Treia, in provincia di Macerata rientra fra i “Borghi più belli d’Italia” ed è un ottimo punto di partenza per visitare anche le attrazioni limitrofe.
Treia: cosa vedere
Sicuramente in una visita a Treia, vi consiglierei di iniziare dalla Piazza della Repubblica, una delle poche piazze pensili delle Marche, a forma di ferro di cavallo si affaccia su un panorama eccezionale. Su di essa sorgono poi i principali monumenti della città come la chiesa di San Filippo, il Palazzo Comunale e l’Accademia Georgiana. Dopo aver ammirato questi edifici e il monumento al centro della piazza dedicato a Papa Pio VI, vi consiglio di addentrarvi per le viuzze alla ricerca di qualche scorcio magico.
Treia: il gioco del pallone
Treia è famosissima per il gioco del pallone con il bracciale, tanto che esiste il Museo del Bracciale; al suo interno tante curiosità, cimeli, trofei e documenti che raccontano la storia di questo gioco praticato in speciali arene fin dai primi anni dell’Ottocento.
I “campi” di gioco sono detti Sferisteri e quello di Treia è dedicato a Carlo Donnini, originario proprio della città, definito il più grande campione dell’epoca. Vi svelo una curiosità: i bracciali con cui giocano le donne sono diversi da quelli degli uomini, sono più leggeri.
Museo archeologico e Teatro Comunale
Altra tappa da inserire durante una visita a Treia è il Museo Archeologico ospitato all’interno dell’Ex Convento di San Francesco edificato nel 1300.
Inaugurato nel 2004 racchiude al suo interno reperti che spaziano dal Paleolitico all’epoca picena e romana; da non perdere una testa del dio Serapide.
Il Teatro Comunale è un fiore all’occhiello della città di Treia, nato inizialmente nel 1794 grazie alla “Congregazione Teatrale” è arrivato fino ai giorni nostri in tutto il suo splendore. Piccino ma di una bellezza unica.
Villa Spada o Villa La Quiete
Subito fuori dalle mura della città, sorgeva una bellissima villa signorile: Villa La Quiete meglio conosciuta come Villa Spada Lavini.
Edificata su progetto del Valadier, rappresenta l’armonia perfetta fra la natura e l’opera dell’uomo. Circondata da giardini all’italiana, orti, zone boschive e alcune opere, affaccia su un panorama mozzafiato sulla vallata del fiume Potenza. Negli anni è stata impiegata per differenti mansioni, pensate che fino a qualche decennio fa era l’asilo per i bambini di Treia… niente male direi.
Cosa e dove mangiare a Treia
Dopo essere andati alla scoperta delle bellezze di questa cittadina marchigiana, mi sembra giusto sedersi a tavola e assaggiare i piatti tipici della zona. All’appello non possono mancare i vincisgrassi, il ciauscolo e il vino . Vi consiglio di provare l’Antica Fornace proprio in centro a Treia e il Villino poco fuori dal centro.
Questo itinerario è perfetto per una giornata nella cittadina marchigiana, se invece restate in zona più a lungo ho una lista di attrazioni da consigliarvi che vi svelerò i prossimi giorni.
La lista dei mercatini di Natale si allunga e oggi vi porto a quelli di Pergola.
Le luminarie del Corso
Siamo in provincia di Pesaro-Urbino e abbinerete sicuramente questo nome al vino di visciole e ai Bronzi di Pergola.
I mercatini di Natale
I giorni 4-5-8 dicembre si svolgerà la CioccoVisciola di Natale, una festa in cui si incontrano il cioccolato e i migliori visciolati della zona.
La visciolata o vino di visciole, si ottiene dal frutto della visciola abbinato al vino rosso.
Per l’occasione il centro storico di Pergola si riempie di bancarelle, stand che vendono i migliori cioccolati e i migliori vini di visciole, luminarie e tante altre attrazioni.
Vino di visciola in bicchierino di cialda e cioccolato
Un grande albero illumina il Presepe artistico, mentre i portici del Palazzo del Municipio ospitano i mercatini di Natale.
Il grande albero
Mentre i più grandi si gustano il cioccovì o dell’ottimo tartufo bianco pregiato, i più piccini non staranno più nella pelle quando vedranno il Villaggio di Babbo Natale in cui potranno divertirsi, incontrare l’omone dalla lunga barba bianca, scrivergli la letterina o semplicemente divertirsi sui gonfiabili.
