci di fondo di 16 km e almeno 2 percorsi per passeggiate con le ciaspole, uno dei quali conduce alla malga.
Per pranzo ci si ferma in un rifugio e via che si riparte con la pancia piena.
Ad una certa ora ci siamo diretti al nostro hotel (diverso dalla sera precedente) dove abbiamo potuto godere per diverse ore di una immensa spa di circa 6000m quadrati con piscina e idromassaggio esterni veramente suggestivi.
Abbiamo cenato nella sala della Stube gustando piatti della cucina locale e siamo andati in camera….o meglio in igloo.

Igloo
Sì, avete capito bene, avevamo prenotato la notte in igloo (l’hotel dispone di 3 igloo), un’esperienza alternativa. Se volete provarla dovete essere fortemente motivati e non troppo comodoni; in realtà il freddo non dovrebbe essere un problema in quanto forniscono un sacco a pelo veramente caldo, ma quando siamo andati noi nevicava fortissimo, forse è stato per questo che ci è risultato il tutto un po’ freschino!! 🙂
Io comunque consiglio di provarlo, magari verso fine febbraio inizio marzo!
Il giorno successivo abbiamo visitato il centro storico di Vipiteno, molto carino e dopo pranzo siamo ripartiti verso casa.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.
P.S.: per informarvi meglio sul comprensorio sciistico visitate il sito.
voli

Piccole dritte per risparmiare sulla prenotazione di un volo

Condividiamo tutti la stessa passione: viaggiare, ma come farlo in modo economico, se così possiamo dire?
Io personalmente investo ogni centesimo sulla scoperta di nuovi luoghi, ma meno costa più cose si possono fare, non credete?!
Ogni volta cerco di ingegnarmi in qualche modo, al momento i consigli che posso darvi sono questi.
Il massimo sarebbe avere a disposizione le ferie in periodi di bassa stagione, quando si possono trovare voli ad un costo addirittura dimezzato rispetto all’alta stagione e un’altra cosa fondamentale è quella di fare le ricerche selezionando le date flessibili, un solo giorno può fare la differenza.
Utilizzate motori di ricerca voli tipo skyscanner o volagratis, oppure curiosate direttamente nella pagine delle compagnie aeree.
Se il volo in questione è di breve durata io mi affiderei a compagnie low cost come Ryanair, Easyjet o Wizzair a seconda della vostra destinazione.
In questo periodo storico tutti noi siamo aiutati dai vari social network, oggi quasi non siamo più noi a fare la ricerca, ma entrando sui nostri profili ci passano davanti agli occhi decine di offerte o combinazioni al giorno, basta solo scegliere.

Se non avete in mente una destinazione precisa, ma avete solo voglia di partire, vi si spalancano le porte, la super offerta la troverete sicuramente. Il segreto è quello di cercare, cercare e cercare ancora e di non prenotare alla prima combinazione ( a meno che non sia un’offerta eccezionale).
Molte volte anche l’aeroporto di partenza fa la differenza, provate a cercare voli anche da aeroporti che non utilizzate di solito, potreste rimanere felicemente sorpresi.
Per le lunghe tratte è inutile dire che più scali fate e meno spenderete, ma in questo caso un altro segreto è quello di cercare un volo che parta direttamente da un’altra nazione ( quella della compagnia aerea con la quale viaggiate) e raggiungere questo aeroporto con una compagnia low cost.
Solitamente i prezzi dei voli per il weekend sono sempre più alti di quelli infrasettimanali, già tornando il lunedì mattina il costo potrebbe essere parecchio più basso.
Navigando in rete è facile reperire codici sconto che faranno scendere il prezzo del vostro biglietto.
C’è una parolina che dovete conoscere che è ERROR-FARE, esso si verifica quando la compagnia aerea per un qualsiasi motivo commette un errore nel formulare il prezzo finale di un volo, magari non aggiungendo il costo dell’adeguamento del carburante; qui c’è solo una parola da dire: velocità! Essendo veri e propri errori, appena la compagnia si accorge corregge i prezzi e così tornano immediatamente le solite tariffe. Provate a digitare su google questa parola, vi uscirà una bella lista.
L’ultimo piccolo consiglio che vi posso dare è quello di non cercare ripetutamente dallo stesso pc lo stesso volo, esiste infatti l’IP TRACKING, ossia il tracciamento delle abitudini di navigazione degli utenti attraverso il quale ci si rende conto del grado di interessamento dell’utente, così alla terza/quarta volta che effettuate la stessa ricerca ( con gli stessi dati), il prezzo del biglietto lievita.
Questi sono pochi e semplici segreti che ho scoperto strada facendo, spero vi possano risultare utili per la vostra prossima ricerca…..non mi resta che augurarvi buon viaggio!
Alla prossima,
Viaggiatrice seriale.

