Amanti del trekking e delle cascate, oggi vi porto al Cascatone di Pianello di Cagli. Se cercate di realizzare il detto “minimo sforzo, massima resa” , questa passeggiata fa proprio per voi perché in pochissimo tempo raggiungerete l’obiettivo.
Come raggiungere il Cascatone
Non esagero quando dico che si tratta più di una passeggiata che di un trekking, la lunghezza è di circa 1,5 km. Lasciate l’auto nel parcheggio i centro a Pianello di Cagli, davanti ai principali bar e dirigetevi verso l’area pic-nic “La Chiusa”.
Quest’ultima è un’area davvero ben attrezzata, molto apprezzata dagli amanti del barbecue. Punto d’incontro anche dei giovani di Pianello che amano recarsi alla “Chiusa “per qualche ora di relax, trovandosi proprio sul torrente. Oltrepassate “La Chiusa” e proseguite sul sentiero che si immerge nel bosco, costeggiando il fiume e in 10-15 minuti vi troverete di fronte al Cascatone.
Il Cascatone
Ci troviamo ai piedi del Monte Nerone e la cascata di Pianello di Cagli viene chiamata “Il Cascatone” perché genera un salto di ben 6 metri d’altezza. Non si tratta di una cascata naturale, ma di uno sbarramento realizzato negli anni 20 circa, per impedire alle pietre di scendere a valle.
A livello paesaggistico è bellissima e sotto il grande salto, si crea una pozza naturale dai colori cristallini. L’acqua, come in tutte le cascate e ruscelli è davvero gelata, ma se cercate refrigerio nelle giornate afose, riuscirete anche ad azzardare un bagno.
Se avete voglia di camminare ancora e non volete dedicare la giornata totalmente al relax, vi consiglio di recarvi all’ Arco di Fondarca, raggiungibile anche da questa zona.
Le Chateau de Boutemont si trova in Normandia ed è una delle scoperte più sensazionali del mio on the road in Francia. Se siete amanti dei castelli non potete assolutamente perdervelo, anche perché non è una meta invasa dai turisti e si visita benissimo.
Visitare il castello di Boutemont
Non so spiegarvi esattamente il motivo, ma questo castello, insieme ai suoi giardini mi ha rubato il cuore. Una volta varcata la biglietteria seguite il percorso indicato che vi porterà alla scoperta delle bellezze del giardino, dalla serra al giardino all’italiana, dallo specchio d’acqua all’Orangerie, passando ovviamente per il castello. Vi consiglio assolutamente di fermarvi all’Orangerie dove potrete gustare delle bevande fresche e della piccola pasticceria, in una location da favola. Avvolti dal silenzio di questo giardino, vi sembrerà di aver fatto un viaggio indietro nel tempo.
Storia dello Chateau de Boutemont
La storia del castello risale all’anno 1000 circa, con la costruzione di una “casa fortificata”, sormontata da una torre destinata a controllare la bassa valle del fiume Touques. Inizialmente fu un forte militare e il Signore Boutemont fece costruire una casa signorile di fianco; questa fu l’origine del castello attuale. L’edificio risale al XVI e XVII secolo e passò poi nelle mani di diversi proprietari, fra cui i Servain, i Borel e i Paisant. Nel 1538 fu Philippe Paisant a dare al castello la sua forma attuale, ma alla fine del XVII secolo la proprietà passò nelle amni di Jean Baptiste Les Bas che intraprese diverse opere all’interno di Boutemont.
I proprietari continuarono a cambiare, fino ad arrivare ad Armand e Hélène Sarfati che essendo appassionati di Patrimonio Nazionale si impegnarono a restaurare e a creare un nuovo capitolo della storia di Boutemont con innumerevoli abbellimenti del castello e dei giardini, inserendo l’apertura ad un largo pubblico.
Info utili
E’ possibile visitare il castello di Boutemont e i suoi giardini da Aprile a Ottobre, consultando i diversi orari di apertura in base al periodo dell’anno sul loro sito. L’ultimo ingresso è 30 minuti prima della chiusura e il biglietto d’ingresso ha un costo di 8,50 euro. La arte visitabile è quella relativa ai giardini, della parte interna del castello si possono intravvedere solamente due stanze. All’ingresso vi verrà fornita una mappa con il percorso consigliato da seguire, così da non perdere nessun punto d’interesse. All’esterno del castello trovate un ampio parcheggio in cui lasciare l’auto.