Villaggio di Babbo Natale
Alla fine di Via Don Minzoni non perdetevi il Christmas Village store, un’area interamente dedicata al Natale in cui poter acquistare giochi, decorazioni e oggetti di artigianato.
Sempre qui non dimenticate di farvi scattare una foto con Babbo Natale a bordo della sua slitta!
Io & Babbo Natale
Pergola è chiamata anche la “Città delle 100 chiese” e la maggior parte di esse è visitabile; consacrate o sconsacrate che siano, custodiranno di sicuro un piccolo tesoro da mostrarvi.
Tappa immancabile durante un tour di Pergola è la visita al Museo dei Bronzi….. ma di questo ve ne parlerò a parte.
Al prossimo mercatino,
Viaggiatrice seriale.
Amanti delle cascate, anche secondo voi hanno molto fascino non solo in estate ma anche nelle altre stagioni? Oggi vi propongo un trekking autunnale alle cascate di Sarnano.
Come arrivare alle cascate di Sarnano
Per raggiungere le cascate di Sarnano, occorre arrivare proprio al borgo di Sarnano in provincia di Macerata, una volta qui vi consiglio di lasciare l’auto o nel parcheggio di fronte al liceo scientifico o nel parcheggio di Largo Bozzoni. Le cascate infatti sono vicinissime al centro e la camminata può partire comodamente da qui.
Trekking alle cascate di Sarnano: Cascata dell’Antico Molino
Grazie ad un’azione di riqualifica del territorio, sono stati sistemati i sentieri delle cascate perdute. Tutte le cascate sono facilmente raggiungibili, ma non con passeggini o carrozzine. Vi consiglio di iniziare da quella dell’Antico Molino che é la più vicina.
Seguite la segnaletica e prendete il sentiero sulla destra. Camminate su un tappeto di foglie cadute di vari colori, passando davanti ai resti del vecchio mulino da cui prende il nome la cascata. Seguendo sempre il percorso indicato, in 5 minuti sarete al cospetto della cascata dell’Antico Molino. Il suo salto é di circa 12 metri e l’ambiente è davvero meraviglioso. Se ci andate in estate approfittatene per rinfrescarvi un po’.
Trekking alle cascate di Sarnano: Cascata de Lu Vagnatò
Continuando la Via delle Cascate Perdute, così chiamato perché due delle tre cascate furono per diverso tempo irraggiungibili, completamente immerse nella natura ci si dirige verso la seconda cascata. Tornate indietro sulla strada percorsa in precedenza fino ad arrivare all’incrocio con la Strada Provinciale, dirigetevi verso sinistra, attraversate la strada e poco dopo troverete le indicazioni per la cascata di fianco ad una casa rosa. Prendete la strada che costeggia la casa e seguite la segnaletica.
Incontrerete una piccola chiesetta molto suggestiva, dovete sapere infatti che qui si incrociano la Via Lauretana e il Cammino Francescano della Marca. Dopo poco incontrerete il sentiero che conduce alla seconda cascata, quella de Lu Vagnatò, così chiamata per la piscina naturale che una volta arricchiva maggiormente questo angolo immerso nella natura. Scendete le scale e arrivate proprio a toccare l’acqua della cascata.
Trekking alle cascate di Sarnano: Cascatelle dei Romani
Un’altra mezzoretta di cammino e avrete raggiunto la terza cascata. Dalla seconda cascata, seguite il piccolo sentiero indicato, immerso nel verde e una volta arrivati alla chiesetta della Madonna dei Quattro Occhi, svoltate a destra fino alla fine della strada e poi a sinistra. Poco dopo troverete la solita segnaletica che vi indicherà la direzione per le Cascatelle Dei Romani, seguite il sentiero, superate la casa e sulla sinistra troverete un pannello informativo e subito dietro la terza cascata della Via delle Cascate Perdute.
Scenari davvero meravigliosi per gli amanti della natura e delle camminate. Una volta arrivati a questo punto avrete due possibili alternative fra cui scegliere: dirigervi verso il centro di Sarnano e ammirare il borgo o proseguire in mezzo alla natura e raggiungere le Pozze dell’ Acquasanta e la Cascata del Pellegrino.
Se amate le cascate non perdetevi quelle di Borgo Pace.