Italia, Lazio, Umbria

Fra Umbria e Lazio….da Orvieto a Bolsena passando per Civita

Cari amici, tutti sappiamo che l’Italia offre bellezze uniche e quindi bastano poche ore di macchina (per noi italiani) per raggiungere luoghi ricchi di storia e straordinariamente belli.
Avevo un weekend a disposizione, così nel giro di due giorni, insieme ad una mia amica ho vagliato le varie possibilità e alla fine ho scelto la zona fra l’Umbria e il Lazio.
Siamo partite in macchina il sabato mattina ( non esageratamente presto) e ci siamo dirette ad Orvieto, situata su una fragile rupe di tufo che sin dall’antichità le ha garantito isolamento e protezione. Man mano che ci si avvicina alla cittadina, si può ammirare l’imponenza di questa rupe di colore giallognolo che domina su tutta la vallata.
Il centro storico è collegato ad un gran parcheggio ( a pagamento) da una serie di ascensori e scale mobili.
Una volta in centro ci siamo recate al b&b che avevamo prenotato da casa, abbiamo lascito le nostre cose poi via, subito a mangiare. Siamo state fortunatissime, poco distante dalla nostra palazzina c’era un’osteria carinissima, “L’Oste del re“, dove abbiamo gustato bruschette e una bella focaccia ripiena di porchetta…uno spettacolo!!!
Con la pancia piena abbiamo iniziato a visitare la città, simbolo del posto è senza dubbio il Pozzo di San Patrizio, un esempio unico di audacia ingegneristica costruito nel XVI secolo per raggiungere una vena d’acqua sottostante la rupe d’Orvieto; ha la forma di un largo cilindro con due scalinate a spirale formate da 248 bassi scalini che permettevano la discesa e la risalita di intere colonne di muli carichi d’acqua senza che si intralciassero durante il percorso. E’ un luogo molto suggestivo ed affascinante, anche una volta giunti nel punto più basso non si riesce a capire perfettamente il meccanismo.
Altra tappa fondamentale è il Duomo, capolavoro dell’architettura gotica che con la sua enorme facciata ricca di bassorilievi domina la piazza antistante.

Duomo di Orvieto

Dopo queste visite d’obbligo e dopo aver bighellonato un pò per il centro storico,molto molto carino,  abbiamo deciso di fare una visita un pò più insolita, Orvieto Underground. Si tratta di un tour guidato alla scoperta del circuito di grotte presenti nei sotterranei della città. Quasi ogni casa ne possiede una, sono creazioni dell’uomo in quanto sono state tutte scavate a mano e non create naturalmente, proprio perchè il materiale della rupe è facilmente sgretolabile.
Queste grotte fungevano da botteghe, da frantoi, da colombaie e negli anni più recenti anche come rifugi durante la II guerra mondiale.
Il giorno successivo siamo partite alla volta del Lago di Bolsena, ma abbiamo fatto una sosta intermedia a Civita di Bagnoregio, famosa per essere denominata “La città che muore”; è situata in posizione isolata ed è raggiungibile solo attraverso u ponte pedonale. La causa del suo isolamento è la progressiva erosione della collina e della vallata circostante, che ha dato vita alle tipiche forme dei calanchi. Essa venne fondata dagli Etruschi, ma l’architettura risulta medioevale e rinascimentale. All’interno si trovano solo enoteche, trattorie, un bar, negozi di souvenir e pochissimi b&b; ad oggi credo che gli abitanti siano circa una decina.
E’ veramente una chicca, uno scenario fuori dal solito e dalla sua altezza si può ammirare il paesaggio sottostante.

