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Europa, Europa

Come organizzare un viaggio a Guadalupa in autonomia

Che ne dite di andare alle Piccole Antille Francesi?!
Vi porto a Guadalupa!!!
Iniziamo subito con l’organizzazione del viaggio che è molto più semplice di quello che sembra.

Documenti
Poter andare ai Caraibi anche senza passaporto non mi pare una cosa da poco.
Per tutti coloro che non hanno fatto questo documento o per tutti quelli che al momento è scaduto, ecco il viaggio perfetto.
Essendo una regione della Francia oltreoceano infatti, potrete tranquillamente partire con la sola carta d’identità.

Volo
Come prima cosa direi di trovare il volo e in questo periodo trovate delle ottime offerte con la compagnia LEVEL con partenza da Parigi Orly….

basta aggiungere un low cost per raggiungere la capitale francese e il gioco è fatto.

Alloggi
Oltre ai resort, la formula più utilizzata è quella dell’appartamento, quindi già da casa prenotatelo o da booking o da Air B&B,

così poi potrete scegliere se sfruttare la cucina e mangiare a casa o optare comunque per lo stile vacanziero e andare al ristorante.

Visto
Come detto in precedenza, facendo parte della Francia non occorre nessun visto particolare.

Vaccini
Nemmeno le vaccinazioni sono richieste…portatevi però un buon repellente per gli insetti in quanto è diffusa la Dengue.

Trasporti
L’isola ha la forma di una farfalla ed è parecchio grande, quindi consiglierei di noleggiare l’auto.

Moneta
Essendo praticamente in Francia la moneta è anche quì l’euro.

Elettricità
Non occorono adattatori in quanto le prese della corrente sono come le nostre.

Lingua
Ah, come ultima cosa vi direi che qualche nozione di francese sarebbe meglio averla…..qualcuno parla anche inglese ma la maggior parte delle persone no.

Ora non vi resta che attendere la partenza e godervi un viaggio ai Caraibi ma con la comodità dell’Europa.

Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice Seriale.

America

Cosa fare in una settimana in Repubblica Dominicana

Spiaggia bianca, mare cristallino e sole cocente…..di solito cerco questi elementi in inverno, quando voglio fuggire dal nostro freddo pungente e invece ho replicato anche in estate questa volta!
Ebbene sì, ho trovato una super offerta con la Level per raggiungere la Repubblica Dominicana e non ci ho pensato due volte.
Durata totale del soggiorno una settimana, con arrivo e partenza dall’aeroporto di Punta Cana.
I taxi hanno dei prezzi davvero molto alti, ma essendo arrivati di notte non avevamo altra scelta.
Abbiamo suddiviso il soggiorno in due parti, la prima metà l’abbiamo trascorsa a Bayahibe e la seconda a Punta Cana.
In entrambe le parti ci sono una miriade di villaggi, non avrete che l’imbarazzo della scelta.
Sono partita un po’ spaventata, di solito sono molto tranquilla ma parlando in generale di questa destinazione con chi ci era già stato, non riscuotevo pareri troppo positivi, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza.
Devo dire che i primi due giorni mi guardavo abbastanza sospettosa in giro, poi per fortuna ho capito la realtà che mi circondava e mi sono sciolta, godendomela alla grande.
Per farla breve vi sconsigliano assolutamente di girare al di fuori dei villaggi e per due come noi, che non amano particolarmente la vita da villaggio era abbastanza problematica la cosa….vi dico solo che ci siamo ritrovati a girare in motorino!
Andiamo in ordine,arrivo in serata a Punta Cana e trasferimento a Bayahibe.
Il secondo giorno ci siamo goduti la vita da villaggio, in effetti ci eravamo fatti un bel viaggetto e per ammortizzare il fuso abbiamo trascorso la giornata fra bagni, tintarella,relax, tuffi in piscina, foto e cocktail.

Playa Dominicus

Il terzo giorno è stato a dir poco spettacolare, abbiamo fatto l’escursione all’isola di Saona, un vero paradiso naturale.
Tutti i resort organizzano vari tipi di escursione, quindi non dovete fare altro che prenotare quella che preferite al massimo un giorno prima e loro si occuperanno di tutto.
A bordo di un catamarano abbiamo raggiunto quest’isola  cosparsa di palme, con la sabbia come borotalco e un’acqua a dir poco cristallina.L’escursione comprendeva anche il pranzo, quindi dopo un po’ di bagni ci siamo avvicinati tutti al buffet preparato dall’equipaggio per gustare un pranzo a base di pollo, pesce, verdura e frutta. Al ritorno invece eravamo con una lancia, abbiamo fatto una sosta alle piscine naturali e poi ritorno al resort verso le 17:00.