Se non volete ancora abbandonare la stagione estiva, vi svelo una piccola chicca. C’è un luogo nelle Marche in cui è possibile fare il bagno nelle acque termali calde anche in autunno. Vi porto a fare un giro a Lu Vurghe di Acquasanta Terme.
Le piscine di Lu Vurghe
In provincia di Ascoli Piceno, quasi al confine con l’Abruzzo, si trova un luogo immerso nella natura davvero suggestivo. Le piscine di acqua termale sono opera dell’uomo, ma pur essendo di origine artificiale, non noterete affatto la differenza. Se siete amanti dei bagni nelle piscine naturali in estate, quando appena ci si immerge il refrigerio è assicurato, potrete vivere la stessa esperienza in autunno, ma al contrario vi scalderete nelle acque sulfuree molto più calde rispetto alla temperatura esterna.
Le piscine sono due, una più grande che riesce ad ospitare più persone, alla fine della quale un piccolo sbarramento crea una seconda pozza che può ospitare circa quattro persone. Alle spalle di quella grande, troverete un’altra piscina più piccola. Il tutto è immerso in un contesto naturale, con il fiume che score poco distante.
Per arrivare alle pozze dovrete scendere delle scale che si mimetizzano benissimo con la natura e le rocce, il sentiero è semplice ma non percorribile con passeggini o carrozzine. Grazie ad un’opera di riqualificazione del territorio, questo sentiero di rilevanza storica è stato ripristinato e reso usufruibile da chiunque, infatti l’ingresso è gratuito. Sembra che queste acque curative siano conosciute sin dai tempi dei romani, quando consoli, re e legionari si recavano in queste zone per trarne beneficio.
Come arrivare a Lu Vurghe
Per raggiungere Lu Vurghe, dovete raggiungere Acquasanta Terme e impostare sul navigatore la località di Santa Maria di Maggese. I parcheggi a ridosso dell’ingresso non sono moltissimi, ma poco distante troverete dei posteggi liberi lungo le vie, lasciate l’auto e incamminatevi verso la sede dello Speleoclub dove troverete anche qualche ambulante che vende cibo.
Dopo aver fatto scorta di viveri, prendete il sentiero sulla destra e dopo nemmeno 10 minuti di cammino sarete arrivati alla Spa naturale. Ora non vi resta che godervi una bella giornata a contatto con la natura. Prima o dopo; non perdetevi le gole del Rio Garrafo.
Se amate questo genere di luoghi, vi consiglio anche Saturnia e Bagni San Filippo.
Un trekking che vi farà sentire Indiana Jones per un giorno è quello alle Gole del Rio Garrafo ad Acquasanta Terme. Dopo (o prima) aver fatto una tappa alle piscine di acqua sulfurea di Lu Vurghe, vi consiglio questo bellissimo trekking.
Come arrivare al sentiero del Rio Garrafo
Come detto precedentemente, questo trekking parte da Acquasanta Terme in provincia di Ascoli Piceno, quindi raggiungete il paese e prima di lasciarlo alle vostre spalle e percorrere il ponte, parcheggiate nel parcheggio di fronte al Municipio o svoltate poco dopo sulla sinistra seguendo i cartelli per Frazione Matera e Frazione Vallecchia. Poco dopo svoltate di nuovo sulla sinistra in una strada di ghiaia e lasciate l’auto dopo circa 500 m nella piazzola sulla destra.
Incamminatevi sul sentiero che indica Vallecchia M.A e dopo poco inizierà il vero e proprio trekking.
Trekking Rio Garrafo: il percorso
A mio avviso si tratta di uno dei trekking più belli che abbia mai fatto. Il percorso è breve, sono circa 2 km ma dire che è suggestivo non rende abbastanza l’idea. Vi anticipo che non è adatto a tutti e non è assolutamente percorribile con i passeggini. Il percorso si snoda fra le pareti di roccia della Gola del Rio Garrafo, separate proprio dallo scorrere di quest’ultimo. Gran parte del percorso prevede l’aiuto di corde per facilitare il camminatore ed è richiesto salire e scendere dai massi e dalle rocce.
E’ consigliabile percorrere questo sentiero con una guida; io personalmente ci sono andata in autonomia perché era piena estate e il torrente era completamente secco, così ho potuto camminare direttamente sul letto del fiume. Ovviamente quando qui è presente dell’acqua, è tutto più complicato ma di sicuro ancora più suggestivo. Sarà infatti richiesto di guadare il ruscello diverse volte. Vi assicuro che vi sentirete come Indiana Jones, la natura è rigogliosa e selvaggia, il grado di umidità è abbastanza elevato… tutto fa pensare di essere all’interno di una foresta.