Spero vi sia piaciuto il racconto, così da poter inserire questa tappa in un viaggio futuro.
In Lazio esiste il paese delle fiabe e il suo nome è Sant’Angelo di Roccalvecce. Si tratta di un paese d circa 100 abitanti che da qualche anno è rinato grazie alla street art. Siamo a circa 25 km da Viterbo e Sant’Angelo è una tappa imperdibile in un itinerario in Tuscia.
I murales di Sant’Angelo di Roccalvecce
Il paese stava lentamente morendo, così grazie ad un’idea dell’associazione ACAS, nel 2017 viene realizzato il 1° murales a tema fiabe, che farà ottenere a Sant’Angelo il nome di Paese delle fiabe. Il primo ad essere stato realizzato è quello di Alice nel paese delle Meraviglie, la cui inaugurazione è stata il 27 novembre 2017… se ci fate caso l’orologio segna le 11:27.
A questa opera ne sono seguite tantissime altre, circa 40, realizzate in ogni via del borgo. Il paese è piccino, quindi dovrete semplicemente passeggiare con il naso all’insù, cercando di trovare quanti più murales possibile.
Le fiabe raffigurate sono quelle classiche, da Cenerentola ai tre porcellini, da Hansel e Gretel al Gatto con gli stivali, passando per Pinocchio, Mary Poppins e Biancaneve. Il mio preferito però è quello di Cappuccetto Rosso, le rappresentazioni della nonna e della bimba sono davvero eccezionali.
Cosa vedere nei dintorni di Sant’Angelo
Sant’Angelo di Roccalvecce è una meta perfetta per una gita fuori porta, un mondo parallelo in cui trascorrere qualche ora. I bambini impazziranno, ma vi garantisco che anche gli adulti apprezzeranno questo luogo magico. In zona non perdetevi Civita di Bagnoregio, Orvieto, Viterbo e Calcata.
Esistono molti trekking che raggiungono le sorgenti dei fiumi, oggi vi porto alle sorgenti del fiume Esino.
Sorgenti del fiume Esino: dove sono
Il fiume Esino scorre nella provincia di Macerata e le sue sorgenti si trovano nel territorio del borgo di Esanatoglia. All’origine del toponimo del fiume Esino, sulle cui rive in epoca romana è sorto il primo insediamento Aesa, sembra esserci Esus, il dio celtico della guerra.
Il sentiero del trekking delle sorgenti
Dal centro di Esanatoglia partono diversi percorsi trekking, tutti ben segnalati; inoltre lungo la strada incontrerete dei pannelli illustrativi con la mappa dei vari sentieri, sotto ai quali è posta una cassettina che contiene le mappe cartacee che potrete prendere. Il sentiero per le sorgenti è il sentiero blu e parte dal centro di Esanatoglia. Percorrete tutto il Corso che attraversa completamente il borgo, una volta oltrepassata l’ultima porta, svoltate a sinistra e seguite la strada asfaltata, mantenendo sempre la direzione principale. Incontrerete vari spazi per le auto, in quanto è possibile arrivare con i mezzi anche molto vicino alla sorgente, a circa 30 minuti di camminata e diverse aree pic-nic attrezzate. Ad un certo punto la strada asfaltata si trasforma in una carrareccia bianca, proseguite sempre dritto. Volendo potreste anche attraversare una delle tante passerelle sull’Esino e passeggiare sull’altra sponda, attraversando prati e boschi. Il sentiero è abbastanza coperto dagli alberi, solo pochi tratti sono completamente esposti al sole ed è molto comodo e facile.
L’ultimo tratto è leggermente in salita, qui il fiume sul lato sinistro della strada diventa più pieno creando dei piccoli saltelli. Sulla destra incontrerete i ruderi della chiesa di San Pietro, al momento transennata perché pericolante; volendo potete fare una deviazione perché la struttura è davvero vicinissima al percorso per le sorgenti.