Civita di Bagnoregio

Risalite in macchina abbiamo raggiunto Bolsena, fatto un giro nel borgo e poi ci siamo spinte fino alla riva del lago, che grazie alla bellissima giornata di sole abbiamo potuto apprezzare in tutto il suo splendore.
Nel tragitto verso casa abbiamo poi fatto un’altra sosta, giusto per ottimizzare il tempo a nostra disposizione e abbiamo visitato Todi, la sua piazza ed il Tempio di Santa Maria della Consolazione che sorge fuori dalle mura cittadine, ma grazie alla sua imponenza e alla sua bellezza è una tappa imperdibile.
Questo è tutto ciò che siamo riuscite a fare in due giorni, non male vero??
Viaggiare non significa per forza fare grandi distanze, a volte basta solo documentarsi sulle bellezze che abbiamo vicino a noi e riuscire ad organizzare un bel weekend, tornando a casa più ricchi di prima… e poi quando si viaggia con un’amica quasi tutto va bene! 🙂
Grazie Dani!
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Italia

Girare l’Italia attraverso il cibo

Tutti sappiamo che il cibo è uno dei piaceri della vita e viaggiando abbiamo la fortuna di provare nuovi gusti, annusare nuovi profumi e gustare nuovi sapori. Vi farò venire l’acquolina in bocca!! 🙂
Prendiamo in considerazione la nostra carissima Italia, famosa in tutto il mondo per il suo ottimo cibo; non a caso infatti da nord a sud possiamo spaziare fra ottimi piatti!!
Partiamo dai succulenti canederli, piatto tipico trentino, si tratta di grossi gnocchi composti da un impasto a base di pane raffermo, sempre da queste parti non potete non assaggiare il Keiserschmarrn, una spessa crepe spaccata cosparsa di zucchero a velo e servita con marmellata di ribes, mirtilli o salsa di mele.Sempre qui è impensabile non assaggiare il famosissimo Strudel, un dolce a pasta arrotolata o ripiena, sia dolce che salato, ma il più conosciuto è a base di mele,pinoli,uvetta e cannella. Dall’estremo nord spostiamoci nell’estremo sud, in Sicilia, per gustare le fantastiche granite, un dolce freddo al cucchiaio (i gusti più famosi sono mandorla, pistacchio, caffè o cacao) accompagnato solitamente in questa regione dalla tipica brioscia siciliana. Sempre qui non potete non assaggiare il cous cous, a San Vito lo Capo (Trapani) si tiene addirittura un festival una volta l’anno, mentre ad Erice si trova una pasticceria con paste eccezionali. Dato che ci siete, una pasta alle sarde dovete assaggiarla.

Granita siciliana

Spostiamoci un pò più a nord, in Calabria per assaggiare l’nduja, un salume molto molto molto piccante; a Tropea invece regna sovrana la cipolla.
Arriviamo in Emilia, patria indiscussa dei tortellini, delle lasagne e della mortadella, mentre la Romagna è la regina della piadina.

Piadina

Non è possibile non andare in Puglia e non assaggiare le orecchiette alle cime di rapa o gli strepitosi taralli, uno tira l’altro!
Le Marche offrono diverse specialità culinarie, le olive ascolane, come dice il nome, tipiche della provincia di Ascoli Piceno. per gustare un ottimo brodetto di pesce occorre fermarsi a Fano, a Pesaro invece cucinano una pizza particolare chiamata Rossini: base margherita con uovo sodo e maionese.
In Toscana c’è l’imbarazzo della scelta, non andateci in un periodo in cui siete a dieta altrimenti dovrete rinunciare alla fiorentina, alla chianina, ai pici, al lardo di colonnata, alla panzanella e alla pappa al pomodoro; per non parlare poi degli ottimi affettati.
Il lazio è la patria dell’abbacchio a scottadito, piatto a base di costolette di agnello, dei carciofi alla romana, della coda alla vaccinara (coda di bue stufata) e dell’immancabile amatriciana.
Andando in Lombardia l’abbuffata sarà di risotto allo zafferano e cotolette alla milanese, mentre in Veneto è imperdibile il baccalà.