Dopo diversi sali e scendi, si arriva alle bellissime piscine, dove in estate la voglia di fare un tuffo è difficile da contenere, mentre nelle altre stagioni la location si presta sicuramente per delle pause e delle meditazioni.
Portatevi il pranzo al sacco e dell’acqua, inutile dire che durante il percorso non incontrerete punti di ristoro. Incontrerete invece delle grotte, come per esempio la Grotta Fredda ma se siete in autonomia non addentratevi da soli, occorre tutta l’attrezzatura specifica.
Insomma, se avete lo spirito avventuriero e volete sentirvi Indiana Jones per un giorno, le Gole del Rio Garrafo vi attendono.
La street art sta prendendo sempre più piede, ci sono addirittura dei percorsi incentrati solamente sull’arte di strada. Oggi vi porto a scoprire quella di San Giovanni in Persiceto.
I murales di San Giovanni in Persiceto
In provincia di Bologna e più precisamente a San Giovanni in Persiceto, un’intera piazzetta è stata riqualificata e portata al suo massimo splendore grazie al lavoro di Gino Pellegrino. All’inizio degli anni ’80, venne scelta questa location per ospitare una manifestazione, ma doveva essere assolutamente risistemata per l’occasione.
Fu per questo che l’artista iniziò a dipingere sulle facciate delle case scene di vita agreste, con ortaggi e animali da cortile dalle dimensioni decisamente ingombranti. Piazzetta Betlemme divenne così famosa e ancora oggi attira turisti curiosi di scattare fotografie vicino a cavoli, oche e maialini giganti.
I colori sono tenui e l’atmosfera è davvero piacevole. Fondamentalmente i murales non sono sparsi per il centro storico ma si trovano solo qui.
Ultimamente ha preso forma una nuova opera sul muro del piazzale della stazione del treno. Il titolo è “Mille Papaveri Rossi” ed è dedicato alle donne della resistenza, partigiane e non solo, raffigurate come staffette in bicicletta, operaie in tuta da lavoro o braccianti agricole con il cappello di paglia.
Una volontà quella della street artist Alice Pasquini di ricordare come il contributo femminile abbia fatto rifiorire gli ideali di libertà e democrazia, come sono rifioriti i papaveri rossi.
Se siete appassionati di murales, non perdetevi Dozza e Saludecio.
La scoperta di zone meno turistiche e meno conosciute mi appassiona sempre tanto, quindi oggi vi parlo di una parte dei Monti Dauni che ho avuto il piacere di visitare da poco. Andiamo alla scoperta di Pietramontecorvino e dei borghi limitrofi.
Pietramontecorvino: cosa visitare
A circa 37 km da Foggia sorge Pietramontecorvino, un borgo della Daunia davvero carino che non dovete assolutamente perdervi durate una vacanza nel capoluogo pugliese. Vanta diversi riconoscimenti come il marchio dei “Borghi più belli d’Italia“, la Bandiera Arancione del Touring Club ed è inserito anche nella rete dei Borghi Autentici. Di origine medievale, Pietramontecorvino si sviluppò soprattutto attorno al 1500, fino ad arrivare ad un secondo periodo di crescita verso la metà del 1800.
Durante una visita a Pietramontecorvino da visitare assolutamente la Torre Normanna, forse il suo simbolo per eccellenza. Alta circa 30 metri è visitabile anche internamente e salendo la meravigliosa e originale scala a chiocciola in legno, di 116 gradini si arriverà alla sommità da dove avrete una visuale strepitosa fino al Tavoliere delle Puglie.