Ripresa la via principale, continuate sempre dritto fin quando la strada non sarà più così netta ma si trasformerà in un sentiero immersi nel bosco. La segnaletica è ottima, quindi non avrete problemi a trovare la direzione. Dopo l’ultimo tratto in salita fra vegetazione e roccia, troverete un’indicazione sulla sinistra per un faggio secolare, voi proseguite sulla destra e vi ritroverete di fronte alla bellissima forra, una spaccatura fra le rocce.
Dopo aver ammirato la natura incontaminata, sta a voi decidere se proseguire la camminata fino alle sorgenti dell’Esino o meno. L’ultimo tratto è più impegnativo, adatto solamente ai camminatori esperti in quanto più esposto e con l’ausilio delle corde per salire. La camminata fino alla forra è adatta anche ai bambini e dal centro di Esanatoglia è di circa 5 -5,5 km a tratta.
Sulla strada del ritorno potete fermarvi a sorseggiare una bibita fresca al bar del laghetto, rilassandovi nella pace del luogo, magari sotto ad un albero, cullati dal canto delle cicale (cosa che ho fatto io). Se avete ancora energie, una visita più approfondita di Esanatoglia non può mancare.
MAI DIMENTICARE, è questo che dovremmo sempre ricordarci e non solo durante gli anniversari o le commemorazioni. Ci sono uomini che hanno creduto così tanto in un ideale che sono finiti per perderci la vita ma non si sono mai arresi e noi dobbiamo onorarli combattendo quelle ingiustizie quotidianamente.
In questi giorni a Pesaro, al liceo Marconi, è esposta la teca con i resti della Quarto Savona 15, l’auto della scorta di Giovanni Falcone, fatta saltare in aria il 23 maggio 1992 a Capaci. “Quarto Savona 15” è la sigla radio della Fiat Croma blindata della Questura di Palermo a bordo della quale viaggiavano: l’Assistente Antonio Montinaro, l’Agente Vito Schifani e l’Agente Rocco Dicillo che a causa dell’esplosione venne lanciata a 300 metri di distanza dalla detonazione di 500 kg di tritolo. Il suo contachilometri è ancora visibile e si è fermato a 100.287.
Per diversi anni, i resti della Quarto Savona 15 rimasero quasi nascosti, ma dopo la donazione all’Associazione Quarto Savona 15, ripreso a “muoversi” e il 23 maggio 2014 la teca che li contiene venne collocata nel piazzale della Scuola Allievi Agenti della Polizia di Stato di Peschiera del Garda. Nel 2017 la Quarto Savona 15 ritornò a Palermo, nel piazzale della “Caserma Lungaro” da dove partì la mattina del 23 maggio 1992. Oggi la teca con i resti dell’auto della scorta, continua il suo viaggio, scortata dalla Polizia di Stato, per permettere alla memoria di vincere sull’oblio.
In questi giorni la Quarto Savona 15 si trova a Pesaro, al liceo Marconi dove viene messo in scena il musical “Io non ho paura” e ci resterà fino a domenica 10 luglio. Prima di arrivare davanti alla teca, si assiste alla proiezione di un piccolo video molto toccante. Lunedì 11 Luglio la teca sarà spostata in Prefettura e sarà esposta dalle 15 alle 23 nel cortile di Palazzo Ducale.
Se siete in zona non perdetevi questa grande opportunità. Viaggiatrice seriale.
Appassionati di erbe e piante, conoscete il Giardino delle Erbe di Casola Valsenio? Siamo in provincia di Ravenna e in zona un tempo passava “la strada della lavanda”.
Storia del Giardino delle Erbe
Se oggi possiamo ammirare il Giardino delle Erbe, il merito è tutto del suo fondatore Augusto Rinaldi Ceroni che dedicò tutta la sua vita allo studio e alla sperimentazione sulle piante officinali, soprattutto sulla lavanda. Alla fine degli anni 30 sviluppò il primo orto di piante officinali e negli anni 70 diede vita al Giardino delle Erbe che oggi è di proprietà della Regione Emilia Romagna e gestito dal Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola.
Struttura del giardino
Il giardino vanta più di 480 specie di piante officinali utilizzate in cucina, nella medicina e in cosmesi fin dal Basso Medioevo. L’intero complesso del Giardino delle Erbe ha come intento quello di far conoscere e divulgare l’utilizzo di tutte le piante.