Baccalà

Se andate in campania assaggiate le mozzarelle in carrozza, la pastiera napoletana e logicamente sua maestà la pizza – beh lo so che si mangia ovunque, ma qui è un’altra cosa-.
In Liguria non potete perdervi un buon piatto di pasta al pesto e la focaccia alla genovese, mentre in Abruzzo abbuffatevi di arrosticini.
Cosa manca? Ah si, gli agnolotti e i gianduiotti del Piemonte e le costolette alla valdostana in Val d’Aosta.
Attraversando il mare e approdando in terra sarda non c’è che l’imbarazzo della scelta, dal porceddu al pane carasau, dalle panadas agli spaghetti alla bottarga.

Pane carasau

All’elenco mancano delle regioni, non mi sono dimenticata, ma ancora non ho avuto la fortuna di testare la cucina locale, provvederò il prima possibile.
Bene, ricordatevi che il cibo è un ottimo aspetto da scoprire in ogni viaggio.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

Emilia romagna, Italia

Presepi…di sabbia

Non è detto che più ci si allontani da casa più la destinazione sia meritevole, a volte basta spostarsi di pochissimo e vedere cose eccezionali.
Dato che siamo ancora nel periodo natalizio, perché non andare alla ricerca di qualche presepe?!
Bene, ne ho trovato uno davvero alternativo, è fatto di sabbia e non rappresenta precisamente la classica scena della natività che siamo abituati ad ammirare.
Dobbiamo dirigerci a Torre Pedrera, una località della riviera a nord di Rimini. In riva al mare, custodita sotto una struttura coperta per proteggerla dagli agenti atmosferici si trova una vera e propria opera d’arte, costruita con 300 metri cubi di sabbia finemente lavorata dalle mani esperte di 4 artisti scultori di livello internazionale che in soli 23 giorni hanno realizzato un vero capolavoro lungo 24 metri e alto fino a 5 metri.
Il soggetto è ispirato al famosissimo regista riminese Federico Fellini, quindi vi troverete davanti ad un’enorme pellicola cinematografica con i soggetti dei suoi film più famosi, come ad esempio la Dolce Vita e Amarcord.

La cura dei dettagli fa rimanere veramente a bocca aperta. Al centro del percorso si può trovare logicamente la scena della natività affiancata da un lato dai Re Magi e dall’altro da Fellini.
Prima di entrare nella struttura coperta, potete ammirare un’altra scultura raffigurante un imponente faro realizzato direttamente sulla spiaggia e lasciato solo alle intemperie.
Vi consiglio vivamente di andare ad ammirare questa meraviglia che fra pochi giorni sarà distrutta.
Nella stessa giornata potete visitare anche il presepe – sempre di sabbia- di Rimini, collocato sul lungo mare nella zona del porto. Anche questo è sempre ispirato a Fellini, ma non ritrae scene dei suoi celebri film, bensì colloca la scena della natività in un luogo in cui “convivono” alcuni dei più famosi monumenti del mondo, dal Ponte di Rialto al Chrysler, da una chiesa turca al più antico cinema di Rimini, il tutto sempre sotto l’occhio attento del regista riminese.
In una sala adiacente è stata allestita una pista di pattinaggio sul ghiaccio, mentre uscendo vi troverete di fronte ad una grande ruota panoramica.
Questa è un’ottima idea per trascorrere una giornata sotto le feste.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