Il centro di Pietramontecorvino, in cui sorgono la torre e il Palazzo Ducale è chiamato Terravecchia. Edificata direttamente su uno sperone di roccia tufacea, ha resistito al passare dei secoli arrivando fino ai nostri giorni in tutto il suo splendore. Un tempo si accedeva alla Terravecchia da ben tre porte, l’unica ad esistere ancora è Port’Alta. Da non perdere il giardino pensile e la chiesa Madre; quest’ultima è dedicata a Santa Maria Assunta ed è la più antica di Pietramontecorvino essendo stata costruita alla fine del XV secolo circa. Vi consiglio di girare senza una meta precisa per la Terravecchia ammirando le case che emergono dalla roccia con le grotte oggi adibite a cantine o magazzini e i vicoli che vi condurranno a scoprire scorci unici. Alzate lo sguardo ed ammirate lo stemma della famiglia Montalto che rimase a Pietra dal 1525 al 1806, esso recita: ” Attenzione, ho passato di peggio”. Ancora due piccole curiosità su questo borgo della Daunia: inizialmente era presente anche una seconda torre che venne abbattuta nel 1525 e i feudatari con lo stesso materiale costruirono il Palazzo Ducale. Inoltre in Terravecchia venivano intonati gli sciàmbule.
Sapete cosa sono? Si tratta di un canto tradizionale diffuso in alcuni paesi dei Monti Dauni, praticato su un’altalena improvvisata con un ceppo da ardere, sospeso tramite una fune alla porta d’ingresso delle abitazioni. Secondo voi potevo forse esimermi dal farlo? Proprio di fronte al mio alloggio c’era un’altalena e sulla porta principale d’ingresso il titolo dello sciàmbule: Temmatemenetè la cui traduzione plausibile è:” Ti ucciderei, ma non ne ho voglia”. Che dite, mi sarò calata abbastanza nella parte?
Suoni, Sapori e Colori di Terravecchia
Nel mese di settembre, a Pietramontecorvino si svolge questa bellissima festa alla quale ho avuto la fortuna di partecipare, quindi appuntatevela per il prossimo anno. Suoni, Sapori e Colori di Terravecchia è una manifestazione che valorizza tutti gli aspetti del quartiere medievale del paese. Pietramontecorvino compie un viaggio indietro nel tempo grazie ad attori e figuranti, cavalieri, armature e bandiere che roteano nel cielo a tempo di musica (anche qui non mi sono tirata indietro e ho vestito i panni di una dama del Medioevo).
Cosa visitare vicino Pietramontecorvino: Motta Montecorvino
Pietramontecorvino è forse il borgo più grande, ma dopo averlo visitato nel migliore dei modi vi consiglio di recarvi a Motta Montecorvino. Paese di 600 anime dove dovete visitare la Torre Campanaria da dove ammirare in panorama a 360°, la Chiesa Madre San Giovanni Battista dedicata al patrono del paese e la Chiesa della Madonna dell’arco.
Fate tappa anche alla piazzetta del sole e non perdetevi la plurisecolare quercia di San Luca. Motta Montecorvino dista davvero pochissimo dal Monte Sambuco, una delle vette più importanti della Puglia. Se volete trascorrere qualche ora immersi nella natura, dopo aver visitato Motta, questa è la soluzione perfetta, sia per delle camminate che per dei giri in bicicletta.
Cosa visitare vicino Pietramontecorvino: Volturino
Un altro borgo dei Monti Dauni che dovete inserire in questo itinerario è Volturino, il paese del vento. Qui in effetti è sempre molto ventilato, tanto che le vie sono state costruite sfalsate, proprio per non far incanalare troppo il vento. Fate un giro per il paese ed ammirate il panorama dal grande belvedere. Poco distante vi consiglio una visita al Santuario di Santa Maria della Serritella.
Cosa visitare vicino Pietramontecorvino: la Torre di Montecorvino
Per concludere questo itinerario, vi parlo di un luogo che ho apprezzato tanto e che collega tutti i precedenti. Il sito di Montecorvino sorge su una collina posta al centro di un triangolo panoramico tra i borghi di Pietra, Motta e Volturino. L’area archeologica è dominata dai resti di una torre che doveva essere alta 24 metri, conosciuta più comunemente come la “Sedia del Diavolo” per la particolare forma che ha assunto nel tempo in seguito ai crolli che l’hanno divisa e aperta.
La torre è di sicuro molto suggestiva, vi consiglio di partecipare ad una visita guidata così da poter apprezzare tutta la zona nel migliore dei modi. Recenti scavi hanno infatti fatto emergere resti di un’antica cattedrale, delle torri e una chiesa signorile. Montecorvino è un luogo che mi ha affascinato tanto, non perdetevelo mi raccomando.