Lo spazio è diviso in delle macro aree, troverete la zona dell’orto botanico del prof. Augusto Rinaldi Ceroni, la zona delle erbe officinali per la ristorazione, la zona delle piante di interesse mellifero, l’arboreto con alcuni frutti dimenticati, un piccolo labirinto didattico, il sentiero del tatto con la collezione di lavande, la galleria dei profumi, la serra, il vivaio e il giardino gessoso, ovvero un angolo dedicato alle essenze botaniche presenti nel Parco della Vena del Gesso Romagnola.
Tutte le zone sono visitabili utilizzando i percorsi esterni alle zone coltivate, evitando di danneggiare la flora. Nel complesso è presente anche un piccolo emporio dove poter fare acquisti e una bella area pic-nic (all’ombra) dove poter fare una pausa.
Info e costi
Il Giardino delle Erbe è visitabile liberamente nelle ore diurne e in ogni periodo dell’anno; se invece siete interessati ad una visita guidata il costo è di 8 euro. Molteplici sono le iniziative organizzate durante l’anno, io per esempio ho partecipato alla visita guidata e al pic-nic; sul loro sito trovate tutti gli eventi aggiornati.
Il Giardino di Casola Valsenio è la soluzione perfetta per chi vuole trascorrere una giornata a contatto con la natura, imparando qualcosa di nuovo.
Alla prossima scoperta, viaggiatrice seriale.
P.S.: in centro a Casola, presso la gelateria “La Cremeria” potete assaggiare il gelato alle erbe e ai fiori… squisito!
L’Umbria, regione verde d’Italia custodisce tantissimi tesori. Oggi voglio parlarvi dei meravigliosi borghi arricchiti da piscine naturali, fiumi e laghi.
Stifone
Stifone sorge sulla riva sinistra del fiume Nera ed è una vera e propria chicca. Il mio itinerario alla scoperta dei borghi umbri è iniziata qui; poco dopo aver oltrepassato il cartello del paese, troverete una piccola rientranza in cui lasciare l’auto ( i posti sono pochi). Attraversate la strada e in pochissimi minuti sarete nel centro abitato, a pochi passi dal ponte che attraversa il fiume Nera.
Quest’ultimo è di un azzurro acceso e il colore è dato da una forte presenza di minerali nell’acqua. Vi garantisco che il contrasto con il verde della natura circostante è davvero meraviglioso. Oltrepassando il ponte si giunge sull’altro lato del fiume, affiancato da una pista ciclabile. Il mio consiglio è di ritornare dall’altra parte del ponte e proseguire la camminata sulla strada che attraversa il paese; ad un certo punto scorgerete una centralina elettrica che vi farà capire di aver raggiunto il luogo immortalato in tutte le fotografie che ritraggono Stifone: l’antico porto romano. La trasparenza delle acque del fiume Nera permette di scorgere sul fondo i resti dell’antico edificio e la voglia di tuffarsi è sempre tanta ma purtroppo la zona non è balneabile e dovrete accontentarvi di ammirarla da fuori.
Le Mole di Narni
A poca distanza da Stifone non perdetevi le Mole di Narni. Si tratta di un lago dal colore cristallino e anche qui la tentazione di tuffarsi si fa sempre più grande ma anche qui la zona non è balneabile a causa delle possibili inondazioni causate dall’apertura improvvisa delle paratie della diga che dovrebbero comunque essere anticipate dal suono di alcune sirene per avvertire le persone a ridosso del lago. La zona è davvero bellissima e c’è chi dice anche che questo lago ispirò C.S. Lewis per il suo racconto “Le cronache di Narnia”, mentre c’è chi afferma che lo scrittore non si recò mai in Umbria ma si ispirò al racconto di un suo collaboratore che visitò questi luoghi. In un caso o nell’altro, le Mole di Narni meritano assolutamente una visita.
Nei mesi estivi troverete anche un piccolo food truck dove acquistare panini e bibite fresche da gustare con la vista sul lago. Se volete trascorrere in zona un’intera giornata, troverete diversi sentieri e percorsi sia per fare trekking che per un giro in bicicletta. Potreste prendere in considerazione il lago per la pausa pranzo. Ovviamente a pochissimi chilometri di distanza troverete Narni che merita assolutamente una visita (e un racconto a parte).