America

Isole delle Bahamas:un sogno chiamato Eleuthera

Tutti abbiamo desiderato visitare almeno una volta nella vita un’isola paradisiaca dove sentirsi quasi come Robinson Crusoe disperso in un’isola deserta, o comunque visitare il soggetto delle famose immagini del desktop con palme ed acqua cristallina: bene, è il momento di partire per Eleuthera.
Eleuthera è un’isola delle Bahamas, lunga circa 150 km e larga circa 4 km, percorsa da nord a sud da un’unica strada, dove si guida nella carreggiata di sinistra anche se il volante nelle auto è comunque a sinistra come da noi. L’aeroporto di partenza maggiormente utilizzato per giungere in questo paradiso è quello di Miami proprio a causa della sua vicinanza, ma credo che ci siano voli diretti anche da Londra.
Lo spettacolo inizia ancor prima di mettere i piedi a terra, infatti poco prima dell’atterraggio dai finestrini dell’aereo si può ammirare il mare cristallino intervallato da lembi di terra.
Non aspettatevi un aeroporto comune, o meglio è comune, ma la sua grandezza è pari a due stanze messe insieme; appena uscite da qui, se avete optato per una vacanza all’insegna dell’avventura chiedete subito di poter noleggiare un’auto ( non troverete i soliti desk con le compagnie di noleggio, ma ve le daranno direttamente i locali), in caso contrario invece, se avete prenotato in uno dei (pochi) resort extra lusso ci sarà già ad attendervi il pulmino per accompagnarvi a destinazione.
Devo ammettere che il costo del noleggio è alto, ma non c’è altro modo per poter esplorare l’isola….e cercate di farvi dare un fuoristrada, ne avrete bisogno.
La particolarità dell’isola è quella di non essere turistica, quindi se il vostro intento è quello di essere serviti e riveriti avete sbagliato destinazione, qui le spiagge non sono attrezzate e non ci sono nemmeno bar nei paraggi; dovete procurarvi bibite e pranzo al sacco in uno dei negozietti ( che vendono di tutto) sulla strada principale.
Essendo poco turistica anche la scelta per il pernottamento è limitata, io opterei per un appartamento o un B&B.

Accettano dollari americani ma poi vi daranno come resto i dollari delle Bahamas, ricordatevi di spenderli sull’isola mi raccomando.
L’attività principale per un turista è il dolce far niente: crogiolarsi al sole e fare bagni in un’acqua pazzesca.
Le spiagge non sono segnalate ottimamente, quindi dovrete chiedere informazioni strada facendo ai locali che dire che sono gentilissimi non basta ( non ho mai incontrato persone più disponibili). Per chi non si accontenta di una semplice abbronzatura c’è la possibilità di fare immersioni su vari relitti o fare shopping nelle eleganti boutique e nei bistrò di Harbour Island. Questa parte è senza dubbio quella più turistica e più chic, dove è possibile incontrare anche qualche celebrità, ma si tratta di un’ulteriore isoletta davanti a quella principale.
Il lato orientale di Eleuthera si affaccia sull’Oceano Atlantico mentre il alto ovest si affaccia sul mar dei Caraibi, quindi se per caso una delle due coste dovesse essere troppo ventosa, in un baleno sarete sull’altro versante.

Rainbow Beach

La capitale è Governor’s Harbour ed è fondamentalmente la cittadina più rifornita e si trova indicativamente a metà dell’isola.
Lungo la strada principale i paesini si susseguono uno all’altro, ma se vi spostate di notte dovete stare molto attenti perchè non c’è traccia di illuminazione ( lampioni della luce).
Passiamo quindi all’argomento principale: le spiagge.
Ten Bay Beach si trova a metà isola a sud di Palmeto Point ed è caratterizzata da fondali bassi e palme che riparano dal sole.
Scendendo ulteriormente fermatevi a Winding Bay: eccezionale. Ha una forma a C che la protegge dalla violenza dell’oceano, per cui troverete mare con acqua calmissima e tante mangrovie.

Winding Bay

Se siete dei veri avventurieri arrivate fino al punto più a sud dell’isola dove si trova Lighthouse Beach, una grande spiaggia ai piedi di una collina sormontata da un faro in disuso. La sabbia tende al rosa e sullo sfondo troverete bianche scogliere e una fitta foresta. Se ne avete voglia arrampicatevi sulla collina, così da avere una visuale sulla lunga spiaggia.

Vi devo avvertire però che per raggiungere questo posto paradisiaco dovrete percorrere un tortuoso tragitto in auto di circa 5 km su una strada piena di buche e solchi, ma ne vale sicuramente la pena.