Prodotti tipici e dove trovarli
Durante il mio viaggio ho deliziato il mio palato con i prodotti tipici della zona, tra cui ovviamente delle ottime mozzarelle, la pizza jaiame, le immancabili orecchiette alle cime di rapa e tanto altro. Vi lascio giusto qualche indirizzo dove cenare o acquistare prodotti:
Salumificio Carpinelli: da non perdere la noglia
Birrificio Montalto: birre artigianali
Caseificio Il Corvino Bianco: i nodini
Peccati di gola: ristorante in cui gustare piatti tipici della tradizione
Il Friuli Venezia Giulia è una regione davvero magnifica, forse un po’ sottovalutata. Ormai dovreste sapere che amo le mete meno turistiche e così quest’anno ho deciso di dedicare le mie ferie di agosto proprio alla scoperta di questa regione.
Itinerario di una settimana in Friuli Venezia Giulia: cosa fare
A grandi linee, questo è stato il mio itinerario in Friuli Venezia Giulia, ma vi assicuro che le cose da vedere sono molte ma molte di più.
Giorno 1: Portogruaro e Palmanova
Anche se non sono ancora in Friuli Venezia Giulia, Portogruaro è stata la mia pima tappa, proprio per spezzare un po’ il viaggio. Siamo in Veneto, in provincia di Venezia e devo ammettere che l’influenza veneziana si percepisce tutta. Si respira un’atmosfera quasi fatata con tutti i canali che solcano la città. Fate un giro panoramico, non perdetevi i Molini di S. Andrea, il Palazzo dei Cento e l’Oratorio Madonna della Peschiera. Lasciato il Veneto, sono approdata in Friuli Venezia Giulia e come prima tappa ho scelto Palmanova, la città fortezza a forma di stella. Da una veduta aerea si riesce a distinguere molto bene la sua particolare forma, pensate che uno dei fossati, il terzo, venne fatto costruire per volere di Napoleone. Vi consiglio di intraprendere uno dei tre sentieri che percorrono il perimetro per ammirare le mura del vecchio fossato. Ovviamente da vedere la Piazza Grande, con le statue dei Provveditori, le varie porte di accesso e l’acquedotto.
Giorno 2: Barcis
Devo ammettere che il mio itinerario è molto incentrato sulla natura e sulle camminate, con qualche tappa in città. Parlando di natura, il secondo giorno è iniziato con una bella dose di verde al Lago di Barcis.
Colori meravigliosi e camminata davvero piacevole quella del Sentiero del Dint che si immerge completamente nel bosco raggiungendo poi un belvedere da dove si può ammirare tutto il lago dall’alto. E’ possibile poi percorrere un tratto della vecchia strada della Valcellina e attraversare anche un ponte tibetano. Nel pomeriggio mi sono spostata poi alla Diga del Vajont dove ho partecipato ad una bellissima visita guidata. Giretto per Casso, il piccolo borgo sopra la diga e cena a Spilimbergo; vi consiglio di visitarla di giorno perché merita davvero con i suoi palazzi affrescati.
Giorno 3: Valvasone, Polcenigo e Sacile
La giornata è iniziata con una visita a Valvasone, uno tra i borghi più belli d’Italia. Di origine medievale, oggi è nota per le dimore cinquecentesche e il suo centro molto curato. Mi sono poi spostata a Polcenigo per ammirare la Sorgente del Gorgazzo.
Difficile spiegare a parole lo spettacolo che offre la natura. Immaginatevi una sorgente di un azzurro intenso, quasi come un cenote messicano, sul fondo della quale è stata posizionata una statua di Cristo, perfettamente visibile visto la limpidezza dell’acqua. Pomeriggio completamente dedicato a Sacile. Di sicuro molto più famosa di altre località visitate, è una vera chicca.
Chiamata “Il giardino della Serenissima” offre degli scorci meravigliosi, dalla Piazza del Popolo al ponte sul Livenza.
Giorno 4: Laghi di Fusine
Giornata completamente dedicata alla natura, in uno degli ambienti più belli che abbia mai visto.
I Laghi di Fusine lasciano davvero senza parole. Passeggiata sui sentieri che collegano quello inferiore a quello superiore, pausa pranzo all’ombra dei grandi alberi e poi di nuovo in cammino per raggiungere il Rifugio Zacchi.
Preparatevi a faticare un pochino, ma la ricompensa in cima sarà davvero ottima. Oltre alla vista meravigliosa, i piatti del rifugio rimettono in sesto chiunque.