Rasiglia
Se apprezzate i borghi umbri con fiumi e piscine naturali non potete perdervi Rasiglia. Divenuta molto famosa negli ultimi anni per al sua bellezza, attira sempre molti turisti. Questa volta però siamo in provincia di Perugia.
Sapete che a Milano Marittima c’è una Casa delle Farfalle? Si tratta di un originale e innovativo centro di educazione ambientale che copre uno spazio di oltre 500 mq.
La Casa delle Farfalle: di cosa si tratta?
Il centro di educazione ambientale vanta anche altri ambienti oltre alla Casa delle Farfalle, ma ve ne parlerò dopo: ora siete pronti ad essere circondati da questi magnifici esseri colorati? La Casa delle Farfalle è forse l’ambiente più amato dell’intero spazio, di sicuro è il mio preferito.
Alla cassa vi verrà consegnato un gettone con il quale poter accedere alla grande serra climatizzata, oltrepassate le due porte vi ritroverete in questo paradiso. Il clima al suo interno è differente dalle nostre solite temperature, per riprodurre il clima delle foreste pluviali infatti la temperatura è compresa fra i 26° e i 30° e il grado di umidità è abbastanza alto. Avete varcato la porta e di fronte ai vostri occhi si stagliano differenti tipologie di piante, sulle quali volano magnifiche farfalle.
Ad un primo colpo d’occhio non ci farete caso, dovete un momento abituare la vista e ricordarvi che troverete anche molte farfalle appoggiate e non solo in volo. Inizia la “caccia” a chi ne scova di più! Controllate nelle zone in cui ci sono i fiori, sono le loro preferite, come anche le zone in cui è stata posta della frutta. Passeggiate liberamente sulle passerelle, leggete i pannelli esplicativi così da avere un quadro completo della serra. Due bei ponti consentono di ammirare dall’alto il laghetto abitato da carpe koi e pesci rossi, mentre una specie di teca funge da nursery, dove le crisalidi si trasformeranno poi in vere e proprie farfalle. Si tratta di un’esperienza davvero particolare, apprezzata da grandi e piccini.
La Casa degli Insetti: di cosa si tratta?
Parallela alla serra delle farfalle, troverete un altro grande spazio che sopita differenti specie di insetti e offre anche tante informazioni sul loro mondo. Sono presenti insetti che vivono nel suolo, in acqua e in aria, le teche che li contengono sono alternate a plastici, postazioni interattive e ricostruzioni che favoriscono una totale immersione nel mondo degli insetti. Il percorso inizia con la storia degli insetti, dove alcuni pannelli illustrano la loro evoluzione.
Il Bruco
Fra la Casa delle Farfalle e la Casa degli Insetti, in giardino si trova un’altra serra chiamata “Il Bruco” che ospita specie di piante e di farfalle delle nostre zone e segna anche l’inizio del percorso botanico.
Info utili
Il biglietto di ingresso ha un costo di 12€, il ridotto di 10€ invece è per i bambini da un metro di altezza fino ai 12 anni e per gli over 65, mentre per i bambini di altezza inferiore ad un metro l’ingresso è gratuito.
Orari
Dal 1 Giugno al 10 Settembre la Casa delle Farfalle è aperta tutti i giorni dalle 9:30 alle 19:00,dal 11 al 30 settembre l’orario è 9:30-18:00 con chiusura il lunedì e dal 1 Aprile al 31 Maggio sarà aperta solo dal venerdì alla domenica dalle 9:30 alle 18:00.
Spero di avervi dato uno spunto per la vostra vacanza in Riviera Romagnola, presto ve ne darò altri.
Avete mai pensato ad un tour alla scoperta dei borghi liguri del Ponente? La Liguria regala panorami mozzafiato, spiagge cristalline ma anche bellissimi borghi. Oggi voglio proprio proporvi un itinerario alla scoperta dei borghi del ponente.