Lighthouse Beach

Anche in questa spiaggia, come nelle precedenti io non ho incontrato nessuno e qui a maggior ragione vi sembrerà di essere completamente fuori dal mondo; secondo me questa sensazione di pace e tranquillità è un ulteriore valore aggiunto alla bellezza del posto.
Se siete sull’isola il venerdì non perdetevi l’appuntamento con il Fish Fry a Governor’s Harbour, si tratta di una serata in cui viene arrostito pollo e pesce in un grande barbecue e in una piccola capannina in legno si lasciano le ordinazioni e mentre si aspetta il proprio turno ci si gusta un drink guardando le stelle e ascoltando musica. E’ una serata proprio caratteristica, in fondo basta davvero poco per rendere speciale un evento.
Ritornando alle spiagge e salendo verso nord non potete perdervi Rainbow Beach, forse la mia preferita, anche se è davvero difficile sceglierne una. Qui troverete anche ombrelloni di paglia e piccoli tavoli in legno, il tutto contornato da palme e acqua cristallina.
Un’attrazione dell’isola è il Glass Window Bridge, il punto più stretto dell’isola, formato da un ponte ad una sola carreggiata che ha da un lato l’Oceano Atlantico e dall’altro il mare dei Caraibi; fermatevi ad ammirare lo spettacolo del netto contrasto del colore delle acque.
Un’altra attrazione è l’Ocean Hal, una strana formazione simile ad un cratere a Rock Sound che si dice non abbia fondo. E’ una dolina collegata al mare, larga circa 90 m e popolata da tantissime specie di pesci, i nuotatori più coraggiosi possono scendere dalla scaletta e tuffarsi nelle acque, mentre i più timorosi possono semplicemente gettare pezzetti di pane e vedranno affiorare tantissimi pesci.
Dirigendosi ulteriormente a nord, si può prendere un taxi boat per raggiungere Harbour Island ( considerata una delle isole più belle dei Caraibi), una piccola isola con un’affascinante mescolanza di rustico e chic, dove ci si sposta solamente a bordo di golf cart.
Molto celebre è la Pink Sands Beach, una lunghissima distesa di sabbia finissima dalle tonalità rosa per la presenza di coralli polverizzati.

Pink Sands Beach

Eleuthera è tutto questo e molto altro, io sinceramente ci ho lasciato il cuore… e ora sul mio desktop avrò un’immagine reale al posto di quelle prestabilite, ma di pari bellezza.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

PS: per pernottare potete fermarvi al Rainbow Inn, veramente delizioso o se preferite un appartamento andate da Sammy e da sua moglie Rose al Tropical Dreams Motel Resort e troverete delle persone fantastiche.
PPS: procuratevi sempre qualcosa da mangiare prima di addentrarvi nelle spiagge o fate un’abbondante colazione americana prima di partire.
PPPS: l’isola ha tre aeroporti, sceglietelo in base alla vostra sistemazione o al contrario cercate alloggio in base al vostro aeroporto.

Africa

Kenya: mare & safari mozzafiato!