Isla Saona

Devo essere sincera nel dirvi che essendo l’escursione più gettonata, l’isola è piuttosto popolata,ma non potete perdervela per nulla al mondo.
Il terzo giorno dovevamo spostarci verso Punta Cana, così abbiamo optato per un’escursione che si effettuava là, usufruendo del transfer dell’escursione per raggiungere la nostra meta successiva.
L’escursione comprendeva 3 attività in una: siamo stati divisi in 3 macro gruppi e a turno ogni gruppo ne effettuava una, fino a praticarle tutte.
Noi abbiamo iniziato con un bel giro in lancia.
Avete presente quelle barchette tipiche dei film di 007, sulle quali lui fugge o insegue il nemico?!Ecco, eravamo proprio noi a guidarle,seguendo una sorta di pista in acqua. Ad un certo punto le guide ci hanno dato l’ok per cambiare il pilota e siamo ripartiti.Inizialmente me la facevo un po’ sotto per essere sinceri, poi mi sono proprio divertita.Quando si è alla guida l’adrenalina sale di brutto.
La seconda attività è stato lo scuba, con una cintura con i pesi e una maschera collegata a delle bombole di ossigeno, ci siamo calati a circa 4 metri di profondità per ammirare il mondo sommerso. Fa sempre un certo effetto a chi non pratica sub, ma è un’attività sicura, adatta anche ai bambini.
Per finire poi abbiamo fatto del semplice snorkeling, ammirando il tutto dal pelo dell’acqua.
Non volendo il nostro nuovo alloggio era proprio dietro al luogo dell’attività, così in men che non si dica avevamo già fatto il nuovo check in.
Questa volta non eravamo in un resort all inclusive, ma in un villaggetto con la sola colazione, per questo a cena siamo usciti e ci siamo gustati della buonissima carne alla brace.
Quarto giorno in un luogo diverso, dopo aver fatto un giro di perlustrazione sulla spiaggia e aver consumato la colazione a bordo piscina – una piscina carinissima, me ne sono innamorata- siamo usciti e abbiamo noleggiato un motorino.

Con tutte le accortezze del caso e muovendosi sempre rispettando le regole del posto, vi consiglio di fare come noi e muovervi autonomamente, restando nella zona abbastanza turistica.
A bordo del nostro bolidino, dopo circa 30 km in direzione nord, abbiamo raggiunto Playa Macao.
Completamente diversa dalle precedenti, questa spiaggia ha la sabbia color oro, un sacco di palme e il mare agitato, non a caso abbiamo trovato anche una scuola di surf.

Scuola di surf a Playa Macao

Non è un luogo troppo turistico, ma frequentato molto dai locali che amano posizionarsi all’ombra degli alberi e consumare dell’ottimo pesce ordinandolo dai chioschi e ristorantini al di là della strada.

Playa Macao

Logicamente ci siamo adeguati anche noi e dopo una bella passeggiata e qualche foto abbiamo deciso di pranzare, con del pesce logicamente.
Il giorno successivo il tempo non era bellissimo, così abbiamo deciso di optare per l’escursione in buggy: esperienza davvero divertente.

Escursione in buggy

Si tratta di una macchinina dalle grandi ruote, praticamente senza carrozzeria, adatta per i percorsi sterrati. Sempre con un’escursione organizzata abbiamo raggiunto il punto di partenza e l’avventura è iniziata. Ci siamo subito ricoperti di fango, ma è anche questo parte del divertimento. Il giro prevede delle soste fra cui la visita ad un cenote dove è possibile fare un bel bagno nelle acque gelide. Anche qui si effettua il cambio pilota e vi posso garantire che mi sono divertita come una pazza.
Il penultimo giorno è stato davvero bello,sempre a bordo del nostro motorino e in seguito a bordo di un taxi (perché non è consentito entrare in motorino)abbiamo raggiunto Playa Juanillo.
E’ considerata una delle spiagge più belle al mondo e non stento a crederci.

Playa Juanillo

Sabbia bianca e soffice come il borotalco,acqua azzurro-verde e le immancabili palme.Purtroppo in estate l’acqua è più calda e per questo motivo si depositano sulla battigia le alghe, ma non è una situazione invivibile, basta andare un po’ più al largo e il problema è risolto.
La spiaggia ha diverse aree attrezzate con lettini e ombrelloni (non economiche purtroppo), zone di spiaggia libera e baretti.
A questo luogo è legata una carinissima leggenda.
I giorni sono davvero volati, così siamo arrivati all’ultimo giorno, ma avendo il volo alla sera dopo cena, ce lo siamo goduto tutto.
Come il primo giorno, abbiamo concluso la vacanza gustandoci una giornata di relax in villaggio fra spiaggia, lettino e piscina.
La Repubblica Dominicana non mi aveva mai attratto particolarmente, la collegavo esclusivamente ad una vacanza da villaggio e invece mi ha sorpreso e mi è piaciuta davvero tanto, così tanto che ci tornerei volentieri per andare alla scoperta della parte nord dell’isola.
Un piccolo neo negativo invece sono i prezzi, è molto più cara rispetto ad altri paesi caraibici:una  cena fuori costa praticamente come in Italia.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