Borghi liguri:Dolceacqua
Siamo in provincia di Imperia e il borgo di Dolceacqua è una vera chicca. Borgo tipicamente medievale, conservato davvero benissimo. Camminando per i vicoli, mi sono chiesta più di una volta se avessi utilizzato la macchina del tempo e fossi tornata indietro nel Medioevo. Da non perdere il castello dei Doria dal quale ammirare il panorama circostante.
Un tocco di colore è creato dalle molteplici botteghe artistiche e dalle installazioni di ombrelli colorati (e bianchi) con proverbi e aforismi. Per i camminatori ricordo che a Dolceacqua passa il “Sentiero Liguria”, magari potreste prenderla in considerazione come tappa. Dolceacqua è stata apprezzata tantissimo anche da Claude Monet che ci tornò più di una volta e definì il suo ponte “Un gioiello di leggerezza” e lo ritrasse anche nei suoi dipinti. Proprio il ponte a schiena d’asino che venne costruito per collegare le due parti di Dolceacqua è la mia parte preferita. Un borgo davvero caratteristico da inserire in un itinerario.
Borghi liguri:Bussana vecchia
Rimanendo sempre in provincia di Imperia, nel comune di Sanremo, un borgo da non perdere assolutamente è quello di Bussana Vecchia. Risalente all’epoca romana ha subito tanti cambiamenti; quello di maggiore impatto fu senza dubbio il violento terremoto alla fine del 1800 che provocò ingenti danni e portò piano piano all’abbandono di Bussana.
Per diversi anni rimase disabitato e chiamato “borgo fantasma”. Fu negli anno ’50 circa che il borgo si ripopolò gradualmente grazie ad un gruppo di artisti che decisero di stabilirsi proprio qui. Nacquero quindi le prime mostre e i primi atelier che diedero vita all’attuale villaggio degli artisti. La visita di Bussana Vecchia è davvero suggestiva, vi ritroverete a passeggiare fra rovine di chiese e abitazioni, trasformate dal tocco degli artisti. Lasciatevi guidare dall’istinto e passeggiate liberamente nel borgo, facendo caso alla chiesa di Sant’Egidio davvero particolare priva del tetto. Ammirate il panorama davvero meraviglioso e poi fermatevi per pranzo o anche solo per un caffè in uno dei coloratissimi ristorantini e prima di ripartire acquistate un souvenir in una bottega di qualche artista.
Borghi liguri:Triora
Ho lasciato per ultimo in questo itinerario fra borghi medievali, il borgo di Triora, conosciuto come “Il Paese delle Streghe”. Questo soprannome deriva purtroppo da un evento molto spiacevole avvenuto alla fine del 1500, quando diverse donne furono accusate di stregoneria e qui si verificò uno dei più grandi processi del nostro paese. Fu addirittura ribattezzata “la Salem d’Italia”.
Chiudiamo la parentesi più spiacevole e andiamo alla scoperta di questo borgo, sempre in provincia di Imperia, ma molto più arroccato rispetto ai precedenti che deve la sua fama agli eventi accaduti. Infatti proprio per ricordare quanto successo, nacque a Triora una vera e propria festa legata alle streghe e al loro mondo, chiamata “Strigòra” che si svolge normalmente a metà agosto. Triora sembra essersi fermata nel tempo, passeggiando per i suoi vicoli vi sentirete nel Medioevo.
Tutti gli edifici sono in pietra e conferiscono all’abitato un’aria davvero misteriosa. Di tanto in tanto vedrete raffigurate delle streghe o qualcosa legato al loro mondo, segno dell’ultima edizione di Strigòra. Arrivate fino in cima ai ruderi del vecchio castello ed ammirate il panorama. La parte più affascinante però è la Cabotina, l’antico luogo di incontro delle streghe; qui troverete dei pannelli esplicativi e una “riproduzione” di una strega. All’inizio del paese invece potrete visitate il Museo etnografico e della stregoneria. Non perdetevi la statua della strega, mi raccomando.
Con Triora termina il mio itinerario alla scoperta dei borghi medievali del Ponente, ma si tratta solo di un arrivederci perché la Liguria vanta tantissime eccellenze.
Brescello, il paesino emiliano portato alla ribalta grazie alle simpatiche vicende di Don Camillo e Peppone. L’avete mai sentito nominare? Avete mai visto un fil di Don Camillo e l’onorevole Peppone?