Giorno 5: Venzone e Sauris
Tutti mi dicevano di non perdere assolutamente Venzone e anche io oggi lo dico a voi. E’ assolutamente imperdibile. Rasa al suolo dal terremoto del 1979 è stata completamente ricostruita ed è l’esempio di come con l’impegno l’uomo può fare cose straordinarie. Da non perdere una visita all’imponente Duomo e alle famose Mummie di Venzone.
Il pomeriggio invece l’ho trascorso a Sauris fra camminate per il paese e al lago. Ho anche fatto una tappa in un’azienda agricola che coltiva mirtilli e frutti rossi, cosa che non non mi era mai capitata prima d’ora.
Per i più coraggiosi, a Sauris è possibile fare la Zip-Line sul lago.
Giorno 6: Paluzza e Trekking delle Trincee
Da amante dei trekking non potevo perdermi questa esperienza davvero toccante a livello umano. Ho raggiunto il confine con l’Austria e lasciato l’auto al Passo di Monte Croce da dove parte il sentiero delle trincee, un percorso della Grande Guerra. Non è facilissimo, ci sono circa 500 m di dislivello e si arriva a 1800 metri di altezza ma è un’esperienza indimenticabile. Il sentiero è abbastanza stretto ma nulla di esagerato e strada facendo cambiano i panorami. Ad un certo punto si nota un grande masso con delle scritte degli alpini, non si è ancora arrivati ma occorre proseguire. Vi sembrerà di entrare in una sorta di conca dove si allarga a perdita d’occhio un immenso prato fiorito.
Salite ancora e sarete quasi arrivati alle prime trincee. Occorre arrampicarsi su una scala di legno con i gradini un po’ ripidi per raggiungere proprio le trincee. Questa prima parte è relativa alle trincee austriache, proseguendo si arriva anche al Trincerone italiano, infatti i due fronti erano distanti solo una decina di metri tra loro. Dire che passeggiare in questi luoghi faccia effetto non rende minimamente giustizia alle emozioni che si possono provare camminando nelle trincee, entrando nelle gallerie di collegamento o rendendosi conto delle condizioni un cui vivevano i soldati. A me è piaciuto tantissimo e se siete in zona è un trekking da non perdere.
Giorno 7: Chiusaforte, il comune delle cascate
Ultima giornata di ferie dedicata completamente alle cascate. Con la prima è scattato un colpo di fulmine, la Cascata di Repepeit lascia senza fiato pur non avendo un salto moto alto, ma le sue acque limpide che si gettano nel fiume e il ponte che le fa da cornice ne aumentano la bellezza. E’ stata poi la volta del sentiero del Fontanone che mi ha permesso di raggiungere la Cascata di Goriuda.
Semplicissimo e davvero corto, vi condurrà dinnanzi ad un salto davvero alto, di circa 80 metri che si getta in un laghetto verde dalla forma circolare. La particolarità di questa cascata è che oltre ad ammirarla da diverse angolazioni, è possibile anche passare dietro al rigoglioso salto d’acqua ed ammirarla dalla parte opposta. Il sentiero infatti passa proprio dietro alla cascata ed è imperdibile passare e prendere qualche schizzo per rinfrescarsi. Ottima pausa pranzo a ridosso dell’ingresso del sentiero del fontanone a base di prodotti tipici e poi di nuovo in cammino alla scoperta di un’altra cascata. Qui abbiamo raggiunto livelli di bellezza indescrivibili, più difficile da trovare (prendetevi la cartina delle cascate al ristorante o scaricatela) la Cascata Cjalderon è un vero capolavoro della natura. Due cascate gemelle che si gettano in una piscina dai colori cristallini.
Chiusaforte è il comune delle cascate, ne troverete 13, una più bella dell’altra.
E così, con negli occhi la bellezza di questa meraviglia della natura e nel cuore tutti i ricordi dei giorni precedenti e i nuovi incontri fatti lungo il cammino, è terminata la mia vacanza alla scoperta del Friuli Venezia Giulia che mi ha davvero fatto innamorare. Sono sicura che ci tornerò presto per andare alla scoperta di un’altra zona di questa bellissima regione.
Un trekking molto soddisfacente ma allo stesso tempo non troppo impegnativo è quello al Monte Strega.
Dove partire per il trekking al Monte Strega
Il Monte Strega sorge fra le province di Perugia e Ancona, infatti è una montagna dell’Appennino umbro-marchigiano. Potete inserire come indirizzo di partenza Montelago (Parco dei Daini), una frazione di Sassoferrato. Arrivati qui potete lasciare l’auto nel parcheggio o lungo la strada che costeggia l’area pic nic (utile al ritorno se affrontate la salita al mattino).