America, Mondo

La leggenda sulla nascita di Playa Juanillo

Una leggenda direttamente dai Caraibi la volete ?!?
Bene, allora vi racconterò come nacque Playa Juanillo……
Si narra che, molti anni fa, dopo una forte tempesta, una sirena incontrò una nave senza direzione, occupata da un solo marinaio : Little John, un uomo duro, alto,forte e bello con barba e capelli rossi.
La sirena con le sue canzoni lo guidò fino a questa spiaggia dove incontrò un villaggio Taino; gli abitanti del villaggio lo accolsero a braccia aperte.

L’amore che Little Jonh provava per la sirena era così forte che decise di non ripartire e di stabilirsi in questa spiaggia.
La gente del villaggio non parlava inglese, ma Little John era così grato a tutti gli abitanti che sentiva il bisogno di comunicare con loro, così propose: “Potete chiamarmi Juanillo“.
Juanillo divenne molto famoso nel villaggio, aprì un ristorante dove tutti andavano a mangiare e soprattutto a far festa.
Dopo questo enorme successo, il capo del villaggio battezzò l’intera spiaggia Juanillo.
Detto questo vi garantisco che Playa Juanillo è una vera meraviglia,assolutamente da visitare.

Alla prossima leggenda,
Viaggiatrice seriale.

America

Isole delle Bahamas:un sogno chiamato Eleuthera

Tutti abbiamo desiderato visitare almeno una volta nella vita un’isola paradisiaca dove sentirsi quasi come Robinson Crusoe disperso in un’isola deserta, o comunque visitare il soggetto delle famose immagini del desktop con palme ed acqua cristallina: bene, è il momento di partire per Eleuthera.
Eleuthera è un’isola delle Bahamas, lunga circa 150 km e larga circa 4 km, percorsa da nord a sud da un’unica strada, dove si guida nella carreggiata di sinistra anche se il volante nelle auto è comunque a sinistra come da noi. L’aeroporto di partenza maggiormente utilizzato per giungere in questo paradiso è quello di Miami proprio a causa della sua vicinanza, ma credo che ci siano voli diretti anche da Londra.
Lo spettacolo inizia ancor prima di mettere i piedi a terra, infatti poco prima dell’atterraggio dai finestrini dell’aereo si può ammirare il mare cristallino intervallato da lembi di terra.
Non aspettatevi un aeroporto comune, o meglio è comune, ma la sua grandezza è pari a due stanze messe insieme; appena uscite da qui, se avete optato per una vacanza all’insegna dell’avventura chiedete subito di poter noleggiare un’auto ( non troverete i soliti desk con le compagnie di noleggio, ma ve le daranno direttamente i locali), in caso contrario invece, se avete prenotato in uno dei (pochi) resort extra lusso ci sarà già ad attendervi il pulmino per accompagnarvi a destinazione.
Devo ammettere che il costo del noleggio è alto, ma non c’è altro modo per poter esplorare l’isola….e cercate di farvi dare un fuoristrada, ne avrete bisogno.
La particolarità dell’isola è quella di non essere turistica, quindi se il vostro intento è quello di essere serviti e riveriti avete sbagliato destinazione, qui le spiagge non sono attrezzate e non ci sono nemmeno bar nei paraggi; dovete procurarvi bibite e pranzo al sacco in uno dei negozietti ( che vendono di tutto) sulla strada principale.
Essendo poco turistica anche la scelta per il pernottamento è limitata, io opterei per un appartamento o un B&B.

Accettano dollari americani ma poi vi daranno come resto i dollari delle Bahamas, ricordatevi di spenderli sull’isola mi raccomando.
L’attività principale per un turista è il dolce far niente: crogiolarsi al sole e fare bagni in un’acqua pazzesca.
Le spiagge non sono segnalate ottimamente, quindi dovrete chiedere informazioni strada facendo ai locali che dire che sono gentilissimi non basta ( non ho mai incontrato persone più disponibili). Per chi non si accontenta di una semplice abbronzatura c’è la possibilità di fare immersioni su vari relitti o fare shopping nelle eleganti boutique e nei bistrò di Harbour Island. Questa parte è senza dubbio quella più turistica e più chic, dove è possibile incontrare anche qualche celebrità, ma si tratta di un’ulteriore isoletta davanti a quella principale.
Il lato orientale di Eleuthera si affaccia sull’Oceano Atlantico mentre il alto ovest si affaccia sul mar dei Caraibi, quindi se per caso una delle due coste dovesse essere troppo ventosa, in un baleno sarete sull’altro versante.