Ciao viaggiatori, per il racconto di oggi non basta un weekend  ma occorre una settimana circa, cambieremo continente e vivrete una delle esperienze più belle della vostra vita! Africa stiamo arrivando!!!
Ho volato con la Blu Panorama ed ho raggiunto la mia destinazione: Il Kenya. Questa volta mi sono affidata ad un tour operator, in effetti avventurarsi in Kenya da soli non è proprio consigliabile.
Una volta atterrati, c’era il pulmino del nostro villaggio ad attenderci all’aeroporto, così dopo circa un’ora di cammino siamo arrivati a Watamu dove c’era il villaggio da noi scelto.
La scelta è ricaduta in questa località perchè è una delle migliori, qui si trova la Riserva Marina di Malindi e Watamu.
Dopo tutte le ore di volo non aspettavamo altro che poterci tuffare nel mare cristallino, ma non è stato possibile: non c’era l’acqua! Tranquilli è normale, infatti l’Oceano indiano è soggetto al fenomeno delle maree che si alternano nell’arco della giornata, quindi in certi momenti dovete camminare e camminare per raggiungere l’acqua relativamente alta. Ah, dimenticavo di dire che era febbraio, sono fuggita dal freddo di casa per rifugiarmi in questo paradiso.
La prima cosa dalla quale mettervi in guardia sono i beach boys, dei ragazzi del posto che posteggiano sulla riva e cercano di rifilarvi qualsiasi cosa: tranquilli sono innocui e non vi dovete preoccupare, l’unica cosa è che non dovete assolutamente dirgli il vostro nome o dargli troppa retta, altrimenti vi tormenteranno per tutto il soggiorno e non sarà più una vacanza rilassante. Loro non possono stare sulla spiaggia privata dell’hotel ( dove ci sono i vostri lettini per intenderci), ma possono stare a riva, quindi mettete in conto che appena metterete un piede in acqua, ne avrete almeno tre intorno a voi!
Il primo giorno è trascorso in totale relax e nullafacenza, mare, sole, sport e tanto cibo. Il pomeriggio però abbiamo organizzato nel dettaglio il vero motivo che ci ha fatto scegliere questa destinazione e cioè il safari!
Ed ecco che rientrano in gioco i beach boys: loro vi proporranno diverse escursioni nella zona, io le ho fatte tutte con loro, in fin dei conti il programma è lo stesso che vi offre la struttura, il prezzo è più basso e sicuramente più autentico. Loro vivono di turismo e quindi non hanno nessun vantaggio nel fregare le persone, altrimenti poi non avrebbero di che vivere…magari accordatevi con altre persone della struttura, in modo tale da fare un gruppo numeroso, al posto di 2 o 3 gruppi da due persone.
Io addirittura avevo preso un “pacchetto” che includeva il safari ed il safari blu più una visita a Malindi.
Al mattino la sveglia è suonata di buon ora e appena usciti abbiamo trovato i pulmini ad attenderci fuori dalla nostra struttura: all’alba il nostro pulmino con otto turisti e due beach boys come guide è partito per la sua meravigliosa avventura.
Il tragitto è un pò lunghino e soprattutto non comodo, considerando che si cammina nella savana non si fa altro che sobbalzare a causa delle buche, ma ci si abitua più che velocemente, non si ha tempo per pensare a queste piccolezze perchè lo spettacolo che si aprirà davanti a voi sarà immenso.
Rosso. azzurro e verde, sono questi i colori che la faranno da padrone, il contrasto fra la terra ed il cielo è pazzesco. Ecco che sorpassiamo il cartello dello “Tsavo East National Park“, siamo dentro!!!