Percorso per raggiungere la croce del Monte Strega
Come dicevo in precedenza, la conquista della croce del Monte Strega non è troppo difficile in quanto quasi tutto il percorso è su una strada di ghiaia abbastanza larga, percorribile anche dai fuoristrada. La strada parte proprio dal parcheggio e prosegue sempre dritto (non girate a sinistra), da asfaltata diventa di ghiaia per poi addentrarsi nel bosco.
Facendolo in estate vi garantisco che le parti coperte dagli alberi sono molto piacevoli. Salendo piano piano, oltre ad ammirare il bellissimo panorama e il vicinissimo Monte Catria, si arriva ad una sorta di pianura da dove la vista spazia a 360 gradi.
Dopo esservi riposati un attimo, continuate a salire, qui i percorsi si fanno molto più stretti, si sale sul alto della montagna fino ad arrivare sulla cresta e conquistare la croce alta 8 metri.
Se non volete percorrere la strada grande, potete prendere il sentiero che parte dal cancelletto e ad un certo punto si ricollega sempre alla stessa strada, passando in mezzo al bosco (seguite i cartelli del CAI).
Cosa vedere vicino al Monte Strega
La salita al Monte Strega non dovrebbe mettervi k.o, così vi consiglio cosa vedere nelle vicinanze. Dirigendovi verso Pascelupo, incontrerete tantissimi percorsi che questa volta si snodano lungo il fiume.
Io ho intrapreso quello della Forra del Rio Freddo, anche se non l’ho portato a termine perché l’ambiente circostante era così bello da farmi fermare. Ne ho approfittato come sempre per rinfrescarmi un po’ al fiume e godermi un momento di puro relax immersa nella natura, ma ho un conto in sospeso con la Forra e quindi tornerò a breve.
Con un altro percorso potete raggiungere invece l’Eremo di San Girolamo (chiuso però al pubblico). Che dire, in questa zona è pieno di sentieri, poi fatemi sapere quale scegliete. Al prossimo trekking, viaggiatrice seriale.
Il caldo sta lasciando spazio a temperature più miti, ma ancora non vogliamo lasciare andare l’estate. Credo sia il omento perfetto per testare 3 luoghi particolari in cui fare un buon aperitivo in Riviera Romagnola.
Serramare
Questa è stata la vera scoperta dell’estate, un’idea geniale a mio avviso. A Cesenatico, proprio di fianco al Porto Canale, un bellissimo vivaio è stato affiancato da una parte culinaria. A Serramare è’ possibile infatti fare un aperitivo o una cena all’interno della serra, circondati da tutte le piante ma allo stesso tempo isolati.
Piccoli tavolini affiancano l’intera serra, creando un’atmosfera eccezionale. La cosa bella è il menu: oltre al solito tagliere di affettati, qui si mangiano patate farcite gourmet … squisite.
L’aperitivo in sera è fattibile dal giovedì alla domenica a partire dalle 18. Magari ne approfittate anche per fare un acquisto floreale prima di tornare a casa.
We-Me Suit Hotel
Cambiamo completamente genere e atmosfera, spostiamoci a Riccione e dove se non in Viale Ceccarini? Vi porto nell’unico hotel che ha l’affaccio sulla famosissima via, il We-me.
Aperto da poco, è un posto magnifico, elegante e curato beni minimi particolari. I piatti sono buonissimi e la cosa bella è che è aperto a tutti e non solo agli ospiti dell’hotel.
Che dite, vi è venuta voglia di fare un aperitivo con vista dall’alto su Viale Ceccarini?
Sp.accio
Super conosciuto per la sua ottima pizza, Sp.accio di San Patrignano quest’anno ha allestito uno spazio in cui poter gustare un ottimo aperitivo fra gli ulivi assaporando i loro prodotti buonissimi.
Nell’uliveto di fianco al ristorante e allo shop, troverete bancali e cuscinoni fra gli ulivi in cui rilassarsi ammirando persino il mare nelle giornate più limpide.
Ecco i tre posticini testati durante quest’estate, che si aggiungono ai locali per aperitivo che vi ho consigliato lo scorso anno. Alla prossima scoperta, viaggiatrice seriale.
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