Rainbow Beach

La capitale è Governor’s Harbour ed è fondamentalmente la cittadina più rifornita e si trova indicativamente a metà dell’isola.
Lungo la strada principale i paesini si susseguono uno all’altro, ma se vi spostate di notte dovete stare molto attenti perchè non c’è traccia di illuminazione ( lampioni della luce).
Passiamo quindi all’argomento principale: le spiagge.
Ten Bay Beach si trova a metà isola a sud di Palmeto Point ed è caratterizzata da fondali bassi e palme che riparano dal sole.
Scendendo ulteriormente fermatevi a Winding Bay: eccezionale. Ha una forma a C che la protegge dalla violenza dell’oceano, per cui troverete mare con acqua calmissima e tante mangrovie.

Winding Bay

Se siete dei veri avventurieri arrivate fino al punto più a sud dell’isola dove si trova Lighthouse Beach, una grande spiaggia ai piedi di una collina sormontata da un faro in disuso. La sabbia tende al rosa e sullo sfondo troverete bianche scogliere e una fitta foresta. Se ne avete voglia arrampicatevi sulla collina, così da avere una visuale sulla lunga spiaggia.

Vi devo avvertire però che per raggiungere questo posto paradisiaco dovrete percorrere un tortuoso tragitto in auto di circa 5 km su una strada piena di buche e solchi, ma ne vale sicuramente la pena.

Lighthouse Beach

Anche in questa spiaggia, come nelle precedenti io non ho incontrato nessuno e qui a maggior ragione vi sembrerà di essere completamente fuori dal mondo; secondo me questa sensazione di pace e tranquillità è un ulteriore valore aggiunto alla bellezza del posto.
Se siete sull’isola il venerdì non perdetevi l’appuntamento con il Fish Fry a Governor’s Harbour, si tratta di una serata in cui viene arrostito pollo e pesce in un grande barbecue e in una piccola capannina in legno si lasciano le ordinazioni e mentre si aspetta il proprio turno ci si gusta un drink guardando le stelle e ascoltando musica. E’ una serata proprio caratteristica, in fondo basta davvero poco per rendere speciale un evento.
Ritornando alle spiagge e salendo verso nord non potete perdervi Rainbow Beach, forse la mia preferita, anche se è davvero difficile sceglierne una. Qui troverete anche ombrelloni di paglia e piccoli tavoli in legno, il tutto contornato da palme e acqua cristallina.
Un’attrazione dell’isola è il Glass Window Bridge, il punto più stretto dell’isola, formato da un ponte ad una sola carreggiata che ha da un lato l’Oceano Atlantico e dall’altro il mare dei Caraibi; fermatevi ad ammirare lo spettacolo del netto contrasto del colore delle acque.
Un’altra attrazione è l’Ocean Hal, una strana formazione simile ad un cratere a Rock Sound che si dice non abbia fondo. E’ una dolina collegata al mare, larga circa 90 m e popolata da tantissime specie di pesci, i nuotatori più coraggiosi possono scendere dalla scaletta e tuffarsi nelle acque, mentre i più timorosi possono semplicemente gettare pezzetti di pane e vedranno affiorare tantissimi pesci.
Dirigendosi ulteriormente a nord, si può prendere un taxi boat per raggiungere Harbour Island ( considerata una delle isole più belle dei Caraibi), una piccola isola con un’affascinante mescolanza di rustico e chic, dove ci si sposta solamente a bordo di golf cart.
Molto celebre è la Pink Sands Beach, una lunghissima distesa di sabbia finissima dalle tonalità rosa per la presenza di coralli polverizzati.

Pink Sands Beach

Eleuthera è tutto questo e molto altro, io sinceramente ci ho lasciato il cuore… e ora sul mio desktop avrò un’immagine reale al posto di quelle prestabilite, ma di pari bellezza.
Al prossimo viaggio,
Viaggiatrice seriale.

PS: per pernottare potete fermarvi al Rainbow Inn, veramente delizioso o se preferite un appartamento andate da Sammy e da sua moglie Rose al Tropical Dreams Motel Resort e troverete delle persone fantastiche.
PPS: procuratevi sempre qualcosa da mangiare prima di addentrarvi nelle spiagge o fate un’abbondante colazione americana prima di partire.
PPPS: l’isola ha tre aeroporti, sceglietelo in base alla vostra sistemazione o al contrario cercate alloggio in base al vostro aeroporto.