Legame fra Brescello e Guareschi
Giovannino Guareschi, noto scrittore e giornalista italiano, divenne molto famoso per la sua opera “Don Camillo”, che racconta le vicende di un parroco di un piccolo paese e del suo sindaco. Brescello rappresentava perfettamente il clima di “Una mondo piccolo” fatto di gente genuina, buon cibo e paesaggi suggestivi e per questo venne scelto come luogo delle riprese della saga ventennale di Don Camillo e Peppone.
L’aria che si respira passeggiando per Brescello è proprio quella di una realtà raccolta, una piccola comunità “divisa” tra la politica e la chiesa. Oggi Brescello è conosciuto come “Il paese di Don Camillo” ed è meta di tantissimi turisti che vogliono visitare i luoghi delle riprese.
Cosa vedere a Brescello: i luoghi delle riprese
Il paese è davvero piccino e si sviluppa tutto su una piazza che ospita da una parte la chiesa e dall’altra parte il municipio. Troverete due belle statue ai lati opposti che raffigurano Don Camillo e Peppone. Anche i bar ormai hanno preso le “parti” dei due protagonisti e si chiamano come loro.
Passeggiando per Brescello incontrerete la casa di Peppone, la locomotiva con la quale Don Camillo partì in esilio, la campana del popolo e il famoso crocifisso con cui parlava Don Camillo che è custodito nella chiesa del paese.
Musei di Brescello
Brescello, pur essendo piccino, vanta ben tre musei, tutti accessibili con un unico biglietto di ingresso dal costo di 6 euro.
Museo Peppone e Don Camillo
Ovviamente non posso che partire dal Museo Peppone e Don Camillo, una raccolta di fotografie, locandine e oggetti del set cinematografico.
Troverete per esempio l’abito di Don Camillo, le biciclette di entrambi i protagonisti e la scrivania di Peppone. Prendetevi del tempo per approfondire ed entrare nel vivo della storia… a mio avviso ci sono delle fotografie di una bellezza unica.
Museo Archeologico
Per accedere al Museo di Peppone e Don Camillo, passerete prima (attraverso un percorso obbligato) nel Museo Archeologico di Brescello.
Sembra infatti che la sua storia sia molto più antica e risalga a ben 26 secoli fa. Trovandosi lungo una delle vie commerciali più importanti della Pianura Padana, controllava i traffici lungo il fiume Po. Tra i reperti ritrovati, molto interessanti sono le anfore.
Museo Brescello e Guareschi, il territorio e il cinema
L’ex Casa della Musica ospita il Museo Brescello e Guareschi, suddiviso in più piani. Al piano terra si trovano mostre temporanee mentre al primo piano si può ammirare la ricostruzione di un set cinematografico dei film di Don Camillo e Peppone circondato da numerose fotografie scattate nei momenti di pausa dalle riprese. Il secondo piano invece ospita un piccolo museo della civiltà contadina.
Curiosità
Visitando il museo ho scoperto che i film di “Don Camillo e Peppone” sarebbero 6, ma il sesto è rimasto incompiuto per la morte di Fernandel, ovvero Don Camillo. Pensate quanto successo ebbero questi film per far si che la saga durasse per ben 20 anni.
Cibo
Questa parte di Emilia è fortemente legata alle tradizioni gastronomiche, quindi prima o dopo la visita ai musei, vi consiglio una sosta per gustare le eccellenze del territorio. Io mi sono fermata a “La locomotiva” e ho gustato gnocco fritto con affettati locali … una squisitezza. Se fossi in voi ci abbinerei anche un calice di Lambrusco.
Orari musei
I musei seguono tutti il medesimo orari: dal lunedì al venerdì 10-13 15-18, il sabato, la domenica e i festivi 10-13 15-19.
Spero di avervi incuriosito almeno un po’ con il racconto dei luoghi di Don Camillo e Peppone, io ho deciso che mi riguarderò almeno un film per godermelo con più consapevolezza. Inserite Brescello in un tour in Emilia Romagna, non ve ne pentirete. Una volta in zona potreste andare anche al Labirinto della Masone, a Votigno di Canossa o a San Giovanni in Persiceto.
Alla prossima avventura, viaggiatrice seriale.
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