I colori del safari

Una volta qui, non ci sono più programmi nel senso che si è dentro la vera savana e avvistare qualsiasi animale è solo questione di attenzione e di fortuna!
Le prime sono state delle gazzelle ed io ero veramente emozionata anche se erano poche…ma non sapevo cosa aspettarmi. Quando abbiamo iniziato ad ambientarci un pò e anche la “tensione ” è scesa, è stato tutto più semplice.
In piedi nel nostro pulmino ( perchè ha  il tettuccio che si alza, ma non si apre completamente), muniti di binocoli e macchine fotografiche ci siamo calati nella parte ed ecco che vediamo una leonessa e poi un piccolo branco di zebre e uno struzzo che nasconde la testa sotto la terra per la paura. Più ci addentriamo e più la quantità di animali aumenta, così ci dobbiamo fermare per far attraversare la strada ad un gruppo di elefanti con il più piccolino che chiudeva la fila attaccato alla coda della madre; e poi arrivano le scimmie e dopo aver sentito un urlo di gioia di un nostro compagno, ci giriamo e vediamo a mio avviso l’animale più bello ed elegante della savana: la giraffa!
Non vi ho detto che io avevo scelto il safari di due giorni con una notte fuori, così verso l’ora di pranzo abbiamo raggiunto il nostro lodge dove poi abbiamo pranzato ed in seguito trascorso la notte.
Dopo esserci rinfrescati con un bagno in piscina siamo ripartiti per il safari.
Il pomeriggio è trascorso abbastanza bene, anche se non abbiamo avvistato troppi animali. Verso l’ora del tramonto siamo tornati al lodge e ci siamo goduti questo spettacolo della natura: ci siamo accomodati sotto un portico e proprio di fronte a noi avevamo una pozza dove gli animali si vanno ad abbeverare, infatti sono arrivati elefanti e bufali, il tutto in una cornice mozzafiato. Cena e poi a letto in una struttura di mattoni, ma volendo si può pernottare anche in campi tendati… tutto comunque all’interno, immersi nella savana.
L’alba è un altro momento indescrivibile, un mix di colori difficile da spiegare, ma la cosa eccezionale è l’emozione che ti provoca il contesto in generale.
Dopo un’abbondante colazione siamo partiti e devo dire che il secondo giorno è stato molto più fruttifero. abbiamo avvistato diverse giraffe, mandrie di bufali e gruppi di scimmie in mezzo alla strada, qualche struzzo, gazzelle ed un grande branco di zebre.
E così, seppur stremati, alla sera siamo rientrati al villaggio e abbiamo continuato la nostra vacanza “marina”.
Il giorno successivo è stato all’insegna del relax alternando camminate sulla spiaggia a bagni.
Lo staff del villaggio organizzava diversi eventi la sera, infatti abbiamo assistito ad uno spettacolo degli acrobati della zona, un’altra sera erano presenti i Masai che vendevano i loro manufatti e un’altra sera siamo proprio usciti e siamo andati in un locale a Malindi e poi al casinò, giusto per vedere altre sfaccettature della zona. Logicamente tutto organizzato, non ci siamo mai mossi da soli.
Il giorno successivo, sempre accompagnati dai nostri amici beach boys abbiamo fatto una piccola escursione con le loro tipiche barchette di legno, che non facevano altro che imbarcare acqua; ma tranquilli, c’era la bassa marea, era tutto sotto controllo! 🙂 abbiamo potuto ammirare diverse stelle marine, pesci palla e polipi, ma la cosa più strabiliante era il colore del mare, sembrava finto da quanto era bello, calmo, come se fosse una tavolozza color verde acqua.
A me piace “calarmi nella parte”, avvicinandomi alla cultura del popolo che mi ospita, così ho deciso di farmi fare le treccine in tutta la testa…a fine vacanza sembravo quasi una del posto!!
Il giorno successivo è arrivato il momento dell’altra escursione compresa nel nostro “pacchetto” e cioè il safari blu.

Siamo saliti in una barca e abbiamo preso il largo e poi siamo scesi in acqua a fare snorkeling, poco dopo abbiamo raggiunto una zona con tante mangrovie, abbiamo ormeggiato la barca e siamo scesi per pranzo. Spettacolo!!! Qui i beach boys insieme a persone del posto ci hanno preparato un pranzo da leccarsi i baffi: riso con polipo e poi aragosta!
Come detto in precedenza il tour prevedeva anche la visita di Malindi, così dopo pranzo ci hanno portato in città e abbiamo fatto un piccolo giro. Qui si notano le vere condizioni in cui vivono gli abitanti del posto. Come sempre “le guide” tendono ad introdurvi nelle botteghe dei loro conoscenti per farvi comperare qualche oggetto di legno o cose del genere. Ultimo giorno di puro relax nelle acque cristalline dell’Oceano Indiano e poi ritorno alla bassissime temperature italiane del mese di febbraio.
Questa è stata la mia settimana keniota, ma so che organizzano altre escursioni, per esempio al canyon del diavolo o ai vari orfanotrofi della zona.
Non potrete non restare  affascinati da questa nazione e forse in qualcuno di voi si farà sentire il famoso mal d’Africa.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

PS: è consigliabile sottoporsi alla profilassi antimalarica se si va a fare il safari, se si resta in villaggio non serve. poi dipende sempre dal periodo in cui si intraprende il viaggio.
PPS: in valigia mette anche capi di abbigliamento che non indossate più, cancelleria e prodotti per l’igiene della persona da poter lasciare a chi ne ha più bisogno di noi, in fondo fare una buona azione è sempre bello.
PPPS: Kenya= mare + safari, ma secondo me è soprattutto safari, il mare è bello, ma se volete fare solo quello, il mio consiglio è di scegliere un’altra destinazione.